lunedì 23 aprile 2012

Mauro Maurri - Deposizione del 27 aprile 1994 - Prima parte

  

Il professor Mauro Maurri fu ascoltato il 27 aprile 1994 nel processo a Pietro Pacciani. Quelle che seguono sono le sue dichiarazioni.

Il testo che segue contiene dettagli espliciti e raccapriccianti. Se ne sconsiglia la lettura a persone sensibili ed impressionabili.

Presidente: Bene. Chi facciamo entrare ora?  

P.M.: Il professor Maurri.  
Presidente: Il professor Maurri.Si accomodi, Professore. Anche oggi è insieme a noi.  
P.M.: Il Professore sarà chiamato più giorni, tanto lui lo sa, dipende da quanto se ne è occupato. Non possiamo fare a meno di lui.  
Presidente: Allora, si accomodi, Professore.
M.M.: Se è possibile non domani.  
P.M.: Poi vediamo, Professore.  
M.M.: Mi darò latitante.
P.M.: La Corte penso non sia di questo avviso, che ha bisogno di lei anche domani. Il P.M. di certo. 
A.B.: Tutti i giorni abbiamo bisogno di lei professore! 
P.M.: Be', vediamo, vediamo.  
Presidente: Bene, Professore. Sentiamo le domande del Pubblico Ministero. Prego.  
P.M.: Le domande sono grossomodo quelle di ieri, su un caso diverso, Professore. Noi abbiamo una serie veramente abbondante di foto fatte in occasione dell'autopsia dei cadaveri di Foggi Giovanni e De Nuccio Carmela. Abbiamo un lungo elaborato che lei ha fatto insieme a dei suoi colleghi e vogliamo qua cercare di vedere con lei quali sono i colpi di arma bianca, quali sono i colpi di arma da fuoco, quali quelli mortali, quali quelli non mortali. Lei ha un ricordo, perché lo ha riguardato, di questo caso?  
M.M.: Sissignore, l'ho riguardato recentemente.  
P.M.: Ecco. Allora, prima di arrivare alle foto che sono chiarissime, le faranno venire in mente quel che eventualmente le manca. Vogliamo vedere di sintetizzare un attimo quali furono questi colpi? Cominciando dall'uomo. Come abbiamo fatto ieri. Il Foggi Giovanni.  
M.M.: Sì. Dunque, sul cadavere dell'uomo c'erano, anche in questo caso, ferite da arma bianca e ferite da arma da fuoco a proiettile unico. Le ferite di arma da fuoco erano fondamentalmente tre: due alla regione cranica e una alla regione del torace.  
P.M.: Quindi, due alla regione cranica e una del torace.  
M.M.: Sì.  
P.M.: Vogliamo vedere un attimo se riusciamo a capire traiettoria, provenienza, cioè direzione, e se fu possibile per voi dargli una successione e quale era mortale. Se ce ne sono state...  
M.M.: Sì, per i tre colpi di arma da fuoco direi che il foro d'ingresso era per tutti e tre sulla sinistra del cadavere, con direzione da sinistra a destra. Con obliquità più o meno marcata. Dei due cranici, dei due colpi cranici, uno non è penetrato, non ha superato il tavolato cranico ed è scivolato un pochino verso il basso, verso la colonna vertebrale. L'altro invece è penetrato nel cranio e ha determinato comprensibilmente uno sfacelo notevolissimo dell'encefalo. 
P.M.: Sicuramente mortale.  
M.M.: Sicuramente mortale. Mentre il primo no. Il primo non in ordine cronologico. Diciamo... 
P.M.: Il primo, il numero uno. 
M.M.: Uno dei due non mortale, l'altro sicuramente mortale. Quello al torace, penetrato anche questo da sinistra lievemente verso destra sul cadavere, sempre.  
P.M.: Sempre...  
M.M.: E dall'alto, un pochino dall'alto verso il basso, ha preso il cuore, e quindi mortale sicuramente. 
P.M.: Quindi tre colpi di arma da fuoco.  
M.M.: Sissignore.  
P.M.: Tutti nella regione alta del corpo. Però ci sono... tutti da sinistra.  
M.M.: Tutti da sinistra.  
P.M.: Uno meno violento, da quel che sembra.  
M.M.: Meno penetrante, meno lesivo.  
P.M.: Può essere, come ci ha ipotizzato il dottor Castiglione, esperto balistico, che sia stato un po' fermato dal finestrino rotto? Questa possibilità, questa ipotesi, l'avete fatta?  
M.M.: A me sembra una ipotesi sostenibile, perché altre ipotesi... un'altra ipotesi che si potrebbe fare, ma non so se possa essere suffragata con uguale validità...  
P.M.: Questa è più che sostenibile.  
M.M.: Sì, questa è più che sostenibile. 
