mercoledì 29 febbraio 2012

Parere informale sul quadro 'Sogno di fatascienza'

L'allora Direttore dell'istituto di medicina legale dell'Università di Modena, Francesco De Fazio, il 21 gennaio 1991, inviò al dottor Ruggero Perugini della Questura di Firenze, le considerazioni che seguono in merito al quadro "Sogno di fatascienza", prelevato, in sede di perquisizione, dall'abitazione di Pietro Pacciani sita in Mercatale in Via Sonnino 30.

"Il quadro è stato esaminato con l'assistenza tecnica del Prof. Vittorino Andreoli, Primario, Psichiatra, il quale da molti anni si interessa, con riconosciuta qualificazione culturale e competenza del significato del linguaggio grafico e dell'espressività pittorica dei malati di mente. Occorre premettere i limiti di una indagine condotta in tempi molto brevi, al di fuori di una conoscenza diretta del soggetto e limitata alla osservazione di una sola opera, posto che un giudizio “diagnostico” può fondarsi soltanto sulla considerazione di una produzione estesa nel tempo. Solo uno studio orizzontale della attività grafica può evidenziare infatti le fasi di un processo psichico, permettendo di ricollegare ad una “storia” che la giustifichi un elemento di realtà continuativamente iterato; esso permette di recuperare un elemento del tutto irreale, da insignificante a significante e di trovare delle connessioni che contribuiscono ad integrare una visione che all'apparenza risulta disintegrata. La chiave per una possibile interpretazione della singola opera, discende in tal modo da una analisi ad un tempo sincronica e diacronica (cfr. Andreoli, Il linguaggio grafico della follia, Masson, 1982).
Fatte queste indispensabili premesse, che danno alle successive osservazioni il significato di ipotesi, ovviamente tutte da verificare, si sottolinea, conformemente al parere che mi è stato illustrato dal Prof. Andreoli, come nel quadro l'elemento che colpisce con maggior forza sia quello della violenza, espressa sia dai temi (il toro, il cappello nazista, le armi, la morte, ecc.) sia dal colore in prevalenza di giallo e rosso, il primo simbolico di violenza, il secondo di violenza agita o esperita. Questa violenza “inaudita” sembra trovare espressione soprattutto nella sessualità: si rinvengono infatti rappresentazioni falliche molto realistiche (la mano nel quadrante sup. dx) che danno la possibilità di interpretare in tal senso anche quelle simboliche (le corna, la freccia, l'arma, la sega, il serpente). Il serpente, come simbolo maschile, la cui lingua si scatena su una sessualità ermafrodita, il toro con sesso femminile, e poi direttamente ricollegato alla morte (il teschio con la mandibola): sta cioè ad indicare una sessualità che uccide, sadica e violenta. Quanto alla aggressività, si tratta di una aggressività sessuale agita, e non solo pensata: lo si vede nella tratteggiatura/scia, a partenza dalla spada e poi dalla mano, indicativa di movimento. L'interazione di questo doppio tratteggio/scia potrebbe avere il significato di una identità sul piano simbolico: per la figura maschile sadico-aggressiva (“il militare”); infilzare colla spada o compiere l'atto sessuale assume identico significato; si tratta cioè di una rappresentazione fallica interata che produce effetti di morte, confermando la presenza di una sessualità che uccide (commistione tra sessualità e violenza, il piacere agito attraverso la violenza). Un altro tema caratteristico e ricorrente del quadro è quello della morte: simbolizzata dalle mummie, ma anche da altri disegni, quali le stelle e le croci: la stella richiama infatti, sul piano simbolico, la svastica, ed ha lo stesso significato della croce; ha anche uno dei buchi di fuga ha la forma di una croce. La morte sembra essere così la conclusione di una sessualità violenta, distruttiva ed elimina l'attrice (cfr. il gabinetto). Il quadro propone inoltre altri elementi di indubbio interesse, ma che appare difficile analizzare ad una lettura superficiale.
1 -L’aspetto confusi vo fra la sessualità maschile e femminile.
2 -Le scarpe con i lacci enormi e lo stivale con lo sperone, elementi tutti che rimandano alla letteratura sadomasochista ed in parte a quella feticistica (cfr.le scarpe)
3 -I buchi che potrebbero rimandare anche ad aspetti voyeristici
4 -L’aspetto contaminato della figura centrale - ad un tempo maschio, femmina ed animale - che potrebbe rimandare a pratiche perverse su animali
5 -Infine l'elemento interattivo (sei petali, sei stelle) che introduce un elemento di sacralità rituale (sacrificale?)
Quanto alle ipotesi diagnostiche, il quadro potrebbe suggerire la presenza di una paranoia. Si tratta di una patologia mentale, caratterizzata da un delirio alla lenta evoluzione, credente e fanatico, che si sviluppa su una personalità ego centrica, diffidente, permalosa, scarsamente socievole; l'intelligenza non è messa in gioco, ma viene anzi utilizzata al servizio del delirio, ed eventualmente alla sua dissimulazione e alla difesa. Ciò che fa pensare alla paranoia è la prospettiva rigorosamente centrica, l'utilizzazione di un simbolismo conscio e coerente, una scelta motivata degli elementi vi, dei segni e finanche del colore, tutti strumentalizzati in funzione di un messaggio e della propria visione del mondo. Ai fini di un ulteriore approfondimento del caso potrebbe essere opportuno, ove ne sussista l'interesse, reperire eventuale precedente o successiva, rispetto al quadro esaminato, produzione grafica o pittorica dell'autore del quadro. Si potrebbe anche cercare di stimolare il soggetto senza che assuma consapevolezza ai fini di una produzione grafica e pittorica, mettendogli a disposizione nell'ambiente in cui vive (carcere) i mezzi per dipingere, ovvero favorendo nell'ambiente le occasioni per tale produzione, ad es. suggerendo e promuovendo la produzione pittorica del detenuto a fine di “mostre” all'interno dell'istituto penitenziario. In assenza dell'agibilità dello strumento peritale, il soggetto potrebbe essere sottoposto ad osservazione (ed a test psicodiagnostici) da parte degli esperti ex art 81 della legge di riforma penitenziaria, e se del caso, sottoposto ad osservazione dal consulente psichiatrico dell'istituto. In rapporto a queste ultime ipotesi, che si articolerebbero in attività istituzionalmente lecite, dirette all'osservazione della personalità, e del tutto svincolate dal riferimento alla produzione pittorica, resto a disposizione per una eventuale messa a punto degli interventi."
Rif.1 - Diario di una difesa ovvero l'innocenza del mostro

martedì 28 febbraio 2012

Nino Filastò - Intervista su L'Indipendente - 27 aprile 1994

Il giornalista Federico Fubi nell'aprile del 1994 raccolse l'intervista che segue.

Nino Filastò: Gli assassini sono due. Il contadino non c'entra. L'impressione almeno è questa. Nell'inchiesta, mi sembra che ci siano lacune notevoli. Per dimostrare che Pacciani è un deviato, si esibisce un disegno non suo. E poi non si può prescindere dalle circostanze in cui gli indizi sono stati acquisiti. Insomma, rischiamo di trovarci quest'estate con Pacciani condannato e un nuovo delitto del maniaco da dover spiegare. C'è un delitto a Lucca nell’84 con modalità molto simili a quello delle ‘68, anche se la pistola è un'altra. Con la sua ostinazione a non voler mettere di essere un guardone, Pacciani si tirerà la zappa sui piedi. Ma il maniaco, uno dei maniaci (probabilmente sono almeno due), è un uomo che ha da sempre informazioni di prima mano sulle indagini.
Andiamo con ordine, avvocato. Pacciani innocente, e gli indizi?
Debolissimi. Intanto le perquisizioni sono sempre avvenute grazie a segnalazioni anonime. C'è dunque chi lo vuole incastrare. Non si dimentichi l'episodio dell'asta guidamolla: arrivò ai carabinieri avvolta in uno straccio, un cui lembo fu trovato in casa di Pacciani in seguito a una segnalazione. Curioso, no? Ma nemmeno il blocco da disegno convince. Il delitto è dell'85, e Pacciani su quel blocco aveva segnato una data dell'81, per ricordarsi il giorno in cui doveva sbrigare una pratica. Si dirà che lo ha fatto per confondere le acque. Ma in tal caso, avrebbe buttato via tutto. Ed il blocco è di un tipo che si trova in qualunque cartoleria, non solo quella della vittima in Germania. Per non parlare del portasapone, che Pacciani avrebbe fabbricato in carcere.
E il proiettile della Beretta nel suo orto?
Trovato anche quello in un luogo - il foro in parte coperto di un paletto di cemento da vite - in cui è difficile pensare che possa essere finito da solo. Nè sarebbe la prima volta che il maniaco semina proiettili. Quando si sospettava di un chirurgo, ne lasciò nel parcheggio di un ospedale. Ma vorrei far notare soprattutto una cosa: l'anonimo del ’92 che lo accusa, gronda di inautenticità. Finte espressioni popolaresche, finti errori di ortografia.
Lei ha parlato anche di più colpevoli, uno dei quali dispone di canali negli ambienti investigativi...
Che i responsabili di una parte dei delitti commessi con quella Beretta siano almeno due è ragionevole pensarlo. Susanna Cambi e Stefano Baldi furono uccisi in macchina e portati ad alcuni metri di distanza; eppure i segni di trascinamento sono limitatissimi e fanno pensare a un arto caduto mentre le persone vengono sollevate da terra per essere portata di peso. È ovvio che una persona sola di avrebbe trascinati in terra, due persone insieme invece tendono a sollevare un peso. La pratica di spostare le vittime, poi, mi ricorda l'omicidio di quest'estate di uno dei vecchi sospettati, Francesco  Vinci. E se avesse saputo qualcosa?
Ma perché il maniaco sarebbe vicino alla polizia?
Lo dice lui stesso, in una lettera anonima dell'85: “Sono molto vicino a voi”. Non solo. Il delitto dell'85 è rivelatore: perché uccidere proprio due francesi e poi nasconderne i cadaveri? All'epoca c'era un piano di setacciamento della zona subito dopo un'eventuale delitto. E il maniaco colpisce proprio due turisti, la cui assenza sarebbe stata segnalata più tardi perché non dovevano fare ritorno a casa poi li nasconde per guadagnare tempo, e disinnescare il piano ma mi chiedo: come altrimenti poteva conoscerlo?
Rif.1 - L'indipendente - 27 aprile 1994

lunedì 27 febbraio 2012

Olinto Dell'Amico - Deposizione del 22 aprile 1994 - Quarta parte

Segue dalla terza parte.

