sabato 31 dicembre 2011

2008 - Processo a Francesco Calamandrei come mandante del mostro di Firenze

-Udienza 27 novembre 2007 - Giudice Silvio De Luca, Avvocato Zanobini; P.M. Paolo Canessa, P.M;

-Udienza 28 novembre 2007 - P.M. Paolo Canessa, P.M. Alessandro Crini;

-Udienza 29 novembre 2007 - P.M. Alessandro Crini;
-Udienza del 21 gennaio 2008 - Giudice Silvio De Luca, P.M. Alessandro Crini, Avvocato Zanobini;
-Udienza del 22 gennaio 2008 - Giudice Silvio De Luca, P.M. Alessandro Crini, P.M.Paolo Canessa, Avvocato Saldarelli, Avvocato Colao, Avvocato Corbi, Avvocato Zanobini.
-Udienza del 5 febbraio 2008 - Giudice Silvio De Luca, Avvocato Adriani, Avvocato Corbi, Avvocato Pellegrini;
-Udienza del 6 febbraio 2008 - Giudice Silvio De Luca, Avvocato Pellegrini;
-Udienza del 4 marzo 2008 - Avvocato Zanobini, Giudice Silvio De Luca;
-Udienza del 7 marzo 2008 - Giudice Silvio De Luca, Avvocato Zanobini,
-Udienza del 25 marzo 2008 - Giudice Silvio De Luca, Avvocato Zanobini, Avvocato Colao;
-Udienza del 26 marzo 2008 - Giudice Silvio De Luca, Avvocato Zanobini, P.M. Paolo Canessa;
-Udienza del 28 marzo 2008 - Giudice Silvio De Luca, Avvocato Zanobini;
-Udienza del 6 maggio 2008 - Giudice Silvio De Luca, Avvocato Zanobini, P.M. Paolo Canessa, P.M. Alessandro Crini - Avvocato Saldarelli;
-Udienza del 7 maggio 2008 - Giudice Silvio De Luca, Avvocato Zanobini, P.M. Paolo Canessa;
-Udienza del 21 maggio 2008 - Giudice Silvio De Luca;

Pietro Frillici

Ex Maresciallo dei Carabinieri. Fece parte della Squadra Anti Mostro e partecipò alla maxi-perquisizione che ebbe luogo presso l'abitazione di Pietro Pacciani nell'aprile/maggio del 1992. Fu chiamato a deporre durante il processo a Pietro Pacciani.

Vedi anche:
Pietro Frillici - Deposizione del 27 aprile 1994
Pietro Frillici - Deposizione del 22 giugno 1994
Pietro Frillici - Deposizione del 4 luglio 1994
Pietro Frillici - Deposizione del 08 luglio 1994
Pietro Frillici - Deposizione del 13 luglio 1994

giovedì 29 dicembre 2011

Bruna Vieri - Deposizione del 6 giugno 1994

 
Bruna Vieri fu ascoltata il 6 giugno 1994 nel processo a Pietro Pacciani. Quelle che seguono sono le sue dichiarazioni.

P.M.: Sentiamo Vieri Bruna.
Presidente: Pieri?
P.M.: Vieri Bruna.
Presidente: Vieri Bruna. Vuole rispondere per cortesia alle domande del Pubblico Ministero…
B.V.: Si.
Presidente: E poi a quelle che le faranno gli avvocati?
P.M.: Signora, lei conosce il signor Pacciani?
B.V.: No.
P.M.: Conosce qualcuno della famiglia?
B.V.: La figlia, Rosanna.
P.M.: Figlia quale?
B.V.: Graziella.
P.M.: Come mai la conosce signora?
B.V.: Così, l’ho vista… l'ho conosciuta… la sta lavorando a una signora che conosco io.
P.M.: Sta lavorando con la signora…
B.V.: Si è in casa con una signora che conosco.
P.M.: Questa Graziella.
B.V.: Si.
P.M.: E da quanto tempo la conosce?
B.V.: Da quando è entrata.
P.M.: Cioè?
B.V.: Eh ora io non me lo ricordo…
P.M.: Suppergiù?
B.V.: Nell’87… non lo so, non me lo ricordo.
P.M.: Diversi anni fa?
B.V.: Si.
P.M.: E quindi ha modo di vederla spesso questa ragazza?
B.V.: Si, ora un po' meno ma insomma l'ho vista… parecchio tempo… insomma spesso.
P.M.: La vedeva in questa casa che frequentava anche lei?
B.V.: Si, si, si.
P.M.: Ecco. Senta una cosa, ricorda se alla signorina Graziella - qualcuno di questa famiglia - faceva dei regali di biancheria?
B.V.: Si, io.
P.M.: Li faceva lei.
B.V.: Si.
P.M.: Come mai?
B.V.: Così, pe’ Natale gli facevo un regalino… così utile… gli ho fatto degli asciughino, gli ho fatto degli asciugamani con le sue iniziali… e in più questo lenzuolo con la federa…
P.M.: Questo lenzuolo quale signora?
B.V.:Questo era un lenzuolino col fondo verde e dei fiori bianchi e con una trina in cima.
P.M.: Lei ricorda in che epoca gliel’ha regalato?
B.V.: No io senta… l’epoca… Non glielo so dire, non me lo ricordo.
P.M.: Lei questo lenzuolo che aveva regalato alla Graziella poi l'ha rivisto? Le è stato mostrato da qualcuno?
B.V.: Si.
P.M.: Da chi le è stato mostrato?
B.V.: In Questura.
P.M.: In Questura.
B.V.: Si.
P.M.: E lei riconobbe che era…
B.V.: Lo riconobbi subito, l'ho riconosciuto subito.
P.M.: E le fu mostr…
B.V.: Sporco ma l’ho riconosciuto.
P.M.: Le furono mostrati oltre che il lenzuolo intero o la federa intera anche delle strisce?
B.V.: No delle pezze… si! Delle strisce, un pezzetto grande e delle strisciole…
P.M.: E riconobbe anche le strisce?
B.V.: Si, proprio.
P.M.: È sicura di questo?
B.V.: Sicurissimo eh… sennò!
P.M.: Ricorda dove l'aveva comprato?
B.V.: No dove l'avevo comprato non lo so.
P.M.: Però ricorda che è quello che le ha regalato lei.
B.V.: Senz’altro, senz’altro.
P.M.: Non ho domande grazie.
B.V.: Proprio io con le mie mani, gliel’ho portato io.
P.M.: Ecco, si tratta di quelle strisce che avvolgevano l’asta guidamolla, il lenzuolo è fotografato e comunque è repertato, se la Corte ritiene anche di volerlo mostrare… Penso sia superfluo. Non ho altre domande grazie.
Presidente: Signori avvocati di parte civile avete domande? Nessuna? Avvocato Bevacqua?
A.B.: Senta signora dove la comprato questo lenzuolo?
B.V.: Senta io non me lo ricordo, dove l’ho comprato non lo so.
A.B.: Non se lo ricorda neppure dove l’ha comprato?
B.V.: No… da una merceria… su un barroccino… non lo so, in un negozio.
A.B.: E normalmente le lenzuola sono a volte in un cellophane, in qualche altra cosa che…
B.V.: Una scatolina di cellophane.
A.B.: Una scatolina di cellophane. Quindi lei ha comprato questo lenzuolo, non ricordo dove però…
B.V.: Ora… senta… in un negozio… in una bancherella io non me lo ricordo.
A.B.: Da qualcuno che lo vendeva certamente.
B.V.: Si senz'altro.
A.B.: Lei non l'ha usato mai?
B.V.: Mai.
A.B.: Quindi lei l’ha comprato, l’ha visto, le è piaciuto – chiuso così com’era – l’ha aperto?
B.V.: No io gliel'ho dato così.
A.B.: L’ha aperto lei?
B.V.: Si. No aperto no.
A.B.: No, lei l’ha visto così com’è… facciamo finta che questo sia… eh?
B.V.: Si.
A.B.: Va bene? La scatolina, vede il lenzuolo, c’è la federina, qualcosa del genere e basta, no?
B.V.: Si.
A.B.: Poi i disegni si vede qualche cosa dei disegni?
B.V.: Si il fondo verde…
A.B.: Il fondo verde. Poi l’ha preso…
B.V.: I fiori bianchi.
A.B.: L’ha preso, gliel’ha dato, gliel'ha regalato…
B.V.: Si.
A.B.: L’ha salutata, l'ha baciata, è venuta via.
B.V.: Si.
A.B.: E’ vero?
B.V.: Si, si gliel’ho regalato io.
A.B.: L’ha baciata pure no?
B.V.: Per Natale, non me lo ricordo, insomma per una festa.
A.B.: Poi è finito tutto.
B.V.: Tutto basta così.
A.B.: E basta, dopodichè questo stesso lenzuolo che lei ha visto per un attimo lo riconosce quando glielo mostrano i carabinieri, anzi un pezzettino di stoffa...
B.V.: Si io l’ho riconosciuto. Senz’altro.
A.B.: Va bene, bravissima, lei signora è eccezionale però non si ricorda dove l’ha comprato?
B.V.: Io… non so… non me lo ricordo.
A.B.: Non se lo ricorda, benissimo, grazie. Non voglio sapere altro.
Presidente: Altre domande signori?
P.M.: Una sola, quando lo comprò era in una confezione, ha detto, di platsica?
B.V.: Si.
P.M.: Cioè trasparente?
B.V.: Si.
P.M.: Davanti e di dietro?
B.V.: Si.
P.M.: Grazie, grazie.
Presidente: Può andare signora, buongiorno.
B.V.: Buongiorno.
Presidente: Arrivederci.
A.B.: Però non sa dove l’ha comprato.

mercoledì 28 dicembre 2011

Baldo Bardazzi - Verbale del 01 agosto 1984

Il primo agosto 1984 Baldo Bardazzi si recò presso la stazione dei carabinieri di Borgo S. Lorenzo per rilasciare le dichiarazioni che seguono.

