venerdì 2 ottobre 2015

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 4 marzo 1998 - Settima parte

Segue dalla sesta parte

Avvocato Mazzeo: Posto che, dato di esperienza comune anche per chi ha letto i giornali e le cronache di questi fatti, il ragazzo francese fu trovato fuori. Caso particolare, perché generalmente il "mostro" porta fuori dalla macchina la vittima femminile. In questo caso, la vittima femminile è rimasta dentro la tenda. E il ragazzo ha avuto una reazione, poverino, non è morto subito, e quindi è uscito. Dice: "Ma io credo dentro non c'era. No, gl'era fuori della tenda. Ma se era rimasto dentro, come fo a vedere io? Sarà risortito quando gl'è sortito il coso." Stessa domanda, udienza 9 dicembre, fascicolo 63, pagina 27. Domanda: "Ma insomma, Vanni dov'era?" "Nella tenda" - dice lui - "Questo un... O gl'era sortito da una parte." O quante uscite ci avrà questa tenda? Siccome la questione è importante... Perché lì abbiamo Pacciani, nella ricostruzione, nella narrazione del Lotti, che ha in mano la pistola - ancora non si sta parlando di spari, eh - e che però sta fuori, no? Perché è il Vanni quello che è stato visto nei modi che sappiamo, col coltello squarciare la tenda. E si presume che, chi faccia questa operazione, la faccia perché vuole entrare. Fin qui è elementare, no, la cosa. Però, siccome c'è anche il dato che complica il racconto, di questo ragazzo francese che schizza fuori dalla tenda, eh, non so, poi il contesto è unico. Ci sono gli spari. Attenzione, Signori della Corte, altro dato oggettivo acquisito al processo - questo sì, dato oggettivo risultato dai sopralluoghi, dalle verifiche, eccetera, è che tutti i bossoli, nove, della pistola, della Beretta calibro 22, sono stati trovati vicini, davanti alla tenda. Davanti all'ingresso principale della tenda. Il che, come dicono nella ricostruzione - ce ne sono due, tutte e due disposte dalla Procura di Firenze - i vari periti fanno presupporre che ci sia stato un tentativo dal dietro dell'autore, quello vero, di squarciare la tenda. Poi, questo tentativo deve essere abortito; lui è girato, è passato davanti. La tenda è alta 1 metro e 40. Verosimilmente si è inginocchiato. Perché, dico verosimilmente, ma è confortato, questo ragionamento dei periti, da un dato certo: si è inginocchiato e si è messo a sparare in direzione della tenda. Tanto è vero che i bossoli sono tutti davanti alla tenda. Questo lo potete verificare rileggendo le perizie. E già questo fa un contrasto incredibile con la famosa frase: "Sparava correndo", che tanto ha colpito la mia modesta fantasia. "Sparava correndo". Pacciani, quando il ragazzo francese è uscito dalla tenda, lo ha inseguito con "la panza rasoterra e l'alito al Chianti", con la pistola in mano e magari col coltello nell'altra mano, sparava correndo... Provateci voi a sparare correndo. E lo ha pure raggiunto, eh? Non è vero. Non è semplicemente una grottesca inverosimiglianza, è una palese falsità su un dato centrale della narrazione. Perché riguarda la ricostruzione dell'omicidio. E perché è una palese falsità? Perché tutti i bossoli della pistola stanno lì. Non ce n'è uno verso la boscaglia, dove poi è stato raggiunto il povero ragazzo. Quindi voi dovete fare i conti anche con questa palese falsità. A meno che non si voglia andare contro le leggi della natura. Ma, voglio dire, se uno vuole - faccio un discorso di scuola, eh, signori Giudici, ovviamente non è riferito a voi -si può fare tutto, no? Dico, ieri ricordavo la ricostruzione dell'omicidio del presidente Kennedy fatto dalla commissione Warren. C'era un'unica pallottola che, incredibilmente, con esperimenti fatti in laboratori di Fisica, si poteva dimostrare che realmente aveva avuto tutta una serie di percorsi, eccetera. Ecco, allora... Quindi, le domande che gli vengono fatte con riferimento alla posizione del Vanni sono importanti. Perché siccome tutto si volge in un contesto abbastanza compresso, ravvicinato nel tempo, insomma, qui