Presidente: Bene, allora avvocato Santoni, lei aveva giusto una domanda relativamente…
A.B.: Aspetti… Colonnello la prego.
Presidente: Colonnello, prego.
A.S.F.: Colonnello.
A.B.: Ci siamo anche noi.
Presidente: Ci sono le parti civili e poi… Prego. Allora avvocato Santoni Franchetti.
A.S.F.: Avvocato Santoni Franchetti.
Presidente: Prego.
A.S.F.: Il Mele, al momento in cui vi dava – era accanto alla macchina - vi dette dei ragguagli su una scarpa che era del Lo Bianco, che era sotto un seggiolino? Ve la indicò lui?
Presidente: Lo ricorda?
O.D.M.: Mah, mi sembra di ricordare che il Mele disse che la gamba del Lo Bianco stava sotto le gambe della donna, della moglie…
A.S.F.: Esatto.
O.D.M.: Stava messa di traverso.
A.S.F.: Quindi non si ricorda del dettaglio che la scarpa si era sfilata dal piede ed era sotto… che lui dette immediatamente prima di fare la ricostruzione…
O.D.M.: Ricordo adesso che… fra l'altro che… quando dissero che quando avevano aperto lo sportello era caduta una scarpa, dissero i militari di Signa.
A.S.F.: La ringrazio Colonnello. È proprio partendo da questa domanda che io chiedevo un momento di rivedere la fotografia del Lo Bianco perché questa difesa non ha capito una circostanza.
Presidente: Ecco, ci vuol dire esattamente quale fotografia avvocato?
A.S.F.: Quella del Lo… che mostra il sign… il Lo Bianco seduto sul seggiolino anteriore destro.
Presidente: Vogliamo riprendere questa foto per piacere? La indichi lei avvocato per piacere.
A.S.F.: Esattamente questa. Sì.
Presidente: Ecco. Al solito prego di non fotografare e di riprendere questa foto. Le altre potete farlo tranquillamente ma le foto dei corpi no. È questa avvocato?
A.S.F.: Si, era semplicemente perché prima si vedeva male, perché nel rapporto Matassino si legge. “Il sedile anteriore destro è ribaltato” esattamente è ribaltato e lui è in posizione supina. Prima non l'avevo visto il seggiolino così ribaltato, volevo una conferma della posizione, presidente. Nient'altro, èc hiarissima.
Presidente: L’ha avuta?
A.S.F.: La ringrazio, non ho domande… ah, una sola domanda ma mi sembra sia già stata fatta, quando ha detto il Mele degli otto colpi sparati. Se l’ha detto in quel momento… ma la domanda è già stata fatta, il teste ha già risposto.
O.D.M.: Ricordo che fu… che parlò di aver sparato in successione rapida, mi sembra che addirittura parlò di 7/8 colpi insomma, ecco…
A.S.F.: Allora se lo ricorda.
O.D.M.: Come?
A.S.F.: Se lo ricorda allora?
O.D.M.: Non sono sicuro però… dove fu detto se...
A.S.F.: Perché contesto che dal rapporto Matassino…
P.M.: No, mi scusi, il rapporto non si può contestare.
A.S.F.: Giustamente. Comunque mi basta la sua risposta Colonnello.
Presidente: Va bene così?
A.S.F. (Fuori micrifono): Non se ne ricorda.
Presidente: Avvocati di parte civile, altri che vogliono porre domande al teste? Prego avvocato Bevacqua.
A.B.: Grazie signor presidente. Senza Colonnello, lei ha partecipato a tutte le indagini che sono state svolte in quell'occasione? Insieme anche al Maresciallo Ferrero.
O.D.M.: ...
A.B.: È una domanda non è …
O.D.M.: Tutte... a tutte le perquisizioni non presi parte, molti altri non presi parte.
A.B.: Ecco, quindi partecipò anche il maresciallo Ferrero, essendo lei l'ufficiale superiore in grado, ogni qual volta espletava una qualche attività o la chiamava o comunque la informava di quello che veniva ad accadere, volta, volta. Le domando…
O.D.M.: Informava noi.
A.B.: È una prassi.
O.D.M.: Informava praticamente… fra l'altro informava il magistrato che era presente, in quel periodo lì che stava lì, del resto, delle perquisizioni…
A.B.: Lei fu sentito dalla corte di assise e disse: “Sul posto - continuo la frase del pubblico ministero - l'imputato ricostruì fedelmente i momenti da lui compiuti quella notte, così come riportato nel verbale al quale mi riferisco.” Cioè l'imputato, da quello che risulterebbe dalla sua dichiarazione resa alla corte di assise di Firenze, avrebbe subito dopo detto a lei come si era mosso, che cosa aveva fatto…
O.D.M.: Sì, sì disse anche che aveva buttato la pistola nel fosso, nel Vingone, ma la pistola lì non l'aveva buttata. Non la trovammo la pistola. Lui disse che… questo è un argomento sul quale tornammo diverse volte anche in sede di interrogatorio, non so se fu consacrato a verbale o meno, ma se ne parlò parecchie volte perché il ritrovamento dell'arma era indispensabile, era essenziale, perché altrimenti sennò si... e quindi...
Presidente: Bisogna che lei tenga il microfono leggermente più lontano.
O.D.M.: Si, grazie. Quindi lui dette queste indicazioni sull'arma, noi facemmo... ricordo che questo... lo ricordo perché parlai io col genio civile… adesso non ricordo chi era l'ingegnere... facemmo chiudere le saracinesche del Vingone per evitare ulteriore afflusso di acqua, per poter quindi... si abbassò il livello dell'acqua, vennero i vigili del fuoco con gli stivaloni, tagliarono... ricordo che tagliarono l'erba...
A.B.: Insomma, non fu trovata.
O.D.M.: Mandarono... facemmo venire carabinieri della compagnia della brigata Friuli con i metal detector, il cerca-mine, insomma si cercò... questa pistola non c'era perché allarghiamo anche il raggio delle ricerche ben oltre il punto indicato dal coso... quindi per un fronte di lunghezza 100 m e larghezza... insomma la pistola si è cercata prima, prima ancora che lui dicesse di averla buttata lì, nel fosso, nel Vingone insomma. Quindi insomma...
A.B.: Si, si ma purtroppo la pistola voi... non fu trovata e chissà se mai si troverà. Il problema è questo... La domanda che le volevo porre era ancora questa: lei fu presente quando Mele dichiarò di avere - quindi quando confessò il delitto e comunque disse - che con lui vi era anche un'altra persona?
O.D.M.: Mah, il Mele cominciò a fare nomi, non so, diverse persone, non ricordo tutti gli amanti della moglie, insomma i Vinci, Salvatore, Francesco, Giovanni, Cannizza… insomma fu una cosa, insomma...
A.B.: Ecco gli fu contestato al Mele, chiedo scusa, che lui aveva in qualche modo premeditato il delitto perché aveva minacciato prima la moglie?
O.D.M.: ...
A.B.: Cioè c'era stato qualcuno che aveva detto che il Mele aveva minacciato la moglie...
P.M.: Scusi, da quale atto lo riprendiamo? Prima di contestarlo al teste? Questo racconto che fa lei?
A.B.: È un racconto...
P.M.: Non da un rapporto.
A.B.: No, no, no, non è un rapporto.
P.M.: Noi abbiamo fornito solo il verbale di interrogatorio alla Corte...
Presidente: Va bene comunque la domanda va bene.
P.M.: Bene, come non detto.
Presidente: La domanda va bene.
A.B.: È un processo agli atti, presidente. È un processo agli atti
P.M.: Dobbiamo darglieli questi atti, questo volevo dire.
A.B.: Glieli diamo subito.
P.M.: No, no, bene, benissimo.
A.B.: È una dichiarazione che viene resa dal Mele sul punto... dal Mele, dal Mele si, sul punto, cioè viene domandato: Ma è vero che lei aveva minacciato prima dell'omicidio la moglie, cioè invitandola a non più andare a letto... o comunque in macchina... con altre persone? Si ricorda questa circostanza? Lui disse: No, io veramente non l'ho minacciata di morte, o detto che lei non doveva più andare a giro con delle persone. Ricorda questa circostanza?
O.D.M.: Ricordo, ricordo un particolare che lui disse, mi sembra che questo dovrebbe essere a verbale, che portava il caffè alla moglie al letto assieme a qualche d'un altro, adesso non ricordo chi fosse...
A.B.: Vabbè...
O.D.M.: In una circostanza... adesso non ricordo... la cosa che mi colpì, questa, insomma... all'epoca.
A.B.: Comunque il Mele disse che con lui quella sera vi era altra persona che aveva consumato il delitto?
O.D.M.: ...
A.B.: Il Vinci? Ne parlò del Vinci?
O.D.M.: Se lui parlò di coso... ma lui parlò di parecchie persone...
A.B.: Vabbè ne parlò.
O.D.M.: Parecchie persone.
A.B.: Siccome lei ha fatto le indagini, lei ricorda il particolare del bambino? Del Mele?
O.D.M.: Mah, io del bambino, del Mele, ricordo il particolare, praticamente, che aveva praticamente... non poteva aver camminato, o per lo meno per lungo tratto...
A.B.: Ecco, ci vuole spiegare questo particolare?
O.D.M.: Per lungo tratto, perché la strada era, diciamo così, era piena di ciottoli, insomma, coso, era una strada in costruzione perché c'erano dei mucchi di ghiaia, addirittura, per cui in macchina non si poteva a quel punto arrivare, a Sant’Angelo a Lecore, e quindi questo ragazzo avrebbe dovuto fare 2 km, credo, a piedi, insomma...
A.B.: Ecco, chiedo scusa, no, perché sennò lei la conosce, lei conosce gli atti io pochino poco meno, molto meno di lei, però la corte di Assise, in particolare i signori giudici popolari, forse non conoscono questo particolare. Pare che quella sera nella macchina vi fosse anche il bambino della… almeno così si dice…
O.D.M.: Era uscito con la madre e con questo... con Lo Bianco.
A.B.: Era uscito con la mamma e con questo signore ed erano andati a vedere un film che si chiamava… qualcosa dell'inferno... c'era l'inferno di mezzo, va bene?
O.D.M.: Nuda… un film insomma… un film…
A.B.: Un film un poco particolare.
O.D.M.: Un po'...
A.B.: Il diavolo... qualcosa del genere... ecco, questo bambino poi pare che fosse stato - almeno secondo la vostra ricostruzione, mi dica di no se io sbaglio - fosse stato portato in collo, a cavalluccio si dice, da una persona, per lungo tratto… che era stato, questo bambino, depositato davanti ad una porta. È vero o non è vero?
O.D.M.: Mah, l'unica cosa certa è che alle ore 2:00 il bamb… bussarono alla porta di casa del De Felice e lui… se poi il bambino stava lì ad aspettare...
A.B.: No, no lo può spiegare?
O.D.M.: …Perché vide accendersi la luce e bussò non lo so.
A.B.: Colonnello, la prego. Se lei vuole spiegare chi è il De Felice, che cosa successe…
P.M.: L'abbiamo spiegato all'inizio, avvocato.
O.D.M.: Si il De Felice è quella persona che abitava sulla… era una persona che abitava lì, praticamente, su questa strada comunale, Via Sant’Angelo a Lecore, dove praticamente sbucò questo bambino, da solo o accompagnato. Praticamente a casa erano svegli perché la bambina di questo signore si era sentita poco bene e aveva chiesto da bere, insomma ecco, per cui aveva acceso la luce coso… quindi quando sentì squillare il campanello la luce era già accesa, quindi lui era già sveglio, quindi guardò... si meravigliò della sonata, guardò l'ora e vide che erano le due, insomma ecco. Alle 2:00 il bambino...
A.B.: Che erano le 2:00 di notte?
O.D.M.: Le due di notte.
A.B.: Si. E c’era che cosa? Solo questo bambino? Cosa vide il De Felice?
O.D.M.: Loro non videro altre persone.
A.B.: Videro solo questo bambino.
O.D.M.: Videro il bambino. Avessero visto altre persone...
A.B.: E cosa disse il bambino? Se lo ricorda. Cosa disse De Felice?
O.D.M.: De Felice disse praticamente... per quello che mi fu riferito... disse: che il babbo stava malato, stava male, stava a letto a casa e che la mamma e lo zio erano morti.
A.B.: Cioè il bambino dice a questi signori: mio padre è malato, a letto, sta a letto malato e mia madre e mio zio – che era il Lo Bianco – sono morti.
O.D.M.: Sì. Morti.
A.B.: La domanda che io le faccio: dal punto in cui fu trovata la macchina al De Felice, alla casa del De Felice quanto c’è? Quanti chilometri? Metri?
O.D.M.: No c'è qualche chilometro, io penso un paio di chilometri.
A.B.: Qualche chilometro.
O.D.M.: Un paio di chilometri, si.
A.B.: La strada com'è?
O.D.M.: La strada era in rifacimento, praticamente, doveva essere evidentemente asfaltata. C'erano le pietre, insomma, pietre insomma...
A.B.: Il bambino aveva le scarpe?
O.D.M.: No aveva i calzini.
A.B.: I calzini erano rotti?
O.D.M.: Questo non lo ricordo, qualcuno... non lo ricordo. Quella sera comunque... Senz’altro erano impolve…
A.B.: Risulta agli atti che i calzini erano addirittura bianchi, puliti.
O.D.M.: Puliti.
A.B.: Quindi qualcuno l'aveva portato sul luogo, se la ricorda questa circostanza?