"Sono titolare di un esercizio pubblico, Bar ed alimentari sito in borgo San Lorenzo loc. “La Torre” lungo la SS 551 “Traversa del Mugello” e denominato “Bar La Torre”. Mi presento spontaneamente dopo aver già verbalmente sommariamente raccontato all'ufficio i fatti in quanto ho notato una serie di circostanze che ipoteticamente potrebbero avere rilievo ai fini della indagine in relazione al duplice omicidio Stefanacci-Rontini. In data 29 luglio domenica, verso le 16,45, poco prima o poco dopo, si presentavano nel mio bar due giovani, che io conoscevo solo di vista, nel senso che non erano facce nuove e già altre volte erano stati nel mio locale, che poi riconobbi il lunedì pomeriggio leggendo il giornale e vedendo le foto come due ragazzi trucidati dal cosiddetto mostro. Sono sicuro che si tratta dei due ragazzi riconosciuti anche da mio padre e da mia sorella, che erano come nel bar. I due ragazzi, entrati nel bar, ordinarono due panini e da bere e si misero a consumarli nei tavolini dentro il bar. Il ragazzo prese un panino con arista e funghetti: fui io stesso a consigliarlo a prendere la arista; la ragazza prese un panino con cozze e una coca cola. Il ragazzo prese una birra. Non ricordo come erano vestiti i ragazzi. Sono certo comunque che gli stessi si comportavano del tutto normalmente e non c'era nulla in loro che potesse attirare l'attenzione, nel senso che non erano vestiti in modo appariscente, estroso o scollacciato, non si davano ad effusioni ne erano particolarmente riderecci. Si comportavano cioè del tutto normalmente. Subito dopo l’arrivo dei ragazzi, a distanza di forse un minuto, arrivò nel bar un individuo solo, mai visto prima. Ho notato questa persona in primo luogo perché era molto ben vestita, tanto che pensai, anche per il suo comportamento iniziale, che potesse essere della Finanza, in secondo luogo per come guardava i ragazzi. si trattava di un uomo dell'età di circa 50 anni, alto circa 175 (era certamente più alto di me che sono 1,68) o anche di più; di corporatura robusta, con la faccia abbastanza piena, i lineamenti irregolari, occhi marroni, naso normale, fronte ampia e stempiata, capelli molto corti biondi sul rossiccio, nessun segno particolare né in faccia né altrove, guance non incavate, senza occhiali, zigomi non sporgenti, mento non pronunciato, in ottime condizioni fisiche, senza barba, né baffi, né basette, senza occhiali, non è abbronzato. L'individuo di cui sto dicendo aveva un completo, pantaloni e giacca, di colore beige chiaro, camicia celestina, cravatta scura, scarpe scure, portava la mano sinistra, mi pare all'anulare, un anello vistoso forse con uno stemma o su quel tipo, grosso, mi pare quadrato. Le sue mani erano grandi e grosse proporzionate alla corporatura. Solo per dare un'idea sul volto di questa persona posso dire che somiglia moltissimo ad una persona che io conosco abbastanza bene e che si chiama Vignini, non ricordo il nome, che è un infermiere di Luco, abita in viale della Resistenza a Borgo S. Lorenzo ed ha una Fiat 127 bianca. Naturalmente sto dicendo ciò solo per dare delle indicazioni sul volto di questa persona che, di certo non era il Vignini, che io conosco bene. La somiglianza col Vignini, fu notata anche da mio padre, da mia sorella e dalla mia nipotina, tutti nel locale. Rispetto al Vignini questo individuo era un po' più robusto (il Vignini ha più pancia) ed era rossiccio, di colorito roseo, (il Vignini è più moro) aveva i capelli più corti rispetto al di Vignini. L'espressione di questo individuo era però diversa in quanto questi era di faccia burbero, come incazzato. L'ufficio dà atto che in base alle descrizioni del Baldazzi, viene gradualmente effettuato un approssimativo identichit che l'interessato dichiara essere abbastanza somigliante, anzi quasi preciso, salvo che per l'espressione, in quanto quella dello sconosciuto era un ho più truce, del tipo di persona a cui girano le scatole. Come già detto sia io che mio padre abbiamo notato questa persona in quanto ci sembrò un finanziere o qualcosa di simile, tanto che mio padre, come ovvio, mi disse di fare attenzione a fare tutto regolare, cioè gli scontrini ecc.. Inoltre, poiché da tempo gestiamo questo bar ci siamo abituati, allenati del tutto naturalmente a dare una occhiata attenta ai clienti. Questo individuo ordinò una birra a mia sorella, pagò, ed uscì fuori dal locale per sedersi in un tavolino antistante. Dalla sua posizione, attraverso la porta aperta, guardava i ragazzi, dico meglio addirittura li scrutava con intensità, amarezza, rabbia, continuità. Sono sicuro di quello che dico e non sono stato suggestionato dall'aver letto sul giornale ciò che è accaduto in quanto ho notato ciò quella stessa domenica, prima che succedesse il fatto commentando la particolarità e stranezza dell'episodio con mio padre e mia nipote. Appena entrato l'individuo nell'uscire fuori con la birra, volgendo uno sguardo in direzione dei ragazzi, ebbe come un moto di stizza o di rabbia, cioè contrasse degli occhi digrignano con la bocca mostrando appena i denti. Quando l'individuo si portò fuori continuò ad avere questo stesso modo di stizza più volte. Ricordo perfettamente che aveva la mano destra davanti la bocca, come se volesse coprire il movimento che faceva con la bocca. Almeno a mio giudizio non poteva essere assolutamente un tic, sia perché guardava intensamente, con profondità e coprendo gli occhi, sia perché lo faceva in direzione dei ragazzi, mentre non lo fece chiedendo la birra, pagando, o quando restituì il bicchiere, sia perché sono sicuro che non era un gesto meccanico ma proprio motivato. L'individuo non smise mai di guardare i ragazzi, addirittura girava il collo a tal fine. Nell'immediatezza del fatto sia io che mio padre (Baldazzi Piero) che mia nipote (Santi Sabrina di anni 12) notammo quanto sopra, tanto che mio padre fece una battuta a me dicendomi qualcosa tipo: “ ma non gli verrà un torcicollo”. Ricordo che la Sabrina disse qualcosa tipo: “ ma è sempre in quella maniera?”, intendendo che li guardava sempre. Meravigliati da questo fatto ed anche preoccupati che l'individuo potesse guardare in teoria qualcosa che non andava nel locale o nei ragazzi, proprio al fine di controllare come mai e perché scrutava in quel modo, mio padre, al quale io feci appositamente un panino, se ne andò fuori, vicino allo sconosciuto, sedendosi a mangiare il panino. I ragazzi restarono nel locale circa mezz'ora, poco più, poco meno; lo sconosciuto non smise mai di guardarli e di ripetere continuamente il gesto detto del ghigno di cui sopra. Durante tale periodo lo sconosciuto bevve lentamente un bicchiere di birra. Quando i ragazzi si alzarono per andarsene lo sconosciuto improvvisamente, con gesto repentino, buttò giù di colpo, in un solo sorso, la metà di birra che gli era rimasta, si avvicinò al bar restituendo il bicchiere e la bottiglia e andò subito via, a distanza di pochissimi secondi rispetto ai ragazzi. Ricordo che notai appunto il fatto che lo sconosciuto impiegò quasi mezz'ora a bere mezzo bicchiere di birra e poi invece beve l'altra metà d'un colpo appena vide alzarsi ragazzi ricordo che proprio in relazione a tale fatto commentare con mio padre che era strano. Ovviamente, pur meravigliandoci, non facemmo poi altri commenti, ne pensammo null'altro di particolare, sia perché non avevamo ulteriori elementi di sospetto, sia perché ci capita spesso di servire clienti un po' strani. Non ho sentito la voce di questo individuo che ha solo ordinato una birra a mia sorella (la quale mi ha riferito di non aver notato accenti particolari e che da quelle due sole parole che disse le sembrò poter essere toscano, della zona meglio) e non ha detto nessun altra cosa. Anche quando mio padre ebbe a sedersi vicino a lui, proprio per cercare di scambiare due chiacchiere, sia perché incuriosito dal suo atteggiamento, sia per il pensiero iniziale che potesse essere della Finanza, lo sconosciuto non disse nemmeno una parola. Nel piazzale antistante il locale di regola i clienti posteggiano la macchina. Ed infatti anche due ragazzi avevano posteggiato la loro auto, che io vidi, e che era una Panda chiara. Lo sconosciuto invece non posteggiò la macchina nel piazzale. Il mio bar si trova sulla destra e vi sono vicino poche abitazioni il cui conduttori certamente io conosco. Escludo quindi che potesse essere del posto ed escludo che potesse essere venuto a piedi in quanto il mio bar e sulla strada fuori dal paese, tra l'altro a quell'ora non passa alcun pullman di linea. Sono altresì certo che lo sconosciuto non ebbe a posteggiare l'auto fuori, nel piazzale antistante il bar, in quanto ricordo che vi era solo la Panda dei due ragazzi, almeno all'inizio quando arrivarono loro e lo sconosciuto. Solo successivamente arrivarono altre macchine. A mio avviso lo sconosciuto, verosimilmente in macchina, ebbe a posteggiare l'auto nella stradina laterale che fiancheggia il mio locale dalla parte sinistra in direzione Firenze cioè in faccia alla Samoa. Ciò dico in quanto con molta probabilità avrei notato io, un mio padre, un'autovettura sconosciuta che fosse posteggiata lì davanti o anche di fronte, ovvero sulla sinistro sulla destra, anche a una certa distanza, purché in faccia al locale. Non so dire se lo sconosciuto, uscendo dal locale si sia diretto verso destra o verso sinistra, in quanto io sono rimasto dentro, mio padre era rientrato nel bar, mia sorella era stata sempre dietro il bancone e mia nipote era dentro. Ovviamente nessuno di noi badò più allo sconosciuto, ne pensò di controllare verso dove si dirigesse o dove avesse l'auto, che a mio giudizio era vicina, in quanto egli entrò nel locale immediatamente dopo i ragazzi. Al momento ritengo che non vi sia null'altro da aggiungere e mi impegno sia a comunicare qualunque altra circostanza di rilievo mi venisse in mente, sia ad avvisare subito voi carabinieri qualora dovessi rivedere questa persona."

martedì 27 dicembre 2011

Paolo Bonciani - Deposizione del 6 giugno 1994

 
Paolo Bonciani fu ascoltato il 6 giugno 1994 nel processo a Pietro Pacciani. Quelle che seguono sono le sue dichiarazioni.
 
