mercoledì 9 gennaio 2013

Avvocato Luca Santoni Franchetti - Udienza del 21 aprile 1994 - Seconda parte

Segue dalla prima parte.

A.S.F.: Terza domanda. Queste sono meno importanti. La lettera spedita nel 1985 da San Piero alla dottoressa Silvia Della Monica è anomala rispetto a tutti gli altri omicidi. Perché? Fa parte del nuovo rituale del "mostro" - e lo domanderemo a tutti - oppure no? Oppure è soltanto il modo di crearsi un alibi. L'omicidio avviene a sud di Firenze, la lettera spedita a nord di Firenze. È concepibile, secondo voi, che un "mostro" – e una risposta la dobbiamo trovare, sono queste le domande che pongo a tutti voi - si porti un pezzo di seno di questa infelice donna per tanti chilometri, passando la città, andando a nord, spedendola, perché? Soltanto perché il rituale è mugellano? O forse perché così, mandando qualcun altro, lui alle dieci del sabato o della domenica - perché non lo sappiamo - dell'omicidio può costruirsi un alibi a sud, mentre una lettera viene spedita a nord? Sono le domande che noi ci poniamo. Quinta ed ultima domanda, prima di illustrare le richieste, è la stranezza. Noi chiederemo il deposito, dovrebbe essere già acquisito agli atti, però nemmeno il Pubblico Ministero in questa, tra le tante migliaia di carte sa se l'avete materialmente, supplisce la difesa, comunque, ai sensi dell'articolo 238 bis del Codice di Procedura Penale è la sentenza ordinanza del dottor Rotella che chiude i processi contro Vinci, Mele, Mucciarini, Chiaramonti, Vinci Salvatore, Mele Stefano e Pierini Ada. Chiude e le apre con ordinanza poi per le calunnie. Queste interrelazioni che prima abbiamo illustrato, cercando di focalizzarne l'estensione e la propagazione negli anni, non vengono chiuse come una pietra tombale da questa sentenza. Perché questa sentenza, signori, ricordatevi - è la quinta domanda che vi sottoponiamo, l'ultima - è soltanto il prodotto di una singolare situazione e salvo che nel 1981 e parzialmente nel 1985, c'è sempre stato, durante gli omicidi, qualcuno in carcere accusato di essere il "mostro". Questa è l'altra connotazione e ho finito. Non saremmo qui oggi con Pietro Pacciani - ne sono sicuro - se qualcuno non avesse sempre ucciso scagionando queste persone gravate da indizi che potevano, e che erano allora considerati formidabili - e li rivedrete leggendo questa ponderosa sentenza - non fossero stati scagionati dagli omicidi che venivano mano a mano commessi. Era una persona, questo "mostro", molto generosa se scarcera sempre queste persone. Talché si pensò allora che lo facesse perché c'erano dei rapporti di amicizia o di parentela. O di paura, che parlasse il vero "mostro" quelli che erano dentro, perché sapevano dei fatti. Come vedete le interrelazioni del 1968 non finiscono mai di stupire, perché noi stiamo estremamente attenti per quest'ipotesi di lavoro, peraltro dagli inquirenti vagliata e ponderata assai: era solo il "mostro" e nessuno ne sa nulla, oppure vi sono delle interrelazioni, dei concorsi fra queste persone? E in questo caso, forse, anche l'odierno imputato può entrare in queste interrelazioni. E noi lo possiamo sapere. Ecco le cinque domande fondamentali. Ripeto, la nostra ricerca, il senso della nostra presenza è in questa ricerca, ricerca di una verità storica. Non abbiamo niente da dire, non abbiamo verità preconfezionate. Vogliamo sapere, e vogliamo verificare... perché, Presidente, signori Giudici, se non lo verifichiamo oggi pubblicamente, davanti a tutti che possono portare il loro contributo, quando lo possiamo fare? Ma in questi venti anni abbiamo mai potuto farlo? E vedremo ora che cosa non è stato fatto. Tante cose non sono state fatte. Per esempio non è stato preso - almeno nei primi casi - il sangue: non sappiamo il codice, il DNA delle vittime. Talché, quando in casa di uno di questi sospettati si trovò degli stracci di sangue, non si sapeva se questo sangue poteva essere riportato alle vittime, perché non era stato preso il sangue. Questa è la verità. E allora forse se si fosse potuto pubblicamente dibattere allora, questi problemi allora potevano essere ancora risolti. E noi non vogliamo perdere questa occasione, e lo dico pubblicamente, in nome di queste 16 persone: vogliamo oggi, qualunque sia il risultato di questo processo, che certi problemi vengano per sempre risolti. Almeno questo l'avremo ottenuto. In futuro, ridiscuteremo in Corte d'Appello della responsabilità del Pacciani, cercheremo qualche altro imputato che magari fra dieci anni si ripresenterà alla nostra attenzione. Avremo risolto dei problemi, e non sarà poco.  