abbiamo fuori un Pacciani pronto a sparare, eh. E un Vanni che è entrato nella tenda. Poi, dice: 'no, ma forse non è entrato'. Ma insomma, sembrerebbe prevalere, da questo affastellamento di monosillabi, la versione che Vanni comunque era rientrato. Tanto è vero che il ragazzo è uscito. È importante, questo. Perché poi quando arriviamo nel momento in cui Pacciani comincia a sparare, una delle possibili spiegazioni della falsità del tutto, è che Pacciani non poteva sparare, a meno che non volesse eliminare il Vanni; così come hanno tentato di fare col Lotti quando gli hanno detto di fare il palo a Baccaiano. Metterlo in mezzo a un rettilineo con le macchine che sfrecciano a 100 all'ora, dove il palo non serve a niente, non lo farebbe nessuno. Vogliamo scherzare, vogliamo divertirci? L'assurdo comico, come diceva quel filosofo Bergson, è uno scherzo. È la mente che smette di lavorare. È il buonsenso comune che si prende una pausa. E allora, seguendo questi ragionamenti del Lotti, noi va a finire che diventiamo come lui. Perché lui sta scherzando con voi, eh. Quindi: "Ma se era rimasto dentro, come fo a vedere io? Sarà risortito quando gl'è sortito il coso." Sempre solita domanda: "Dov'era Vanni?" "Questo... O gl'era sortito da una parte?" Io gli domando: "Dopo che è uscito il francese, è uscito anche il Vanni?" "Dopo che è uscito il francese, è uscito anche il Vanni?" Allora siamo sempre al fascicolo 63, 9 dicembre, pagina 68. Risposta: "Sì." Allora, il Vanni sarebbe uscito. Quindi vuol dire che prima c'era dentro. Entra il Vanni, il Vanni nella tenda. L'agguato, no? I pellirossa che piombano dentro il carro ... : Ahh! Tutti che urlano e cominciano a schizzare fuori. Forse ci aveva in mente qualche fumetto di Tex Willer che avevo letto. Sai, l'immaginario di quest'uomo potrebbe essere anche questo, sai. "Dopo che è uscito il francese, è uscito anche il Vanni?" Lotti: "Sì." Presidente, domanda del Presidente: "Quando lo ha rivisto, lo ha rivisto che usciva dalla tenda?" Dice: "No, gl'era accosto alla tenda." Questo è diventato un fantasma che passa attraverso le tende; sorte, esce, entra... Gli spari a Scopeti. E qui la domanda: "Quando comincia a sparare Pacciani?” Perché fino ad adesso noi abbiamo parlato del Vanni nei modi che sappiamo; dell'avvistamento del Vanni e di quello che faceva il Vanni e che non poteva essere visto nel modo che sappiamo, va bene? Dell'ingresso, non ingresso, da che parte entra, da che parte non entra il Vanni nella tenda, nel modo che sappiamo. Arriviamo agli spari. Finalmente entra in scena Pacciani. "Quando comincia Pacciani a sparare?" Allora, incidente probatorio, volume I, pagina 80. Lotti: "Pietro gli dà dietro." Cioè, allora, abbiamo visto il francese che schizza fuori dalla tenda. Allora, il racconto di Lotti dice così: "Pietro gli dà dietro, sento sparare.” "Gli dà dietro", sembrerebbe di capire che Pietro, quindi, lo insegue, non sta fermo. Perché gli dà dietro, è una bella lingua italiana, tra l'altro: significa proprio che lo insegue. E già qui abbiamo un primo contrasto, insormontabile, con la posizione dei bossoli che sono tutti davanti all'ingresso della tenda. Se Pietro gli dà dietro, sparando - correva sparando, sparava correndo - ha detto 1'ennesima gigantesca falsità. Non contraddizione o inverosimiglianza. "Pietro gli dà dietro, sento sparare. Poi non sento più nulla. E si disse” - non si sa chi lo disse - "che non l'aveva preso." "Che non l'aveva preso.” "Che non l'aveva preso, si disse." Pagina 80, incidente probatorio, volume I. Poi, nel volume II, sempre dell'incidente probatorio, a pagina 43, stesso contesto di domanda: "Quando comincia il Pacciani a sparare", dice: "Io ho sentito gli spari quando il ragazzo era fuori della tenda." Va bene, d'accordo. Fin qui può essere. Ma non mi devi venire a dire, come hai detto prima, proprio che gli dà dietro. Perché quello non toma più con la realtà, con la verità. Pagina 39 del volume II dell'incidente