martedì 25 marzo 2014

Giancarlo Lotti - Processo contro Mario Vanni +3 - Udienza del 27 novembre 1997 - Quinta parte

Segue dalla quarta parte. 

P.M.: Vorrei passare a un altro argomento, di cui non abbiamo parlato approfonditamente nel corso dell'incidente probatorio. Io non gliel'ho chiesto e invece, nel corso delle indagini, ne ha parlato. E è l'argomento della lettera di minacce - della lettera, mi scusi, lei ha detto di minacce nel corso dell'incidente probatorio, quindi io ho già anticipato questo - che il Vanni ha ricevuto da Pacciani. Io le chiedo: lei sa il motivo... Anzi, sa se a seguito di queste minacce Vanni aveva paura, era impaurito?
Giancarlo Lotti: Su questo fatto sì.
P.M.: Aveva paura.
Giancarlo Lotti: A vederlo anche di faccia, si vedeva che un po' di paura, su questa lettera...
P.M.: Aveva un po' di paura. Lei ha mai avuto occasione di vedere, dopo la scarcerazione di Pacciani, il Vanni in piazza che vedeva Pacciani?
Giancarlo Lotti: Sì, li ho visti una volta. A sedere, dove c'è una specie di... come si chiama? Che c'è dei fiori, c'è una pianta, non lo so.
P.M.: E si misero a parlare, o il Vanni tenne un. . .
Giancarlo Lotti: No, no. Lo vedde, da principio rimase un po'... non tanto contento. Insomma rimase un po' come perso, come dire... E lo vedde sedere in questa cosa, in queste cassette che c'è dei fiori.
P.M.: La panchina con una cassetta?
Giancarlo Lotti: No, son tutte le cassette grande, che mettano quando fanno il mercato. Cassette grandi così.
P.M.: In piazza a San Casciano.
Giancarlo Lotti: Sempre nella parte del piazzone.
P.M.: Lei con chi era quel giorno?
Giancarlo Lotti: Io ero con lui.
P.M.: Con lui chi?
Giancarlo Lotti: Con Mario. Mario Vanni.
P.M.: E vedeste Pacciani.
Giancarlo Lotti: E vedde lui Pietro.
P.M.: Era giorno, era sera?
Giancarlo Lotti: No, era giorno, giorno.
P.M.: Uhm. E cosa successe?
Giancarlo Lotti: Nulla perché non ci andette là, perché disse: 'non ci vado là io'.
P.M.: Come mai? Le sembrò che avesse paura, o spiegò il perché...
Giancarlo Lotti: Come veddi io, gl'aveva paura.
P.M.: Fece finta di non vederlo, si allontanò? O...
Giancarlo Lotti: No, perché lui gl'era distante. Noi s'era indo' mettano i fogli delle votazioni. C'è un cartello a posta al bar, dalla parte di qua.
P.M.: Al muro.
Giancarlo Lotti: Noi s'andava in su a piedi e vedde questa persona. Io non l'avevo nemmeno visto che l'era Pietro.
P.M.: Da lontano.
Giancarlo Lotti: Sì, ma gl'era distante quanto in fondo all'aula qui, non era di molto distante. E allora lì vedde lui e disse: 'si torna indietro?' 'Mah, scusa i' che ti fa? Che hai paura di lui, ci sono io'. Insomma, non c'è stato verso, non c'è andato, non c'è passato da quella strada.
P.M.: Non ci volle passare.
Giancarlo Lotti: No.
P.M.: E cosa faceste?
Giancarlo Lotti: Eh, si ritornò Verso la piazza.
P.M.: Il Pacciani vi vide, o non lo sa se vi vide?
Giancarlo Lotti: Non lo so, l'avrà visto di certo.
P.M.: Vi venne incontro?
Giancarlo Lotti: No, no, gl'era a sedere lì. Però non so se gl'era venuto a prendere della roba a San Casciano. Questo io...
P.M.: Le ha mai parlato, il Vanni, di aver ricevuto telefonate dal Pacciani?
Giancarlo Lotti: Due telefonate mute e una minacciosa.
P.M.: È molto preciso. Come mai le ricorda così bene? Gliel'ha raccontate...
Giancarlo Lotti: No, perché me l'ha dette precise lui. L'ha dette lui, sicché. Io dico quello che m'ha detto.
P.M.: Certo. Una minacciosa, in che senso?