Presidente: Avvocato Santoni.  
A.S.F.: Concludo con le prove, Presidente. Credo che la nostra posizione così distinta, anche se, ripeto, molto apprezza quella del PM, deve aver finalmente un suo spazio. E quindi spiego le prove e le testimonianze che noi abbiamo chiesto, proprio per quel legame del 1968. La prima testimonianza che chiediamo è quella di Natalino Mele, perché sicuramente lui sa ed è in grado di dirci - il padre forse non è in grado di dirci e noi ne chiediamo la testimonianza – la verità su quei fatti. E che Dio lo illumini. So che quel ragazzo ha avuto moltissimi problemi, molte sofferenze: sarebbe ora che, diventato uomo, che ci dica la verità. Cosa che non ha mai fatto. Seguiranno poi la richiesta di Pietro Locci, Giovanni Locci, Salvatore Vinci, Pietro Mucciarini, Giovanni Mele e del dottor Antonio Manganelli, che a quei tempi seguiva le indagini. Così come di Angiolina Manni e delle figlie, Rosanna e Graziella, su quei fatti. Chiediamo poi la testimonianza di Maria Antonio Sperduto, sempre sulla personalità, su quei fatti che l'hanno vista legata al Pacciani. Poi vi sono particolari... una domanda un po' particolare, ma che vogliamo una risposta anche su questo. Abbiamo chiesto la testimonianza del dottor Mario Spezi, giornalista, e il dottor Vincenzo Tricomi, magistrato. Io mi ricordo, parlando col dottor Izzo che era allora Pubblico Ministero, di un famoso biglietto che riferiva dei fatti del 19... che diceva: "Andate a vedere" - nel 1982 - "il processo di Stefano Mele", con delle connotazioni molto strane e precise. Questo biglietto, questa lettera anonima non è mai stata trovata. Non è agli atti. Ma di quella presenza storica è fondamentale, non c'è bisogno che vi spieghi il perché. È evidente che se quel biglietto, se quella lettera era stata inviata, qualcuno già da allora voleva indirizzare per motivi particolari, riseguendo le logiche che vi ho spiegato del 1974 e del 1981... Presidente, ella sta forse cercando...  
Presidente: Avvocato, mi scusi eh? Prima che vada avanti, una precisazione: io sto leggendo la sua istanza...
A.S.F.: Sì, gliel'avevo preannunciato prima, Presidente.  
Presidente: Ma...  
A.S.F.: No, un momento. Preannunciato prima: noi abbiamo depositato l'11...  
Presidente: Aprile, infatti.  
A.S.F.: Aprile. 
Presidente: È quella che ho in mano io.  
A.S.F.: Ecco.  
Presidente: Una lista.  
A.S.F.: Dopo questo deposito abbiamo saputo fatti nuovi, per esempio, questa circostanza, e chiediamo ora, ai sensi della sentenza della Corte Costituzionale - recentissima, del '93 - che la Corte con una nuova produzione, che faremo ora, integri questa lista testi, laddove la Corte lo riterrà opportuno. Ma ne chiederemo anche altre cose ulteriori a questo. Logicamente la Corte, ai sensi di questa sentenza, è inutile che ve la ricordi, la conoscete benissimo questa sentenza della Corte Costituzionale del 20 marzo che ha ripreso giurisprudenza della Suprema Corte; non voglio entrare su questo punto, ma è fondamentale alcune prove. Questa per me è una prova che io sono venuto, mi sono ricordato, essere stata dibattuta soltanto a una trasmissione televisiva del 18 aprile, cioè il giorno prima del processo. Ero a Canale 10 con Mario Spezi, che l'ha ricordata. Mi sono ricordata di averla sentita anche dal Pubblico Ministero dottor Izzo, e allora ho formulato questo nuovo capitolo di prova. È una cosa che ho saputo sette giorni dopo il deposito rituale delle nostre istanze. Finite le testimonianze ecco le prove, che sono profondamente illuminanti, che abbiamo chiesto. La prima prova è una perizia, una consulenza merceologica sul blocco da disegno Brunner. Questa l'ho ampliata ulteriormente in questa nuova, spiegata meglio in questa nuova lista che sto a presentare, ed è tipica di questa contrapposizione tanto esaltata accusa-difesa. L'accusa, sul blocco da disegno, sul retro trova una sigla, e dice: voglio sapere, questa sigla, se proviene da una città tedesca. È stato abbondantemente analizzato questo, ma il block-notes, se voi lo vorrete vedere un momento, è caratteristico per altri fatti e non credo che l'accusa si opporrà a questa prova. Innanzitutto è in condizioni pietose, cioè è, definirlo un blocco è un eufemismo, è un accartoccìo