martedì 13 ottobre 2015

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 4 marzo 1998 - Quattordicesima parte

Segue dalla tredicesima parte.

Avvocato Mazzeo: Ci sarebbe... Io mi fermo, perché mi fido della vostra, del vostro giudizio, sì; della vostra assennatezza, sì; del vostro buonsenso comune, sì. L'altro indizio, l'altro riscontro oggettivo, non si sa bene di chi è e non si sa bene questo riscontro oggettivo, cosiddetto oggettivo, che male dovrebbe fare al Vanni, la cosiddetta omosessualità del Lotti. Riscontro oggettivo, l'hanno chiamato. E perché lo chiamano riscontro oggettivo, il fatto che Lotti è un omosessuale? Ma la cosa clamorosa, più tragica, è che i testi indotti dal Pubblico Ministero a riprova dell'omosessualità del Lotti, Bonechi e Butini, rileggeteli, Signori. A parte il fatto che, come riscontro oggettivo non riscontra un bel niente. Perché il riscontro oggettivo deve riguardare direttamente, come abbiamo detto prima, la persona dell'accusato e non la persona dell'accusatore. Può essere però sintomatico e interessante, delle bugie che vi racconta il Lotti, quando lui, in qualche modo, cerca di dare un movente alla ragione per cui lui si trovava sempre su questi omicidi. E dice: 'ma sa, io ho avuto un rapporto omosessuale con Pacciani. Io... Sennò lui mi minacciava...' Anche qui l'ambiguità, no? Ne dice due, sempre due, minimo. Su questa storia dice: 'io andavo lì perché mi minacciava, sennò, di svergognarmi in paese'. Gli è stato fatto sommessamente notare: 'ah, e sicché lei si rendeva corresponsabile di omicidi, squartamenti, duplici, efferati, semplicemente per la paura che qualcuno in paese - bontà sua - nei confronti dei suoi figli e dei suoi parenti che non guardava neanche di scancio, gli vada a dire che ha avuto un rapporto...'. Vada a dire, vada a riferire. Dicerie di paese. Ridicolo anche questo, no? Poi dice: 'no, perché lui mi picchiava, ci aveva un potere fisico su di me'. Ma anche sull'omosessualità del Lotti, eh? Ve lo ricordate cosa hanno detto? "Io finocchio non sono mai stato", dice questo. "Finocchio", chi è questo? Butini. Poi, a un certo punto, dice... Mi dispiace, ma questa è una favola. Usa una parola bellissima: "L'ho conosciuto al bar. Prima, Giancarlo. Siamo andati al cinema a luci rosse, per me l'è stata una persona per bene. È stato un amico com'è stato Mario Vanni. Ci siamo divertiti e basta. Pacciani non l'ho mai visto." E poi Butini dice: "Mi dispiace", dice proprio così, "Mi dispiace, ma questa storia dell'omosessualità l'è una favola." "L'è una favola", lo troverete. E allora, apprezzerete - con riferimento a quello che è l'insegnamento del buonsenso comune, della ragione pratica che guida sempre tutti i comportamenti della nostra vita; a maggior ragione i nostri comportamenti che sono così pesanti in una vicenda in cui siamo, siete chiamati a giudicare - quelli che sarebbero i cosiddetti riscontri oggettivi, che oggettivi a riscontri non sono. Stante l'insegnamento costante della Giurisprudenza di merito e di legittimità. Quelli che chiama riscontri testimoniali il rappresentante della Pubblica Accusa, è la cosiddetta testimonianza del signor Pucci. Il quale si presenta come un signore che era agli Scopeti. Quindi, lui è testimone, per la verità, perché sennò si continua a enfatizzare e si torna a non distinguere più la differenza che passa, ancora una volta, tra la suggestione, l'ipotesi di lavoro non verificata, eccetera. Questo signor Pucci, sarebbe, così come vi viene presentato dall'accusa, testimone. Cioè a dire: colui che ha visto. Prova diretta. "Io c'ero"; non: 'ho sentito dire', relativamente all'episodio degli Scopeti. Quindi, tutte le altre cose - se gli sono state fatte altre domande su altre vicende, su altri episodi, salvo un riferimento a Vicchio a ima sua presenza anche a Vicchio che poi esamineremo -sono situazioni che lui riferisce, come si suol dire in termine tecnico, de relato. Dice: 'me lo ha detto il Lotti...', e quindi è un serpente che si mangia la coda. Non riscontra un bel nulla. Laddove Pucci dice: 'questo me lo ha detto il Lotti', torniamo sempre al Lotti. Mentre noi sappiamo che il riscontro esterno deve essere, appunto, esterno a Lotti, esterno all'accusatore, esterno al dichiarante. E vediamo che ci dice questo Pucci a proposito della giornata. Io ho sentito che… Per la verità, io i verbali dell'esame del signor Pucci me li sono letti - io non ero ancora difensore del