O.D.M.: Penso, io penso che se avesse camminato per 2 chilometri forse avrebbe presentato probabilmente delle tracce, può darsi che sia stato accompagnato per un tratto, o sia stato portato sul posto con altro mezzo, non lo so.
A.B.: Da qualcuno.
O.D.M.: Comunque fa che abbia fatto… io onestamente penso che… pensammo, ritenemmo tutti quanti che non potesse aver fatto 2 chilometri a piedi e presentasse le piante dei piedi… insomma che non erano arrossate, non erano, insomma, senza ferite, insomma...
A.B.: Va be’ comunque c'è una sentenza, sia pure non passata in giudicato, del giudice Rotella che fa una certa descrizione...
P.M.: No, chiedo scusa, c'è una sentenza sul fatto prima di quella del giudice Rotella. C'è una sentenza su questo fatto…
A.B.: C’è una sentenza su questo fatto.
P.M.: Forse è meglio quella, prima di quella del giudice istruttore! Se permette... Eh?
A.B.: Per carità!
P.M.: No, no, diamo atto che c'è questa!
A.B.: Se insiste quella è quella.
P.M.: Perfetto.
A.B.: Un'altra domanda è poi veramente mi cheto se il signor pubblico ministero me lo consente...
P.M.: Certo.
A.B.: ... e la corte me lo consente. Lei ricorda se in questa occasione di questa indagine furono effettuati anche degli esami col guanto di paraffina?
O.D.M.: Sì, furono fatti degli esami col guanto di paraffina.
A.B.: Ecco, ricorda se anche su Mele fu effettuato un'indagine con guanto di paraffina? E se proprio su Mele e su Cutrona - in particolare su Mele Stefano - fu trovata una colorazione azzurra - glielo dico poi lei mi dirà di sì o di no - in una zona di circa 3 mm…
O.D.M.: Mi sembra che fosse…
A.B.: … in corrispondenza della piega tra il pollice e l'indice?
O.D.M.: Mi sembra che fossero meno significative queste tracce trovate sulla mano del Mele che su quelle di un altro, adesso non ricordo...
A.B.: Ma furono trovate queste tracce?
O.D.M.: Una piccola si, un piccolo...
A.B.: Ohooo, indicative, secondo i periti, della presenza di nitrati. Non nitriti che sono altra cosa. Nitrati. Se la ricorda questa circostanza?
O.D.M.: Si ma le tracce, le cose sono… quindi può essere polvere da sparo, può essere anche qualche...
A.B.: Si ricorda…
O.D.M.: Ci fu anche un altro… furono, mi sembra, tre le persone… non lo ricordo...
A.B.: Come?
O.D.M.: Non ricordo quante persone furono sottoposte al test.
A.B.: “I soggetti indagati sul punto furono: Mele Stefano e Cutrona Carmelo nell’immediatezza…”
O.D.M.: Mi sembra che l'altro avesse invece una cosa molto più accentuata.
A.B.: Un po' di più.
O.D.M.: Mi ricordo.
A.B.: “Aveva colorazione azzurra di tipo puntiforme estesa per quasi tutta la parte interna dei due calchi, destro e sinistro.” Lo dice…
P.M.: Avvocato, per cortesia legga anche la frase successiva, sennò la leggo io...
A.B.: Siii, “…per Vinci Francesco…”
P.M.: No, quella dopo ancora, quella dopo ancora.
A.B.: La sto leggendo.
P.M.: Grazie.
A.B.: L’ho già letto prima.
P.M.: Leggiamola.
A.B.: “La colorazione assunta non ha raggiunto tuttavia toni assai profondi per cui la prova è da ritenersi indicativa della presenza di..”
P.M.: È quello che stava dicendo il teste.
A.B.: Ma io l'ho detto prima.
Presidente: Va be’ via… lasciamo parlare il teste.
A.B.: Era indicativa della presenza di nitrati. Se la ricorda questa circostanza?
O.D.M.: Si, si, mi ricordo.
A.B.: Soltanto che Mele Stefano la colorazione, sia pure modestissima, quanto le sembra, quanto le pare, quanto è da ritenersi…
O.D.M.: Esatto, modestissima, questo…
A.B.: … era cristallizzata, fermata, fissata sulla pelle del pollice e dell'indice. Bene? Grazie.
O.D.M.: Adesso l'opposizione non ricordo… comunque…
P.M.: Chiedo scusa Presidente, io ci ho provato ma allora lo leggo io perché se al teste ovviamente la frase successiva… Lei ricorda sul punto dell'esame della presenza di nitrati, se c'è qualcosa in più che emerse di quello che ha detto fin’ora? Nel senso sulla possibilità o meno che questo esame fosse esaustivo o se c'erano degli elementi che - sulle mani di questi signori - che impedivano di essere certi?
O.D.M.: Sì, c'erano… praticamente si, potevano essere la presenza di questo... poteva essere dovuto anche ad altre cause.
P.M.: Posso leggere al teste l'esame nei dettagli? Che io avevo invitato il difensore a leggere? Lo leggo io. “Giova a questo punto evidenziare – dice il Gabinetto di Polizia scientifica che fece quegli esami – a) che la prova è stata condotta circa 16 ore dal fatto; b) che sulle mani dei prevenuti esistono ampie zone callose; c) che i soggetti possono essere venuti in contatti con prodotti nitrati come polveri esplosive, fertilizzanti ed altro.” C’è lunga possibilità di dimostrare come queste analisi, a quell'epoca…
Presidente: Va bene, va bene...
P.M.: E sono negli atti. Ecco, volevo solo cercare... una volta che cerchiamo di stimolare il teste...
Presidente: Comunque non vorrei anticipare argomenti di discussione. Avvocato Fioravanti prego.
P.M.: Bene, grazie.
A.F.: Mi potrebbe dire signor colonnello se nella macchina insieme due bossoli, dietro al sedile posteriore, furono trovate due scarpe da bambino?
Presidente: Lo ricorda?
O.D.M.: Mah io... mi dissero che c'erano delle ciabatte, io però queste ciabatte non ce le ho presenti. Mi dissero che c'erano… c'era qualche cosa, il bambino non era scalzo insomma. C'erano un paio di... io non le ricordo, visivamente non le ricordo, però mi dissero, ricordo allora mi dissero che aveva delle ciabatte che evidentemente non furono prese quando, insomma, il bambino scese, insomma...
A.F.: Va bene, sarà domanda che poi sarà fatta ad altri. Senta una cosa, l'ultima, seconda e ultima. Lei ha partecipato all'interrogatorio del Mele?
O.D.M.: Sì. Abbiamo detto prima, sì.
A.F.: Avendo partecipato all'interrogatorio di Mele, ha parlato sempre nella lingua italiana o in qualche dialetto?
O.D.M.: Se avesse parlato in dialetto sardo io non l'avrei capito, insomma... penso che la maggior parte di noi non l'avrebbe capito, insomma...
A.F.: Ma io ho chiesto non se lei lo avesse capito o meno, ha parlato, ha detto delle parole, delle frasi in lingua sarda? In dialetto sardo?
O.D.M.: Non ricordo che abbia avuto espressioni... altrimenti poi l'avremmo... se avessi avuto espressioni particolari in sardo per cui c'era bisogno di... non lo so se ha detto qualche... se qualcuno si è fatto sfuggire comunque... qualcuno, in quei giorni qualche frase in sardo... io, con me non ha parlato, io l'ho sentito. No.
A.F.: Grazie.
Presidente: Vi sono domande?
A.B.: No.
P.M.: Nessun'altra presidente.
Presidente: Volevo dire colonnello, risponda a me ora.
O.D.M.: Dica presidente.
Presidente: Voi portaste quindi il Mele sul luogo del delitto?
O.D.M.: Sì.
Presidente: E gli faceste fare, a quel che ho capito, una specie di ricostruzione?
O.D.M.: Cercammo di ricostruire, per vedere se…
Presidente: Ecco ma il Mele...
O.D.M.: Se la confessione era compatibile… cioè se la ricostruzione era compatibile con la confessione.
Presidente: Ma lui si comportò, se lo ricorda, ora mi rendo conto che sono passati decine di anni...
O.D.M.: Comunque, signor presidente, io mi ricordo questo, mi ricordo praticamente che questo Mele, insomma...
Presidente: Insomma era padrone della situazione come uno che era già stato sul luogo, aveva visto quella macchina e tutto il resto o manifestava titubanze?
O.D.M.: Volevo… no, volevo dire due cose.
Presidente: Questo è un elemento di fatto.
O.D.M.: Noi abbiamo avuto tutti, guardi, delle perplessità.
Presidente: Certo.
O.D.M.: E queste perplessità furono praticamente, furono indicate nel rapporto giudiziario, perché ad un certo punto il rapporto giudiziario, quindi, insomma, praticamente poi leggemmo prima che venisse firmato dal... che praticamente si parlava di strane cose contrastanti che erano emerse durante, diciamo così, le indagini. Nonostante tutto ciò ritenevamo, si ritenne, che fosse responsabile. Lui sembr… io… avemmo la sensazione… personalmente ebbi la sensazione e penso che l'avessero avuta anche gli altri che lui avesse visto qualcosa, avesse se… o era lui oppure… o era sul posto… o era sopraggiunto sul posto.
Presidente: Ecco, quindi diciamo - questa è come circostanza di fatto - che il comportamento di quell'uomo, del Mele, era tale che…
O.D.M.: Che sembrava che...
Presidente: … sembrava che su quel posto comunque lui ci fosse stato.
O.D.M.: Fosse stato.
Presidente: ... al momento del fatto, ovviamente.
O.D.M.: Fosse stato presente, fosse sopraggiunto, insomma che avesse visto... non poteva sapere certe cose secondo me, insomma dove stava la macchina...
Presidente: Non era spaesato nel muoversi in quel contesto.
O.D.M.: No, ma veramente insomma, nel muoversi quello si muoveva con rapidità, passò davanti alla macchina come se... non lo so... una cosa...
Presidente: Va bene.
O.D.M.: Un po' strana.
Presidente: Altre domande signori?
P.M.: Nessuna, grazie.
Presidente: Lei avvocato Bevacqua?
A.B.: No Signor presidente, proprio la conclusione del suo rapporto, chiedo scusa.
P.M.: Il rapporto, chiedo scusa, quale rapporto?
A.B.: Firmato da lui.
P.M.: No, il rapporto non é negli atti, non si può utilizzare.
Presidente: Va bene, qual è la circostanza? Via…
P.M.: Il rapporto no, avvocato. Il rapporto no, c'è solo il verbale di sopralluogo.
A.B.: Non la leggo.
O.D.M.: Il rapporto è firmato dal brigadiere Matassino. O dal Maresciallo Gelmini che comandava il nucleo investigativo.
A.B.: Era Tenente Dell’Amico Olinto.
O.D.M.: Il rapporto giudiziario è firmato da me?
A.B.: Rapporto del brigadiere Matassino Geraldo del nucleo investigativo Carabinieri del gruppo di Firenze. E poi è firmato… Hanno preso parte alle indagini…
O.D.M.: Sì, hanno preso parte alle indagini… sì però il rapporto fu firmato dal comandante del nucleo investigativo, era il maresciallo Gelmini. Dev’essere firmato Angelo Gelmini.
A.B.: Me lo ricordo Gelmini. Si me lo ricordo. Va be’ niente, non posso dire perché correttamente il pubblico ministero mi tappa la bocca e mi cheto.
Presidente: Da chi ha firmato, scusi?
A.B.: È firmato dal brigadiere Matassino e il tenente Dell’Amico… il brigadiere Matassino, il carabiniere Gelmino… poi c'è la Questura di Firenze: il Commissario Scola, Delfino, Martini, Maresciallo… brigadiere Amato.
O.D.M.: Ma queste sono le persone che hanno preso parte alle indagini!
A.B.: Si, si, certo. Firmato dal brigadiere… rapporto del brigadiere Matassino - l'ho detto prima – Geraldo del nucleo investigativo dei carabinieri del gruppo di Firenze. Hanno preso parte alle indagini… c'è un pezzettino, tanto lei non lo vede, c'è scritto qua... poi c'è nucleo investigativo del gruppo dei carabinieri, tenente Dell’Amico Olinto, brigadiere Matassino eccetera. Di questo rapporto, il pubblico ministero non vuole che lo dica…
P.M.: No, no, no, le facevo presente che la corte non ce l’ha! Perché non lo può avere. Tutto lì.
Presidente: Avvocato Bevacqua, alla Corte, qual è la circostanza su cui lei...
A.B.: No, che lui dice che in realtà… confermavo quello, il discorso che faceva il colonnello, secondo cui vi erano… vi era qualche cosa di strano, di sconcertante – “in questa sanguinosa vicenda - e che si ritiene di poter concludere…” ora non è che lo voglio dire… “… affermando che è stato solo ed unicamente il Mele a premeditare e mettere poi in atto il duplice omicidio.”
Presidente: Vabbè, questa qui… Questo è un giudizio quindi naturalmente... io gli avevo fatto una domanda che sostanzialmente verteva un po'...
A.B.: Su questo?
Presidente: Su questo. Non esclusivamente, sul fatto se costui ci fosse stato un no quella sera lì. Se poi l'aveva fatto il delitto, non lo so.
A.B.: Il Mele? Il Mele pare che sia pacifico che comunque ci fosse stato perché sennò…
Presidente: Il pubblico ministero ritiene...
A.B.: Nooo…
P.M.: Che sia pacifico io, scusate, ho cercato di dimostrare che ho forti dubbi.
Presidente: Ritiene che non sia pacifico. Signori, questa è materia di discussione.
P.M.: Bene.
Presidente: Altro al teste? No. Può andare.
P.M.: Nient'altro grazie.
Presidente: Bene, colonnello arrivederla buonasera.