P.M.: Sentiamo allora anche il Bonciani che è l'ultimo teste di stamani.
Presidente: E’ il signor Bonciani Paolo? Buongiorno, si accomodi prego. Consente la ripresa televisiva?
P.B.: No, non consento.
Presidente: Allora non riprendete il signore. Vuole rispondere per cortesia alle domande del Pubblico Ministero e poi a quelle degli avvocati?
P.B.: Senz’altro, si.
Presidente: Prego.
P.M.: Signor Bonciani vuol dire alla Corte qual è la sua attività?
P.B.: Quale era la mia attività…
P.M.: Quale era si.
P.B.: La mia attività nel periodo ‘84/’85… avevo preso in gestione il bar del ponte agli Scopeti.
P.M.: Di una pensione?
P.B.: C’era bar e pensione.
P.M.: Ecco, lei aveva il bar. Questa pensione rispetto – se lei sa dove poi furono scoperti i cadaveri dei due ragazzi - lei lo sa?
P.B.: Perfettamente.
P.M.: Ecco a che distanza è il suo bar?
P.B.: Sono circa 3 km, circa.
P.M.: Lei fu sentito dai carabinieri dopo che fu scoperto l'omicidio?
P.B.: Si addirittura fecero, diciamo, base lì da noi per le prime indagini, chiaramente, perché si dovevano pur appoggiare a un telefono, dei servizi, a qualcosa.
P.M.: Vennero da lei e le chiesero, in quei giorni, qualcosa? Se aveva visto qualcuna delle vittime? La macchina?
P.B.: Avevamo visto…
P.M.: Avevamo, ecco…
P.B.: Avevamo visto… effettivamente, avevamo visto la vittima perché venga fare la colazione.
P.M.: La vittima quale?
P.B.: La Nadine Mauriot, mi sembra.
P.M.: La ragazza.
P.B.: La donna e perché fece colazione molto velocemente, chiese del bagno. Penso non oltre i 15 minuti, fra il bagno e la colazione, poi se ne andò.
P.M.: Quando avvenne questo? Il sabato?
P.B.: Non ricordo con esattezza.
P.M.: Uno dei giorni prima…
P.B.: Si senz’altro, non era la vigilia… senz’altro non molto lontano dall’accaduto, questo sono sicuro.
P.M.: dal fine settimana.
P.B.: Questo ne sono sicuro però non ho la certezza matematica.
P.M.: Lei disse che l’aveva vista domenica 8, disse ai carabinieri, lo ricordava meglio all’epoca…
P.B.: Si, si può darsi perché…
P.M.: La mattina.
P.B.: Sa la mattina noi avevamo molte persone nel bar, addirittura dei pullman, cioè ricordarsi una straniera non era difficile, ricordarsi il giorno e il momento esatto era particolarmente difficile.
P.M.: Se lo ricordò nell’immediatezza dei fatti.
P.B.: Si perché avevano una macchina targata straniera, sa…
P.M.: Ecco, lei vide anche la macchina?
P.B.: Si era un R4 che non ricordo però il…
P.M.: Era un R4?
P.B.: Si per me era un R4, dalla vetrina, dal bar era un R4 targata francese però non ricordo il colore chiaramente.
P.M.: Lei all’epoca che… non sospetta, il 12 settembre ’85 disse ai Carabinieri: “Casualmente mi affacciavo dalla pensione denominata Ponte degli Scopeti, alla finestra che guarda su via Cassia, nel contempo notavo in sosta, senza alcuna persona a bordo, l'autovettura Golf di colore bianco con targa straniera…”
P.B.: Eh… io pensavo fosse una Renault 4. E’ passato 10 anni.
P.M.: E lei si ricordò una Golf, era in realtà una Golf, quindi non c’è…
P.B.: La targa francese…
P.M.: “… del tutto simile a quella rinvenuta nel luogo del delitto. La stessa attirò la mia attenzione proprio per la particolarità della targa”. Non ho altre domande. Chiedo di produrre, per questo punto, il verbale.
Presidente: Signori avvocati di parte civile, avete domande? Signori avvocati difensori avete domande?
A.B.: No, no, constato come siano i ricordi a tanti anni di distanza, si possono obnubilare.
Presidente: Quindi il teste può andare.

Igino Borsi - Deposizione del 6 giugno 1994


Igino Borsi fu ascoltato il 6 giugno 1994 nel processo a Pietro Pacciani. Quelle che seguono sono le sue dichiarazioni.

P.M.: Sentiamo Bonciani Paolo e Borsi Igino. Bonciani.
Presidente: C'è il signor Bonciani Paolo?
Voce fuori microfono: No.
Presidente: Borsi, allora. Borsi Igino? Si accomodi prego, signor Borsi. Buongiorno. Consente la ripresa con le telecamere?
I.B.: Mah, come volete, non mi interessa.
Presidente: Va bene. Allora lui è indifferente, quindi potete anche riprenderlo. Senta, vuole dare le sue generalità, per cortesia?
I.B.: La carta di identità?
Presidente: No, non importa. Basta ce le dica a voce. Borsi Igino, nato a…
I.B.: Borsi Igino, nato a Cavriglia il xx/xx/19xx.
Presidente: Igino vero?
I.B.: Igino.
Presidente: Nato a Cavriglia…?
I.B.: Il xx/xx/19xx.
Presidente: Residente?
I.B.: A Xxxxxxx Xxxxxxxx.
Presidente: Residente a Xxxxxxx Xxxxxxxx. Benissimo. Vuole leggere quella formula per cortesia?
I.B.: Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.
Presidente: Bene vuole rispondere, per cortesia, alle domande del Pubblico Ministero?
P.M.: Signor Borsi, ci vuol dire la sua professione?
I.B.: Pensionato.
Presidente: Pensionato.
P.M.: Lei ha mai svolto attività o si è trovato nella Pensione Scopeti di proprietà di…
I.B.: Mi sono…
P.M.: Prego?
I.B.: Mi sono trovato alla Pensione degli Scopeti.
 P.M.: Perché è di qualche suo parente?
I.B.: Del mio genero.
P.M.: Bonciani Paolo.
I.B.: Bonciani Paolo.
P.M.: “Trovato” nel senso che a volte capita che gli dà una mano?
I.B.: Si.
P.M.: Ecco, sento una cosa, lei fu sentito dai carabinieri di Impruneta il giorno dopo, due giorni dopo la scoperta dell’omicidio dell’85. Ricorda?
I.B.: Si.
P.M.: Le fu mostrata una foto di una ragazza?
I.B.: Si.
P.M.: Ricorda di aver ravvisato in questa ragazza una sua cliente?
I.B.: Come… quella mattina si.
P.M.: Ecco… qual’era la mattina in cui… Le fu mostrata era… glielo dico io, la foto della ragazza francese morta nella piazzola degli Scopeti, lei ricorda di aver visto questa ragazza o questa signora, quando?
I.B.: Una volta lì, il giorno prima che fu… successe il caso.
P.M.:  Ecco e cosa… L’aveva servita? Aveva fatto…
I.B.: L’avevo servita co’ un panino per fare colazione.
P.M.: Ricorda se era mattina o sera?
I.B.: La mattina.
P.M.: Se era sabato o domenica?
I.B.: Non me lo ricordo.
P.M.: Ecco lei ovviamente era molto più fresco perché le fu chiesto due giorni dopo il fatto… lei disse: “Il giorno 8 corrente alle ore 11:00…”
I.B.: Si, circa.
P.M.: Ecco, disse…
I.B.: Si.
P.M.: Era… lo ricordava meglio, era l’8 il giorno che aveva visto la ragazza, lo ricordava all’epoca.
I.B.: All’epoca si e ora non me lo ricordo ma all’epoca si.
P.M.: Benissimo.
I.B.: Approvo quello che ha scritto…
P.M.: Si, si più che approvarlo… Lei ricorda che le fu mostrata una foto…
I.B.: Si,si…
P.M.: E che le date e le circostanze le ricordava meglio e sono queste: di aver visto la francese di mattina del giorno 8.
I.B.: Si, si.
P.M.: Non ho altre domande, grazie
Presidente: Signori avvocati di parte civile, avete domande? Nessuna. Signori avvocati della difesa?
A.B.: Nessuna domanda.
Presidente: Può andare, può andare signor Borsi, buongiorno.

giovedì 22 dicembre 2011

Ruggero Perugini - Deposizione del 15 giugno 1994 - Settima parte

Segue dalla sesta parte.

