venerdì 17 luglio 2015

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 25 febbraio 1998 - Sesta parte

Segue dalla quinta parte

Avvocato Curandai: Pèrò mi consentirete, signor Presidente e Signori della Corte, di soffermarmi il dovuto sulla personalità di Lotti. Io sono rimasto, fra l'altro, impressionato da un teste a cui è stato sottoposto il Lotti; sapete, quello delle tavole. Le tavole rappresentano varie figure e bisogna dare un''interpretazione. E a pagina 29 - si chiama TAT, T, A, T - a pagina 29 della consulenza del professor Fornari, che è un luminare in guesta materia, come voi sapete, vedi il processo Stevanin, eccetera e tanti altri: Tavola numero 15: Il Lotti identifica - in una croce - un uomo che guarda. Tavola 17: il Lotti identifica un uomo nudo che fugge. Poteva identificare tantissime altre cose; evidentemente, secondo la mia opinione, ha identificato ciò che si è radicato nel proprio subcosciente. E terzo fatto veramente impressionate a proposito della tavola 13: "Negazione della componente violenta, spesso identificata in uno stupro." In alcuno di questi delitti vi è stupro. Pensate che coincidenza. Ed allora, aquando il professor Fornari ci va a delineare la personalità di Lotti, noi dobbiamo stare molto attenti, perché qui si dicono delle cose veramente importanti, perché si parla di una compatibilità fra la personalità del Lotti e il tipo di delitto, e i tipi di delitti. Anzitutto, il professor Fornari parte dalla figura astratta del "mostro di Firenze", quale fu delineata dai periti di Modena, veramente in epoca non sospetta, dieci-quindici anni fa, quando ancora si parlava del serial killer. Si parla di: "iposessualità, difficoltà nel rapporto con il sesso femminile, gravi problematiche personologiche". E tutto questo è stato riscontrato in Lotti e tutto questo si afferma nella consulenza del Lotti. Cosa dice Fornari? Fornari dice: "Disturbi sessuali che entrano nella dinamica dei delitti del mostro”, queste cose le ha dichiarate al dibattimento. "Voyeurismo, passività mite ma al momento stesso anche persona irritata e irritabile. Tant'è vero che quando l'hanno stuzzicato sul Pacciani ha preso fuoco e ha detto: 'se Pacciani alza il tiro lo alzo anch'io'. Astuto, paura del Pacciani, assenza di empatia." C'è anche un “freddo". “È un fréddo”. E su questo punto c'è la testimonianza di Butini, il quale dice che era 'una persona capace di stare in silenzio senza dire una parola per quattro o cinque ore. "Una persona fredda, con una certa dose di cinismo" - e soprattutto - "non è un mitomane, al contrario, è la figura contraria del mitomane: il reticente." Il mitomane non è un reticente. Ma mi ha impressionato, come ripeto, soprattutto questa compatibilità, questo rapporto difficile con le donne, con il sesso femminile. E guardate che in Vanni ritroviamo le stesse caratteristiche, rapporto con l'altro sesso difficile anche in Vanni, perché le due persone veramente perverse, in guesto processo, profondamente perverse, sono Vanni e Lotti. Rapporto difficilissimo con l'altro sesso. E guindi, come dirà poi e come aveva detto e come ci dirà al dibattimento Perugini: "Avversione verso il sesso femminile, ma soprattutto avversione verso la coppia felice e quindi che va colta e distrutta nel momento dell'orgasmo." Questo ci dice il professor Fornari. Questo ci ha detto anche lo stesso Perugini. È una domanda mia: "Cosa intende per avversione?" "Questo, tant'è