venerdì 24 febbraio 2012

Extras 1 - 29 luglio 1984 - La Boschetta di Vicchio - Quinta parte

Segue dalla quarta parte.

LE PAROLE DI GIANCARLO LOTTI
Giancarlo Lotti, soprannominato Katanga, si esprime ripetutamente a riguardo del delitto della Boschetta, con testimonianze contrastanti fra loro e talvolta con l’evidenza dei fatti. Dice ripetutamente che ‘Pacciani sparò solo all’uomo’ e che ‘Alla ragazza non fu sparato’ salvo poi ricredersi ‘Mah, di colpi n'è partiti diversi, li avrà presi di certo tutti e due’ e ‘Gli hanno sparato e hanno preso anche lei’. Dapprima dice di non sapere se Vanni e Pacciani abbiano mai fatto un sopralluogo a Vicchio ‘Non lo so, non m'hanno detto niente, non son sicuro’, poi cambia idea ‘Vanni col Pacciani c'è andato’, e altrettanto si corregge raccontando dell’ordine delle auto durante il viaggio fra San Casciano e La Boschetta: ‘La sera dell'omicidio si partì da San Casciano, si passò da Firenze, il Girone e da Pontassieve, Pacciani e Vanni andettero avanti, io andai con la mia macchina’ che in seguito diventa ‘Mi disse anche, noi la strada non si sa bene, vieni anche tu, partimmo e fui io a fare con la mia macchina la strada fino alla piazzola di Vicchio’. Si contraddice poi parlando della propria posizione rispetto a Vanni e Pacciani nel momento in cui questi stavano compiendo l’aggressione, che varia da ‘Io non ero lì vicino’ a ‘Ero un po’ più lontano’ passando per ‘Io ero invece a due/tre metri di distanza’ che cresce in ‘Io ero a tre/quattro metri’ per concludersi con ‘Io ero a dieci metri’. Stiamo parlando di Lotti che fa il ‘palo’, un palo che ha il compito di osservare la S.P. ‘Sagginalese’ per avvertire Vanni e Pacciani nel caso fosse sopraggiunto qualcuno, ma che invece si trova distante 50 metri dalla strada, in una posizione dalla quale è impossibile vedere chi sopraggiungesse da Vicchio. Lotti formula spontaneamente anche il nome di Filipponeri Toscano, appuntato dei carabinieri in servizio presso la caserma di San Casciano e già indagato per la morte di Renato Malatesta, che avrebbe segnalato le coppie di Vicchio e Scopeti e fornito i proiettili a Vanni, il quale li faceva avere a Pacciani. In altra occasione Lotti aveva invece affermato di aver spiato la coppia insieme a Mario Vanni, sostenendo di essere stato lui a segnalarla. Scende addirittura nei dettagli, raccontando che durante un’osservazione pomeridiana Pia e Claudio si erano accorti della loro presenza e avevano immediatamente abbandonato il luogo, recandosi in seguito al bar dove lei lavorava. Va tuttavia precisato che il carabiniere Toscano rientra nelle indagini anche perché detentore di una pistola Beretta calibro 22 Long Rifle dal 25 febbraio 1975 al 29 settembre 1984. Nei suoi racconti Lotti sembra assiduo frequentatore della piazzola della Boschetta, raccontando ‘Ci sono stato in un primo tempo con la Filippa [Nicoletti, ndr, che in altra occasione racconterà essere colei che ce l’ha condotto ‘Mi ci ha portato Filippa Nicoletti perché io la strada non la sapevo’, salvo poi essere contraddetto dalla stessa Filippa, che nel 1997 riferì ‘Il Lotti mi ci ha portato la prima volta quindi nell'81 e poi successivamente nell'82 e forse in periodi successivi’], poi da solo, poi con il Pucci, poi con il Vanni ed infine con Vanni e Pacciani la sera dell'omicidio’. Ma quanto ai contrasti con le precedenti dichiarazioni a proposito dei sopralluoghi e dell'avvistamento della Panda quand'era con Pucci, Lotti risolve la questione con: "oggi mi sono un pò imbrogliato nel parlare". Katanga accenna anche al coinvolgimento di tale Manuela Bazzi, collega di Pia, che in seguito dichiarerà “non sono stata io a chiedere a Pia Rontini di scambiarmi il turno di lavoro ma è stata la Pia Rontini che ha chiesto a me di fargli il turno serale in modo che lei fosse libera il pomeriggio”. Questa circostanza, secondo alcune interpretazioni, sarebbe quella che ha permesso ai Compagni di Merende di sapere con sicurezza che la sera del 29 Luglio Pia non avrebbe lavorato, rendendo sostanzialmente più probabile la presenza dei ragazzi alla Boschetta. Permane tuttavia qualche dubbio su come Pacciani, Lotti e Vanni abbiano saputo di questo cambio di turno, dubbio che l’Avv. Pellegrini (legale di parte civile della famiglia Rontini) scioglie dicendo “sembra quasi che questa notizia sia arrivata a San Casciano, che per l'appunto Pia cambiava programma, perché non si parte da San Casciano a Vicchio, sono 63 km, insomma c'è un po’ di strada da fare, non si parte così alla cieca”, ipotizzando anche il motivo per cui Manuela Bazzi potrebbe aver riferito del cambio di turno di Pia: “forse perché ricattata, forse perché costretta, chi lo sa, potrebbe aver avuto un ruolo nel causare la morte di Pia, involontaria probabilmente, non gli era stato certo detto che volevano ucciderla”. In seguito Lotti parla di una lettera che avrebbe impostato a Vicchio il giorno seguente al delitto, accuratamente preparata da Pacciani ‘Mi chiamò, s'andò a Mercatale da Pacciani, Pacciani stava preparando una lettera, prese un boccaccio, da questo barattolo, tirò fuori qualche cosa, la mise in questa busta, bisognava andare a imbucarla a Vicchio’, destinata a tale Manuela (quindi forse la stessa persona che aveva testimoniato il cambio turno al bar con Pia) e impostata da Vanni per l’appunto nella cassetta delle poste prossima al bar della stazione dove Pia lavorava. Secondo alcune interpretazioni questa lettera poteva contenere parti anatomiche di Pia, costituendo di fatto un precedente a quella recapitata l’anno successivo alla D.ssa Dalla Monica. Con la differenza che il destinatario non era un Procuratore della Repubblica ma tale Manuela, collega di Pia (sempre secondo Lotti), e che incomprensibilmente viene impostata da Vicchio per Vicchio, vale a dire che Lotti e Vanni partirono da Mercatale per impostare a Vicchio una lettera probabilmente diretta nello stesso paese. Non si comprende come mai non l’abbiano imbucata in una qualsiasi cassetta delle poste incontrata per strada ma abbiano preferito raggiungere il Mugello (e per giunta impostare di fronte al bar in cui lavorava Pia). Per dovere di cronaca, si puntualizza che tale busta non sembra sia mai stata ricevuta da nessuno. Si potrebbe continuare citando le contraddizioni relative al discorso dell’illuminazione, per cui dapprima non avevano nessuna luce mentre nelle successive dichiarazioni la luce c’era, con tanto di descrizione di come Vanni impugnasse la torcia. E potremmo andare ancora avanti. Quello su cui vorrei maggiormente porre l’attenzione, tuttavia, sono le parole che l’11 Marzo 1996 Giancarlo Lotti riferisce spontaneamente a Michele Giuttari, in quel momento capo della squadra mobile di Firenze, al quale racconta la propria versione dell’omicidio del 1984. Le sue dichiarazioni, a mio parere, restano talvolta dubbie e contrastanti: ne riporto di seguito alcuni estratti, corredati delle relative personalissime obiezioni: “I fatti si sono, quindi, svolti nel seguente modo: La sera prima di andare alla piazzola di Vicchio, incontrai Mario nel piazzone di San Casciano e questi mi disse di tenermi disponibile per la sera successiva per andare insieme a lui e a Pacciani nella piazzola di Vicchio per guardare la coppietta con la Panda celestina di cui io gli avevo parlato nei giorni precedenti” Leggendo questa dichiarazione non si capisce come facesse Mario Vanni a sapere che la sera successiva Pia e Claudio si sarebbero recati alla Boschetta, giacché, come ampiamente ribadito, la presenza dei ragazzi è stata del tutto casuale perché dapprima era previsto che Pia lavorasse, dopodiché solo il consiglio di sua madre Winnie l’ha convinta ad uscire di casa. “La sera successiva andai all’appuntamento che mi era stato dato per le ore 22 al piazzone di San Casciano e, prima di partire, Mario mi disse che si andava a Vicchio per un lavoro che lui e Pietro avrebbero dovuto fare nella piazzola. […] Lungo il tragitto ci fermammo al bar di Galluzzo, che ho già detto, e tutti e tre scendemmo per prendere un caffè” Se fossero partiti puntualissimi da San Casciano, e avessero percorso la strada senza soste e passando dal Girone e da Pontassieve come in un’altra occasione aveva sostenuto, sarebbero giunti alla piazzola circa 1 ora e 10 minuti dopo, alle 23:10. A questo lasso di tempo va tuttavia aggiunto qualche minuto per il caffè, per un totale di circa 1 ora e 15 minuti. Sembra tuttavia che il delitto si sia consumato fra le 21:30 e le 22:00, più di un’ora prima del loro arrivo. Va inoltre aggiunto, come vedremo poi, che le auto fuggono percorrendo strade sterrate a causa del passaggio a livello chiuso, che, come riferito dallo stesso Lotti e confermato dall’Ing. Rondellini delle Ferrovie dello Stato, aveva le sbarre abbassate intorno alle 23:00, quindi circa 15 minuti prima del loro ipotetico arrivo. Lotti dichiara inoltre che rientrano a San Casciano dopo mezzanotte: se fossero ripartiti dalla Boschetta mezz’ora dopo il loro arrivo, alle 23:45, vi sarebbero giunti alle 1:00 di notte, quindi ampiamente dopo mezzanotte. E’ evidente quindi che gli orari raccontati da Lotti sono un po’ contrastanti. NB: il percorso da San Casciano e La Boschetta passando dal Girone e da Pontassieve è lungo circa 55 km. “Giunti alla piazzola, Vanni e Pacciani entrarono con la macchina dentro la piazzola, mentre io rimasi un po’ in disparte e mi avvicinai a piedi dove erano loro per vedere ciò che facessero. Il Pacciani la macchina la fermò di traverso davanti alla Panda allo scopo di evitare che l’autista di questa potesse scappare; in pratica l’aveva “bloccata” non consentendo quindi un’eventuale via di fuga” Secondo questa descrizione Pacciani ferma la propria auto “di traverso” di fronte alla Panda di Claudio: ma se si osservano le fotografie si noterà come sia improbabile posizionare l’auto “di traverso”, che in linguaggio colloquiale significa perpendicolare o diagonale rispetto all’altra. “Vidi poi che il Pacciani, che nel frattempo si era avvicinato a piedi alla Panda velocemente è tornato alla propria auto, ha preso la pistola dalla parte destra sotto il sedile e dopo ha raggiunto di corsa la Panda ed ha sparato alcuni colpi di pistola” In questo caso non si capisce come mai Pacciani non sia uscito armato dall’auto: forse per verificare che quella fosse effettivamente la coppia che cercavano? Poi torna indietro e prende la pistola, quindi si avvicina di nuovo alla Panda “di corsa”. Ma non si capisce per quale ragione dovesse correre, visto che l’auto dei ragazzi, per stessa ammissione di Lotti, era lì davanti. “Quindi Mario, che vidi tirar fuori dalla macchina del Pacciani uno spolverino di quelli che si mettono gli operai per non sporcarsi e che durante il viaggio non aveva addosso, lo indossò e armato di un coltello, tirò fuori la ragazza che ancora era viva perché strillava e la trascinò sul prato chinandosi su di essa e colpendola con il coltello più volte per come potei vedere dal movimento del suo braccio” Mi ha colpito l’idea di Vanni che indossa un vestito consono al delitto un attimo prima di entrare in azione… ma aldilà di questo, appare improbabile che Pia “strillasse” giacché il primo colpo ricevuto sembra le abbia fatto perdere i sensi. Dopodiché, secondo questa descrizione, Vanni trascina la ragazza nel prato (prati non ce n’erano) e la colpisce più volte. Pia è stata in realtà colpita al collo da due fendenti da arma da taglio, inferti con tutta probabilità in auto poco prima di essere estratta, e quindi l’espressione “colpendola con il coltello più volte” non trova granché riscontro. Non solo, secondo questa ricostruzione Claudio non subirebbe alcuna coltellata, mentre il suo corpo riporta dieci segni. “Poi li ho fatti partire e con la mia macchina sono andato dietro. Prima di lasciare il posto vidi che Pacciani e Vanni scesero al fiume proprio dirimpetto la piazzola e si lavarono le mani ed il coltello. Io rimasi in macchina e non scesi. Vidi anche che Vanni si levò lo spolverino e lo mise in macchina. Quindi partirono ed io andai dietro loro. Dopo pochi minuti presero una strada sterrata che Pietro mi disse bisognava fare per evitare il passaggio a livello ed io andai dietro di loro seguendoli a breve distanza e ricordo che riuscivo a vedere poco perché la macchina di Pacciani alzava parecchia polvere. Dopo questo tragitto in terra battuta, che sarà durato 5/10 minuti, abbiamo ripreso la strada normale verso Dicomano per tornare a casa e li seguii sino a San Casciano dove arrivammo tardi sicuramente dopo la mezzanotte” Lotti usa l’espressione ‘dopo pochi minuti presero una strada sterrata’, ma in realtà quel breve tragitto si percorre in meno di un minuto. Ho personalmente provato a far manovra con l’auto, uscire dallo stradello e raggiungere l’imbocco della strada sterrata, compiendo il tutto in circa 50 secondi. Inoltre da questa descrizione sembrerebbe che Lotti fosse solo a bordo della propria auto e seguisse la macchina con a bordo Pacciani e Vanni a breve distanza. Questo contrasta con la testimonianza della signora Maria Grazia Frigo, secondo cui la seconda auto (quella di Lotti) era a 200-300 metri dalla prima e che Pacciani, che conduceva la prima auto, la occupasse da solo. Secondo Lotti invece era lui quello solo in auto e la distanza dal veicolo che lo precedeva era così poca da non vedere quasi niente a causa della polvere. “Chiesi anche a Mario che cosa facevano con la parti della donna che lui aveva tagliato e che io avevo visto avevano messo in una specie di sacchetto, Mario mi rispose che non me lo poteva dire, però devo dire che quella notte vidi che Pacciani e Vanni si chinarono a qualche metro di distanza dalla Panda e vidi che nascosero qualcosa in quel posto. Ricordo che vi era un fossetto e i due gettarono sopra della terra per coprire quanto vi avevano nascosto” Secondo questa testimonianza le parti escisse sarebbero state messe in un sacchetto e sotterrate a pochi metri dall’auto di Claudio. Questa operazione farebbe pensare che in seguito qualcuno sarebbe passato a recuperare il sacco, ma personalmente lo considero piuttosto rischioso perché era evidente che il mancato ritorno a casa di Pia e Claudio avrebbe fatto scattare immediatamente le ricerche, con conseguente attenta perlustrazione del luogo che sarebbe stato reso inaccessibile dalle forze dell’ordine. Quindi la possibilità che qualcun altro trovasse il sacchetto nascosto era notevole e probabilmente chiunque avesse avuto un po’ di buon senso non si sarebbe preso la briga di sotterrarlo. Quanto a eventuali buche nei pressi del luogo dell’aggressione, va tuttavia precisato che Renzo Rontini dichiarò “Pia era morta da quasi un anno e Winnie non era mai andata alla Boschetta, dove fu uccisa. Finalmente si decise. Voleva che quel posto fosse un giardino e non un luogo di morte. Andò con una sua amica e si misero a sistemare. Trovarono un sasso. Sotto c'era questa buca, così precisa che sembrava fatta con una paletta, e dentro un letto di paglia”. In ogni caso Lotti non parla né di palette né di paglia, e dalla descrizione di Rontini non si capisce quali fossero le dimensioni della buca, peraltro stranamente scoperta a quasi un anno di distanza dal delitto. Queste descrizioni dei fatti, rese da Giancarlo Lotti quasi 12 anni dopo il loro accadimento, presentano alcune incongruità rispetto a dati inconfutabili come lo stato o la posizione di ritrovamento dei corpi, nonché rispetto alle tempistiche e agli orari. E’ anche sulla base di tale versione dei fatti che si è articolato il processo ai Compagni di Merende che ha portato alla condanna in via definitiva di Mario Vanni e Giancarlo Lotti.