--Dopo la sospensione --
Presidente: Benissimo signori ricominciamo e allora sentiamo il dottor Perugini che è presente. Passiamo all'altro argomento allora Pubblico Ministero.
P.M.: Prima di passare all'esame di quanto è stato sequestrato in occasione della perquisizione 27 aprile R.P.: 8 maggio e delle successive, vedere un attimo se il dottor Perugini ha preparato quello schizzo…
Presidente: Ah, lo schizzo giusto.
P.M.: … che possiamo vedere, così ci può chiarire con riserva di farlo successivamente, presidente, con riserva di farlo fare con le misure idonee dalla polizia scientifica…
Presidente: Se siete d'accordo tutti lo facciamo fare.
P.M.: Penso la prossima udienza lo portiamo fatto con le misure fatte. Oggi ci dobbiamo accontentare della pazienza e dell'abilità come disegnatore oltre che come investigatore del dottor Perugini, il quale magari ci farà capire sommariamente i luoghi che ci ha indicato stamani. Soprattutto interessa al P.M. rispetto alla strada, alla via Sonnino, come si arriva a questa casa, quali tipi di percorsi bisogna fare, quali interruzioni innaturali o innaturali cioè porte o chiavistelli o cose del genere ci sono per arrivare alle abitazioni.
Presidente: Ci vuole un microfono, quel microfono non funziona?
P.M.: A vederlo sembra avveniristico, non lo so. Ecco, rispetto alla via Sonnino vedo è indicata in basso, partiamo da lì.
Presidente: Ecco, in basso c'è la via Sonnino.
R.P.: Allora questa è la via Sonnino, questo è lo scivolo.
P.M.: Lo scivolo che è in salita, perché mi pare…
R.P.: Qui di fronte c'è l'ingresso di una abitazione, qua c'è un piccolo slargo.
P.M.: Abitazione di terzi?
R.P.: Di terzi si, si gira a destra…
P.M.: E’ tutto aperto o ci sono dei…
R.P.: Fin qui è tutto aperto.
P.M.: Bene.
R.P.: Tutto aperto nel senso che è scoperto e…
P.M.: Non ci sono cancelli.
R.P.: No, no. Qui abitazione, qua c'è un muro, qua c'è una specie di, io lo chiamo, cunicolo, ma è un passaggio coperto ricavato nel corpo di questa palazzina, chiamiamolo così. Ecco qua si esce allo scoperto e si arriva a questa corte.
P.M.: E’ una corte comune?
R.P.: E’ una corte comune. Qua c'è l'abitazione dei vicini del Pacciani.
P.M.: Come entrano i vicini, scusi?
R.P.: Hanno una porta qui.
P.M.: Sul cortile.
R.P.: Hanno una porta qui, ma hanno portefinestre sull'orto.
P.M.: Bene.
R.P.: E qui c'è l'ingresso dell'abitazione di Pacciani, quella piccola.
P.M.: Là, quella 28.
R.P.: Ecco, la finestra, una delle finestre di questa abitazione è quella che dicevo affaccia sull'orto, tutte affacciano sull'orto, però una in particolare è quella da cui si poteva vedere nel filmato le tegole che arrivavano all'altezza della finestra. Queste sono tegole.
P.M.: Bene.
R.P.: Torniamo indietro, qua, ecco, qua c'è la porta, qua c'è quel famoso corridoio coperto.
P.M.: Ci sono interruzioni tipo porte, cancelli?
R.P.: Qua c'è un cancello.
P.M.: E’ il primo accesso?
R.P.: Un cancello che è normalmente chiuso a chiave.
P.M.: C'è una chiave.
R.P.: Sì, la chiave era nella casa di via, di piazza del Popolo. Questo corridoio, qua subito sulla sinistra c’è un bagnetto; si prosegue, si esce, si esce su questo spazio aperto; qua, questa è la strada, chiamiamola asfaltata, di cemento che porta alla porta del civico 30, l'abitazione più grande. Qua, immediatamente a sinistra di questo corridoio, c'è questo magazzino, quello soppalcato.
P.M.: Da cui si accede, mi scusi? Dall'aiuola?
R.P.: C'è una porta qua, si esce nel corridoio, poi si va all'aperto, si gira a sinistra e c'è questo magazzino con un soppalco superiore.
P.M.: Bene.
R.P.: Sulla sinistra c'è un'aiuola, questa è sempre la strada di cemento; qua c'è il limite corto ecco un lato corto dell'orto.
P.M.: Come è delimitato?
R.P.: Qua no, qua c'è un muretto basso, sopra c'erano dei vasi. Questo è l'angolo di cui parlavo, da cui c'è un accesso all'orto. Qua c'è il dialetto delimitato dai travetti di cemento.
P.M.: Quei disegni che lei fa con tutti i bucherelli sono travetti?
R.P.: Esatto.
P.M.: In terra, appoggiati in terra?
R.P.: In terra, sì, seminterrati. E qua a destra e a sinistra dell'orto, ci sono alcuni alberi da frutta, non ci sono alberi ornamentali.
P.M.: Acacie non ce ne sono?
R.P.: Noi, io mi intendo poco di alberi, però mi pare che ci fosse un vero, un diospero…
P.M.: Chiederemo alla corte di utilizzare il filmato, almeno insisteremo.
R.P.: Ecco, qui per esempio ci sono delle rose e delle viti, rette da paletti di cemento verticali della stessa natura di questi.
P.M.: Allora andando per ordine, dottore, i posti di avvistamento da dove si vedeva il Pacciani nell'orto…
R.P.: Qui.
P.M.: Sono lì, bene il punto che lei ha ricostruito attraverso…
Presidente: In corrispondenza di dove è scritto “albero pesco”, diciamo, per identificare il lato, sulla destra, diciamo..
R.P.: Qua c’è un muretto con una rete, qua è proprietà di altri, di un'altra famiglia; c'è una palazzina su due piani, il punto di osservazione era al secondo piano, secondo piano: sono piani bassissimi.
P.M.: Un po’ rialzato e dov’è che scavava, secondo questa ricostruzione?
R.P.: Allora deve tornare indietro, l'ho scritto: area in cui il Pacciani è stato fotografato. Qua.
P.M.: Bene, in quell'area lì.
R.P.: Questa area qui.
P.M.: E dove sono i paletti, così come ha ricostruito lei nella descrizione stamani, che sarebbero stati mossi, e dove?
R.P.: Io direi che si tratta dei primi paletti, questi qua.
P.M.: Ci ha spiegato perché stamattina.
R.P.: Si, perché si andava progressivamente.
P.M.: Bene.
R.P.: Ho dimenticato di dire che qui in prossimità dell'area di osservazione vicino c'era un albero da frutto, non so se un pesco, un albicocco o che - non una caccia - c'era un manufatto in, diciamo, una specie di cubo, cubo.
P.M.: Di cemento?
R.P.: Un muretto no, erano pezzi più svariati cementati insieme, c'era di tutto: mattoni, grosse, grosse pietre.
P.M.: Aveva una funzione?
R.P.: No a quanto abbiamo potuto vedere no, ecco.
P.M.: Non apparente almeno.
R.P.: Infatti lo smontammo, lo smontammo per capire che ci stava a fare, se c'era qualcosa dentro, se c'era qualcosa sotto, se servisse a delimitare qualcosa, magari era solo qualcosa che aveva fatto per sedercisi sopra, però…
P.M.: Non avete capito.
R.P.: Non aveva una funzione apparente.
P.M.: Bene, l'orto vero e proprio qual era allora?
R.P.: E’ questa area qui. Vede, qua c'è una rete metallica che delimita la proprietà del Pacciani, con una sorta di marciapiedino piastrellato e che è dei vicini, l'abitazione dei vicini.
P.M.: Senta una cosa, il lato più corto di questo orto quale lunghezza può avere quale larghezza ha? A occhio, poi lo misuriamo, per dare le dimensioni a noi, il lato lungo, se non sbaglio stamani ho sentito parlare di un 15 metri. Così ho sentito.
R.P.: Detto, sì, più o meno insomma… è un cinque metri… quattro metri.
P.M.: No per capire una sorta di scala che lei può aver fatto.
R.P.: Si un cinque, penso un 5 m, però, ecco non posso essere preciso, non sono molto abile nel calcolare…
P.M.: Ecco, questo orto comunque non ha alcun accesso tranne quello che c'ha fatto vedere lei con l'esterno? I confini sono, o lui stesso come abitazione o vicini…
R.P.: L’unico accesso è quello.
P.M.: Ecco quindi nessuna veduta sulla via Sonnino?
R.P.: No, è cieco.
P.M.: Benissimo, io allora, dottore, su questo…
R.P.: Per essere più precisi le abitazioni, diciamo più basse sono quelle, quella del Pacciani… Abbassi un attimo, per cortesia, no, mi scusi al contrario. Ecco, l'abitazione del Pacciani si estende per una parte in qua, poi c'è il magazzino...
P.M.: Magazzino legnaia dell'abitazione?
R.P.: No magazzino legnaia, magazzino e legnaia.
P.M.: Sì, dico, sono magazzino e legnaia dell'abitazione Pacciani.
R.P.: Dell'abitazione Pacciani.
P.M.: Quindi quel confine li dell'orto è con se stesso?
R.P.: Si questo è, diciamo, un altro sentierino che è fra le mura e la recinzione dell'orto.
P.M.: Bene.
E gira qua intorno. Qua se non vado errato - adesso però senza il filmato mi è difficile - si rientra nell'orto, perché qua poi riprende la rete dei vicini, quindi… credo che qua ci sia un'interruzione e si rientri nell'orto, però non sono sicuro…
P.M.: Presidente, se la corte è d'accordo, provvederà alla polizia giudiziaria a redigere uno schizzo con le misure di scala…
Presidente: Siete tutti d'accordo?
P.M.: Per la prossima udienza.
Presidente: Altrimenti nominiamo un perito.
P.M.: Altrimenti teniamo questa, presidente, io…
A.B.: Questa proprio…
P.M.: L’abbiamo già utilizzata…
R.P.: Le mie attività di disegnatore sono quelle che sono.
Presidente: ma comunque se facciamo redigere uno schizzo di scala…
A.B.: Uno schizzo presidente…
Presidente: Bene, uno schizzo in scala.
P.M.: Penso che possa essere più utile. Bene dottore potrebbe sintetizzare in questa perquisizione, al di là di questo proiettile che ci ha già spiegato come e quando è stato trovato, che cosa fu sequestrato innanzitutto? Durò alcuni giorni, ci ha già spiegato stamani come e vorrei sapere se nel verbale di sequestro, oltre il proiettile, avete evidenziato oggetti diversi che possono interessare l'indagine? Cosa ricorda almeno? Poi passiamo alle altre due perquisizioni.
R.P.: Allora vado a memoria. Notammo ecco, in quella perquisizione trovammo una certa quantità di denaro in BOT, mi pare, titoli e denaro liquido, poi c'era un libretto, però non ritenemmo di sequestrarlo, trovammo anche assegni…
P.M.: Non aveva attinenza con la vostra indagine?
R.P.: No, però prendemmo nota per fare accertamenti, perché…
P.M.: Sulla provenienza?
R.P.: Si perché era piuttosto…
P.M.: Notevole, ricorda grosso modo il totale?
R.P.: Ma mi pare che fossero intorno al 120/130 milioni.
P.M.: Bene andiamo avanti.
A.F.: Ma sono calcoli fatti da voi oppure?
P.M.: No c'è un verbale in cui sono elencati uno per uno i titoli e i contanti.
A.F.: Con gli interessi da calcolare?
P.M.: I verbali sono in atti, direi che non rileva ai fini….
R.P.: No comunque non ci mettemmo a sequestrare queste cose, prendemmo soltanto atto.
P.M.: È descritto nel verbale. Direi che al P.M. non interessa questo particolare quindi non ho domande. Dottore, andiamo avanti.
R.P.: Poi sequestrammo, io sequestrarli…
P.M.: I quadri.
R.P.: Dei quadri, sequestrargli i quadri di Pacciani, almeno i quadri firmati da Pacciani, va be’ essendo firmati ero tenuto… sequestrare i quadri in particolare perché uno aveva colpito la mia attenzione. Aveva colpito la mia attenzione in riferimento alle considerazioni che avevo, alle cose che mi erano venute in mente la volta scorsa su quell'altro quadro. Il quadro era stato dipinto in epoca successiva al 1985, adesso la data esatta non la ricordo ma mi pare che fosse il 1986 o il 1987, comunque dopo l’85 ed era una veduta del castello di Badia a Passignano. Veduta piuttosto ben fatta devo dire, che però era in un secondo piano dietro a sette alberi, mi pare fossero tipo pini marittimi…
P.M.: E furono…
R.P.: Ad ombrello, con chioma ad ombrello. Sette alberi che proiettavano una forma...
P.M.: Lunga anziché rotonda.
R.P.: Ecco ora il discorso…
P.M.: Va be’ le considerazioni le lasci fare, lei lo sequestrò.
R.P.: No, ma feci fare degli accertamenti sul terreno, cioè spedii, feci andare…
P.M.: Sul luogo apparentemente raffigurato?
R.P.: Esatto, mandai degli agenti a Badia a Passignano con l'incarico di rintracciare il posto in relazione alla raffigurazione del quadro.
P.M.: Alla raffigurazione. Va be’ il pittore però ci ha sempre il suo estro personale, no?
R.P.: Si questo è vero.
P.M.: Comunque…
R.P.: Però quelli non ritrovammo, ecco.
P.M.: Non c’era nemmeno un albero?
R.P.: No.
P.M.: Senta una cosa, sequestraste nient'altro? In quella…
R.P.: Si, sequestrammo altri quadri, perché questa attività pittorica… insomma volevamo… poi li facemmo radiografare.
P.M.: Per capire se c'era qualcosa anche…
R.P.: Esatto.
P.M.: Dottore, passiamo poi alle perquisizioni successive. Voi ne avete fatte altre due, esattamente una il 2 giugno e una il 13 giugno, ci vuole spiegare perché…
R.P.: Ah ecco scusi, termino, perché sequestrai anche un berretto con visiera mi pare di plastica, un berretto che era un berretto di quelli pubblicitari di una ditta di Calenzano, un biscottificio, mi pare, certo Belli, credo che facemmo accertamenti, anzi sicuramente abbiamo fatto accertamenti sull'epoca in cui e l'occasione in cui quel berretto fu fatto, la pubblicità fu fatta.
P.M.: Ricorda l'esito di questi accertamenti o ce lo deve dire…
R.P.: Non me lo ricordo, ma bisogna andare a guardare gli atti.
P.M.: Lo dirà qualche altro che ha provveduto a questi accertamenti.
R.P.: Lo feci perché era di Calenzano.
P.M.: A lei sembrò opportuno farli.
Segue...