Giancarlo Lotti: Sarà stata per via della lettera. Questo...
P.M.: E che minaccia gli faceva?
Giancarlo Lotti: Gli diceva che... di star zitto sennò gli faceva... insomma...
P.M.: Di star zitto?
Giancarlo Lotti: Minacce che lo ammazzava.
P.M.: Minacciava di ammazzarlo e di stare zitto.
Giancarlo Lotti: Questo io non me la spiego...
P.M.: Così disse Vanni. Lei ricorda, sa collocare nel tempo, sa quando avvenne questa telefonata di minacce, o non lo ricorda?
Giancarlo Lotti: L'anno...
P.M.: Era stato scarcerato il Pacciani, ha detto?
Giancarlo Lotti: No, ma io a quell'epo... credo gl'era dentro, credo.
P.M.: Allora la telefonata sarebbe arrivata mentre Pacciani era in carcere.
Giancarlo Lotti: Non lo so...
P.M.: Così le hanno...
Giancarlo Lotti: Non so se si possono fare le telefonate. Quello non lo so io.
P.M.: Il racconto che lo ricorda lei... Possono, hanno il permesso di farlo, certo.
Giancarlo Lotti: Questo io non lo so.
P.M.: Quando i parenti non vanno, si può convertire il diritto di colloquio con la telefonata. Senta ancora una cosa, e della lettera di minacce di cui ha parlato nell'incidente probatorio - io le vorrei chiedere...
Giancarlo Lotti: Ma sempre di quella lettera per via delle minacce no?
P.M.: Sì.
Giancarlo Lotti: Sì, ho capito.
P.M.: Non so se c'è altre lettere. Io le chiedo di quella lettera di cui lei ha parlato nell'incidente...
Giancarlo Lotti: Io so di quella lettera lì.
P.M.: Ecco, lei ricorda...
Giancarlo Lotti: Poi di altre non lo so.
P.M.: Va be'. Parliamo di quella, perché a me interessa quella. Lei, ci vuole spiegare meglio, questa lettera se gliene ha parlato Mario, l'ha vista, sa se Mario ne ha parlato con qualcuno? Lei, su questi argomenti, è stato molto diffuso, nel corso delle indagini ha spiegato molte cose. Vuole rispiegarcele oggi?
Giancarlo Lotti: Sì, questa lettera io l'ho vista io, però io non l'ho letta a dire la verità.
P.M.: Non l'ha letta.
Giancarlo Lotti: No. Me l'ha fatta vedere così, e poi... Dice: 'indo' devo andare per farla guardare per...'
P.M.: Gli ha spiegato che tipo di minacce erano?
Giancarlo Lotti: Questo non me l'ha detto.
P.M.: Le ha detto che era di Pacciani?
Giancarlo Lotti: Sì, quello ho detto dianzi, le minacce... della telefonata che lo ammazzava. Non lo so pe i' che, questo non l'ho capito.
P.M.: Senta un po', in questa lettera di minacce che doveva ammazzarlo, le disse che era di Pietro Pacciani questa lettera?
Giancarlo Lotti: Sì.
P.M.: E lei cosa ha visto? La busta, l'indirizzo?
Giancarlo Lotti: No, io ho visto la busta e basta, ma non ho m'ha fatto vedere altro.
P.M.: Quando gliel'ha fatta vedere dove eravate?
Giancarlo Lotti: Al principio lì, per andare in piazza.
P.M.: Eravate sempre lì, insomma, in piazza di San Casciano, a piazza dell'Orologio?
Giancarlo Lotti: Sì, insomma, sempre...
P.M.: Vi incontravate lì, insomma.
Giancarlo Lotti: Al principio del piazzone, andando in su verso la piazza.
P.M.: E cosa le disse? Cosa ne avrebbe fatto di questa lettera? Aveva paura?
Giancarlo Lotti: Sì, paura... A quel punto lì disse: 'indo' la devo portare?' 'Mah, portala a una persona che se ne intende un pochino... che si intende di questi affare qui', non lo so io.
P.M.: Lo consigliò lei, o ci voleva andare già da solo?
Giancarlo Lotti: No, io gli consigliai così, poi c'è andato da sé, io non ci sono andato.
P.M.: Anda... Cosa le consigliò e dove è andato?
Giancarlo Lotti: Lui gl'è andato... No, dai Carabinieri non c'è andato, perché l'ho visto andare in su, verso la parte indo' c'è l'avvocato.