Vanni quando è stato sentito - e quindi me li sono letti recentemente. Mi ha colpito, però, nell'esposizione del Pubblico Ministero, nell'esposizione finale, l'uso delle parole. Il Pubblico Ministero lo chiama "un ragazzo", "un omino". Sono andato a vedere, ma avrà 60 anni, quanto ha? Però lo chiama "un ragazzo, è un omino", parole del Pubblico Ministero, che va preso per quello che è. Poi io ho letto e mi sono fatto un'idea. Io, come dice il Pubblico Ministero? Io ve la porgo per quello che vale. Ora vedremo se vale poco o vale tanto. Per me non è neanche un testimone, è un disastro. Però mi aveva colpito questo fatto Ma perché lo chiama un testimone fondamentale... Perché è l'unica cosiddetta prova diretta a riscontro delle dichiarazioni del Lotti che sappiamo, abbiamo visto quello che sono, e me lo chiama "un omino, un ragazzo", Dico: ma quanti anni ha questo? Perché lo chiama così? Poi vado a vedere che la sorella del Pucci, e così corrobora quest’uso del linguaggio da parte del Pubblico Ministero, no, perché, in pratica, parla di una persona molto limitata. Dice: "Perché a lui bisogna dirgli tutto." Dice. "Icché deve fare, icché un deve fare; se ha da andare a fare una visita, bisogna andarci noi." Teste Pucci, fascicolo 29, udienza 4 ottobre '97, pagina 79. "Poi viene a chiederci tutto. Se lui va a Mercatale viene a dirmi: 'Marisa, vo a Mercatale'. Ecco, capito com'è? Se va a farsi i capelli, mi dice: 'Marisa, vado a farmi i capelli', avverte che va via. Qualunque cosa, ha capito? Lui ci chiede tutto. 'Vado a riscuotere la pensione', ecco, tutto. A noi ci dice tutto." Fra l'altro vengo a sapere che poi ci ha la pensione e non sa neanche perché ce l'ha la pensione, ma insomma... Questo, per inquadrare. Ecco. Poi si vanno a leggere i verbali delle dichiarazioni del Pucci che riguardano, come teste diretto, la domenica degli Scopeti. E qui... Si fa presto, eh, signor Presidente. Non ci vuole tanto. Io rilevo, nello stesso contesto, eh. Perché lui è stato sentito, Pucci, il 6 ottobre '97 nella stessa giornata, 6 ottobre '97, 6 ottobre '97, 6 ottobre '97: mattina e pomeriggio. Ecco, sono quattro. Li chiamo volumi, io, insomma ecco, così come mi sono stati dati. Ecco. E allora, vengo a vedere. Proprio l'ho ricostruita tutta, eh, dall'inizio da quando è andato con il Lotti, è partito da San Casciano. Io sento, io constato in queste dichiarazioni che lui dice: "Si partì alle tre e mezza." Poi dice: "Si partì dopo cena." Poi dice: "Si andò dalla prostituta, Gabriella." Poi, dice: "No, si andò al cinema Arlecchino." Poi, dice: "Ci si incontrò con la Gabriella in via Fiume." No? Poi, dice, nello stesso contesto: "Si andò a casa della Gabriella." Poi cambia, altra versione. Dice: "No, si andò con la Gabriella in una pensione." Volume I, pagina 43 . Poi dice: "Dalla Gabriella venne Vanni, venne Vanni; no, non venne Vanni." Volume I, pagina 16. Volume I, pagina 43. Poi dice: “Ma agli Scopeti c'era la luna?" "C'era la luna, si vedeva proprio bene." Volume I, pagina 17. Poi dice: "C'era la luna crescente, quella buona, perché nascono i funghi." Volume I, pagina 26. Poi dice: "C'era albore." Albore. Attenzione, Volume III, pagina 7. Qui le domande le fa il collega, codifensore. E dice: "Ma scusi, ma lei da un verbale di dichiarazioni rese alla Polizia Giudiziaria, ha detto che c'era albore." E dice: "Ma che vuol dire che c'era albore?" Sapete cosa risponde il Pucci - tra l'altro conferma la perfetta conoscenza della lingua italiana da parte degli abitanti della Toscana, anche se illetterati - perché lui dice: "C'era albore." Traduzione del Pucci, pagina 7, del Volume III: "Vuol dire l'alba, mattina presto." Ed è vero, me lo sono andato a guardare anch'io sul vocabolario; se poteva avere altri significati. Preciso! Quindi, complimenti al Pucci per la proprietà del linguaggio. Il problema non era se Pucci conosceva una parola così aulica, oppure no. La conosceva e ne conosce perfettamente il significato. Quello che non torna, però, è che questo sposta completamente il discorso - rendendolo melmoso al massimo - dell'ora del delitto, di quando sono andati agli Scopeti; del resto in linea con quanto ha detto prima. "Si partì alle tre e mezza." "Si partì dopo cena." Allora dice: "C'era la luna si vedeva proprio bene; c'era la luna crescente, quella buona, perché nascono i funghi." Noi sappiamo che il delitto è avvenuto - diciamo - tra le 10.00 e mezzanotte, poi dice: 'c'era