martedì 23 giugno 2015

Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 23 febbraio 1998 - Terza parte

Segue dalla seconda parte.

P.M.: E quindi ecco che, anche attraverso questo racconto, abbiamo la dimostrazione ulteriore che il mondo in cui si muoveva in queste ore libere, in queste domeniche o questi sabati in cui andavano a fare merenda, era un mondo in cui il tipo di amicizia, il tipo di rapporti, il tipo di frequentazioni, erano di questo tipo. Addirittura: prostituta, mago, mantello. Ma addirittura l'Indovino. Cioè, nel momento in cui qualcuno vi ha cercato di dire: quei fatti non c'entrano nulla, tenete presente che, nei limiti delle nostre conoscenze, la casa di Indovino e l'indovino conoscente di Vanni, è nell'ambito di un modo di intendere il sesso sicuramente paesano, sicuramente di difficile lettura per noi oggi, ma sicuramente in linea con un atteggiamento molto vicino, se non identico alla perversione. C'è qualcosa in più che, sotto questo profilo, ci dipinge bene il Vanni, sempre raccontato dal Nesi. Bisogna tenerlo ben presente. "Un giorno" - dice, vi ha raccontato - "io avevo un furgone, usavo per il lavoro il pomeriggio. Vanni veniva con me a Firenze, lo portavo alle Cascine, aveva rapporti con le prostitute dentro il furgone." Anche questo, elemento obiettivo. Cosa vorrà dire? Nessuno può, né vuole forzare questo elemento. È comunque un elemento ad colorandum. È un elemento che va messo insieme a quel racconto del Nesi che ci dice: 'beh, in fondo il Vanni aveva dei rapporti cosi gravi, così tesi con le donne, perché gli derivava tutto da quell'atteggiamento della moglie che si faceva forte nei suoi confronti nel negarglisi, perché un giorno l'aveva fatto arrestare'. E anche su quell'episodio dell'arresto di Vanni per quelle percosse alla moglie, il Vanni non è stato potuto interrogare. Voi avete gli atti che sono quelli della Stazione dei Carabinieri di San Casciano, del tempo, che permettono di riscontrare quanto meno le dichiarazioni di tutti i testi che abbiamo sentito sul Vanni in casa. È un Nesi che a proposito di quei rapporti, fra l'altro diceva: 'guardate, che io ho visto un giorno Vanni rincorrere la moglie con la baionetta, con un pugnale, perché lei non voleva sottostare alle sue richieste e gli diceva: guarda come sono, dimostrando uno stato di erezione particolare.' È un uomo che ci viene raccontato: come rapporti si masturbava davanti alla moglie. Ma ancora, quell'episodio sempre raccontato da Nesi, inquietante sotto questo profilo, lo ricorderete di certo. "Un giorno, ricordo di aver visto Mario, il quale aveva una busta. Eravamo nel mio furgone e Vanni aveva una busta da lettere con dentro dei peli. Mi disse che erano peli di fica; gli chiesi: 'che ci fai?’ Pensai che li avesse presi ad una prostituta." Cioè, un soggetto che, frequentando le prostitute, comunque aveva con sé, si portava dietro simili tipi di ricordi. È un atteggiamento normale, qualcosa che il P.M. sta cercando di forzare per sostenere una tesi della perversione? Io non voglio assolutamente forzare nulla. Vorrei soltanto che questi elementi oggettivi che avete davanti a voi siano elementi non solo da tenere ben presenti, ma non certo da sottovalutare nel momento in cui dovremmo capire chi è veramente Vanni e perché possa essere coinvolto in questi fatti. È persona che lo stesso Nesi vi ha detto più volte: 'io ubriaco non l'ho mai visto'. C'è qualcuno che qua vi ha voluto dipingere un Vanni e un Lotti ubriachi. No, il Nesi molto chiaramente vi ha detto: "Contrariamente a quanto si vocifera in paese, io che lo conosco bene, siamo come fratelli, Mario ubriaco in trent'anni, non l'ho mai visto. Tutt'al più l'avrò visto allegro, che cantava." C'è forse quell'episodio in più - recente, del '95 - descrittovi