P.M.: L'avvocato chi?
Giancarlo Lotti: L'avvocato Corsi. Poi se c'è andato, questo non sono sicuro io.
P.M.: Corsi, bene. Gli ha raccontato poi che era andato o meno, dall'avvocato Corsi?
Avvocato Zanobini: No, no, la domanda, la domanda. 
P.M.: Gli ha raccontato se era andato o no dall'avvocato Corsi?
Giancarlo Lotti: Sì, me lo disse gl'era andato. 
P.M.: Quindi lei non ha visto andarcelo, ma gliel'ha detto lui.
Giancarlo Lotti: Me l'ha detto lui, io come fo... Che vo a dire: 'dimmi dove sei andato?' Io non...
P.M.: Gliel'ha raccontato lui dopo. E le chiedo ancora una cosa: sa, le ha riferito il Vanni cosa l'avvocato Corsi gli aveva detto?
Giancarlo Lotti: Gli aveva detto di stare tranquillo, però lui gl'era sempre impaurito.
P.M.: Nonostante il fatto che gli avesse detto di star tranquillo, era impaurito.
Giancarlo Lotti: Su questa lettera...
P.M.: Lei, l'avvocato Corsi, lo conosce?
Giancarlo Lotti: Lo conosco, però non còme Mario. Mario lo conosce molto meglio di me. Sicché gli andavano fuori a mangiare, a fare le cene.
P.M.: Lei è stato anche a far cene con l'avvocato...
Giancarlo Lotti: Qualche volta ci sono stato. Non parecchie volte, eh.
P.M.: Mario, invece, Vanni lo conosce meglio, 1'avvocato?
Giancarlo Lotti: No... Vanni c'è stato diverse volte. Io non ci andavo...
P.M.: Andava a cena, o andava a...
Giancarlo Lotti: No, c'andava anche a cena insieme.
P.M.: Anche a cena. Qualche volta c'è andato anche lei?
Giancarlo Lotti: Qualche volta sono andato anch'io.
P.M.: C'era anche Mario?
Giancarlo Lotti: Sì, c'eran quasi tutti quelli di San Casciano.
P.M.: Cioè...
Giancarlo Lotti: Insomma, quelli che conosceva l'avvocato, non è che...
P.M.: Ho capito. Senta ancora una cosa, lei ha' mai avuto l'opportunità di chiedere prestazioni di lavoro da parte dell'avvocato? Gli ha mai chiesto...
Giancarlo Lotti: Di lavorare per me?
P.M.: Sì.
Giancarlo Lotti: No, a me no.
P.M.: Ha mai avuto motivo di andare dall'avvocato, cause, incidenti?
Giancarlo Lotti: Io c'ho avuto un incidente con un 124 celeste.
P.M.: E andò dall'avvocato Corsi?
Giancarlo Lotti: Mi dissero: 'vai dall'avvocato', gli è un avvocato...
P.M.: Lei c'è andato?
Giancarlo Lotti: C'andetti e risortii... Insomma, presi più che costava la macchina.
P.M.: Quindi le risolse il suo problema. Ho capito.
Giancarlo Lotti: Mah, la macchina che mi picchionno era una macchina straniera, sicché. Si fa tutte le pratiche e ogni cosa, ci voleva del tempo. Insomma, ce la feci a prendere i soldi.
P.M.: Quindi, l'avvocato Corsi...
Giancarlo Lotti: Presi di più di quello che costava la macchina.
P.M.: Benissimo. Lei ricorda se questo episodio, in cui lei andò dall'avvocato Corsi, era antecedente della lettera a Vanni?
Giancarlo Lotti: Questo come fo a ricordammi?
P.M.: Non se lo ricorda. 
Giancarlo Lotti: No.
P.M.: A che macchina era l'incidente? Guardiamo se si risale...
Giancarlo Lotti: La mia?
P.M.: Sì. Qual era la sua
Giancarlo Lotti: Un 124 celeste.
P.M.: Ho capito. Ci risaliamo da quello. Senta ancora una cosa...
Giancarlo Lotti: La targa ora di preciso non...
P.M.: No, no, la targa non importa. Se se la ricorda meglio.
Giancarlo Lotti: E42... però non mi ricordo... proprio in fondo no. Ne ho cambiate tante, sicché come fo a ricordammi di tutte.
P.M.: Ho capito.
Giancarlo Lotti: Tutte macchine vecchie, sicché non è che... 

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