di roba, tutto viola ai margini, ma questo deterioramento attacca il centro pagina. È una cosa che nessuno di noi raccatterebbe per terra. Domanda: come è, perché si è ridotto in questo stato, e dove? Cioè diciamo, lui dice: "l'ho preso in una discarica". Se è in una discarica, noi troveremo nell'analisi merceologica di queste pagine delle sostanze chimiche particolari che possono o non possono essere compatibili con una discarica. Dice: "Ho sentito dire dagli inquirenti che i ragazzi tedeschi chiedevano, tenevano il portasapone su questo block-notes". In questo caso vi sarebbero tracce di sapone dentro le pagine. Oppure si può essere deteriorato in altro modo. Basta fare l'analisi merceologica di queste pagine per sapere come mai si è ridotto in questo stato. Mi sembra che... Ecco l'importanza della parte civile, ecco la vostra importanza di supplire a delle manchevolezze che non sono... che non lo sapevano. Sono delle scelte precise, e quindi rispettabilissime - io penso al mio, gli altri pensino al loro - del Pubblico Ministero e della difesa di non portare avanti una certa analisi. Ma noi la chiediamo. Come, se voi leggerete nell'incidente probatorio effettuato, le discussioni, i chiarimenti dei periti, su una di queste pagine emerge: è stato scritto sulla prima pagina, sotto emergono ancora delle parole. Hanno detto i periti: "Queste frasi possono essere rilevate. Si può sapere cosa è stato scritto". Alla parte civile interessa moltissimo sapere cosa è stato scritto, cosa può emergere da queste parole che erano un foglio strappato. Inoltre, in questo block-notes vi è una parte scritta direttamente da Pacciani. Se voi lo guardate, anche persone non esperte di grafologia vedranno che sono stati usati inchiostri diversi. Il blocco dovrebbe essere un'unica espressione, però - cioè scritto nello stesso momento - però l'inchiostro è diverso. Lo vogliamo analizzare? Vogliamo farlo parlare finalmente, questo blocco, a 360 gradi, o no? O ci dobbiamo soltanto limitare alla sigla che è stata posta sul retro? Non so a chi verrà giovamento, se all'accusa, se alla difesa: sicuramente se ne avvantaggerà la verità. Dobbiamo sapere come mai questo blocco si è deteriorato. Lo possiamo sapere, sì. Io ho già chiesto a Modena, alla Facoltà di Medicina Legale, se è possibile e dice: è semplicissimo. Bene. Ci vogliono centri attrezzati, Firenze non credo che sia all'altezza. C'è Bologna, c'è Milano, c'è Modena. Modena è stata scelta dal Pubblico Ministero per questa serie, per tanti accertamenti. Può proseguire, è uno dei centri più attrezzati d'Europa, può seguire anche questa analisi che per noi è fondamentale. Cioè: questo blocco deve parlare. Così come devono parlare... Io, a questo punto uno potrebbe fare anche l'analisi del portasapone: sapere che tipo di sapone è rilevabile su questo portasapone. Laddove noi finalmente e sul block-notes ci fosse del sapone, potremmo subito fare un'equazione tra quel tipo di sapone del portasapone e quello che forse è sul block-notes. Non è una critica. Noi vogliamo, hanno diritto le parti di svolgere il processo come vogliono. Noi, credo, abbiamo altrettanto il dovere, siccome non sappiamo la verità, non siamo depositari di nessuna verità, vogliamo sapere che cosa realmente è ricavabile dagli atti processuali per poi utilizzarli in seguito. Si chiede inoltre, l'abbiamo già detto, una consulenza, ma una consulenza fatta dalla Corte, non di parte, sulla dinamica dei colpi tirati alla roulotte, al camper dei ragazzi tedeschi, e l'altezza di coloro… della persona che ha tirati questi colpi. Dice il P.M. : "noi siamo certi che è compatibile esattamente con quella del Pacciani". Mi sembra di ricordare che dalle perizie effettuate dai modenesi si parlava di un uomo alto 1 metro e 80. Io ora non so esattamente su quali fondamenti scientifici il P.M. basa le sue affermazioni, però chiedo che sia questa Corte d'Assise, pubblicamente, a fare una perizia. E noi sapremo finalmente una verità oggettiva e non di parte. Si è chiesto ancora - e non so, Presidente, ma questo era soltanto un errore, se l'ho messo nella precedente lista testi - che venga effettuata una consulenza tecnica sugli stracci reperiti nel garage di Pacciani per verificare se