vero che si separa l'uomo dalla donna, per gelosia." Avversione verso una coppia felice. L'altra caratteristica che noi riscontriamo in ambedue è il cinismo, è questa chiusura. Del cinismo di Lotti ha parlato il professor Fornari e ce ne siamo resi conto anche noi. Di Vanni ne parla il Nesi. Il Nesi racconta un episodio sconcertante. Dice: "Con il Vanni ci trovavamo tutti e due in Questura e stavamo esaminando 1'album fotografico ritraente i due francesi, i due poveretti massacrati. Io ho avuto un momento di sgomento, mi son messo addirittura le mani sugli occhi. Sapete il Vanni che cosa ha detto e cosa ha fatto: 'bah, un son mica parenti miei'." Sconcertante. Quindi, cinismo sconcertante. Il Vanni che è rifiutato dalla moglie, che è rifiutato dalle prostitute, dalla stessa Ghiribelli, addirittura, quindi... E lo stesso, forse lo stesso giorno del delitto viene rifiutato dalla Ghiribelli. C'è quindi questo senso di estrema frustrazione, di questo senso di aggressività a lungo contenuto e poi sfogato nell'atto, in questo atto criminale. E io ho assistito ad altri processi del genere, sotto altri... vi ricordo il caso Francalanci quest'uomo solo, emarginato, che non aveva rapporti con le donne, che era affetto da "impotentia coeundi", che a un certo momento per strada estrae una pistola e spara contro una donna. Me lo ricordo questo processo, ero all'inizio della mia modesta carriera insieme al Pubblico Ministero dottor Vigna. Altro delitto, però la radice, la tematica è la stessa, è la stessa: questa nevrosi,questa rabbia, questa frustrazione di natura sessuale a lungo contenuta che si scarica in questo atto. E qui c'è una frustrazione di gruppo ancora più grave, ancora più micidiale, come appunto i fatti dimostrano. Il Vanni che ci viene a dire: 'sono un uomo mite e buono'. Ma poi sappiamo che è stato incarcerato per avere gettato la moglie giù per le scale, incinta. E io, dico la verità, mi troverei come difensore, come avvocato, in grave difficoltà a difendere un uomo che ha gettato la moqlie, incinta, per le scale. Perché si può difendere benissimo un uomo accusato di maltrattamenti in famiglia, di qualsiasi cosa, anche di colluttazione con la moglie; sono casi, diciamo, abbastanza ordinari. Ma questo fatto, questa violenza contro una persona incinta, incinta di diversi mesi, sette-otto mesi credo... Un Vanni che dice di essere un uomo mite e buono e poi, secondo la testimonianza di Pucci, gira con questo coltellaccio per Montefiridolfi e dice: 'voglio uccidere qualcuno'. Testimonianza di Pucci. Un uomo buono e mite che scrive tutte quelle lettere minatorie dal carcere. C'è una relazione della Polizia. 'Ve la farò pagare, farò qui e farò là', eccetera, eccetera. Quindi, Lotti e Vanni che hanno queste caratteristiche comuni del rapporto difficile con le donne e il cinismo. Io sono andato più in là, per quanto riguarda la violenza di Vanni, e ho attaccato questo argomento parlando anche di Lotti. E sulla violenza di Lotti ne parla anche Pu... di Vanni ne parla anche Pucci, quando dice: 'mi facevano paura questi due tipi, il Pacciani e il Vanni. Mi facevano paura, erano due tipi troppo violenti'. Testimonianza di Pucci. Presidente, io ho ancora alcuni argomenti da sviluppare, non so se si può fare una piccola sospensione e poi concluderei...
Presidente: Un quarto d'ora di sospensione. Va bene.
Avvocato Curandai: La ringrazio tanto, Presidente.
Presidente: Prego. 

