mercoledì 27 aprile 2016

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 19 marzo 1998 - Seconda parte

Segue dalla prima parte

Avvocato Filastò: I professori, tutto sommato, sono innocui, son come gli avvocati difensori. Più in là di qualche votaccio sul registro, alla peggio di qualche bocciatura, non posson fare. I Pubblici Ministeri, l'ufficio del Pubblico Ministero no, invece. E la storia di questa indagine infinita, della non innocuità dei Pubblici Ministeri, porta degli esempi cospicui. Sono state date qui bacchettate, non metaforiche, cioè a dire bacchettate che concretamente erano periodi di detenzione. Beh, in una prima fase al signor Stefano Mele: accidenti, 12 anni di galera. In una seconda fase, al signor Renzo Spalletti: a lui gl'è andata abbastanza bene, solamente 4 mesi. In una terza fase, al signor Francesco Vinci: più di un anno. Il clan dei sardi, la coppia Mele e Mucciarini, Salvatore Vinci. Quarta fase, Pietro Pacciani. Quinta fase, Mario Vanni, Giovanni Faggi. È tutta gente che bacchettate non le ha avute in senso metaforico, vero, Mario? Insomma, due anni si è fatto lei. 
Mario Vanni: (voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: E però qui la lista si arresta, perché Lotti su 10 persone coinvolte nel caso dei delitti del "mostro di Firenze", l'unico che non ha mai toccato il carcere è Giancarlo Lotti. E qui l'avvocato Voena... Vedete, io cerco di replicare un po', di parare tutte le botte che mi arrivano da destra e sinistra. L'avvocato Voena dice: è il Pubblico Ministero che sceglie l'accusa. E questo è vero. Ed è vero anche che lui sceglie di legare o di sciogliere; sceglie, oppure no, il carcere. E però a me mi doveva essere permesso di criticare. Quando? Criticare quando? Così, per partito preso? Certamente no. Quando queste scelte, giuste o sbagliate che siano, lo abbiamo visto, vanno ad incidere sulla prova. È qui. la critica che ho fatto io. Sulla prova e sulle garanzie di attendibilità o meno che dà la prova. Questo è il punto. Perché, vedano, il Pubblico Ministero dice: io ho sce... Lotti mi sta bene fuori e resterà fuori. Eh, insomma. Però a questo punto io dico : ma questa scelta del Pubblico Ministero è innocua rispetto alla prova rappresentata dal signor Giancarlo Lotti? Oppure rappresenta una forte ipoteca su di essa? Son costretto a rispondere di sì, che è una forte ipoteca; poi vedremo perché un po' meglio. Se io mi accorgo che l'accusa mutila se stessa, non tanto perché ha fatto una scelta e non tanto perché non ha la prova su certi fatti... cioè, per dir la verità, una prova riguardante la, quanto meno, opportunità — io direi necessità - di una riconduzione ad unità, per non usare il latinetto, di tutti i delitti, dal '68 al 1985, diamine se c'era. È l'unica prova palpabile, certa, in questo processo: la unicità dell'arma da sparo, sempre la stessa. Se io mi accorgo che questo smembramento, questa divisione non ha niente a che fare con la prova — perché la prova c'è, è lì - ma perché la. ricostituzione dell'unità conflitterebbe con l'ipotesi accusatoria, costringerebbe voi e noi ad occuparci di casi e di fenomeni che conflittano con una certa impostazione dell'accusa, beh, allora io... è mio dovere additarvi il fenomeno processuale, totalmente anomalo, per esempio rispetto al processo Pacciani. Ed è mio dovere di difensore additarvi la strumentalità della mutilazione. Ed è per questo motivo, - per tentare di ricostituire questa unità di un corpo — che ho detto artificiosamente smembrato che ho tentato di introdurre in questo processo, sia pure "incidenter tantum", a livello soltanto probatorio, i delitti del '68, del '74 e dell' 81 di giugno. Non come l'ha inteso il professor Voena, perché io voglio trovare il "mostro di Firenze". Ma la smettiamo con questa storia? E vediamo ora questa strumentalità dello smembramento, vediamo se è vero, vediamo se la ragione vera è quella; e non per polemizzare, per additare un'anomalia di questo processo, per additare una sua intima, immediata, ab origine debolezza, contraddittorietà. Allora, secondo la tesi di impostazione dell'accusa, del Pubblico Ministero, dall'errore originario — unico autore - che tuttavia avrebbe partorito l'imputato Pietro Pacciani, si sarebbe passati alla illuminazione successiva del gruppo degli "amici di merende". Allora voi capite che qui, a questo punto, immediatamente, subito, voi Giudici vi ponete una serie di interrogativi: questo gruppo come, quando si sarebbe formato? Questa "associazione per delinquere di stampo merendistico " quando si sarebbe costituita, in che modo? E allora, naturalmente, la prima cosa che viene spontanea di osservare è che questa gente, Vanni, Pacciani, Faggi, nel '68 non si conoscevano. Vanni stava a San Casciano ... Nel '68 mi pare che Pacciani abitasse nel Mugello. 