mercoledì 21 dicembre 2011

Ruggero Perugini - Deposizione del 15 giugno 1994 - Sesta parte

Segue dalla quinta parte.
A.B.: Ecco dottor Perugini questi due tronchi, non di albero ma di… cemento erano uno da una parte e uno dall'altro, voi li avete accostato… non lo so…
R.P.: Non lo so avvocato.
A.B.: Da quello che ho visto non mi pare che abbiano anima di ferro…
R.P.: Hanno quattro fili di ferro che li attravers...
A.B.: Però non erano… erano uno da una parte e uno dall'altra…
R.P.: Abbiamo un filmato… qua è stato interrotto ma se il Presidente ritiene si può proseguire la proiezione da cui si evidenzia che nel punto di rottura, ai quattro angoli di ogni paletto, ci sono delle zone circolari rossicce, che sono evidentemente i punti di passaggio dei fili metallici.
A.B.: Vorrei capire, i vigili del fuoco con un pezzo di ferro, perché lei dice che era un pochino sopra, va bene? Da terra… tolgono e questo paletto si rompe in due no? Ecco però non restano tutti e due attaccati, normalmente quando c'è un'anima di ferro… un'anima doppia…
R.P.: Questo è il motivo per cui ho detto prima che…
A.B.: Non so, volevo capire…
R.P.: Va bene….
A.B.: Credo di non essere fuori luogo…
R.P.: Ha perfettamente ragione, è questo il motivo per cui io dico che forse poteva essere già fessurato o rotto, proprio perché venne fuori in due pezzi, io credo che lo ruppero, cioè facevano leva… insomma…
A.B.: Va be’ insomma… capito? Ci vuole un po’ di tempo per romperlo, per rigirarlo…
R.P.: A livello di percezione evidentemente quello che lei mi fa notare ecco, mi ha suggerito che potesse essere già spezzato, però non si notava evidentemente.
A.B.: Era già spezzato… quindi a un certo punto era già spezzato.
P.M.: Non lo sa.
R.P.: Non lo so.
P.M.: Se non lo sa…
A.B.: Io non ho visto che ci fossero dei pezzettini di ferro che….
P.M.: Vediamolo, vediamolo…
R.P.: Ma si può andare avanti con la proiezione…
Presidente: Avvocato normalmente sono così ma li possiamo portare e vedere..
A.B.: Ecco se li possiamo vedere ci fa una cortesia…
P.M.: Oppure ci sono i paletti originali, possiamo vedere il paletto…
A.B.: No, no vorrei vedere questi.
Presidente: Vorrei addirittura poi portati…
P.M.: Portiamo il paletto, è in sequestro.
Presidente: Normalmente hanno un'anima in ferro altrimenti non… però…
A.B.: Io non riuscivo a capire come mai
P.M.: Il paletto dovrebbe essere ancora presso… almeno a leggere gli atti… presso la caserma di San Casciano, presso la scientifica, non so…
A.B.: Io ragiono certamente male, però un pochino, poco volevo capire, siccome erano uno da una parte, uno dall'altra, normalmente c'è l'anima che li lega, in questo caso era corpo di ferro però non l'ho visto… Questo volevo domandare. Un’altra domanda che le voglio fare è questa: voi avete messo questa tettoia di plastica semirigida ondulata e sotto avete messo delle cose e domando…
R.P.: No…
A.B.: Avete coperto una qualche parte…
R.P.: La tettoia… allora la tettoia è stata me… gli scavi erano già iniziati…
A.B.: Si.
R.P.: La tettoia è stata messa e poi la plastica perché la tettoia era corta per coprire la parte di orto che ancora dovevamo scavare, che piovesse sulla parte che avevamo già osservato non ci interessava niente…
A.B.: Certamente, io le domando subito questo, questo volevo sapere da lei, se i due prezzi di cemento animati erano dentro o fuori la tettoia.
R.P.: Vede sono portato a dirle…
A.B.: No, se se lo ricorda mi dice di si, se non se lo ricorda…
R.P.: Sono portato a dirle che erano fuori o almeno parzialmente fuori perché la prima cosa che io disposi, appena attrassero la mia attenzione, fu quella di coprirli con una plastica, di far ricoprire con una plastica.
A.B.: Cioè lei vede lo scintillio…
R.P.: Quindi penso che fossero allo scoperto.
A.B.: Vede lo scintillio… No questa della plastica me lo dice ora, io non riesco a capire.
R.P.: Credo di averlo detto anche prima.
P.M.: E’ filmata anche la plastica.
Presidente: L’ha detto prima avvocato.
P.M.: L’ha detto anche prima.
A.B.: Cioè lei vede lo scintillio, alt fermi tutti…
P.M.: Ci ha spiegato.
A.B.: Ci mette la plastica sopra.
R.P.: Non ce la metto io, la faccio mettere.
A.B.: Ce la fa mettere.
R.P.: Voglio essere preciso.
A.B.: Chiedo scusa non mi ricordavo questo dato. Ecco le volevo domandare un'altra cosa, questa operazione comincia alle ore 8:00 alla mattina del 29 aprile.
R.P.: : Aspetti che glielo dico.
A.B.: E’ la quinta riga. “Il giorno 29 aprile"… la prima… anzi… la quinta riga della pagina 340.
R.P.: : Esatto, no l'attività inizia alle ore 8:00 in considerazione del fatto che sta piovendo.
A.B.: E’ vero… No io ho detto l'attività inizia alle 8:00. È vero questo?
R.P.: : Esatto.
P.M.: Sta piovendo.
R.P.: La ricerca e il sondaggio del terreno… in considerazione del fatto che sta piovendo… tanto è vero che ci sono foto che quando andiamo al garage l'imputato ci ha l'ombrello… “la ricerca e il sondaggio del terreno viene sospesa, si installa con elementi tubolari, teli di plastica ed un pezzo di tettoia di plastica semirigida ondulata una copertura parziale dell'orto”… parziale perché non lo copriamo laddove era già stato scavato… “al fine di evitare il compattarsi del suolo”“si decide di procedere nella mattinata alla perquisizione della casa e del garage di piazza del popolo 7, anche l'autovettura del Pacciani viene passata al vaglio del termovisore”. Quindi quella mattina, avvocato, visto che…
A.B.: Ma io non ho fatto nessuna domanda.
R.P.: No, no, ma…
A.B.: Io ho detto se avevate cominciato alle 8:00 e lei mi dice di sì.
R.P.: Si, ma no, le ricostruisco…
A.B.: No, ma io ancora devo farla, la domanda…
R.P.: Be’, me l'aveva fatta, no?
A.B.: No, io devo, se…
R.P.: No perché lei aveva detto: avevate iniziato a far…
A.B.: Alle 8:00.
R.P.: Ma non avevamo iniziato a scavare alle 8:00.
A.B.: Siamo d'accordo, siamo d'accordo. Poi invece alle sei meno un quarto, veda se va bene…
R.P.: Si.
A.B.: Di sera… Voi avete questa… eccetera… vedete questa… lei, anzi, in prima persona, vede questo…
R.P.: Esatto.
A.B.: Vede questo…
R.P.: Esatto.
A.B.: Oh senta, le volevo domandare e le vorrei domandare, se quando fu fotografata quella… questo proiettile…
R.P.: Si.
A.B.: … questa…
R.P.: Cartuccia.
A.B.: …cartuccia, fu fotografata con il flash della… come si fa, perché… o no?
R.P.: Data l'ora, credo di sì, ma non…
A.B.: Crede di sì. Oh!
R.P.: No, mi scusi.
A.B.: Basta, basta. Data l'ora… voce dal sen fuggita… m ne avetei scusi…
P.M.: Non mi l’ho… eh.. altro…
R.P.: Per carità!
P.M.: Ohoo ma ci hai nun lume, ci hai… nel filmato c’è una luce, c’è una luce talmente grande, dottore se lo ricorda? Che fu illuminata la zona… ma quale flash?
Presidente: Su via signori per favore.
P.M.: Non l’ha visto il filmato!
A.B.: O non mi sono, o non mi voglio, o non mi si vuol capire, o non mi so spiegare io…
P.M.: Il filmato l'ha visto?
A.B.: Io sto parlando della fotografia, non sto parlando del filmato
P.M.: Voce dal sen fuggita…
A.B.: Sto parlando della fotografia, il filmato è all'interno…
Presidente: E allora forza…
A.B.: Oh io sto parlando della fotografia.
Presidente: La fotografia fu fatta con l'uso del flash?
R.P.: Io credo che questa risposta potrebbe darla più adeguatamente di me il tecnico di polizia scientifica che l'ha fatto.
A.B.: Oh…
R.P.: Immagino… la mia risposta forse dal sen fuggita… e immagino che il tecnico, essendo un bravo tecnico, avrà fatto in modo di creare le condizioni ottimali per fare la fotografia.
A.B.: Illuminare, illuminare, oh!
R.P.: Io non sono un fotografo e…
Presidente: Certamente.
R.P.: …Non ho idea.
A.B.: Ma guardi, io non sto facendo delle domande capziose, sto cercando di capire.
R.P.: È giusto.
Presidente: Avvocato, certamente, si aveva il flash lo usava, sennò che razza di fotografo era?
A.B.: No sicco… oh! Dunque siamo alle sei meno un quarto…
R.P.: Quando vedo, scusi…
A.B.: 17:45…
R.P.: Aggiungo: si era schiarita la giornata e aggiungo che la luminosità era migliore. Diversamente, penso, è una mia illazione, la prenda per…
A.B.: Vada avanti, ancora devo fare la domanda…
R.P.: Diversamente, lo scintillio non…
A.B.: Non c'era.
R.P.: … non ci sarebbe stato. Era il crepuscolo…
A.B.: Degli Dei. Solo che Wagner fece una qualche cosa… Io volevo domandare se, in questa situazione in cui si trovava questo benedetto, questo benedetto bosso… proiettile… come caspita si chiama, cartuccia…
A.F.: Cartuccia.
A.B.: … dov'era esattamente? Entrando, entrando da questa sorta di cunicolo, va bene? Ecco, se lei ce lo dice dov'era.
R.P.: Io le dico questo.
A.B.: Ecco, dov'era? a che altezza?
R.P.: Io non lo vedo entrando, io lo vedo uscendo perché…
A.B.: Ecco ma a che altezza era?
R.P.: Glielo dico subito: era proprio vicino all'uscita dell'orto. E glielo dico pure perché, perché eravamo fuori dalla tettoia. I lavori - ci eravamo già portati avanti - si erano spostati già nella parte dell'orto più lontana dall'ingresso, più lontana.
A.B.: Davanti casa.
R.P.: Più lontano. Diciamo che avevamo superato metà dell'orto.
A.B.: Davanti alla casa.
R.P.: L'orto lo consideri un rettangolo: qua c'è l'ingresso e la c'è la fine. Ecco, noi eravamo a metà. A metà, poco più della metà. I vigili del fuoco mi avevano detto: Che facciamo? Proseguiamo i lavori qui, oppure sospendiamo? E io ho detto - questo me lo ricordo - dissi: andiamo avanti una mezzoretta. Andiamo avanti una mezzoretta e poi se ne parla. Tornando, tornando sono passato sotto la copertura, sono passato all'estrema… alla fine della copertura in cui non erano i peli rigidi, erano i teli molli di plastica la tettoia era più bassa perché era quella di plastica ondulata, e mi sono chinato camminando, camminando lungo quella… quel camminamento, chiamiamolo così. Capito? Quindi
A.B.: E camminando abbassato…
R.P.: Io lo vedo, ecco, io lo…
A.B.: Sotto la tettoia vede…