 P.M.: Poi ci ha detto che ci sono, e poi vediamo le foto, due colpi, due segni di arma bianca. Due, o più? Lo ricorda? Allora, diciamo dei colpi...  
M.M.: Tre. Tre...  
P.M.: Ho sbagliato io. Tre colpi. Ce li vuole descrivere un attimo?
M.M.: Sì, due sono alla regione del collo, ravvicinate fra loro e per quanto mi ricordo anche in direzione parallela. La terza, se non mi ricordo male, anche questa è al torace. 
P.M.: Quindi, tutta questa serie di colpi, tre e tre, tre d'arma da fuoco e tre bianca, sono tutte nella parte superiore del...  
M.M.: Sì, quelle al torace, a sinistra. Le due al collo avevano scarsa capacità di penetrazione. Erano, direi, più vistose dal punto di vista della superficialità. Quella al torace, invece, anche questa è penetrata. Però, essendo a direzione fortemente obliqua, dall'alto verso il basso, dal torace, attraversando il diaframma, sempre a sinistra, è andata a finire nell'addome e ha colpito la milza.  
P.M.: Senta, è possibile stabilire cronologicamente qualcosa fra colpi di arma da fuoco e colpi di arma bianca, o non si può dire niente?  
M.M.: Credo di sì. Perché...  
P.M.: Se crede di sì ce lo può anche spiegare, perché ieri lei con noi è stato chiarissimo, almeno col P.M. e apprezziamo questo suo modo per farsi capire. Almeno il P.M. lo apprezza.  
M.M.: Direi che i tre colpi d'arma da fuoco sono tutti e tre sicuramente mortali. Quindi sparati quando la persona era ancora viva. Presumibilmente, visto che almeno due su tre erano mortali, a brevissima distanza di tempo l'uno dall'altro. Per i tre colpi d'arma bianca invece non posso dire lo stesso. Si notò, a suo tempo, che quelli del collo avevano ancora un certo residuo di vitalità, di sangue circolante. Quello più in basso, che era anche quello più grave, quello verso la milza, tanto per intendersi, invece di circolazione residua ne aveva ben poco. Per cui si dedusse che i primi due potevano essere stati inferti "in limine vitae", nel momento in cui la persona non è ancora…  
P.M.: Molto probabilmente dopo i colpi di arma da fuoco…  
M.M.: Di sicuro.  
P.M.: Sicuramente.  
M.M.: Sicuramente dopo i colpi di arma da fuoco e dei tre colpi di arma bianca l’ultimo, con ogni verosimiglianza, è stato quello della milza.  
P.M.: Molto meno probabile che fosse in vita.  
M.M.: Si. Morto da pochissimo ma morto. Circolazione ormai esaurita.  
P.M.: Oh, perfetto, era questa… Quindi si capisce noi, come grosso modo ci spiego lei ieri, l’arma usata sicuramente dopo l’arma da fuoco… non sappiamo il motivo, al momento non ci interessa. È un dato di fatto che sia ieri per la donna, sia oggi per l’uomo, l’arma bianca è successiva con probabilità, oggi, che sia dopo la morte.  
M.M.: Sissignore.  
P.M.: Vogliamo vedere le foto dell’uomo? Cortesemente. Verifichiamo quello che ci ha detto che mi sembra, con le foto, corrisponde pienamente.  
Presidente: Al solito non fotografiamo né inquadriamo i corpi.  
P.M.: Possiamo andare direttamente alla parte superiore del corpo... no, no, scusi, rimaniamo su quella foto. Dicevo alla parte superiore del... ecco, perché è lì che ci ha detto, oltre quello all'addome... Vogliamo vedere se li riconosciamo quei colpi che ci ha descritto? Se è possibile, eh, sennò andiamo avanti. Ecco. 
M.M.: Quello che era stato segnalato ora, quello sotto la clavicola accanto, tanto per intendersi, con un aspetto tipicamente a occhiello, quello è un colpo d'arma bianca. 
P.M.: Di arma?  
M.M.: Bianca. Colpo di arma bianca.  
P.M.: E' l'ultimo.  
M.M.: Sì, con penetrazione dell'arma in quel...  
P.M.: Quello che quasi come ci descriveva lei "post mortem", ma insomma, siamo lì. 
M.M.: Sì, sì.  
P.M.: Bene.  
M.M.: Colorito giallastro dei tessuti sottocutanei, con scarsissimo o in pratica nulla infiltrazioni di sangue.
P.M.: Perfetto. Abbiamo la dimostrazione di quello che ci ha detto. Vediamo quelli del collo, sempre di arma bianca.  
M.M.: Qui si vedono un po' peggio. In questa fotografia...  