Mario Vanni: Eh.
Avvocato Filastò: E chi l'aveva mai visti! Siamo sicuri vero Vanni? Nel '68 non c'è versi che lei lo conoscesse. 
Mario Vanni:Un c'è versi, no.
Avvocato Filastò: Nel '74 Vanni e Pacciani si conoscevano sì, perché Vanni gli portava la posta a Pacciani. Si conoscevano da pochi mesi. Se non sbaglio, Pacciani si trasferisce a Sant'Anna, a MontefiridoIfi, verso la fine del 1973. Però, ovviamente sì conoscevano, ma non potevano essere in rapporti tali da giustificare un accordo di quella natura. Oppure dobbiamo ipotizzare che una bella mattina il Vanni va a portare la posta a Pacciani, in quei pochi mesi che decorrono da quando Pacciani è arrivato a Montefiridolfi, al delitto del 1974 a Vicchio di Mugello, arriva là con la posta, si guardano: te devi essere un perverso, - dice, come me. Eh. E te sei un “amico di merende", t'ho bell'e individuato. Si fa un... ci si mette d'accordo? No insomma, è assurdo solamente, pensare a una cosa di questo genere, va fuori da qualsiasi senso comune. Nel giugno del 1981, noi sappiamo che dopo quel delitto del giugno del 1981 - ne ho già parlato, ma è per esplicitare quello che è questa critica che io rivolgo all'ufficio del Pubblico Ministero - dopo quel delitto noi sappiamo che va in galera Enzo Spalletti. E dico che possiamo affermare, attendibilmente affermare, che il delitto di Calenzano nell'ottobre del 1981, vale a dire a soli quattro mesi di distanza, in una situazione che fino a quel momento ha avuto dei ritmi diversi - pensate all'intervallo di tempo che c'è fra il '68 e il '74 e fra il '74 e l'81 di giugno - a un tratto la serie si accelera. Beh, io dico che questa accelerazione, posso affermare, attendibilmente affermare che questa accelerazione è avvenuta perché c'è in galera lo Spalletti. E perché bisogna commettere un delitto velocemente, perché Spalletti minaccia di parlare, tra l'altro il processo di Spalletti è pieno di questo, ci son delle prove su questo e divide quel che ha visto - bisogna far questo delitto perché Spalletti vada via e risulti chiaramente che l'autore non è lui, di quel, delitto. Ora, qui, in questo processo, si assiste ad un fenomeno parallelo, equivalente. Si assisterebbe ad un fenomeno parallelo, equivalente. Seguendo quel che dice Lotti, Lotti dice: 'il delitto dei tedeschi venne fatto per fare uscire Francesco Vinci'. É questo che ha detto. É una dichiarazione di Lotti. C'è tutta una attività indagatoria, che prende una buona porzione di questo processo e le indagini preliminari, in cui si cerca di supportare, non di supportare l'affermazione in sé, che può essere anche esatta — 'venne fatto per fare uscire Francesco Vinci, il delitto dei tedeschi' — ma per, in qualche modo, avvicinare questa dichiarazione di Lotti alle persone di Vanni, di Pacciani e compagnia. E allora si cerca, affannosamente, le prove della conoscenza di Pacciani e Francesco Vinci: e non si trovano. Si cerca di individuare Francesco Vinci, come anche lui un "amico di merende": e non c'è nulla. Si cerca di supportare Vinci a tutto questo, attraverso la sua presenza a San Casciano; e ci troviamo il solito Lotti, che lo ha visto altro che lui. Si tira fuori questo famoso Salvatore Indovino, poveretto, che starà lì chissà da quanto tempo, a rivoltarsi nella, tomba da tutte le contumelie che gli sono state dette, assolutamente immeritate per quello che riguarda questa persona. Si cerca di indicare la Milva Malatesta come amante di Francesco Vinci. Come se il fatto di questi due fossero stati amanti... ma