giovedì 11 febbraio 2016

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 11 marzo 1998 - Ottava parte

Segue dalla settima parte

Avvocato Filastò: L'avvocato Filastò, nel 1981, due giorni successivi all'omicidio di Calenzano, si trovò a parlare con una certa persona. E questa persona gli fece un discorso che non gli piacque. Non vi sto a dire che discorso era, non ha mica importanza. Un discorso che mi suonò falso, mi suonò falso. Me ne dimenticai. Passò del tempo, si arrivò ai primi dell'82. All'epoca io mi occupavo dei processi di terrorismo, mi sbattevo di qua e... il terrorismo rosso, ero il difensore ufficiale di Prima Linea. Andai a trovare una ragazza: Rossana Matiussi, in carcere a Perugia. Andai a Perugia, feci questa visita, ero molto stanco. Uscii da questa sessione e cascai in terra. E mi portarono in un ospedale. Una cosa che ogni tanto mi capita, purtroppo. E ci rimasi cinque giorni, all'ospedale di Perugia. Quando tornai, va be', insomma, qualcuno mi disse che dovevo ricoverare e andai a ricoverarmi in un ospedale di Pisa. A Pisa mi ci portò questo signore che, durante il tragitto, faceva degli altri discorsi che mi piacquero ancora meno. Tanto che, mentre si camminava, dissi: 'guardi, senta, mi sento male. Smetta'. Perché, dissi, se questo poi alla fine... Io ebbi questa impressione, questo va a dire, dice: 'ma sono io', che me lo tengo sul gobbo tutta la vita, io, uno così? Dice: 'sono io...', ma non era vero affatto, vero, intendiamoci bene. Questo è una persona... Allora, naturalmente, mi informai, chiesi delle cose. E come succede sempre in questi casi, Presidente, purtroppo, immediatamente si trova un sacco di persone che ti dicono: 'eh, sì, eccome; ah, è vero, ma guarda, lui c'ha questo, c'ha quest'altro...' E insomma, alla fine, io, era il periodo delle vacanze di Natale del 1982, insomma, francamente proprio ero veramente in crisi. E andai dal professor Fileno Carabba. Gli dissi: 'professore...perché mi conosceva, mi stimava, era un appassionato di teatro. All'epoca, ancora, facevo teatro, veniva a vedere sempre tutti gli spettacoli che facevo. Tanto è vero che quando non veniva, noialtri che, siccome nel nostro gruppo di teatro, di forni ne facevamo, perché sa, a far teatro, la gente non è che venga tanto a vedere. La gente che fa teatro... c'era la frase che diceva: 'non c'è...', non si diceva 'oggi non c'era, stasera non c'era nemmeno un cane'. Si diceva: 'stasera non c'era nemmeno il professor Carabba'. Sicché andai da lui e gli dissi: 'professore, mi capita questo e questo. Mi dice che devo fare?' Dice: 'senti, facci una relazioncina'. E io mi misi lì alla macchina da scrivere, feci una relazioncina, evitando accuratamente di dire mai il nome di questa persona - tanto è vero nessuno lo ha mai saputo, nessuno lo ha mai visto - e presentai questa cosa. Sapevo assai... Poi succede che ne parlo con un amico, questo amico ne parla con un giornalista della RAI, manco a farlo apposta sempre il solito. E questo parte, questo giornalista. Vuol fare lo scoop, va con la macchina, segue questa persona, fa tutto un sacco di cose. Per cui, alla fine, ovviamente, Polizia e Giudici a quell'epoca, furono costretti a fare un blitz a casa di questa persona: perquisirlo, sequestrargli ogni cosa, interrogarlo immediatamente. Quello che avrebbe dovuto essere una indagine che si sarebbe svolta in termini normali abbastanza chiaramente, in maniera non approfondita... approfondita, ma con tutta quella discrezione, in questo caso, per colpa di questo giornalista, diventò invece... Non apparve mai il nome sul giornale, mai successo niente in questo senso qui. Però, ecco, a me mi rimase qui, proprio qui sullo stomaco, Signori. Mi rimase qui. Dissi: 'ma come, forse potevo farne a meno, ma perché sono partito a dire questa cosa? Ma accidenti!' Feci persino un confronto con questa persona. Quelle cose che non augurerei nemmeno al mio peggior nemico. Ecco, allora, che mi viene l'interesse per questo fatto. E da allora - 1982, fine del 1982 - in Procura ci ho rimesso piede solamente due anni fa, mi pare, quando ho trovato, durante