probatorio, stessa domanda: "Quand'è che comincia Pacciani a sparare?" "Dopo." Comincia a sparare - ovviamente, io direi, meno male che ha detto dopo, perché sennò se sparava prima, vuol dire che sparava contro la tenda quando dentro c'era il Vanni, e allora -"dopo che è sortito dalla tenda..." - ma sentite che risposta dà, è la prima risposta dell'incidente probatorio... Perché poi uno si domanda: ma com'è morto questo povero ragazzo? Su come sono morte le vittime abbiamo sempre delle gigantesche castronerie. Ricordate quella della Pia Rontini, qui ce n'è un'altra. Dice: "Dopo che è sortito dalla tenda lo ha preso per il collo, dopo gli ha sparato." Pagina 39 dell'incidente probatorio, volume II. Come sarebbe a dire: lo ha preso per il collo e dopo gli ha sparato? Che ha fatto, l'ha preso per il collo e gli ha sparato così? A bruciapelo? Allora c'aveva la pistola in mano. C'aveva in mano cosa? La pistola, il coltello? Cosa c'aveva in mano? Ma voi lo sapete come è morto il francese, avete le perizie medico-legali. "Dopo gli ha sparato." Stessa domanda, insiste: "L'ha colpito prima di sortire dalla tenda." E qui veramente ci siamo persi, eh, Signori? Qui ci siamo persi. Del resto, seguire un ragionamento falso di una persona non particolarmente capace di ragionare, io penso che sia l'operazione più difficile che sia data in natura. Uno cerca di capire, cerca di seguire, di dare un senso a quello che gli viene spiattellato sul muso. Si sta parlando di omicidi, Signori, eh, non si sta parlando di racconti a fumetti. E qui uno si perde, perché dice: "L'ha colpito prima di sortire...", come sarebbe a dire "prima dì sortire dalla tenda"? M'hai detto l'ha colpito dopo. Va be', dice: può averlo colpito però anche prima. In effetti, la ricostruzione dice che il francese sarebbe stato ferito leggermente e quindi sarebbe scappato fuori dalla tenda. Però, poi, a pagina 72 dell'udienza - e siamo arrivati al dibattimento - a pagina 72 dell'udienza del 27 novembre, fascicolo 53, dice Lotti: "Sì, gli hanno sparato innanzi." Innanzi, e qui altra cosa. Allora, gli ha sparato "dopo" o gli ha sparato "innanzi”? Gli ha sparato quando è uscito dalla tenda o gli ha sparato quando era ancora dentro la tenda? E si oscilla: innanzi, dopo... Ma perché oscilla? Perché non lo sa. E perché non lo sa? Perché non l'ha visto. E perché non l'ha visto? Perché non c'era. L'ha detto alla Filippa Nicoletti, l'ha detto alla Filippa Nicoletti. Dice: "Ho visto due ma non li ho neanche riconosciuti". Se vogliamo prendere per vero quello - e dovete dire perché non prendete per vero quello, eh, nella vostra sentenza, se riterrete di non prenderlo per vero - vi toccherà prendere per vero questo, codesto. Ancora: "Gli hanno sparato innanzi, lì dentro, prima di sortire." 27 novembre, fascicolo 53. Udienza 9 dicembre, fascicolo 63. Udienza 9 dicembre, fascicolo 63. "Quando il francese è uscito" - tra parentesi dice - "non gli ha sparato più." Eh, oh, qui è chiara, eh. Pagina 31/32 - 31 barra 32 - dell'udienza del 9 dicembre, fascicolo 63. Pagina 31/32, udienza 9 dicembre del fascicolo 63: "Quando il francese è uscito non gli ha sparato più. " La domanda era: "Ma quando il francese è uscito che cosa gli ha fatto?" Risposta: "...non gli ha sparato più." Torniamo all'incidente probatorio, sempre sulla questione: quando Pacciani sparava. Questo pot-pourri, come si può definire? Non lo so neanch'io; questo minestrone, vai, parliamo una lingua più familiare, questo minestrone di bassissima lega, indigesto, vomitevole. Pagina 38 dell'incidente probatorio, volume II. "Pacciani sparava” - sulla domanda - "mentre scappava questo ragazzo." Domanda dell'avvocato Filastò all'udienza del 5 dicembre, fascicolo 60, pagina 70: "Lei ha visto colpire il giovane mentre correva?" "No," - ma sentite questo - "No, mentre correva no. Sono sicuro." Dice pure "sono sicuro", udienza del 5 dicembre, fascicolo 60, pagina 70. 

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