P.M.: Va bene, andiamo avanti. Quelli... chiedo scusa. Ecco, andiamo avanti. Quelli di arma da fuoco non si vedono, qua, no? Si vedono male. Andiamo avanti.  
M.M.: Qui non li vedo quelli di arma da fuoco.  
P.M.: La foto a sinistra. No, l'altra, cortesemente. Bene. Leggiamo un attimo. E' la foto numero 2 comunque.  
M.M.: Ecco, lì si vedono un po' meglio i due colpi di arma bianca al collo.  
P.M.: Li vogliamo vedere. Sono molto più ferite infiltrate, come...  
M.M.: Vede, quella sulla destra della foto è un pochino arrossata. L'altra lo è meno. Per cui è da presumere che quella prima, ancora un pochino rossa, sia stata inferta quando un residuo di circolazione sanguigna c'era.  
P.M.: Un residuo però anche subito "post mortem", o residuo... Non lo sa.  
M.M.: Dottor Canessa, è difficile dirlo, perché...  
P.M.: No, no, io non glielo voglio far dire, Professore, voglio solo chiarire il concetto.  
M.M.: Sì. Se è "post mortem" è immediatamente "post mortem". Noi scrivemmo nella relazione "in limine vitae".  
P.M.: Bene, bene.  
M.M.: In quella terra di nessuno, diciamo, nel tempo di nessuno.  
P.M.: La sinistra invece...  
M.M.: A sinistra è già un pochino più chiara, e sono però tutt'e due un po' più scure della terza che si vede in basso.  
P.M.: Perfetto. Abbiamo... almeno il P.M. ha capito benissimo. Vediamo se troviamo quelle di arma da fuoco, se qui si vedono.  
M.M.: Qui mi sembra si veda poco. 
P.M.: Si vede poco. Andiamo avanti.  
M.M.: Non so se è quella lì che ha segnalato ora. 
 P.M.: Andiamo avanti, Professore, andiamo avanti.  
Presidente: Vogliamo dire intanto che foto era questa? 
P.M.: Sì, era la numero... chiedo scusa, la numero 30.  
Presidente: Numero 30. Bene.  
P.M.: Andiamo alla 31. Foto 31. Qui mi sembra, Professore, che ci siamo spostati sempre al cranio.
M.M.: Qui siamo al cranio in regione occipitale, direi a sinistra della linea mediana, e le due dita divaricano un po' i capelli, e si vede non molto bene, ma insomma si vede... 
P.M.: No, direi abbastanza chiaramente.  
M.M.: Ecco. Questa soluzione di continuo rotondeggiante a margine un pochino sfrangiati, che è sicuramente un foro d'ingresso di un proiettile d'arma da fuoco a proiettili unici.  
P.M.: Bene. Vogliamo andare avanti con la 32?  
M.M.: Ecco. Qui sono stati rasati i capelli, e direi che è la stessa ferita vista nella foto precedente. La rasatura naturalmente è fatta da noi per evidenziare la localizzazione dei caratteri morfologici...  
P.M.: Circa la vicinanza dell'arma, o meno, cioè, quei discorsi che ci faceva ieri sull'affumicatura, tenendo presente che abbiamo capito che ci sono i capelli, e quindi è più difficile, si può dire qualcosa sulla distanza, o è anche questa terra in cui è bene non addentrarsi perché non abbiamo certezze?  
M.M.: Direi che la ferita, così considerata al centro di quest'area di rasatura, non presenta segni né di affumicature né di tatuaggio per cui dovrebbe essere stata esplosa da oltre i trenta centimetri. Però, non vorrei ma mi sembra di no, per quanto mi ricordo. Non vorrei che ci fosse stato eventuali depositi di queste polveri sui capelli, ma non le abbiamo descritte, per quanto mi ricordo, quindi non credo che ci siano state.
P.M.: Vogliamo andare alla foto successiva? Dell'uomo non ci sono altre foto... Sicuro che non c’è un altro fascicolo? Scusi eh! Andiamo alla donna, non c'è problema, mi sembrava ci fossero altre foto dell'uomo. C'è un secondo fascicolo, perché mi sembra che i colpi sono altri, quindi ci dovrebbe essere...  
M.M.: Ci dovrebbe essere quella del torace, almeno.  
A.B.: Io la vorrei poi rivedere questa foto…  
P.M.: Sì, sì.  
A.B.: Questa qua con…  
P.M.: Bene, allora passiamo al fascicolo...  
A.B.: Che numero è questa? Mi scusi.  
P.M.: Quella di cui parlavamo era la 32  
A.B.: No questa qua. La 33 voglio.  
P.M.: Scusi, la 32 è l'uomo.  
A.B.: No, io voglio la donna, 33.  
P.M.: Aspetti, la donna non l'abbiamo ancora cominciata. Scusi, non ci siamo fatti nemmeno dire quali colpi aveva la donna.  
A.B.: Ho sbagliato. 