R.P.: Senta, io non ci vedo granché, quindi quando dico: noto - e lo ripeto qua - uno scintillio, dico: noto uno scintillio.
A.B.: No, io guardi io non sto…
R.P.: Allora aspetti. Quindi, quella cosa lì a scintillato, sennò non l'avrei rivista. E aggiungo anche che non l'avremmo mai trovata probabilmente se non fosse stata notata “icto oculi” perché quei paletti famosi - come non solo noi avevamo avuto modo di rilevare, ma c'era stato fatto notare da qualcun altro - erano attraversati da quattro fili che ne costituivano l'anima metallica.
A.B.: Oh, mi scusi…
R.P.: Quindi non c'era manco venuto per la mente.
A.B.: Lei mi ha, mi ha memorizzato i suoi movimenti, in questo momento, quando lei esce.
R.P.: Esatto.
A.B.: E lei si abbassa perché c'è la tettoia.
R.P.: Esatto.
A.B.: E uscendo da questa sottotettoia, vede questo pezzo di corso.
R.P.: Esatto.
A.B.: Quindi si abbassa perché su non può starci, va bene?
R.P.: Esatto quindi…
A.B.: Va bene, basta, basta, ci siamo capiti.
R.P.: Aspetti, così questo mi aiuta a ricordare meglio il punto.
A.B.: Ecco…
R.P.: Quindi evidentemente la posizione del proiettile era più vicina all'uscita dell'orto che da questa parte.
A.B.: Benissimo. Oh!
Presidente: Era in controluce, lei, tanto per intendersi?
R.P.: Sì, certo.
A.B.: Era in controluce. Ecco, a proposito della luce. Questo orto mi pare che sia circoscritto da una serie di case e di caseggiato…
R.P.: Si.
A.B.: Vero? Qualcuna è piuttosto anche alta…
R.P.: Due.
A.B.: ... perché in una di queste ci eravate andati anche voi, al primo piano.
R.P.: Se è per questo, in più di una di queste.
A.B.: Sicuramente.
R.P.: Però, però ci sono due caseggiati abbastanza alti. Non sono i grattacieli di Manhattan, sono delle case…
A.B.: Io non ci sono mai stato in America…
R.P.: E invece la casa del Pacciani è bassa e anche la casa che costeggia…
A.B.: Beh, comunque… basta, una certa altezza c'è l’ha!
R.P.: … diciamo sui lati… diciamo, sui lati lunghi dell'orto, i caseggiati sono entrambi bassi.
A.B.: Bassi. Va bene. Siamo alle 6 meno un quarto. Senta, volevo dirle un'altra cosa: lei poc'anzi ha fatto una… così ha detto: io avrei preferito trovare un bossolo invece che la cartuccia, perché il bossolo ha dei segni particolari. Se fosse stato il bossolo che era stato sparato da quella pistola, si vedeva immediatamente, perché c'è il percussore, l'estrattore, eccetera, che lasciano certe… Ecco, lei non… così, mi pare che abbia detto che si era… così, rimase insospettito dal fatto che qualcuno avesse potuto mettere là questo proiettile.
R.P.: No.
A.B.: … oppure no?
R.P.: No , io non rimasi insospettito.
Presidente: Non ha detto così.
P.M.: Non l’ha detto.
A.B.: Allora no. Ho sbagliato, scusi.
R.P.: Preciso che il mio pensiero.
A.B.: Ecco, lo precisi.
R.P.: Ho detto…
A.B.: No perché era un po' anomala questa… questo… capito?
R.P.: No.
Presidente: No avvocato!
P.M.: Per niente.
A.B.: No anomalo il ritrovamento.
Presidente: Una cosa che…
R.P.: Il mio pensiero è estremamente consequenziale.
P.M.: L’hanno anche spiegato in montagne di atti.
Presidente: Una cosa che, dal suo punto di vista, è logica. Sentiamo.
A.B.: Dal suo punto di vista…
R.P.: E’ una cosa estremamente consequenziale.
A.B.: Mi dica.
R.P.: Non che mi potesse insospettire il trovare un proiettile nell'orto di Pacciani - in considerazione dei fatti per cui procedevamo alla perquisizione - però vede, quando dico che tutto avrei voluto trovare, meno che una cartuccia integra, lo dico perché è immaginabile, era immaginabile che qualcuno avrebbe pensato che qualcun altro - possibilmente gli operatori di polizia - ce l'avesse messa: o per giustificare le indagini o per creare colpevoli. Cosa che no…
A.B.: Lungi da noi questa ipotesi!
A.F.: Mai pensato.
R.P.: Per carità di Dio!
A.F.: Mai pensato.
Presidente: Va be’…
R.P.: Quindi questo… quella fu la mia immediata reazione, ecco. Probabilmente, probabilmente…
A.B.: Io non ci ho mai pensato. Guardi, mi scusi l'ho fatto anch'io quel lavoro che ha fatto lei…
P.M.: Va be’, va be’ lasciamolo finire…
A.B.: Io non ci ho mai pensato, anzi per me era un piacere trovarla.
R.P.: Avvocato mi scusi…
P.M.: Lo facciamo finire?
R.P.: Avvocato…
Presidente: Più che altro, eh…
R.P.: … Lei è stato sommozzatore e non si è occupato di una indagine venticinquennale.
A.B.: No.
R.P.: Quello che voglio dire è che in quella circostanza il trovare un bossolo esploso da… ecco, mi avrebbe fatto molto più piacere. Perché o dell'imputato, voglio dire, o di qualcun altro, no? In quel momento, quello pensai. Dico, se un bossolo con quelle caratteristiche è un dato, no? Di assoluta certezza. Non pensai - perché non lo potevo pensare - che quel proiettile, che era… quella cartuccia che era completamente avvolta nel terriccio, fosse ugualmente riconoscibile, come proveniente o come passata per quella pistola.
A.B.: No, questo lo dice lei, che lo ha saputo dopo.
R.P.: No, scusi. Un po' perché non ho la capacità tecnica dell'individuazione, ecco, e un po' perché non lo vedevo come era. Ha capito avvocato? Quindi per me quella era una cartuccia, punto e basta basta.
A.B.: E continuaste 10 giorni a scavare.
R.P.: Tanto è vero che, siccome non sapevamo quali esiti avrebbe dato poi, lo passammo alla scientifica e continuammo per 10 giorni a scavare con le stesse modalità che avevamo attuato in quel momento.
P.M.: E determinazione.
A.B.: Ecco, senta, nella sua attività di indagine, fra le va…
R.P.: Insomma, per me non avevamo trovato niente, tanto per capirci.
A.B.: Anche per me, guardi.
R.P.: Ecco, eh beh quello è un altro discorso.
A.B.: No, no questo poi lo dirà…
P.M.: Quello lo diranno i periti.
Presidente: Va bene, va bene, andiamo!
A.B.: Certo anche per me.
Presidente: Andiamo avanti.
A.B.: Senta, no, il problema è questo: lei, nella sua attività di indagine, mi pare che abbia detto, qualche volta, perlomeno lo ha scritto... che il signor Pacciani… no, questo serve, è una domanda che è pertinente, mi scusi signor presidente. Sembra di no all'inizio, ma è pertinente. Credo lo sia.
Presidente: No, io le chiedo solo una cosa, avvocato…
A.B.: Ho finito…
Presidente: Ah, ecco.
A.B.: Ho finito.
Presidente: Per carità!
A.B.: … lei abbia detto che Pacciani andava a cercare negli scarichi, eccetera… cioè, era noto che andava a cercare roba nelle discariche, eccetera, eccetera.
R.P.: Io non l’ho… Io non l'ho mai visto.
A.B.: L’avete scritto, comunque, l'avete scritto. L'ha firmato anche lei. Ma questo non vuol dire, non mi interessa ora, in questo momento. Ecco, è stato anche detto che Pacciani andava a raccattare terra da vari luoghi per metter… no?
P.M.: Ma chi l’ha detto?
A.B.: Non l’ha detto?
R.P.: Io non l'ho mai detto. Io non l'ho mai visto… io… nessuno di noi lo ha mai visto cercare nelle discariche. L'attività di ricerca nelle discariche ce la racconta lui, fino all'ossessione…
A.B.: Si.
R.P.: … anche perché qualche volta per giustificare la presenza di cose che probabilmente lo mettono in imbarazzo, perché non sa giustificarne diversamente la cosa. Cioè, tutto quello che non gli conviene lo trova nelle discariche. Ma questa è una mia considerazione che ho fatto male a farla.
A.B.: Va be’, infatti hanno trovato anche tante cose che poi…
R.P.: Però quello che voglio dire, nessuno di noi lo ha mai visto cercare nelle discariche. Abbiamo testimonianze che dicono che lui, nelle discariche…
A.B.: Ci andava.
R.P.: … che lui nelle discariche probabilmente… testimonianze che sono de relato, cioè lui l'avrà raccontato e che comunque…
A.B.: Insomma tutto quello che dice lui, è tutto raccontato. Tutto quello…
P.M.: E dove sono i testi? Dove sono i testi che dicono delle discariche? Me li porto avvocato.
A.B.: Ma dicono loro…
R.P.: Io non l’ho ma…
A.F.: Ma è scritto negli atti.
A.B.: Ma io non volevo…
Presidente: Signori smettetela, smettetela di fare considerazioni che, in questo momento, non hanno alcun senso.
R.P.: La certezza che lui andasse a rovistare nelle discariche che io non ce l'ho.
A.B.: Io, la domanda è un'altra… non ce l'ha. Ma nessuno ce l'ha.
Presidente: Facciamo la domanda, avvocato.
A.B.: La domanda era questa: se lei sapeva che lui, per questo piccolo orto che aveva lì, aveva preso anche della terra, del terreno, da altre parti. Punto e basta. Solo… se non lo sa, lo sa, se non lo sa…
P.M.: Non l’ha mai detto a nessuno.
A.B.: Questo non lo so se qualcuno…
R.P.: A me … non ho acquisito in nessuna testimonianza…
A.B.: Su questo punto.
R.P.: A conferma di ciò che è una cosa che ha raccontato lui però.
A.B.: Ah l'ha raccontata lui?
R.P.: Si.
A.B.: Oh!
R.P.: Mi pare proprio di ricordare che la raccontata…
A.B.: Vede che c'era qualcosa che ricordavo.
Presidente: Al solito lei non può riferire su ciò che ha raccontato l'imputato.
A.B.: Però, ecco, mi scusi, presidente…
Presidente: L’articolo 62 è un'arma a doppio taglio.
A.B.: Va be’ qua ce n'è armi, ce n'è due armi, una a doppio taglio e una a doppio sparo.
Presidente: No, il 62 è a doppio taglio.
P.M.: No, di… altro che due soli di spari!
Presidente: Non si può usare solo a favore…
P.M.: Magari avesse fatto due spari solo!
A.B.: No, ma siccome ricordavo di questa particolarità, io -mi scusi- credevo che fosse…
Presidente: Per questa parte, ciò che avviene in quest'aula non è utilizzabile.
A.B.: Certamente, signor presidente, siccome era stato riferito dal loro in un verbale, in un memoriale, volevo ricordare questo.
P.M.: No, no, memoriali, il dottor Perugini non ne ha mai fatti.
A.B.: No il Perugini non fa memoriali, fa…
Presidente: Va bene, va bene.
R.P.: Non so se sia stato riferito da noi o se…
P.M.: No non è riferito in nessun atto di P.G.
Presidente: Signori basta così
A.B.: Io ho riferito del riferito.
Presidente: Avvocato Bevacqua…
A.B.: Ho chiuso.
P.M.: Non c’è nessun atto di P.G.
Presidente: Possiamo rinviare alle tre e mezzo allora, va bene?
A.B.: Benissimo, grazie.
P.M.: Grazie.