quella trasmissione all'Allegranti, mi sembrò una cosa importante. Non sapevo che era già stato interrogato, sennò avrei evitato persino di andarglielo a dire; andai dal dottor Canessa e gli dissi: 'dottor Canessa, guardi, io, mi è capitata questa cosa'. E il dottor Canessa mi disse la stessa cosa che mi aveva detto il professor Fireno Caramba in quegli anni: 'fammi una relazioncina'. Feci la relazioncina e gliel'ho consegnata. E fine del discorso. Ma che si può dire che io sono uno che vo in giro a presentare "mostri" alla gente? Comunque, il disagio che mi ha provocato quella iniziativa - che poi ha certamente danneggiato questa persona, indiscutibilmente - è un disagio grave, continuo a rammaricarmene, continua a restare... Fra l'altro, questa persona, voglio dire, venne subito immediatamente... per intendersi, anzi, senza... Naturalmente, per carità! di dire il nome. Ma, voglio dire, nel 1982, ovviamente all'indomani del delitto del 1982, gli arrivarono subito in casa alle sei la mattina e lui aveva un alibi più che di ferro: era stato a giocare a carte con cinque persone fino alla sera tarda della sera prima. Quindi, persona che non c'entra assolutamente niente, una... Io, se vi raccontassi quello che diceva, ma chiunque direbbe a un magistrato che lo doveva vedere. Quei giornali erano pieni, all'epoca, di sollecitazioni a tutti: 'se avete informazioni, datecele, fornitecele'. E che dovevo fare io? Ma ancora oggi, se penso a quell'episodio, a quel momento, a quei giorni, provo un disagio terribile. Che io poi, fra l'altro, sono nato come difensore, capite? Non sono uno che fa queste... No, ma fu la prima e unica volta in vita mia. E allora. . . Eh, allora io che non mi occupo di cronaca nera, che è una lettura che non mi piace -anche se scrivo cose che non sono cronaca nera, eh, sono altre cose, per dire la verità - ho cominciato a seguirlo questo caso. Ho visto sempre tutto, ho letto sempre tutto, ho approfondito sempre tutto. Anche gli atti processuali dai colleghi li ricevevo. All'epoca di Vinci, di Francesco, andavo ad informarmi. Perché... perché, perché avevo questa angoscia addosso, volevo chiarire, volevo... E poi, a un certo punto, vedendo un personaggio, facendomi una certa idea, piano piano ho detto: 'cavolo, ma com'è che non si riesce a trovarlo?' E allora, ecco... E allora, guardi, ve l'ho detto l'altro giorno: c'è questo aspetto dell'essere sempre, queste persone uccise, a distanza ravvicinatissima - guardatevi le perizie - aggredite da questo finestrino sinistro. E sono persone che avrebbero dovuto andarsene e che, viceversa, stanno lì a farsi prendere. Compresi i due giovani di Baccaiano, come spero di avervi dimostrato ieri. E questo è un dato abbastanza importante. Ma ce ne sono anche altri. Ora, in questo momento, non ho sottomano i materiali. Ma mi sembra che nel 1974 si trova nella macchina, a giro e non nel cruscotto dove sta sempre, il libretto di circolazione. In un altro delitto, che se non sbaglio è Calenzano, si trova la carta d'identità, sempre in giro, fuori del portafoglio della vittima. E poi c'è quella cosa che avete controllato anche voi, lì al dibattimento. E che riguarda il portafoglio del povero Claudio Stefanacci forato in quella maniera. E voi ditemi com'è possibile. Lì, la perizia, dice che in quel momento, quando arriva lo sparo, il portafoglio è tenuto in mano da questo ragazzo, con i pantaloni in mano che lui si è levato; ha ripreso i pantaloni e tiene il portafoglio, i pantaloni e il portafoglio, fuori dal corpo, nelle mani. Esibendo evidentemente la parte dei pantaloni che contiene il portafoglio, perché il portafoglio viene perforato da parte a parte. E questa, o è una rapina, per cui lui sta prendendo il portafoglio per dargli i soldi - ma questo lo sappiamo che non è tale, perché i soldi ci sono tutti - oppure è una esibizione di documenti. Eh, non ci sono mica tante alternative. E poi c'è l'integrazione con le indagini. C'è l'integrazione con le indagini, vale a dire: una persona che sembra avere conoscenze abbastanza notevoli delle indagini. Vi ho parlato di Scopeti e