giovedì 23 febbraio 2012

Olinto Dell'Amico - Deposizione del 22 aprile 1994 - Terza parte

Segue dalla seconda parte.
P.M.: Benissimo. Andiamo avanti. Anzi, io su questi avrei finito. Vorrei fare una sola domanda, e in parte mi ha già risposto: quel verbale di sopralluogo di cui le parlavo prima, che è redatto alcuni giorni dopo, lei ha ricordo di aver aiutato coloro che facevano a farlo, oppure su questo non...?
O.D.A.: Si è letto alla fine.
P.M.: Prego?
O.D.A.: Si è letto alla fine.
P.M.: Ecco. Lei non sa...
O.D.A.: Mi sembra che fu fatto dopo due giorni.
P.M.: Sì? Sembra tre addirittura: 25 agosto alle ore 9:00, ora questo 25 agosto sono quattro giorni, almeno come data, il 21, va bene... Lei ricorda...
O.D.A.: Il cadavere fu scoperto il 22 mattina.
P.M.: Prego? Scoperto tre giorni dopo. In questo verbale di sopralluogo... Lei ricorda, anzi, se quando fu fatto questo verbale di sopralluogo avevate già una versione data da Stefano Mele, che avevate in quei giorni individuato come possibile autore? Cioè io ho il verbale ovviamente, glielo ricordo io: la confessione, il verbale di interrogatorio e del 23 agosto.
O.D.A.: Sì, sì, è lui.
P.M.: Quindi ecco...
O.D.A.: Avevamo già fatto la ricostruzione dell'itinerario...
P.M.: Ecco, è questo che volevo capire: come ma il verbale di sopralluogo, se c'è una ragione tecnica o se non c'è, il verbale di sopralluogo fatto dagli inquirenti al momento del fatto in cui danno atto com'è l’auto, cui il verbale di sopralluogo del P.M. fa riferimento, è datato due giorni dopo il verbale di interrogatorio di Stefano Mele, che dà la sua versione? Cioè c'è un motivo? Cioè, capisce l'incongruenza?
O.D.A.: Avremo... sì...
P.M.: Il verbale dovrebbe essere fatto quantomeno...
O.D.A.: Subito.
P.M.: Subito, la mattina. Anche perché il P.M. la mattina fa un verbale alle 6:30, così lo data...
O.D.A.: Sul posto, sì.
P.M.: ... del 22, a mano, quindi sembra proprio che sia fatto sul posto, e fa riferimento al verbale di sopralluogo dei Carabinieri per i dettagli. Quindi è un documento “de relato”. Invece i Carabinieri lo fanno tre giorni dopo, dopo che nel frattempo questo signor Stefano Mele ha fatto il suo interrogatorio il giorno 23. C'è un motivo?
O.D.A.: Il motivo c'è, che pare le indagini furono un attimino convulse, diciamo così.
P.M.: Ce lo vuole spiegare meglio?
O.D.A.: Perché insomma furono... io posso spiegare questo: io ho un ricordo preciso di una cosa sol... di poche cose, precise cose. Io ricordo...
P.M.: Ecco, allora se lei è così Cortese per spiegarci questo lasso di tempo, e queste cose di cui ha lei ricordo preciso.
O.D.A.: Mah, il lasso di tempo perché furono fatte un sacco di perquisizioni, furono perquisite le abitazioni di varie persone, furono sentiti i vari testi, per sapere la posizione, per cercare di ricostruire le mosse del Mele in quella sera. Fu interrogato il cassiere del cinema dove erano andati la Locci e il... insomma furono fatti insomma... fu frenetica insomma, diciamo, l'attività investigativa in quei giorni. Comunque il punto è questo: che praticamente il Mele...
P.M.: Il punto fondamentale di questa...
O.D.A.: Il mele ad un certo punto aveva praticamente, si era confessato autore dell'omicidio.
P.M.: Mi scusi, la prima domanda è questa: a questo verbale di interrogatorio in cui il signor Stefano Mele confessa, lei era presente?
O.D.A.: Penso proprio di sì.
P.M.: Cioè lei davanti ai suoi occhi, nella sua mente, il Mele che confessa non ce l'ha presente?
O.D.A.: Io ci ho, ecco adesso io ci ho presente questo: quando andammo sul posto, sul posto del coso... quando il Mele ci accompagnò sul posto del...
P.M.: Scusi, ecco allora questo lo deve spiegare alla Corte. Lo accompagnò ovviamente in un'epoca successiva...
O.D.A.: Non fu, no.
P.M.: ... rispetto a quella mattina in cui lei ci andò insieme al magistrato, bene?
O.D.A.: Sì.
P.M.: Di questo sopralluogo fatto con il Mele si parla solo incidentalmente in un rapporto. Quindi di quel verbale di sopralluogo con il Mele c'è solo traccia nel rapporto. Per ora la Corte non ha questi atti, vedremo se sia il caso di versarli, se le parti non hanno niente in contrario. Però forse il modo per ricostruirlo, il suo ricordo è il migliore. Allora diciamo, a noi manca in questo momento questo sopralluogo fatto col Mele: quando lo avete fatto e quali sono i punti salienti fra sopralluogo e confessione?
O.D.A.: Mah, il punto saliente è questo. Che praticamente noi arrivammo in compagnia del Mele, e si arrivò quasi vicino al cimitero di Signa. Lì vicino mi ricordo che c'era anche uno spiazzo dove furono parcheggiate le macchine, credo che fosse un parco di una villa eccetera. Poi ci avviammo a piedi, scendemmo. Ricordo perfettamente questo, come se fosse adesso, è una delle poche cose di cui ho un ricordo nitido, è questo: che a un certo punto i militari, come al solito, i militari camminavano avanti a noi, camminava. Il Mele...
P.M.: Mele era con lei?
O.D.A.: Come?
P.M.: Mele era con lei invece?
O.D.A.: Sì, stava vicino a me, camminava davanti.
P.M.: Mi scusi, è il Mele che vi deve guidare, e invece davanti ci sono i Carabinieri.
O.D.A.: No, io gli dissi, io le feci fermare, gli dissi: mettetevi dietro, state dietro a noi. E dissi al Mele: “Lei vada avanti perché ci deve portare lei, non dobbiamo essere noi a portare...”
P.M.: In che punto di strada siete quando fa questo discorso, lo ricorda?
O.D.A.: Questo, siamo dopo il cimitero.
P.M.: Dopo il cimitero, però il cimitero rispetto al luogo dove fu rinvenuta la macchina quanto tempo, quanto spazio?
O.D.A.: C'è un pezzo, certo.
P.M.: C'è un bel pezzo.
O.D.A.: C'è un bel pezzo, c'è un pezzetto insomma.
P.M.: Quindi da...
O.D.A.: La macchina non c'era più, insomma, non... lui non poteva sapere, lui ci portò al punto, al posto dove si trovava la macchina, dove trovammo la macchina quella mattina.
P.M.: Ecco, però, mi scusi, Colonn... Vada avanti, poi le faccio qualche... quindi questi militari vanno avanti, lei li frena, e gli dice: “ guardate che ci deve portare lui”.
O.D.A.: Poi feci fare una ricostruzione, fu fatta... fece mettere la macchina in una certa posizione, la stessa posizione...
P.M.: Fu portata la macchina successivamente.
O.D.A.: ... in cui si era trovata, fece, si prestarono due militari - adesso non ricordo chi fossero - che è... si fece distendere uno sul sedile anteriore destro, quell'altro su quello sinistro, insomma, e fece un po' la ricostruzione, insomma.
P.M.: Ecco, ricostruzione che poi fu sintetizzata nel momento in cui, scusi, faceste il verbale di interrogatorio con la confessione? Non c'è nessun altro atto.
O.D.A.: Sì.
P.M.: È così.
O.D.A.: Io ricordo, per la cronaca, io ricordo anche questo, che quando gli demmo la pistola perché lui facesse, praticamente ricostruisse, ci facesse vedere come... cosa aveva fatto, come si era mosso. Praticamente lui, insomma, lì per lì mi dette l'impressione che non sapesse neanche da che parte si impugnava la pistola. Però.
P.M.: Ecco, che pistola gli deste?
O.D.A.: Una pistola in dotazione a un militare, non so, le Beretta calibro nove insomma. Però...
P.M.: Per essere un po' più particolareggiato, cioè le dette l'impressione?
O.D.A.: Ripeto, io personalmente ebbi quella sensazione che questo... però lo giustificai nel senso, pensare, questo con una pistola due giorni fa ha ammazzato un uomo, quindi come fosse un gesto di repulsione, insomma, no? A prendere in mano l'arma, eccetera. Poi dopo andò via spedito. Insomma, sì, e fece tutta corsa, si acquattò vicino alla macchina, fece il giro della macchina.
P.M.: Ecco, diciamo così, questa descrizione che vi fece in quel momento è poi la descrizione che voi riportate nel verbale di interrogatorio di confessione? Perché non c'è nessun altro atto.
O.D.A.: Esatto.
P.M.: Cioè, dopo questa ricostruzione che lui vi fa a voce, con queste sensazioni sue, con i Carabinieri che prima vanno avanti dal cimitero, con questo della pistola che lei ci ha raccontato, mi sembra, abbastanza chiaramente, tornate poi in caserma - domando, eh? - e fate il verbale di confessione. È così?
O.D.A.: Il verbale... scusi il verbale...
P.M.: Il verbale di interrogatorio nel quale c'è la confessione, quindi sembra di capire. Domando, il suo ricordo è di questo tipo?
O.D.A.: Ricordo, non lo so, il tempo che intercorse, non...
P.M.: No, perché questo verbale che c’è… lo...
O.D.A.: Si fa riferimento al giorno 24, mi sembra.
P.M.: No, è un verbale di interrogatorio, e sono l'anno 1968, addì 23 ore 21:00.
O.D.A.: Ore 21:00.
Questo è il verbale.
O.D.A.: Sì.
P.M.: Il verbale di interrogatorio. Lei non ricorda se fu fatto subito dopo questo verbale, subito dopo quel sopralluogo? Se quel sopralluogo con Mele che prende questa pistola in quel modo? Sei Carabinieri avanti è fatto prima dell'interrogatorio, o prima lui confessa e poi andate a vedere?
O.D.A.: Lui confessò e poi facemmo la ricostruzione.
P.M.: Eccoci. Eccoci. Eccoci. Quindi voi capiste... ve lo disse quando voi eravate, voi capiste quando eravate sul posto?
O.D.A.: Che praticamente lui era stato lì quella notte, insomma.
P.M.: Ecco. Questo è importante. Voi capiste che lui era stato lì quella notte.
O.D.A.: Che lui ci fosse, che lui ci fosse...
P.M.: Questo verbale di interrogatorio...
O.D.A.: ... che fosse presente...
P.M.: Mi scusi.
O.D.A.: Che fosse presente o fosse sopraggiunto, lui qualcosa ricordava perché c'è il particolare anche del lampeggiatore di destra, che praticamente, che lui lo disse che questo lampeggiava, insomma. Gli chiedemmo…
P.M.: Ecco, veniamo a questo lampeggiatore. Quando arrivò lei...
O.D.A.: Era spento. Era spento. Non ricordo che fosse acceso. Il Maresciallo Ferrero...
P.M.: Quando arrivò lei era spento?
O.D.A.: Il Maresciallo Ferrero disse che l'aveva spento.
P.M.: Ecco, quando arrivò lei...
O.D.A.: Ci disse che praticamente la levetta...