martedì 20 dicembre 2011

Diario di una difesa ovvero l'innocenza del mostro

Autore: Rosario Bevacqua
Prima edizione: Ibiskos Ulivieri - 2011 - 160pp - brossurato

Dalla prefazione: "Diario di una difesa racconta, dal punto di vista dell'avvocato difensore, le vicende di uno dei molti processi a cui diedero vita le numerose uccisioni di coppiette appartate nei dintorni di Firenze: quello più spettacolarizzato che coinvolse il contadino di Mercatale Pietro Pacciani. Non ho gli strumenti per valutare se Pacciani fosse innocente o sia stato un perseguitato. L'avvocato Rosario Bevacqua, suo difensore, è convintodella sua innocenza. La verità giudiziale, macabramente aiutata dalla morte di Pacciani, si è fermata ad un giudizio di assoluzione in secondo grado. Diario di una difesa insiste sulle contraddittorie modalità con cui Pacciani entrò nel novero delle persone da controllare e sulla strana casualità che portò al ritrovamento di un proiettile in un palo della sua vigna. Le vicende giudiziarie, miranti a stabilire se esistesse un grande burattinaio che abbia utilizzato Pacciani come "l'utile mostro" dell'occasione, non hanno portato ad alcuna conclusione. La vicenda non è ancora entrata nell'ambito dei dibattiti degli storici, per cui non abbiamo una verità storica. Non credo comunque che sia il contributo alla verità storica il principale merito del libro, anche se certamente esso è un importante testimonianza di cui gli storici, che studieranno il caso Pacciani e la storia dell'Italia dell'epoca, si potranno e dovranno servire."

lunedì 19 dicembre 2011

Nino Filastò - Intervista su Visto n.28 – 18 luglio 1997

La rivista Visto, nel luglio del 1997, pubblicò l'intervista che segue.