ve l'ho già detto; e del perché, agli Scopeti, si nasconde i cadaveri, a differenza di quel che si era fatto fino a quel momento lì. E vi ho detto anche che... beh, c'è poi quel giallo che riguarda questi delitti, del perché gli inquirenti, ad un certo punto, si orientano verso la pista dei sardi nel 1968. Ora qui c'è un giornalista che vi ho indicato, fra l'altro nella lista dei testimoni miei, che poi voi avete ritenuto di non sentire, che è Mario Spezzi, il quale continua da anni a scrivere sui giornali, a giurare e spergiurare, che il dottor Tricomi gli ha detto che questa pista venne indicata da uno scritto anonimo. Che non solo indicò il delitto del '68, ma addirittura indicò dove si trovava il fascicolo del delitto del '68, vale a dire a Perugia. E questo lo può sapere solamente chi ha ucciso, non c'è niente da fare. Perché chi altro può individuare un vecchio delitto, morto e seppellito con una sentenza passata in giudicato? Ma questa è una cosa che è sempre rimasta incerta, nel processo. Nessuno ha mai voluto approfondirla. Se è vero che c'è lo scritto anonimo, se è vero che c'è il carabiniere che se ne ricorda. Ma insomma, è una situazione abbastanza ambigua, da questo punto di vista. E non sono solo mica io che la penso così, Signori, eh. Perché questo stesso sospetto, che è una ipotesi di lavoro sulla quale rifletterei io... Perché, vedete, Calonaci vede una macchina della Polizia con una sola persona a bordo. E come mai c'è una sola persona a bordo? Effettivamente è strano. Ma non è strano, perché tante volte può capitare che, chi... io sto parlando di Polizia, nel senso di persona che faccia quel lavoro lì. Ma questi lavori, dentro alla Polizia c'è tanti servizi che si fanno. C'è anche la scorta ai magistrati, no? Che si muovono di qua o di là. Autista, bravo. Che poi intanto il magistrato fa gli affari suoi; una persona magari che ha fatto da autista, può aspettarlo lì o può andarsene un po' a giro per i fatti suoi, no? Ma dicevo, questo tutte ipotesi, naturalmente. Ma ne parlo perché sono sollecitato da quelle cose che ho detto prima. Ma a pagina 50 della perizia De Fazio voi leggete questa affermazione: "Non può essere trascurata l'ipotesi che il soggetto abbia..." Non può essere trascurata dice, eh. D'altra parte lui in quel momento che cosa stava facendo? Stava indicando un terreno di indagine agli indagatori. Dice, attenzione: "Non può essere trascurata l'ipotesi che il soggetto abbia conosciuto la dottoressa Della Monica a ragione della sua attività professionale." Sentite cosa dice? Questo lo dice il De Fazio, non lo dico mica io, eh. "A ragione della sua attività professionale." Ora: "A ragione della sua attività professionale", la dottoressa Della Monica conosce due tipi di persone: i criminali e quelli che collaborano con lei a scoprire i criminali; o che collaborano con lei per altre ragioni. Per esempio, appunto, come scorta, come tante cose. E insiste, il professor De Fazio: "Da qui la scelta della dottoressa Della Monica, quale destinatario delle missive, della missiva. Ipotesi ancor più suggestiva, ove si attribuisca allo stesso soggetto l'invio. delle lettere contenenti un proiettile di pistola ai magistrati attualmente titolari dell'inchiesta sui duplici omicidi." Che l'hanno avute queste lettere anonime con la pallottola, vero? Tutti e tre, eh. Anche il dottor Canessa. E tutti all'indomani del delitto deqli Scopeti, eh. 
P.M.: Non c'ho scorta, però. 
Avvocato Filastò:No, infatti non credo... 
P.M.:  (voce fuori microfono) 
Avvocato Filastò:No, no, non c'è verso. 
P.M.: ... se c'era notizia di reato, non è alla mia storia. 
Avvocato Filastò:No, no. Certamente, no. Certamente non lei. Certamente non lei. Non si è mai occupato di processi di terrorismo, lei? La prima volta che ho trovato un avversario, ho trovato un avversario nel processo Tarek. Si ricorda dottor Canessa? 
P.M.: Io sì. 
Avvocato Filastò:Ecco. Invece, sul terrorismo, ha visto altre persone. Va be', basta no. Più che sufficiente.
Presidente: Basta, basta. 
Avvocato Filastò: Basta. 

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