mercoledì 24 giugno 2015

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 23 febbraio 1998 - Quarta parte

Segue dalla terza parte

P.M.: E soprattutto ammissioni che riscontrano anche il Nesi, il quale ce lo ha raccontato nei dettagli. Guardate Vanni com'è andato in fondo nel suo racconto, quanti dettagli vi ha dato, quante ammissioni ha fatto, come ha dipinto il quadro tutto intorno a questi fatti, al di là della partecipazione agli omicidi, perfettamente identico a tutti gli altri. "Mi feci accompagnare da Nesi. Lessi io..." Dice Vanni, eh, attenzione: "Mi feci accompagnare dal Nesi." Dà riscontro completo anche a Nesi: "Lessi io la lettera all'Angiolina e lei la rimase male. Io gli dissi: in questa cosa non ci voglio entrare nulla." Sono dichiarazioni di Vanni, eh. Ancora, a contestazione: "Rimase male perché non lo sapeva. Non pensava mai che lui, Pacciani, facesse queste cose." Ancora, dichiarazioni Gip 16/02/96. Eh, io non posso che insistere nell'invitarvi non solo a leggerle, le conoscete bene, ma a tenerle ben presente tutti; perché sono dichiarazioni che non avete sentito oralmente dalla viva voce, ma che sono materiale probatorio a vostra disposizione. Dice: "È vero, volevo andare dai Carabinieri, ma poi non ci andai e la buttai via. Non volevo che mi facessero domande. Strappai la lettera e la buttai nel secchio del sudicio." Queste sono dichiarazioni che sono in quei verbali. Ognuno se ha da dire qualcosa, io leggo solo verbali. "Nella lettera non c'erano punte minacce. Invece Pacciani mi minacciò per telefono quando sortì dal carcere. Mi disse che, quando lui era dentro, io avevo parlato troppo e perciò mi avrebbe dato una lezione." E ugualmente, riscontri per quello che riguarda l'episodio con l'avvocato Corsi. Voi sapete che non è utilizzabile nei confronti del Corsi, ma è un riscontro a Lotti. Ancora sulla pistola. Perché questo signore, nel 1991, nel momento in cui Pacciani viene scarcerato, sta per essere scarcerato, va a comprare una pistola. Ve lo ha spiegato a lungo il Nesi Aldo, l'altro Nesi, omonimo armiere, il quale vi ha detto che Vanni si era presentato da lui per comprare una pistola. Vanni, su questo punto, dichiara: "Sono andato nell'armeria di Nesi Ado, ma non l'ho presa la pistola. Mi sarà montata questa idea di comprarla per difesa personale." Poi aggiunge a contestazione: "Sono stato minacciato dal Pacciani per telefono, quando era fuori, a Mercatale. Mi disse: tu hai parlato troppo, ti do una lezione." Quindi, tutti coloro che sono venuti a dire qualcosa, tipo Nesi Ado, su punti importanti di questo processo, trovano innanzitutto riscontro in quelle dichiarazioni dello stesso Vanni. Ma, ancora, la Filippa Nicoletti sarebbe andata... il Vanni sarebbe andato una volta dalla Filippa Nicoletti. Eh, anche questo ce lo ha raccontato Lotti; la Filippa è stata molto titubante su questo, la Nicoletti. Puntuali dichiarazioni che evidentemente Vanni fa e ammette perché non gli interessa. Sono dichiarazioni che, nella sua linea difensiva, non riguardano le imputazioni. Su queste è sincero, non potrebbe non esserlo. Al Gip, sempre il 16/12 del '96 e poi al P.M., dice : "Nella casa di via Faltignano.. . ", che è quella che sappiamo, è la casa di Indovino, è la casa della Filippa, è quella casa sulla quale magari noi, i racconti della Sperduto, del Lotti, della Ghiribelli, pensavamo di avere qualche dubbio, perché in fondo erano racconti così corollario, no, attenzione. Una prova, una dimostrazione che le cose st-anno come è stato provato a lungo in questo processo vengono dalle parole del Vanni. "Nella casa di Faltignano sono andato una volta sola con la Filippa." Ci mette "una volta sola", ma intanto è qualcosa, è un riscontro forte. "La portai in casa sua dove avemmo dei rapporti." La stessa cosa identica che dice Lotti. Dice: "Una volta Vanni mi ha detto che è andato dalla Filippa. Forse, due." Guardate com'è puntuale. Cioè, Lotti dice: 'lui mi ha detto, non l'ho visto, che ci è andato una volta, forse due'. Oh, ma che riscontro vogliamo in più, in un processo di questo genere? Cosa altro dobbiamo riscontrare delle dichiarazioni di Lotti, eh? Dice: "La portai in casa dove avemmo