gli stessi sono merceologicamente uguali a quelli in cui era avvolta l'asta molla della Beretta inviata ai Carabinieri, e se gli stracci coincidono o meno tra loro. Cioè, il Pubblico Ministero ha detto: coincidono, sono gli stessi. Ma io non ho trovato nelle carte processuali, un fondamento scientifico. Anche questa analisi merceologica è molto semplice: gli stracci vengono, anche se sono sostanze ordinarie, vengono imbevuti, se il blocco è unico, delle stesse cose. Si può verificare mettendoli insieme, però deve verificare se sono stati strappati o meno, dico, dallo stesso blocco. Ma questo lavoro deve essere fatto dalla Corte d'Assise, deve essere fatto con incidente probatorio - e non era stato fatto. Oppure comunque, pubblicamente, oggettivamente con la presenza delle parti. Non si può dire: è cosi perché qualcuno ha avuto questa impressione. Noi vogliamo una verifica oggettiva. E anche su questo credo che il Pubblico Ministero non abbia alcuna obiezione. E poi ci ho un problema, un problema anche questo recente. Si chiede inoltre una consulenza tecnica tesa ad accertare le caratteristiche della saliva eventualmente impiegata sulla busta e sui francobolli della famosa lettera che, però, non è stata acquisita agli atti processuali. Ora vi è un'obiezione da parte di questa difesa: è vero che i biglietti anonimi non possono entrare nel processo, però non sono... Questa analisi sulla saliva è stata fatta per altre lettere, per esempio su quelle inviate da San Piero a Sieve alla dottoressa Della Monica: non c'era saliva. Ma sulle altre lettere - era stata chiusa con l'acqua -. È una cosa molto importante, tra l'altro; denota grande esperienza e grande cultura in chi le ha inviate. Nelle altre lettere però inviate al Pubblico Ministero, erano tutte invece chiuse con la saliva, guarda caso. Su queste sì, però su questa no. E noi... è vero che il biglietto è anonimo, non va acquisito; ma i dati del biglietto, se c'è la saliva - e questa è una firma - se è scritto in un certo modo - e questa è una firma - queste sono cose che vanno analizzate. Perché il biglietto, certamente, se uno non lo firma, rimane anonimo. Ma vi sono tanti altri modi di sapere se un biglietto è stato firmato: modi scientifici. Quindi noi chiediamo l'effettuazione di questa perizia. Si era già chiesta la completa trascrizione delle intercettazioni ambientali - non mi sto nemmeno a soffermare su questa e infine, l'acquisizione della sentenza istruttoria del dottor Rotella. La chiediamo e l'avevamo già chiesta, ex articolo 238 bis, e mi sembra che questa dovrebbe essere già stata acquisita, anche se non so se materialmente presente. Non faccio altro che ridarla, eventualmente ne avrete due copie. Ho concluso, quindi. Il Pubblico Ministero ha detto: proveremo questi fatti. Io chiedo che questo processo, Presidente, cosi importante per tante famiglie, così importante per l'opinione pubblica e direi così importante nella storia del crimine, sia un processo aperto. Cioè, mano a mano - e abbiamo una grande fiducia in questa Corte d'Assise – che verranno evidenziati dei problemi, che si apriranno delle falle nelle costruzioni logiche di accusa, difesa, parte civile o dei testi, ecco, suppliamo con nuove indagini. Eravamo d'accordo col Pubblico Ministero e penso che la difesa non abbia obiezioni, che queste perizie richieste dalla parte civile possono essere sviluppate senza fermare il processo; si può continuare a sentire i testimoni mentre i periti lavorano, eventualmente in date e momenti in cui i difensori possono partecipare, se vogliono. È vero che questo processo deve essere veloce, ma deve essere anche esaustivo, Presidente. Dobbiamo anche togliere qualsiasi tipo di dubbio. E oggi, in questo momento, è il desiderio e la volontà precipua di questa parte civile. Io vi ringrazio per l'ascolto, e deposito sia le nuove richieste riordinate direi - e ricordiamoci che voi avete questo potere integrativo che è molto importante - unitamente alla sentenza del Tribunale di Firenze, del Giudice Istruttore: la numero 357/81.  
Presidente: Lei poi farà vedere copia delle nuove richieste alle altre parti, ovviamente. 
P.M.: Grazie, io non le ho, Presidente.

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