albore'. Gli si chiede: "Ma, che vuol dire albore." Dice: "Vuol dire l'alba, mattina presto." "Ah, allora quando tu sei andato lì, era l'alba, mattina presto." Poi sul cinema Arlecchino, pomeriggio a Firenze. Volume III, pagina 4 dice: "All'Arlecchino no, c'eravamo andati la domenica prima, no la domenica degli Scopeti." "Ma, insomma agli Scopeti perché vi siete fermati?" Sentite quante versioni. "Ci fermammo per fare pipì". Dice: "No, per curiosità si andò a vedere." "No" - dice - "ci fermammo proprio lì per riposarci". Pagina 58 e 59 del Volume II. "Ma l'idea a chi gli venne?" Dice: "L'idea venne a tutti e due contemporaneamente". Pagina 60 del Volume II. "Venne a tutti e due contemporaneamente." Alla fine, verbale acquisito agli atti. Verbale del 9 febbraio del '96, altra versione: "Ci fermammo per guardare una coppia." Comincia bene, eh, Pucci; qui proprio... Qui siamo in preda ai marosi, il timone si è perso e la nave è sbattuta da venti che provengono da tutte le direzioni. Cosa ci si può capire, finora? Io ancora non ho capito niente. Ho capito che questo non si può neanche definire un testimone. Mi martella la mente quella frase di Robespierre: "Voi vi aggrappate alle forme..." È un testimone, è lì, un pezzo di carne 60 chili, 70. È che avete perso di vista, io dico, la sostanza. Questa è la sostanza. Poi ancora dice: "Aveva sentito Lotti, Vanni, e Pacciani concordare di spiare delle coppie in auto." Verbale 9 febbraio '96. Poi, invece, nel Volume II, qui, quando è stato sentito, pagina 67 e 69, dice: "Mai sentito una cosa del genere." Poi, quando è stato sentito qui. Volume III, pagina 2, testuale: "Agli Scopeti vidi due uomini a bordo; a bordo di un'auto chiara, fermi, a pochi metri da una tenda. Scesero e vociarono contro di noi, minacciosamente.” Però, poi, dice subito dopo che non erano a bordo dell'auto. E come vociarono contro di loro minacciosamente? Dicendo: "Andate via, sennò vi si ammazza anche voi." Frase che sarebbe stata pronunciata prima del taglio della tenda, no, dopo il taglio della tenda. Volume II, pagina 44. Poi: vide Vanni tagliare la tenda. 'No, sentì solo il rumore del taglio.' Pagina 37 e 38, Volume II. Poi. 'La tenda non era tonda, ma a capanna.' E qui è proprio falso, eh. Non l'ha vista lui la tenda. Dice: "La tenda era tonda." Dice: "No, era a capanna." Volume II, pagina 36. Volume I, pagina 26, testuale: "Appena ci si avvicinò, vedemmo due persone tra la macchina, che ho detto, e la tenda: una..." Ascoltate che descrizioni, questa è letteraria. "Una era più bassa e tarchiata; e l'altra era più alta. Quello tarchiato aveva in mano una pistola; quello più alto aveva in mano un coltellone da cucina." E a me, scusate, mi è venuto in mente il capitolo XV del "Pinocchio": il Gatto e la Volpe travestiti da assassini che inseguono Pinocchio per pigliargli gli zecchini d'oro. Uguale Potenza dell'opera d'arte: quando era alla Regina Margherita, in collegio, forse non l'ha letto Pinocchio, ma qualcuno glielo avrà raccontato. Quando deve descrivere, deve dare un'immagine - potenza del Collodi - vien fuori: andate a Collodi c'è una statua. C'è quello basso e tarchiato, che è il Gatto, e c'ha la pistola in mano - di un artista, che non mi ricordo, Iorio Vitarelli, credo - e quello secco e alto, sarebbe stato il Vanni, è la Volpe, col coltellaccio. Proprio dice così Collodi, eh. Coltellaccio da cucina, da cucina. Questo lo dichiara nel verbale, reso alla Polizia Giudiziaria, dichiarazione del 9 febbraio del 796: "Noi si girò le spalle e si scappò, dopo che quello tarchiato ci disse 'vi ammazzo andate via'." Allora Pacciani gli dice: ‘Vi ammazzo andate via.’ 'E noi, noi cioè io Pucci e Lotti' - va bene - 'si girò le spalle e si scappò, quindi si scese lo stradello e si tornò verso la macchina'. Questo lo dichiara nel Volume I a pagina 27, nel Volume II a pagina 43. Però, poi, prima cioè, il 9 febbraio del '96 alla Polizia Giudiziaria aveva dichiarato che, invece, aveva visto anche sparare. Dice: "Scappano quando vedono Pacciani inseguire, sparando, il ragazzo, e Vanni entrare nella tenda." Allora, com'è questa storia? Cioè, qui dichiara che appena quello gli ha urlato dietro: 'andate via sennò vi ammazzo' - che è più che comprensibile - sono scappati. Quindi non hanno visto nulla, perché quando lui fa questo grido, il Pacciani, l'azione - diciamo - omicidiaria non è neanche iniziata. 

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