dal nipote di Vanni, sul quale non abbiamo motivo di non credere, ma è un episodio marginale del '95 di un Vanni in particolari condizioni. Quindi, pensare che al massimo della personalità di Vanni possiamo pensare ad una persona ogni tanto ubriaca, sbagliamo in pieno. Il Vanni è quello descrittoci bene, molto bene, dal Nesi, dalla Bartalesi e dal Lotti. Sono tre racconti identici. Ovviamente Lotti che lo conosceva meglio e che è coinvolto in questo fatto, ha aggiunto qualcosa di più. Ma, attenzione, i racconti Bartalesi, i racconti Nesi sono racconti che sono l'esatta dimostrazione di ciò che Lotti vi ha detto sulla personalità dell'imputato Vanni. E quel racconto di Nesi, ulteriore: 'io ho pensato che Mario sapesse qualcosa dei fatti del "mostro", e che quella volta sbiancò, io sono pentito perché non l'ho aiutato, forse... Ho il rimorso perché mi voleva dire qualcosa', sono racconti di Nesi, che anche questi non possono essere forzati ma non possono essere dimenticati, perché sono racconti molto simili a quei racconti della Bartalesi sul Lotti. Cioè, siamo nella situazione in cui gli amici, i parenti, vi danno tutti gli elementi possibili che si possono avere in una fase di questo genere su un Vanni che sicuramente è in difficoltà anche con l'amico e che è in difficoltà con la nipote. E quindi un Vanni il quale vi viene dipinto come un Vanni che sbianca nel momento in cui il Nesi gli dice: 'guarda, ma tu mi devi dire la verità'; e un Nesi che racconta di aver sentito da Vanni in un certo giorno che con Pacciani avevano fatto cose brutte, cose che non vanno bene. Vi ricordate quel racconto di quando portò la lettera all'Angiolina? Ci arriviamo. E un Nesi che dice: 'ho il rimorso di non avergli saputo parlare, di non averlo saputo ascoltare'. Quindi è un Vanni di cui noi abbiamo una immagine, abbiamo una ricostruzione di personalità molto chiara. Cioè, un Vanni che non ha risposto all'interrogatorio. Ma voi avete più di un elemento per valutare la persona Vanni nell'ottica che è stata dipinta molto chiaramente in tutte queste udienze. Allora, capite che, una volta delineata la figura di Vanni sotto questo profilo, noi abbiamo qualche elemento in più - anzi, molti elementi in più ~ per valutare la figura di Vanni sotto il profilo dell'autore di questi fatti, così come raccontatoci, in fondo, molto bene sia da Lotti che da Pucci. Quindi, non è una persona assolutamente incompatibile. E qui è esclusivamente un discorso che si fa a dimostrazione successiva. Attenzione, perché per Vanni si potrebbe chiudere qua. Il guaio per lui è che ci sono tanti altri fatti. Ma, attenzione, se noi ci fermassimo qua, noi abbiamo un Lotti che fa un racconto molto circostanziato; un Pucci che ne fa altrettanto uno circostanziato e un Vanni che è persona esattamente in linea con quei racconti e che ci viene dipinta da chiunque nello stesso modo, non solo da Pucci e da Lotti. Vedete quanto materiale, quanta possibilità di riscontro che avete su questa persona. Ma, dicevo io, vi accennavo all'inizio, che il materiale a suo carico, materiale probatorio, consiste non solo in tutto ciò che già sappiamo che deriva da Lotti, da Pucci e da tutte queste testimonianze, ma abbiamo materiale specifico che riguarda la persona Vanni. E io lo sintetizzo sotto tre profili, perché parlavo di: ammissioni, di circostanze importanti, e questa è una fonte; abbiamo testimonianze specifiche che riguardano condotte di Vanni in relazione a questi omicidi, è un'altra fonte; terzo: abbiamo un materiale oggettivo da valutare - lo valuteremo fra un po' - che riguarda sequestri di oggetti che sono stati a lui fatti. Cioè, attenzione, oltre tutto ciò che sappiamo finora - compatibilità personale Lotti-Pucci abbiamo prove specifiche che riguardano Vanni: le