quello che vien fuori, quella dichiarazione di Calamosca, riconosce una fotografia. Il Calamosca... Insomma, non voglio parlare di Calamosca, non mi fate parlare di Calamosca per piacere, perché se mi devo mettere a parlare anche di Calamosca preferisco andar via. Questo Calamosca: eh, sì, la Milva era l'amante... Che c'entra. Ammesso anche, che c'entra questo con questa nostra situazione? Fino a lasciare intravedere, in sottofondo — perché come dicevo, come ho già detto e non mi ripeto, nessuno ha avuto il coraggio di esplicitarla questa ipotesi: altro che io, l'ho fatto solo io fino a fare, così, balenare sullo sfondo l’ipotesi esoterica della Calibro 22 che sarebbe stata venduta da Francesco Vinci al mago, come, chissà, feticcio e quelle cose di cui ho parlato e che, come ho detto, hanno questo odore sepolcrale, insopportabile, seicentesco, irrazionale, assurdo, da respingere proprio. Quando ho cominciato questo processo ve l'ho detto: state attenti, Signori, perché qua si sta facendo un processo alle streghe, eh. E tutta questa attività indagatoria, intorno a questo tema, noi l'abbiamo vista arenarsi, in un modo tra l'altro non del tutto dignitoso, senza aver trovato sto parlando non del tutto dignitoso perché mi riferisco al Calamosca e allo Sgangarella - senza aver trovato un solo dato di riscontro al Lotti. Salvo, come dicevo, a intorbidirsi, questa ricerca intorbidirsi nel puzzo di disinfettante carcerario della più classica e della peggiore gabola carceraria in cui io mi sia mai imbattuto, portato avanti dal Calamosca e dallo Sgangarella. Dunque, torniamo all'attendibilità di quella dichiarazione di Lotti Se voi ricostituite, sia pure concettualmente, come il Pubblico Ministero vi ha impedito di fare, unità alla serie dei delitti, immediata viene la domanda. Va be', ammettiamo che questi, il Vanni, il Pacciani, il Faggi e compagni, vogliano far scarcerare i tedeschi... ammazzare i tedeschi per far scarcerare... comincio a essere stanco. E lo Spalletti? Che c'entra lo Spalletti? E li proprio non c'è versi. Andare a trovare o a cercare i rapporti e le relazioni fra lo Spalletti... ma proprio è un fuor d'opera, non esiste. Voglio dire, non ci son riusciti nemmen per Francesco Vinci, figuriamoci per questo infermiere che se ne sta tranquillo, zitto, per carità di Dio, che non apra mai bocca, là... che nessuno ha più visto, mai più sentito, mai più chiamato, nemmeno nel processo Pacciani. Eh, insomma, perché gli "amici di merende" si attiverebbero nell'81, di Scandicci, quando avviene il delitto di Scandicci, per far uscire lui, come il dato cronologico chiarisce in un modo impressionante? No, non quadra. Allora è meglio, il delitto di Scandicci... (fischia) fiùi toglierlo dalla circolazione. Io sono autorizzato a ritenere che la scelta è in questo senso strumentale. E lo siete anche voi. Ed ecco che quindi, anche per il delitto dell'81, la mutilazione dell'accusa mi appare, e spero che apparirà anche a voi, strumentale, per sostenere l'ipotesi degli, "amici di merende". Strumentale a non scomodare anche il signor Spalletti, il quale forse gualche cosa alla fine potrebbe anche venirci a dire; a sostenere su un punto molto importante l'attendibilità di Lotti perché Lotti in quel punto è fondamentale, eh. Capite, voglio dire, tutto quello che ne scalfisce l'attendibilità su quel punto là, scalfisce il personaggio, scalfisce le sue dichiarazioni. In realtà è scalfito, perché non era emerso nulla.

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