P.M.: Quando arrivò lei la trovò spenta...
O.D.A.: Io lo ricordo che era spento, sì.
P.M.: Non c'era niente che lampeggiava. Allora io volevo...
O.D.A.: Lo sapemmo dal Maresciallo Ferrero e da quelli che avevano fatto il sopralluogo. Il primo sopralluogo.
P.M.: Ecco, io volevo cercare di capire, se era possibile, dal suo ricordo se lei era, quando si fece questo verbale di confessione, se lei era presente e in che momento fu fatto, dopo questo sopralluogo o prima. Se lo ricorda, Colonnello, non…
O.D.A.: Adesso mi...
P.M.: Forse posso aiutare il teste perché c'è il verbale, vediamo innanzitutto se c'è la firma. Cortesemente lo può…
O.D.A.: Penso che la firma ci sia.
P.M.: Ecco.
O.D.A.: Ho firmato tutti gli atti, ho firmato io.
P.M.: Colonnello, mi scusi, il verbale dice “davanti a noi ufficiali di P.G.”, quindi la sua firma può essere o successiva perché lei ha messo la firma su tutti gli atti...
Presidente: Non c'è il nome.
P.M.: ... o perché era presente. Siccome il suo ricordo mi sembra importante, lei dice “Io non ricordo se ero presente a questa...”
O.D.A.: Sì, ho firmato.
P.M.: Ecco, allora io...
O.D.A.: È firmato da tutti poi, capito?
P.M.: Bene, io insisto. Eravate veramente tanti a questa confessione, se guardiamo le firme.
O.D.A.: In questi casi firmano tutti, dottore.
P.M.: Sì, no, io dico e eravate tutti presenti, allora come mai lei non ricorda questa confessione? Cioè lei alla mia domanda prima dice: “Obbiettivamente non mi ricordo se ero presente a questo interrogatorio in cui...”
O.D.A.: All’interrogatorio, sì.
P.M.: Era presente. Noi prendiamo questo dato, sicuramente c'è la sua firma. Ricorda cosa disse nei dettagli, cioè da che parte aveva sparato?
O.D.A.: Dal lato posteriore sinistro.
P.M.: Attraverso?
O.D.A.: Attraverso il finestrino che era abbassato.
P.M.: Sinistro. Lei ricorda se questo finestrino posteriore sinistro, quando arrivò, era veramente abbassato? Ce l'ha già detto, ma vorrei...
O.D.A.: Lo trovammo a metà.
P.M.: Nelle foto non riusciamo a vederlo.
O.D.A.: Abbassato a metà.
P.M.: Sì, però il verbale, come le ho fatto vedere, dice che le portiere erano tutte chiuse, ma le foto poi ci fanno vedere che erano un po' aperte e un po' chiuse. Quindi lei invece sul finestrino posteriore sinistro è più o meno, ha il ricordo che era aperto. Lui vi disse che aveva sparato da lì, bene?
O.D.A.: Esatto, sì.
P.M.: Ricorda se disse - c'è il verbale ovviamente e la Corte poi lo esaminerà con tutta calma - ricorda se spiegò com'era venuta questa azione degli spari? Cioè cosa disse in pratica. Se lo ricorda, sennò ci leggiamo il verbale, non c'è mica... per noi il verbale fa fede di quello che dice.
O.D.A.: Che aveva sparato attraverso… che praticamente le due persone erano praticamente, che la donna, la moglie, era praticamente sopra il corpo, sopra il Lo Bianco.
P.M.: Benissimo, che era sul sedile posteriore.
O.D.A.: Sul sedile anteriore destro.
P.M.: Anteriore destro.
O.D.A.: E che lui poi, dopo, spostò il corpo e lo mise...
P.M.: Lo spostò lui dopo aver sparato.
O.D.A.: Lo sistemò. Ricordo che disse di aver risistemato il vestito, insomma, perché la posa non era...
P.M.: Bene. Signor Presidente, se lei me lo consente, leggerei questa parte del verbale al teste, per vedere se è uguale al ricordo che ha lui, dal momento che dice che era presente, su questi due passaggi.
Presidente: Prego.
P.M.: Dice: “... fino al posto ove era ferma la autovettura di Enrico - lui lo chiama Enrico in questo verbale, si chiama Lo Bianco - è giunto a pochi metri mi abbassai e, camminando carponi, raggiunsi la macchina dal lato sinistro. Preciso che l'autovettura era ferma con direzione di marcia opposto all'incrocio. E, poiché il vetro dello sportello posteriore sinistro era abbassato, ho visto che mia moglie era in atteggiamento intimo con Enrico, preciso Enrico, e preciso Enrico era sdraiato sul sedile anteriore destro che aveva la spalliera abbassata, e mia moglie si trovava sopra di lui - perfettamente coincidente con quello che ci ha detto - presi la mira e feci fuoco, esplodendo tutti i colpi che conteneva il caricatore in direzione dei due amanti. I due non dissero neanche una parola, evidentemente morirono sul colpo”. Questo è il racconto che vi fece.
O.D.A.: Adesso io ricordavo, adesso io non ricordo in quale circostanza lui parlò addirittura di otto colpi, sette-otto colpi. Fece anche il numero dei colpi che erano stati esplosi.
P.M.: In che momento ve lo disse non lo ricorda?
O.D.A.: Non lo ricordo. Comunque, diciamo così, la posizione dei bossoli all'esterno della macchina non è compatibile con la descrizione fatta dal teste, dal Mele.
P.M.: Ecco, questa è una cosa talmente evidente, vedo che l’ha detta già lei, è quello che vuole cercare di dimostrare il P.M. All'epoca non ve ne faceste voi Carabinieri, ovviamente, carico, perché non era compito vostro, è questo che...
O.D.A.: Probabilmente, secondo la mia esperienza, gli altri colpi furono esplosi dallo sportello anteriore sinistro aperto.
P.M.: Aperto, va bè. Poi vediamo nel andare avanti.
O.D.A.: Altrimenti i bossoli non li avremmo trovati all'esterno.
P.M.: Sì, sì. Vorrei farle solo...
O.D.A.: Ma d'altra parte io penso che dalla perizia balistica... io non ho avuto...
P.M.: Non l'ha fatta lei, lei si fermò...
O.D.A.: No, no, dico, non ho preso visione della perizia balistica...
P.M.: Benissimo, non li ha fatti lei.
O.D.A.: ... fatta dal Zuntini, né della perizia medico legale, insomma.
P.M.: Benissimo, noi l'abbiamo e poi la valutiamo. Noi fermiamo qua. Volevo farle soltanto una domanda: lei ricorda sul sopralluogo di aver già risposto a domande fattele dalla Corte di Assise? Cioè la Corte di Assise in quel processo a carico di Stefano Mele la senti?
O.D.A.: Mah, molto sommariamente mi sembra.
P.M.: Ecco, c'è un verbale. Io vorrei vedere, perché sul punto è importante, io vorrei fornire alla Corte, Presidente, il verbale di quell'interrogatorio che ha reso il teste - atto di altro procedimento utilizzabile - e vorrei far ricordare meglio al teste se in Corte di Assise, essendo la sua deposizione del 18 marzo, se non leggo male, del ‘70, cioè era molto più vicina come fatti, se lei su questo sopralluogo di Stefano Mele con i Carabinieri, sul fatto che vi portava lui, o che voi, i Carabinieri andavano un po' avanti, ebbe qualche ricordo più preciso. Se non ce l'ha...
O.D.A.: Se me lo fa leggere.
P.M.: Glielo leggo io. Allora, lei dice... “Prima di portarci sul posto giusto - è la domanda che viene fatta e risponde il Colonnello Dell’Amico - prima di portarci, prima che ci portasse Stefano sul posto giusto, il Mele aveva imboccato"- è scritto a mano - ...
O.D.A.: Sì.
P.M.: “... altra strada che si diparte dal centro del paese, che però ci condusse ad una villa privata - dice lei, rispondendo alla Corte di Assise - la cui uscita verso la strada del cimitero era preclusa da un cancello chiuso. Tornammo indietro e il Mele ci portò poi sul posto.”
O.D.A.: Esatto.
P.M.: Cioè, allora, questo forse non l'aveva ricordato prima, sembra che il primo, questo Mele che vi portava sul posto, a dir la verità, imboccò una strada diversa e vi portò in un posto chiuso. Lo ricorda ora?
O.D.A.: Sì, sì. Mah, andammo tutti insieme lì, ho l'impressione, che ci andammo, ci arrivammo un po' tutti assieme. Sì, comunque...
P.M.: Cioè sbagliate voi, e faceste sbagliare lui?
O.D.A.: Ricordo, no, ricordo perfettamente che ci fu questo, che ebbe questo... si, è esatto.
P.M.: Quindi lui, il giorno dopo, che sembra fosse 23...
O.D.A.: 23.
P.M.: Fu fatto fra il 21 e il 22...
O.D.A.: Il 23.
P.M.: ... è talmente sicuro di quel posto, quella ricostruzione che vi porta nel posto sbagliato - lo dice lei Colonnello - addirittura in una strada che lei dice: “verso la strada del cimitero era preclusa da un cancello chiuso”. Lo dice lei alla Corte, lo ricorda questo?
O.D.A.: Sì. Ricordo praticamente che ci fu questo...
P.M.: Che allora non vi portò subito nel posto giusto.
O.D.A.: Subito no, ci fu questo...
P.M.: Ecco, è importante, mi sembra, eh?
O.D.A.: Sì.
P.M.: Allora quel fatto che dicevo... ora ricorda se dal paese c'erano due strade sole? Cioè una che portava alla villa e una che portava, come sembra dal verbale, una che portava al posto dov'era Mele, dove era avvenuto l'omicidio?
O.D.A.: Ma non so che... per andare su quel posto...
P.M.: Lo so. Le ricordo... La mia domanda è questa, cioè: “la prima la sbagliò - lei ne dà atto - la seconda la azzeccò”. Le chiedo io: perché era l'unica altra alternativa, o la scelse fra altre 10 possibilità?
O.D.A.: Non ricordo se c'erano...
P.M.: Lo vediamo subito.
O.D.A.: ... altre strade traverse che portavano lì. Questo non lo so, non lo posso dire.
P.M.: Non ricorda se c'erano più d'una.
O.D.A.: Altre strade che portavano sul posto.
P.M.: Allora io le leggo la domanda successiva. A domanda: “Lo sbaglio era facile perché entrambe le strade o le piazze partivano dalla piazza”, è mal verbalizzato. Entrambe le strade partivano dalla piazza. Cioè...
O.D.A.: Dalla piazza del paese. Dalla piazza di Signa.
P.M.: Cioè, sembra di dover leggere: le strade partivano dalla piazza. Cioè la mia domanda è questa: da come lei spiegò allora, sembra che la seconda volta azzeccò perché era l'unica ulteriore alternativa che c'era. Poi se è necessario, la Corte lo andrà a vedere. Ma sembra, da questa verbalizzazione, dal suo ricordo di allora, che la prima secca la sbagliò, la seconda l’azzeccò perché c'era quell'altra e basta.
O.D.A.: Non ricordo se c'erano...
P.M.: Non lo ricorda.
O.D.A.: ... se si poteva giungere sul posto anche da altre vie non lo ricordo.
P.M.: Però la seconda che lui prese era l'unica ulteriore alternativa. Così lei dice alla Corte, io chiedo se se lo ricorda meglio.
O.D.A.: No, no.
P.M.: Non ho nessun altra domanda al teste. Grazie.
Presidente: Non lo ricorda.