sue ammissioni su circostanze indirette, testimonianze che riguardano lui, oggetti sequestrati. Vediamoli con calma, perché questo oggi dobbiamo fare. E vedrete che, quanto meno, questo materiale e queste fonti di prova sono univoche. E allora, attenzione, io dicevo che il Vanni, come sapete, ha fatto sostanziali dichiarazioni a suo carico su circostanze indirette che riguardano gli omicidi. Quindi noi dobbiamo tener presente che, con questo modo di comportarsi, in quei verbali che voi avete e che sono perfettamente utilizzabili, il primo che ha dato riscontri alle dichiarazioni di Lotti e di Pucci su circostanze diverse dalla commissione dei delitti è proprio il Vanni. È comunque un punto molto importante, perché le dichiarazioni di Lotti trovano riscontro proprio nelle parole di Vanni. Cosa vogliamo di più in una situazione di questo genere? Quando, se mai avreste ancora il dubbio che Lotti abbia detto la verità - credo di avervi dimostrato come le cose stanno in altro modo - avete la possibilità di verifica di alcune circostanze, verifica che viene dallo stesso Vanni. E che è una verifica di dichiarazioni fatte da Lotti, da Pucci; ma dichiarazioni fatte dallo stesso Nesi, dal Nesi Ado, dalla Ghiribelli. Le vedremo un attimo, sono in quei verbali. E la prima riguarda quelle dichiarazioni che al Gip, nell'imminenza del suo arresto, il Vanni fece con riferimento a discorsi relativi alla piazzola di Vicchio. Rileggeteli quei verbali resi nell'immediatezza dell'arresto del 13 febbraio del '96, perché sono dichiarazioni che, rese in un momento particolare, sono dichiarazioni che hanno un'unica possibilità di lettura. Cioè, una unica possibilità di lettura: uguale coinvolgimento pieno. Non c'è altra possibilità. Qualsiasi tentativo di dimostrare il contrario, è destinato a un insuccesso. E, in sostanza, il Vanni, a contestazione che il Lotti diceva che avevano parlato della piazzola di Vicchio prima dell'omicidio, dice chiaramente in due o tre parole: "Sì, ho parlato col Lotti della piazzola di Vicchio." E poi aggiunge: "Ma io non ci sono stato." Intanto è chiaro che uno che si difende dicendo: io non c'entro nulla... dirà: io non ci sono stato. Però di quello abbiamo parlato. E il Gip gli contesta qualcosa in più. E a contestazione dice: "Sì, può darsi che abbia invitato Lotti a non parlare del bar dell'omicidio di Vicchio." Un estraneo, uno che non ha niente a che vedere con questi fatti, perché mai avrebbe dovuto invitare Lotti a non parlare nel bar di San Casciano di quell'omicidio? E, attenzione, perché Lotti - lo sapete - parla della circostanza che della Panda dei ragazzi morti a Vicchio aveva parlato a Mario, il quale gli aveva detto che voleva andarlo a vedere anche lui. Voleva sapere la strada. Cioè, il racconto di Lotti, ovviamente, è più particolareggiato. Vanni, difendendosi, si ferma: 'ne abbiamo parlato e basta'. Ma Lotti vi racconta: 'attenzione, volevano andarci, volevano sapere la strada, perché Pacciani e Vanni volevano andarci da soli. Non so se ci sono andati'. Ma aggiunge una cosa importantissima, Lotti, quando si decide a parlare: “Sì, ci andai con Vanni, ci andammo insieme a quella piazzola, seguimmo la ragazza." Vediamo poi nei dettagli. Ma c'è anche quell'altro elemento molto forte che riguarda le ammissioni, ovviamente sotto il profilo del riscontro alle dichiarazioni Lotti, le ammissioni di quella famosa lettera. Noi sappiamo che c'è quel limite giustissimo della utilizzabilità nei confronti del Corsi che è dato dal 513, ma attenzione, quelle dichiarazioni di Vanni sulla lettera che riguardano il riscontro al Lotti sono perfettamente utilizzabili nei confronti della posizione Lotti. E anche lì abbiamo ammissioni secche di Vanni. 

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