P.M.: La vogliamo spengere questa, scusi, eh? Professore, ci siamo fermati qui. I colpi lei ce li aveva descritti a voce, quelli dell'arma bianca li abbiamo visti, quelli dell'arma da fuoco sulle foto ne abbiamo trovati uno solo. Per ora ci fermiamo qua se non ne troviamo altri. Passiamo alla descrizione dei colpi sulla donna e di quello che lei ha rinvenuto come tracce...  
M.M.: Sì, allora, la donna aveva fondamentalmente cinque ferite d'arma da fuoco. Una di queste era una ferita a livello del mento a semicanale, tangenziale. 
P.M.: Stiamo parlando di quelle di arma...?  
M.M.: Arma da fuoco.  
P.M.: Benissimo, sì, sì, quello volevo.  
M.M.: Una, ripeto, era al mento, era una ferita tangenziale, quasi di striscio. Poi ce n'erano due, una per ciascuno degli arti superiori. Queste degli arti superiori, tutt'e due caratterizzate da un foro d'ingresso e un foro di uscita.  
P.M.: Agli arti?  
M.M.: Agli arti superiori.  
P.M.: Uno a sinistra e uno a destra.  
M.M.: Uno a sinistra e uno a destra. Se non mi ricordo male, tutti e due all'altezza degli avambracci.  
P.M.: Sia a sinistra che a destra, avambracci. 
M.M.: Sì. Una delle due entrava, non mi ricordo se la destra o la sinistra, ma comunque una delle due, diciamo che penetrava dalla faccia dorsale e usciva da quella ventrale. L'altra l'opposto. Però non mi ricordo quale delle due fosse a destra, quale a sinistra, ma è scritto.  
P.M.: Poi le vediamo, queste foto le abbiamo.  
M.M.: Quindi queste sono le tre ferite d'arma da fuoco. Poi ce n'era un'altra a livello, diciamo, cranio-cervicale che penetrava nell'interno del corpo, arrivava alla colonna vertebrale e ha leso in parte anche il midollo dell'interno della colonna vertebrale. Questa era la quarta. Ce n'era una quinta, anche questa mi sembra a livello toracico.
P.M.: Di arma da fuoco?
M.M.: Arma da fuoco. anche questa con lesione del cuore. 
P.M.: Quindi cinque?  
M.M.: Cinque.  
P.M.: Poi le vediamo nelle foto. Quindi da come ce le ha descritte lei come posizione è anche possibile vedere quali sono quelle mortali e quali no? Le due alle braccia le escludiamo da soli. 
M.M.: Escludiamo le due alle braccia e invece prendiamo in considerazione quella cranica - perché ripeto arriva al midollo e quindi lede il midollo e quindi anche se non direttamente mortale è tuttavia di gravissime entità tale da produrre una paralisi immediata degli arti - e poi quella penetrante al livello del torace con interessamento del cuore, anche questa mortale. Quindi anche in questo caso direi due ferite mortali; anche in questo caso una a livello cranico, cranico-cervicale e l'altra a livello toracico.  
P.M.: Ecco, al di là di quella che è l'escissione, di cui parliamo a parte, alla donna, la donna presenta lesioni oltre quelle d'arma da fuoco, in altre parti del corpo, con arma bianca? Se lo ricorda? Cioè dobbiamo cominciare a vedere quando, come e in che situazione fu fatta l'escissione.
M.M.: Senta, per quanto mi ricordo, non mi sembra che ci siano altre lesioni d'arma bianca, però non sono matematicamente sicuro.  
P.M.: Ora le vediamo. Vediamo se nel suo ricordo invece c'è una possibilità di dire oggettivamente che l'escissione, in quale momento fu fatta, cioè "post mortem".  
M.M.: Questa è stata fatta sicuramente "post mortem"; se non altro perché è un'escissione estremamente ampia di tessuti molto ricchi di vene e di arterie quindi molto ricchi di sangue che in pratica non hanno sanguinato.  
P.M.: Oh, quindi l'escissione è fatta...  
M.M.: ... sicuramente mortale. 
P.M.: Ecco, quindi quando qualcuno anche in quest'aula ha detto che l'autore era tutto imbrattato quando faceva l'escissioni, contrasta un attimo questa sua affermazione.  
M.M.: No, può darsi in realtà si fosse imbrattato, non tanto per uno spruzzo di sangue derivante da qualche vaso leso, ma per contatto degli indumenti delle mani con la zone che bene o male un po' di sangue ce l'aveva, intendiamoci. Quindi non escluderei un imbrattamento, però da contatto, non da getto attivo di sangue. 

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