rapporti. Altre volte l'ho rivista, ma non ci sono più andato perché voleva essere pagata troppo. Andai a casa della Filippa prima che Pacciani fosse incarcerato per la questione delle figlie." C'è poi un episodio che secondo me sarebbe ancora questo, da solo, sufficiente a credere Lotti: quello della domenica pomeriggio dalla Ghiribelli Gabriella. Al Gip dichiara, ricordate cosa dicono Lotti, di quel pomeriggio, cosa dicono Pucci e cosa dice la stessa Ghiribelli, cosa dice il Galli. Noi a queste quattro persone abbiamo un dovere di credergli, perché fra sé dicono la stessa cosa. Ma anche per quello che riguarda Vanni dicono la stessa cosa. Leggetele quelle dichiarazioni. "La domenica pomeriggio" - dell'omicidio di Scopeti - "io andai a trovare la prostituta Ghiribelli Gabriella. Non mi fecero entrare perché non avevo la carta di identità. Quel vibratore che mi hanno trovato nel corso dell'ultima perquisizione è lo stesso che avevo con me quando andai dalla Ghiribelli la domenica del settembre '85." Sono parole di Vanni Mario. Su Faggi, dice qualcosa Vanni. Che poi ha sempre detto: 'ah, io non lo conosco'. O ha cercato di mitigare la portata di quelle dichiarazioni. Leggiamo lo stesso, dichiarazioni 19/02/96. Ovviamente io ve le sintetizzo; voi avrete tutto il tempo di verificare nei dettagli. Se lo verificherete, come lo farete di certo, troverete qualcosa in più, rispetto a quello che io vi sto elencando oggi, perché io ho preso solo quelli che erano gli elementi più importanti. Sto parlando di dichiarazioni di Vanni, dell'imputato Vanni; dichiarazioni a riscontro di tutti quei testi che l'accusa vi ha portato a suo carico. Su Faggi dice: "Conosco Faggi, è un amico di Pietro. L'ho visto una volta sola a bere alla Cantinetta, non so dire quando. Mi trovavo lì, lui arrivò insieme a Pietro. Non ricordo che macchina avesse Faggi, anzi, non so nemmeno se aveva una macchina." Aveva detto in precedenza: "Questa persona" - Faggi, lo aveva detto nel '91 -"io non la conosco, però l'ho vista con Pacciani a bere con lui, credo prima della morte di Renato Malatesta." Cioè, è lo stesso Vanni che in un verbale reso al P.M. il 10 luglio del '91, in epoca in cui Vanni era semplicemente un teste che veniva sentito perché era amico di Pacciani, dice: "Questa persona" - Faggi - "non la conosco, l'ho vista con Pacciani, era a bere con lui" - ci ha detto poi dopo, lo ha detto al Gip: alla Cantinetta - "credo prima della morte di Renato Malatesta." Cioè, il Faggi, se qualcuno avesse dei dubbi sul fatto che si conoscevano prima dell'omicidio di Calenzano, se lo può togliere da queste dichiarazioni, perché Malatesta è morto il 23 dicembre dell'80. L'omicidio è dell'81: per ammissione stessa di Vanni si conoscevano in epoca precedente. Queste sono dichiarazioni di Vanni. Può fare tutte le ritrattazioni che crede, ma non le ha fatte, non ha accettato il contraddittorio. Ancora: "Antonietta Sperduto...", perché voi pensate che noi abbiamo un debito oggi nei confronti dell'Antonietta Sperduto e dobbiamo avere ancora qualche dubbio sul fatto che ci abbia detto la verità nel modo che avete visto e con la spontaneità, con la genuinità, con le difficoltà che ha avuto davanti a voi e nel corso delle indagini. Però è una signora che, con tutte le disgrazie che le sono capitate, è venuta qua, lo ha guardato in faccia e glielo ha detto. E Vanni cosa diceva a proposito di questa conoscenza, che poi ha negato? Sempre il 10 luglio '91 dice: "Io e Pacciani facevamo l'amore, ma separatamente, con una donna di Sambuca, tale Antonietta Malatesta" - questo, lo dice Vanni. Eccolo un riscontro all'Antonietta - "il cui marito Renato ho saputo che si è impiccato. Io, sebbene avessi acquistato in un negozio di Firenze un fallo di gomma, unitamente a Pacciani, non portavo tale oggetto quando andavo dall'Antonietta." Gli sarà stata fatta la domanda, chiaramente, e lui ha risposto dicendo la verità. Era teste. Ecco, avevamo qualche motivo di non credere a cosa diceva la Sperduto? Le conferme, quelle che noi chiamiamo riscontri, vengono da Vanni stesso. Un altro, marginale, ma teniamolo presente. Sono fra quelli che è bene che poi con calma voi vi leggete e vedrete che sono