mercoledì 22 febbraio 2012

Olinto Dell'Amico - Deposizione del 22 aprile 1994 - Seconda parte

Segue dalla prima parte.
O.D.A.: Quello è il dottor Caponnetto, quello affianco...
P.M.: Ecco. Benissimo, benissimo. Vogliamo andare avanti, e vediamo nella pagina solo la foto superiore, dove qua addirittura si vede, sempre lo sportello posteriore di destra aperto, finestrino posteriore di destra aperto, dietro c'è una auto vostra, quindi sembra di capire c'è stato un po' di movimento. Ecco. Quindi, Colonnello, per concludere questo primo gruppo di foto - ci fermiamo qua con le foto, Cortesemente - lei non è in grado, o è in grado di darci qualche certezza in più? Come mai le foto dimostrano queste aperture di più sportelli, contrapposti l'uno all'altro, mentre nel verbale di sopralluogo, ripeto, fatto quattro giorni dopo, si dice che le portiere erano chiuse. Tutte le portiere erano chiuse. Tranne quella posteriore destra che era semiaperta. Mi sembra di capire che lei l'ha firmato... cioè, non lo so, anzi glielo chiedo, se lei di questo verbale cosa sa. L'ha fatto lei, l'hanno redatto altri...?
O.D.A.: Mah, l'hanno redatto... penso materialmente l'abbia redatto il brigadiere...
P.M.: È firmato, quindi non si preoccupi.
O.D.A.: Sì, comunque in base agli elementi che furono rilevati, insomma, in sede di sopralluogo, fu fatto dopo il verbale...
P.M.: Fu fatto dopo; ma le persone diverse da lei, trovarono una situazione che è cristallizzata in quel verbale. Le foto, ecco, purtroppo sono... dicono qualcosa di diverso. Questa è una constatazione soltanto.
O.D.A.: Si.
P.M.: Ecco, vorrei mostrare - sempre per andare avanti nel facilitare i ricordi e confermare un attimo le cose che ci ha detto il Colonnello Dell’Amico circa la posizione dei corpi - foto successive relative ai corpi. Presidente, vorrei che lei magari prendesse in esame la possibilità di disporre che queste foto che io ora mostrerò, che per praticità potremmo anche mostrare a ciascuno di voi, uno alla volta, e al teste, così, garantendo così la riservatezza delle immagini - sono immagini di corpi che hanno... nella situazione che sappiamo - ecco, forse sarebbe meglio se lei disponesse che queste foto rimanessero... queste immagini in questa aula. Nel senso che non fossero trasmesse fuori dall'aula, non fossero, a loro volta, fotografate da fotografi o da operatori che sono nell'aula.
Presidente: E quindi spegnete tutte le telecamere. E non voglio che nessuno fotografi queste fotografie che andremo mostrare. Chiaro?
P.M.: Noi chiediamo l'ausilio dell'operatore che sta facendo questa operazione, al solo fine dell'aiuto e non della trasmissione. Ecco, vorrei andare quindi alla foto...
Presidente: Macchine fotografiche, tutti quanti.
P.M.: Ecco. La foto che...
A.B.: Si toglie un attimo? Le dispiace? Mi scusi, operatore... ecco, grazie, se si abbassa, ecco.
P.M.: Forse ci aiuta anche nel lavoro. Grazie. Se lo può spostare ancora un po' più a sinistra. Ecco, possiamo... un attimo, ecco. Questa foto...
A.B.: No, guardi, proprio a me no.
A.F.: Eh, non si vede nulla.
P.M.: Colonnello, se lei...
Presidente: Scusate un attimo...
A.B.: Ecco, va bene così. Grazie.
A.F.: Così va bene.
Presidente: Va bene? Bene.
O.D.A.: Ecco, così va bene.
P.M.: Ecco. Se il Colonnello vuol guardare, mi sembra che questo è perfettamente in linea con il racconto che lei ci ha fatto. Cioè, c'è la donna che è sul sedile anteriore sinistro, un po' reclinata; c'è la portiera - questo è importante - sinistra aperta, cioè, a differenza di quello che risulta nel verbale di sopralluogo, ma può far parte ovviamente, questo, dell'attività del fotografo. E c'è il cadavere dell'uomo che è sul sedile di destra, reclinato. Vogliamo andare avanti con la foto di pagina successiva?
A.B.: Ecco, mi scusi, Presidente.
P.M.: Prego.
A.B.: Siccome c'è questa foto...
Presidente: Prego.
A.B.: ... posso fare delle domande.
P.M.: Ben volentieri.
Presidente: Va bene, prego.
A.B.: Grazie. Ecco, mi scusi Colonnello, questa immagine che lei vede, riproduce quella che lei vide allora? Cioè quando lei arrivò sul posto...
O.D.A.: Sì, si i corpi me li ricordo. La posizione dei corpi me le ricordo. Adesso lo sportello...
P.M.: Lo sportello non lo ricorda.
A.B.: Cioè i corpi...
O.D.A.: Ma i corpi mi ricordo...
A.B.: I corpi erano così, li vide così.
O.D.A.: Ho fatto la fotografia, nessuno toccò i cadaveri.
P.M.: Ce l'ha descritto finora, avvocato che erano così.
O.D.A.: Nessuno toccò, almeno in mia presenza, in presenza del magistrato, nessuno toccò, nessuno spostò nulla, insomma ecco.
A.B.: Fece fare lei le fotografie in quel momento.
O.D.A.: Avvocato Bevacqua, le fotografie furono fatte, cioè adesso chi facesse le fotografie, non lo so perché lì mi sembra che vennero anche quelli della mobile, che noi avvertimmo, vennero, quindi credo di aver riconosciuto anche un operatore della squadra mobile lì.
P.M.: Per sua tranquillità il fascicolo è intestato al nucleo operativo dei Carabinieri di Firenze.
O.D.A.: Sì, lo so, lo so, ma ci sono, siccome venne sul posto il dottor Gerunda che era il dirigente del Criminalpol Toscana, venne con il dottor Scola che è il capo della squadra mobile, il dottor Delfino che era il vicecapo, vennero tutti quelli della questura, quindi penso che portarono anche loro qualche fotografo; può darsi che ci sia qualche fotografia fatta da loro.
P.M.: Ecco, benissimo.
A.B.: La domanda che le volevo fare era questa, è possibile che siano state effettuate delle fotografie prima che lei arrivasse sul posto, oppure no? Questa la domanda.
O.D.A.: Ma questo non me lo ricordo, può anche...
A.B.: È possibile o non è possibile?
O.D.A.: Può anche essere, sì, sì, può anche essere, non ricordo questo punto
A.B.: Grazie.
P.M.: Non so, la difesa ha queste foto?
A.B.: Volevo domandare se fosse stato possibile allora...
P.M.: Di queste foto che...
A.B.: Quella là.
P.M.: Bene, bene. Sono state fatte, era questo...
Presidente: Il teste ha detto che non lo sa, non lo esclude, ma non lo sa.
P.M.: Bene, andiamo avanti. Vogliamo mostrare la foto in alto del fascicolo successivo? Ecco, mi sembra che, ovviamente lo sportello è aperto, lo avevamo già visto. La donna è scalza e, chiaramente, sul sedile anteriore. Andiamo avanti, quella sotto. Ecco, bisognerebbe...
O.D.A.: Si, si, guardava verso l'esterno.
P.M.: È preso da davanti, dico bene?
O.D.A.: No, questa è presa di fia… laterale.
P.M.: Di fianco, si ma dalla direzione non laterale, siamo un po' davanti
O.D.A.: Esatto, sì.
P.M.: Mi sembra di vedere la parte del parabrezza.
O.D.A.: Questo è il lato sinistro della macchina, sì.
P.M.: È un pezzo di parabrezza, bene? Ok. Comunque...
O.D.A.: Parabrezza sì.
P.M.: ... ci mostra, ecco grazie, nei dettagli come la donna era reclinata sul sedile davanti.
O.D.A.: Esatto.
P.M.: Vogliamo andare a quella ancora successiva che invece si sposta sull'altro cadavere? Ecco, questo, se leggo bene, la foto ovviamente, è presa dallo sportello posteriore destro, quello che lei dice e che sul verbale si dice, era l'unico aperto. Sul verbale di sopralluogo. Quando lei arrivò ci ha detto era aperto.
O.D.A.: Esatto, sì.
P.M.: Vogliamo andare avanti.
Presidente: Vogliamo però dare il numero delle foto, perché noi non le abbiamo sottomano, perché le avete voi.
P.M.: Presidente, ha ragione, le foto non sono numerate, sono cronologicamente una dietro l'altra
Presidente: Perlomeno la pagina.
P.M.: Non è numerata nemmeno la pagina.
Presidente: Evviva.
P.M.: Le possiamo contare, possiamo farla...
Presidente: La didascalia.
P.M.: ... questa operazione.
Presidente: Se non nella deregistrazione poi non si capisce...
P.M.: Ha ragione. Diciamo che leggiamo La didascalia e diciamo che la foto che abbiamo visto finora è la foto la cui didascalia dice “Cadavere del Lo Bianco Antonio, in particolare dalla vita in su”. Vogliamo andare all'altra. Questo mi sembra, Colonnello, è in sintonia con i suoi racconti?
O.D.A.: ... il borsello.
P.M.: Ecco, qui si vede la foto della parte anteriore destra, lo sportello aperto ai fini della foto. La didascalia dice: “Cadavere del Lo Bianco Antonio, in particolare visto dalla vita in giù. Sempre in particolare un fazzoletto da uomo e un borsellino da donna.” Ora il borsellino da donna nel suo racconto io non ho capito se lei nella sua memoria lo aveva visto da questa parte o dalla parte della donna?
O.D.A.: No, no da questa parte.
P.M.: Ecco, benissimo, quindi corrisponde pienamente al suo ricordo. Quando arrivò lei, al di là della foto, era così. Ora ci sono delle immagini che sono un po' più crude sono, scusate un attimo prima di mostrarle, sono le immagini che sembra dimostrino che sono state prese nel momento in cui i cadaveri sono stati tolti dalla macchina.
O.D.A.: Esatto.
P.M.: Lei ricorda se nel momento in cui furono tolti i cadaveri erano già stati repertati i bossoli o meno? Non ha questo ricordo?
O.D.A.: No, non lo ricordo. Ricordo che quando fu deposto il cadavere della Locci sulla barella fu rinvenuto, cadde un proiettile.
P.M.: Ecco, era questo ricordo che volevo io che...
O.D.A.: Questo sì.
P.M.: Ecco, allora vogliamo mostrare la foto successiva la cui didascalia, non questa, l'altra, la cui didascalia - bisognerebbe trovare il modo di dargli la direzione giusta rispetto all'auto... alla posizione - dice: “Cadavere Locci Barbara deposto sulla barella, posizione supina, visibili due fori prodotti da colpi di arma da fuoco”. Questo dice la didascalia, io non so se in questo momento si vedono bene, è un particolare che ci interessa e lo vedremo forse meglio dopo. Mi sembra, se riusciamo a ingrandire che questi due fori, sono foto in bianco e nero, ma è importante al fine… ecco… al fine che io
O.D.A.: Ci sono le frecce.
Presidente: Ci sono le frecce.
P.M.: Benissimo. Ecco io qui le vedo male, sono uno su emitorace sinistro e uno sullo sterno, dico bene?
O.D.A.: Emitorace destro.
Presidente: Destro.