« DOPO LA SOSPENSIONE »

Avvocato Curandai: Grazie, signor Presidente e Signori della Corte. Io farò di tutto per accelerare i tempi e concludere nel più breve tempo possibile. Quindi abbiamo visto due argomenti importanti, a mio avviso, di questo dibattimento: l'origine di Pucci e Lotti; e il secondo argomento, il Lotti, argomento che ho cercato di tratteggiare, di variegare sui singoli fatti e sulla personalità di Lotti. Adesso passiamo al terzo argomento che proviene da una norma di legge, all'articolo 192, per cui la chiamata in correità deve essere valutata unitamente ad altri elementi di prova. Questi altri elementi di prova ci sono in questo processo e sono abbondanti. L'Illustrissimo signor Pubblico Ministero, che mi ha preceduto, ha fatto tabula rasa di questi argomenti, così come anche gli avvocati di parte civile. Il mio compito pertanto è alleggerito e cercherò, pertanto, di sintetizzare su questo punto; sempre cercando di dire qualcosa di nuovo, qualcosa di integrativo sennò il mio compito sarebbe inutile. Allora, vi hanno parlato dei consulenti, vi hanno parlato dei periti e vi hanno parlato dei testimoni, a conforto delle dichiarazioni di Lotti. Tuttavia non è stato ancora accennato ad alcuni testimoni che, secondo me, sono molto importanti. Brevemente - sono pochi - ma mi consentirete di fare un breve cenno. Allora, il primo, a parte la Bartalesi Alessandra, su questo si è detto tutto, tranne la famosa frase che lei avrebbe, appunto, recepito dal Lotti. "Quando ci sono io, stai tranquilla che il mostro non c'è". È una frase a cui bisogna dare il valore che ha, ad colorandum, però nel contesto di tutta la testimonianza di Bartalesi anche questa frase può assumere un certo rilievo. Ovviamente la difesa di Vanni è estremamente agguerrita e potete stare tranquilli che l'avvocato Filastò e l'avvocato Mazzeo sicuramente affileranno le loro armi e vi diranno cose contrarie a quelle che vi stiamo dicendo noi e cercheranno di capovolgere la situazione processuale. È per questo che io, oggi, cerco di compiere il mio dovere in modo scrupoloso, perché si parla una volta sola, poi non parlerò più, purtroppo. Anzi, per voi forse è meglio. L'altra testimonianza è quella di Butini. Il Butini ci parla di Lotti perché è amico di Lotti. Ora io non voglio entrare nella omosessualità, tutti questi fatti privati, per delicatezza, eccetera, eccetera; però il Butini, signori, ci dice una cosa estremamente importante. Ci dice, il Butini - e questa va sottolineata a spada tratta, come si dice "Il Giancarlo litigò violentemente con Vanni e disse a questi: 'se parlo io, tu stai più fermo'. Questo episodio è avvenuto davanti al bar Sport di San Casciano", dice il Butini. "Ora, alla luce dei nuovi fatti ho ricollegato la frase detta da Giancarlo a Vanni...", eccetera, eccetera, eccetera. "Il litigio, per come ho saputo, si è verificato davanti alla porta di ingresso del bar.” "Per come ho saputo", lui dice di averlo saputo da un certo Marco. Signori, ma vi rendete conto che in questo paese, San Casciano, molte persone erano a conoscenza anche di questo episodio e nessuno ha avuto il coraggio di riferirlo, tranne che il Butini! Ma come è possibile non parlare di omertà di un paese, su questo punto. Di un paese che forse ha taciuto per tanti anni, che forse conosce anche in questo momento la verità. Non voglio andare oltre su questo punto, perché offenderei le vostre intelligenze. E poi c'è, Presidente, a me risulta... Io non so, veramente mi sento sgomento di fronte a certi episodi, anche investigativi. La Gracili, la Gracili che viene sentita - è un'avvocatessa, fra l'altro - viene sentita in 10 settembre dell'85, subito dopo Scopeti. E le sue dichiarazioni non vengono messe a verbale. Addirittura, si fa una specie di appuntino, di appunto; un piccolo appunto che viene fatto dal maresciallo dei Carabinieri credo di San Casciano. Un piccolo appunto in cui si dice che lei ha visto una FIAT 128 rossa, ultimamente, quindi prima del delitto. Ma come, non si mette a verbale questa dichiarazione? Poi come si può pretendere che, a distanza di dieci anni, questo teste ricordi perfettamente? Ma purtroppo - e qui ci sarebbe da aprire una lunga parentesi, ma io la paro e la chiudo quasi subito - purtroppo di lacune investigative, a livello, parlo, di organi periferici investigativi, ce ne sono state tante, tantissime. Caini e Martelli, i famosi signori della fonte, che vedono, guarda strano, la macchina bianca e la macchina rossa, nella stessa successione: bianca e rossa, con cui l'ha viste la Frigo. E come, non si mette a verbale nulla? Pasquini e Bartolini che hanno visto il sangue, lungo quel tratto di strada antecedente alla piazzola di Vicchio. E non si mette niente a verbale su questo punto. Della Frigo vi ha già parlato il Pubblico Ministero e così io chiudo subito la parentesi. Quindi, non ci si deve meravigliare se la verità è venuta fuori con difficoltà e se ci sono state delle lungaggini, se siamo arrivati troppo tardi anche con Pacciani. Perché queste erano le indagini; questo era il modo di gestire queste indagini da parte delle Autorità investigative, soprattutto periferiche. Altro teste che mi ha veramente inquietato, che mi ha veramente sconvolto, è il Nesi; di questo vi ha parlato il Pubblico Ministero. Il Nesi, grande amico di Vanni. Ne raccoglie le confidenze, tant'è vero che anche quando è venuto a testimoniare poi è sceso, dopo la testimonianza, è andato da Vanni: 'su, di' la verità, deciditi', mi sembra che abbia detto una frase del genere, eccetera. C'è stata questa confidenza fra lui e Vanni anche qui, al dibattimento, davanti alle Signorie Loro. Di Nesi ha già parlato abbondantemente il dottor Paolo Canessa; io vi riferisco solo una frase che è stata contestata e quindi è a verbale: "Quando Vanni sbiancò, pensai che anche Vanni aveva fatto quei delitti. Anche perché, nei vari discorsi sul Pacciani, il Vanni mi aveva detto in qualche occasione che con Pacciani avevano fatto cose brutte, cose che non vanno bene." E poi c'è l'episodio dell'album fotografico e via discorrendo. Non voglio ripetere argomenti già trattati. 

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