veramente tanti: le auto di Pacciani. Dice: "Io mi spostavo" - sempre 10/07/91, il Vanni - "mi spostavo a bordo della FIAT 500 del Pacciani di colore bianco, oppure della sua Ford Fiesta, perché non guido la macchina. Lui era un buon guidatore, anche le volte che si spostava a Firenze." Sempre parole del Vanni -Io vi avevo detto.; guardate, se ci fossero altri elementi, dopo, oltre tutti quelli descritti, a carico del Vanni, noi saremmo ancora più tranquilli. Guardate la portata di queste ammissioni, quali riscontri forti, insuperabili, ha dato lui stesso. Ma io vi accennavo, ci sono ancora dei riscontri testimoniali ulteriori che riguardano solo la sua posizione e ci sono degli elementi oggettivi sui quali mi voglio soffermare fra un po'. Guardiamo i riscontri testimoniali, perché tutti quelli che riguardano Lotti e quindi indirettamente Vanni sulle persone in macchina, nei luoghi degli omicidi, li conosciamo talmente bene che io non ci torno nemmeno più sopra. Però vi voglio far presente che è necessario oggi estrapolare nella vostra mente, alla vostra attenzione, alcune testimonianze importanti che riguardano solo la figura di Vanni come presente su questi fatti, presente in questi luoghi. Voi ricordate alcune testimonianze. Ci sono quelle che sono, vengono dai signori Rontini, marito e moglie, Abbiamo tutto il dovere di sapere che sono testimonianze che vengono dai genitori di una delle vittime, ma abbiamo anche il dovere di sentire cosa dicono e poi liberamente di valutare se il loro racconto ha oggi, davanti a voi, un peso importante, o se è un racconto da prendere con le molle. Il peso importante viene esclusivamente dal modo, dal perché, dal quando vi hanno fatto questo racconto e dalla personalità di questi due genitori, che quando non sapevano qualcosa si sono sempre astenuti. Che motivo avevano di non dire la verità in quel momento? Sono venuti spontaneamente perché il loro difensore di parte civile li portò nel processo Pacciani su questo punto, e cosa ci dissero entrambi e cosa hanno ripetuto qui? Due parole. Dice il Rontini Renzo: "Nel mese di luglio, quando la figlia, mia figlia, lavorava al bar La Spiaggia di Vicchio, la sera mi mettevo sulle panchine davanti al bar e in alcune di queste sere ho visto il signor Vanni Mario" -poi ci spiega perché era Vanni Mario - "fuori del bar dove lavorava mia figlia, dove esistono degli alberi grossi, mi pare dei tigli." Guardate, è una persona che il particolare ve lo descrive così. "Ricordo il suo modo di camminare, aveva le mani in tasca. Anche mia moglie mi disse di avere avuto la stessa impressione vedendo una sua foto sul giornale." E ancora, la signora Rontini: "Quando lo vidi in televisione, Vanni, durante il processo Pacciani, ebbi l'assoluta sicurezza di averlo visto a Vicchio. Sono sicura di averlo visto più di una volta: una sola non mi sarebbe rimasta impressa." Ricordate i discorsi di Lotti? "Andammo a vedere la Pia al bar." Ci sono tornati, da quello che ho capito, Pacciani e Vanni. Questa ragazza veniva seguita. Ma, oltre ai genitori, che sono sempre i genitori della vittima, però sono le persone che ovviamente il padre era lì la sera perché aveva quel suo desiderio sia di stare al bar, che dì stare lontano, ma vicino alla figlia, vi ha fatto questo racconto particolare: "Io, questo ho riconosciuto." C'è anche un terzo: Santoni Paolo, il quale, cittadino di Vicchio, vi ha raccontato in sostanza: "Ho visto il Vanni un paio di volte fuori del bar della Stazione dove lavorava Pia Routini. Entrava e usciva. L'ho visto anche in paese, non ricordo quando." Ovviamente, non avendo motivo particolare per avere un ricordo più preciso se non nel fatto che si trattava del Vanni Mario a Vicchio, vi dice: "Non ricordo quando." Ecco, noi queste testimonianze, come le bolliamo, come testimonianze interessate? Signori Giudici, non vi fate indirizzare in una trappola simile, se fosse mai usata per bollare questo racconto. È un racconto di persone che lo hanno fatto davanti a voi con le loro, assumendosi le loro responsabilità; lo hanno sempre detto, lo hanno fatto spontaneamente. Sono dichiarazioni circostanziate. 

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