P.M.: Emitorace destro, chiedo scusa. Poi c'è un segno, dei segni, diciamo alla mammella sinistra c'è qualcosa, si riesce a ingrandire, come un colpo, un foro d'uscita.
Presidente: Può essere sangue, non si sa.
P.M.: Ecco, non abbiamo altri particolari. Vediamo poi da quelle a colori. Vogliamo andare avanti nella foto? Questa è posizione prona, viene giustamente descritta: “deposto sulla barella, visibili tre fori prodotti da colpo di arma da fuoco”. Ecco, vorrei... no, qui probabilmente va mostrato nell'altro senso, cioè con la testa sulla destra, se possibile, Cortesemente.
Presidente: Si è rigirato, adesso.
P.M.: mmh. Per far vedere rispetto... no, no, l'altra foto. Per far vedere rispetto alla testa, ecco. Allora inquadriamo anche la testa, chiedo scusa, sennò non si vede se sono a sinistra. Ecco, benissimo, si vede da qui. Sembra che sono, rispetto all'asse della spina dorsale, che sono sulla sinistra, bene? Del corpo. Vogliamo andare avanti?
A.S.F.: Mi scusi, se il P.M. lo consente...
Presidente: Avvocato, dica il suo nome altrimenti...
A.S.F.: Avvocato Luca Santoni Franchetti. Prima di andare avanti con le immagini, io ho un problema sull'immagine precedente, che ho meditato e non ho...
Presidente: Avvocato, lei deve meditare molto prima. Ritorneremo su quell'immagine.
A.S.F.: ... solo un momento...
Presidente: Ecco, restiamo su questa.
P.M.: Forse se andiamo un attimo avanti poi ce lo ricordiamo, sennò si spezza un po' troppo.
Presidente: Prego. Potremo tornare.
P.M.: Sono a disposizione di tutte le parti.
Presidente: Potremo poi tornare su tutte le immagini che volete.
P.M.: Vorrei andare ancora avanti, e andare alla foto successiva. Ecco che c'è già, la didascalia parla di “Cadavere Lo Bianco Antonio deposto su barella, posizione supina, visibili tre fori prodotti da colpi di arma da fuoco”. Ora vorrei che si riuscisse a inquadrare, rispetto al volto, che sono fori sulla sinistra. Poi li vedremo più nei dettagli, bene? Andiamo ancora avanti, la foto sotto. Sempre “Cadavere del Lo Bianco Antonio deposto su barella, posizione prona con visibili tre fori prodotti da colpi di arma da fuoco”. Uno è chiaramente, ecco, visibilissimo ora sul braccio. Ci sono delle macchie sotto, sul corpo, vedremo poi meglio di cosa si tratta. Anche questi sono a sinistra, almeno da quello che si vede per ora, sia la donna che l'uomo hanno tutti colpi che per ora sono visibili sulla parte sinistra. Cioè almeno da quello che si vede per ora, sia la donna che l'uomo hanno entrambi tutti colpi che per ora sono visibili sulla parte sinistra del corpo. Uno visibile sul braccio, la donna sul dorso, bene? Eh?
O.D.A.: Esatto.
P.M.: Corrisponde al suo ricordo, insomma.
O.D.A.: Esatto.
P.M.: Vogliamo andare avanti, abbiamo un’auto dove si dice: “Posizione in relazione autovettura del primo bossolo rinvenuto”. Vediamo se riusciamo a inquadrarlo un attimo, se lei riesce ad aiutarci, Colonnello, io nella foto non riesco a vederlo.
O.D.A.: Ma i bossoli...
P.M.: Posso avere delle idee, ma questo bossolo non lo vedo.
O.D.A.: I bossoli io mi ricordo che stavano sul sedile posteriore.
P.M.: Ecco, allora, mi scusi, posso io ipotizzare e poi vediamo, che si tratta, in questa foto si vorrebbe rappresentare quel bossolo che lei ci ha detto uno dei bossoli che erano in terra. Lei nel suo racconto non ci ha parlato di bossoli trovati nel sedile, bene? Davanti. Le chiedo...
O.D.A.: Non mi ricordo il bossolo del...
P.M.: Non ricorda. Vogliamo provare a ingrandire un po' il terreno - dato che è scritto “primo bossolo rinvenuto”, se c'è qualche freccia che io non riesco a vedere, o se c'è qualche... no, no, no, l'altra sopra, scusi. Quella dopo la vediamo dopo. Per fortuna c'è il biglietto bianco. Beh, allora prendiamo, almeno per ora, atto che la foto porta la didascalia “primo bossolo rinvenuto”, sembra che sia in terra. Almeno dal racconto suo. Lei non ha ricordo di bossoli all'interno dell'auto davanti, dico bene?
O.D.A.: Sul muso della macchina?
P.M.: No, no, scusi, davanti nel sedile anteriore.
O.D.A.: No.
P.M.: Ecco, quindi noi dobbiamo pensare che questa foto di cui, forse perché non fu fatta una freccia oppure non siamo in questo momento troppo in grado di distinguerlo, il bossolo è uno di quelli in terra. Andiamo avanti perché le foto successive forse ci aiutano. Questo, siamo... no, l'immagine intera, scusi. Abbiamo chiaramente la visione di un foglietto bianco, che comunque siamo dietro la ruota posteriore, mi sembra di capire. Lo sportello è chiuso. La descrizione didascalica parla “secondo bossolo rinvenuto”, posizione... c'è una mano presumibilmente di un carabiniere, ecco, siamo sempre bossoli in esterno. Quindi ci indica la didascalia “secondo bossolo”. Può darsi che sia il secondo dei tre che lei ci ha...
O.D.A.: Può darsi che fosse quello di centro.
P.M.: Sì, vorrei far vedere che...
O.D.A.: Potrebbe essere quello di centro.
P.M.: Ma se noi guardiamo la auto della macchina, mi scusi.
O.D.A.: Erano tre, erano tre sulla...
P.M.: Sì, sì, poi c'è il terzo. Questo qui sembra il secondo, che era addirittura nella parte posteriore della macchina.
O.D.A.: Posteriore.
P.M.: Ecco, questo mi sembra, io non riesco, ovviamente non ho interesse a dimostrare, ma è un po' lontano da quella ruota. Poi sono questioni di prospettiva. Va bene, insomma, è una pistola, ma questo non ci interessa.
O.D.A.: Si può fare riferimento alla scarpa.
P.M.: Va bene. Andiamo avanti. Va be’, va be’, lo vedremo. Allora, ecco qui abbiamo foto che dice “posizione - sempre in relazione autovettura - del terzo bossolo rinvenuto” mah, io ho qualche difficoltà a vedere differenze con l'altro. Mi sembra però di vedere - se fa l'immagine intera, mi scusi - che siamo chiaramente nella parte posteriore, perché vedo una parte di paraurti.
O.D.A.: Paraurti, sì.
P.M.: Va bene? Andiamo alla foto successiva dove, se non sbaglio, è lei che prende misure, no?
O.D.A.: No, è il brigadiere Matassino.
P.M.: Ah sì, mi scusi, mi scusi. E vedo tre foglietti - se li inquadriamo bene - che ci danno ragione e ci danno la possibilità di vedere insieme, almeno dai foglietti, i tre bossoli. Possiamo vedere se ciascuno dei foglietti...
Presidente: Aspetti un attimo perché non tutti i giurati riescono a vedere bene, Colonnello.
P.M.: Ecco...
O.D.A.: Così va bene?
P.M.: ... vorrei vedere l'immagine insieme: sono tre bossoli esterni.
Presidente: Se può girare la seggiola, Colonnello, e si mette a sedere, forse.
O.D.A.: Così va bene?
Presidente: Giri la seggiola e si sieda, guarti. Forse...
P.M.: Ecco, forse è la cosa migliore.
Presidente: Anche se dà le spalle, nessuno...
P.M.: Verso lo schermo forse...
Presidente: Verso lo schermo, sì.
P.M.: ... Colonnello.
Presidente: Va bene così? Ci vedete tutti? Prego.
P.M.: Mi sembra almeno, Colonnello, di vedere che sono tre bossoli sicuramente in esterno, a una certa distanza, non ha interesse ora, dall'auto. Possiamo fare le deduzioni, ma le faremo al momento opportuno, di un... bossoli che escono da una pistola che, insomma, quelli lì... La pistola non è dentro l’auto, va bene?
O.D.A.: Io mi ricordavo più verso il centro macchina.
P.M.: Sì, sono tre.
O.D.A.: Invece qui siamo più verso il centro posteriore della macchina. Io li ricordavo più al centro macchina.
P.M.: Eh, vabbè. Queste sono le foto, saranno questione di prospettive, insomma. Noi vogliamo provare a ingrandire, eh? La pistola sicuramente non è nell'interno o non è molto vicina alla macchina, mi sembra, questa che spara, se i bossoli sono così, no?
O.D.A.: Eh sì.
P.M.: È una valutazione, ma io chiedo se lei è in grado di ricostruirlo.
O.D.A.: Se avesse sparato tutti colpi nella stessa posizione, avremmo dovuto trovare tutti i bossoli raggruppati: o tutti dentro la macchina o tutti fuori.
P.M.: Ecco, era questa la domanda. Ovviamente sempre a quel fine di quelle dichiarazioni che io ritengo non in linea, e mi sembra che ci siamo già a dimostrarlo, fatte da quello Stefano Mele che sappiamo. Possiamo vedere, se li ingrandiamo, ciascuno di quei proiettili? Di quei bossoli, chiedo scusa. Va be', allora rimaniamo al massimo. Se lei ce li centra uno alla volta. Vabbè, vogliamo andare al terzo, poi ci sono tutte questioni di prospettiva che non ci aiutano di certo. Vogliamo andare ancora avanti perché nelle foto successive invece ci sono quei bossoli all'interno, di cui lei, Colonnello, ci ha parlato.
O.D.A.: Sissignore.
P.M.: Che così, non per suggestionare lei nelle risposte, ma insomma sono da posizione diversa, o sbaglio? Sicuramente la posizione che vediamo... Cominciamo dal primo, eh? Posizione della pallottola rinvenuta nell'interno dell'autovettura, tra il sedile anteriore e quello posteriore destro rispetto alla guida - quello che lei dice di aver trovato aperto. E si vede chiaramente un bossolo.
O.D.A.: Esatto.
P.M.: Oh, ricordiamo, lo ricordo alla Corte, che l'autore del delitto dice di aver sparato dalla parte opposta.
O.D.A.: Da sinistra.
P.M.: Dalla parte opposta a questa qui.
O.D.A.: Sissignore.
P.M.: C'è un bossolo lì, va be’, comunque andiamo avanti, non c'è problema. Oh, vogliamo cercare di inquadrare la successiva immagine. Non è di facile lettura l'immagine. Io leggo la didascalia, poi cerco con l'aiuto del Colonnello di vedere come è stata presa. Dice: “posizione dei due bossoli rinvenuti nell'interno dell'autovettura tra la spalliera e il sedile posteriore”. Ci sono le frecce per fortuna. Lo vogliamo allargare un attimo? Colonnello, riusciamo, scusi, anzi prima ad inquadrare la parte bassa della foto? Sembra come se sia stato spostato il sedile, non so, c'è qualche fig... Ecco, se lei fa... ecco, esatto, quella zona lì dove c'è... della parte diversa da un sedile, sembra che la parte orizzontale del sedile posteriore sia come spostata. Lei non ha ricordo?
O.D.A.: L'avranno sollevata per vedere se c'era qualcosa.
P.M.: Ecco, almeno la foto rappresenta questo punto lei non ha ricordi?
O.D.A.: No, no.