“Ho abbandonato la difesa di Vanni il 6 giugno scorso perché mi sono trovato in conflitto con il mio collega. Io volevo la perizia psichiatrica, un elemento di difesa fondamentale. Bisogna capire infatti se questa persona ha dei vissuti, delle componenti di carattere psicologico che lo rendono affine a questo tipo di omicidi. L'avvocato Pepi, difensore storico di Vanni, si è opposto. Del resto la perizia psichiatrica non è stata fatta neppure per Pacciani e per Lotti. Una lacuna gravissima. Oltre al contrasto con il mio collega ho dovuto subire anche un attacco gratuito al personale da parte del pubblico ministero Paolo Canessa. Ho preferito andarmene. Questo che si sta celebrando a Firenze è chiaramente un processo di supporto all'accusa contro Pacciani. L'aveva già detto, del resto, la sentenza di secondo grado che aveva assolto il contadino di Mercatale, quando definì “surrettizia” l'ipotesi dei complici. Ma se il ”mostro” non è Pacciani perché mai dovrebbe essere un poliziotto o comunque un uomo in divisa? Quali sono le ragioni che mi spingono a fare un'affermazione così drastica e così grave? Cercherò di spiegarlo, rivelando particolari inediti, evidenziando le lacune delle indagini e citando alcuni testimoni che sono stati colpevolmente trascurati. Andiamo con ordine. Dalle indagini, e dalle perizie fatte per gli otto duplici omicidi emerge chiarissimo un primo dato: nessuna delle sedici vittime ha accennato a una difesa e tanto meno a una reazione. E nessuno ha tentato la fuga. Perché? Perché chi non ha niente da nascondere non fugge e non reagisce di fronte a un uomo in divisa. Si fida, è una presenza rassicurante, sa che non ha da temere. Il jazzista francese Michel Kraveichvili, ucciso il 9 settembre 1985, con l'amica Nadine Mauriot, a San Casciano, ha tentato una fuga disperata solo quando è stato raggiunto dai primi colpi di pistola. Gli altri sono stati uccisi tutti in auto, seduti, tranquilli. Anche i due tedeschi, attenzione, due uomini giovani, che non erano distratti da pratiche amorose, perché leggevano. E non è vero, come spesso si dice, che le coppiette sorprese dal mostro fossero in mezzo al bosco, circondate dalla vegetazione. Quasi sempre erano a pochi metri da strade statali con molto traffico, su piazzuole pulite, dove sarebbe stato facile vedere arrivare qualcuno e prepararsi alla fuga o a difendersi. Questo particolare ha cominciato a insospettirmi anche perché dopo i delitti del 1981, sulle colline attorno a Firenze, la psicosi del mostro si era diffusa. Se ne parlava. Le coppiette lo sapevano, prendevano precauzioni. Eppure il mostro ha continuato a uccidere fino al 1985, cogliendo sempre di sorpresa le sue vittime. Perché? La risposta l'ho già data: alle coppie si avvicinava un uomo in divisa che scendeva da un'auto con il lampeggiante. Insomma, secondo me, il mostro andava ad uccidere con l'auto di servizio. Lo conferma un testimone frettolosamente trascurato. Si chiama Fosco Fabbri, un guardone. A chi lo interrogava sui suoi movimenti la sera del delitto del 6 giugno 1981 a Scandicci (vittime Carmela Di Nuccio e Giovanni Foggi), insieme all'amico Enzo Spalletti (altro guardone), senza che nessuno glielo chiedesse, parlò di un incontro fatto quattro anni prima. Raccontò che mentre una sera “ batteva” il bosco si imbatté in un uomo che lo minacciò con la pistola, dicendogli prima di essere una guardia forestale e poi un poliziotto. Ma perché Fosco Fabbri raccontò questo particolare? Perché, a mio parere, lo aveva confidato prima al suo amico Spalletti che, attenzione a quel che dico, è stato certamente testimone oculare del duplice omicidio di Scandicci. Spalletti secondo me ha, ancora oggi, la chiave per risolvere il caso. Ma non parla perché non vuole fare la fine di Francesco Vinci e del suo servo, di Milva Malatesta e del figlioletto Mirko, altre quattro vittime del mostro. Ma c'è ben altro, un particolare veramente inquietante, del quale non si è mai parlato. È l'analogia sconvolgente fra il delitto di Borgo San Lorenzo (14 settembre 1974: vittime Pasquale Gentilcore e Stefania Pettini) e quello di Vicchio (29 luglio 1984, il massacro di Pia Rontini e Claudio Stefanacci). A Borgo San Lorenzo Pasquale e Stefania vengono uccisi a colpi di pistola. Nell'auto vengono ritrovati sparsi i documenti personali di Stefania e il libretto di circolazione. La borsetta della ragazza verrà ritrovata, grazie a una telefonata anonima, a 250 m dall'auto. Mi chiedo: perché i documenti erano sparpagliati sui sedili, fuori dalla borsetta, e soprattutto perché il libretto di circolazione non era nel cassettino del cruscotto, dove in genere lo custodiscono gli automobilisti, ma aperto su uno dei sedili? Come se i due ragazzi, prima di morire, lo avessero dovuto esibire a qualcuno. E a chi si mostrano in genere i documenti? Mi pare una domanda inutile. Passiamo al delitto del 1984. I pantaloni di Claudio Stefanacci vengono ritrovati ripiegati sotto il sedile anteriore. La tasca posteriore e bucata da un colpo di pistola che ha trapassato, in senso perpendicolare, il portafogli. Ma sul gluteo del ragazzo non c'è traccia di ferita. I pantaloni quindi sono stati colpiti quando non erano indossati dallo Stefanacci. E neppure quando erano sotto il sedile, altrimenti si sarebbe trovato il foro sul pavimento dell’auto. Qual è la mia ipotesi? Semplice: i pantaloni sono stati colpiti quando il ragazzo li teneva in mano, mostrando all'assassino la tasca posteriore che teneva il portafogli. Una rapina forse? No, perché i soldi erano al loro posto. E allora? Resta l'ipotesi dell'esibizione dei documenti. All'uomo che si era avvicinato, probabilmente già con la pistola in pugno, Claudio mostra i pantaloni dove è custodito il portafogli con i documenti. Ecco l'impressionante analogia con il duplice delitto di 10 anni prima. A Borgo San Lorenzo Stefania Pettini viene raggiunta da una gragnuola di colpi quando ha in mano i suoi documenti e il libretto di circolazione. Li sta esibendo, povera ragazza! Passiamo al delitto del 19 giugno 1982. A Montespertoli vengono massacrati Antonella Migliorini e Paolo Mainardi. Gli inquirenti sostengono che Mainardi è stato ucciso al posto di guida mentre tentava la fuga. Raggiunto dai colpi di pistola e finito con l'auto in una cunetta. Non è vero. C'è un errore clamoroso. I bossoli infatti vengono ritrovati nello spazio di 30 centimetri. Tutti raggruppati. Se il mostro avesse sparato mentre il ragazzo tentava la fuga, i bossoli avrebbero dovuto essere a qualche metro di distanza. E non è vero che Mainardi fosse al posto di guida quando è stato ucciso. Amoreggiava con Antonella sul sedile posteriore. Me lo ha rivelato l'autista dell'ambulanza che è stato il primo a giungere sul posto e ha estratto dall'auto il ragazzo agonizzante. Quindi non può sbagliare. E dopo cosa accade? Mainardi viene trasportato in ospedale ancora vivo. Si spera di salvarlo ma Paolo muore senza aver ripreso conoscenza. Un magistrato abile e intelligente come la dottoressa Silvia Della Monica fa pubblicare ad alcuni giornali una notizia falsa: che Paolo Mainardi di prima di morire ha parlato. Lo fa per provocare una reazione del mostro. E ci riesce. Il giorno dopo i funerali l'autista dell'ambulanza riceve a casa una telefonata. Parla una persona educata, senza accenti, dice di essere della Procura e vuole sapere cosa ha detto Mainardi mentre in ambulanza veniva portato in ospedale. Le telefonate si susseguono il tono è cambiato: l'anonimo dice chiaro di essere il mostro e aggiunge: “Se non mi dici cosa ha rivelato Mainardi, faccio un'altra strage a Baccaiano”. Terrorizzato l'autista se ne va in ferie, a Rimini, e si rifugia in una pensioncina. L'anonimo lo raggiunge per telefono anche lì. Chi poteva conoscere il nome e il numero di telefono di quell'autista? E chi poteva sapere che si era rifugiato in una pensioncina di Rimini? Una persona molto vicina all'ambiente degli inquirenti. Forse, addirittura dentro quell'ambiente. E perché il telefonista minaccia una strage a Baccaiano? Perché lui solo sa che proprio a Baccaiano, quella sera, qualcuno lo ha notato. Questo è un particolare mai emerso che ho scoperto io e del quale ho già fatto una relazione alla Procura. La sera del delitto di Montespertoli, Baccaiano è illuminato a giorno perché c'è una sagra. Un uomo, il cui nome ho già fornito al magistrato, sta uscendo di casa quando lungo la via principale vede arrivare, a passo d'uomo, un'auto: “Sembrava in perlustrazione”, mi ha detto. “Incuriosito l’ho seguita. Quando mi è passata accanto ho notato due particolari. A bordo c'era una sola persona, in divisa, che, come infastidita, ha tentato di nascondere il viso”. Era un'auto della polizia con la scritta sulla fiancata! Mezz’ora dopo, a pochi chilometri da Baccaiano, sono stati massacrati Paolo Mainardi e Antonella Migliorini. Su quell'auto c'era l'assassino che cercava le sue vittime, perché io credo che il mostro non colpisse a casaccio fra le coppiette appartate, ma adocchiasse prima le sue vittime e le seguisse, aspettando il momento opportuno. Faccio queste affermazioni perché ho le prove. Barbara Locci, StefaniaPettini e Susanna Cambi, prima che fossero uccise, avevano confidato ad amici di essere seguite, di aver fatto incontri che le avevano turbate. La stessa Pia Rontini, se n’è parlato ancora nei giorni scorsi, si sa benissimo che era tenuta d'occhio al bar dove lavorava. E tutti sanno che a pedinarla non era Vanni! Il mostro ha tenuto una relazione perversa con gli inquirenti, fin dall'inizio. Ne volete una prova? Eccola. La serialità dei delitti viene individuata dopo l'omicidio del giugno 1981 a Scandicci. Si scopre, grazie ai segni sui bossoli, che a sparare è stata la stessa pistola ca.22. Dopo il secondo delitto dell'81 nasce il mostro e nell'82 (omicidio Mainardi e Migliorini) gli inquirenti sono già sulle tracce di Francesco Vinci. Perché? Un anziano sottufficiale si è ricordato del delitto del ’68, dirà il dottor Perugini, capo della SAM. Non è vero. In realtà al dottor Vincenzo Tricomi, pubblico ministero a Firenze, è arrivato un biglietto anonimo. È lo stesso magistrato a rivelarlo a un giornalista. “Sono molto vicino a voi”, c’è scritto nel messaggio, “ andate a riguardarvi un delitto del 1968. È stata uccisa una coppia. Il fascicolo è depositato in procura a Perugia”. Si tratta del duplice omicidio di Barbara Locci e Antonio Lo Bianco, archiviato con una sentenza passata in giudicato che aveva condannato Stefano Mele, marito della Locci. Come faceva l'anonimo a sapere che il fascicolo era a Perugia? Comunque questo fascicolo viene ritrovato. Contiene anche i bossoli che hanno ucciso, perché nel 1968 la perizia balistica l'aveva fatta il generale Innocenzo Zuntini, che aveva l'abitudine di non consegnare i bossoli rispettati alla direzione di artiglieria ma di allegarli al fascicolo chiudendoli in bustine di plastica. Vengono quindi ritrovati e analizzandoli si scopre che sono stati esplosi dalla stessa calibro 22 che ha ucciso a Borgo San Lorenzo, Calenzano, a Montespertoli e a Scandicci. Il mostro ha cominciato a uccidere nel ‘68 ed è lui stesso a farlo sapere agli inquirenti, inviando al magistrato di Firenze il messaggio anonimo. Per il delitto del ’68 Stefano Mele ha scontato 13 anni di carcere. Ed era innocente!"

giovedì 15 dicembre 2011

Ruggero Perugini - Deposizione del 15 giugno 1994 - Quinta parte

Segue dalla quarta parte.

Presidente: Prego i signori difensori dell'imputato, avvocato Fioravanti prego.
A.F.: Senta signor Perugini lei ha visto e non l'ha visto solo nel ‘92 ma l'ha visto anche prima, quel paletto o quei paletti, diciamo, no quello no, quei paletti…
R.P.: Quanti fossero non so ma si possono contare…
A.F.: Si, si ha visto quel vialetto con i paletti che lo delimitavano, quel paletto in che posizione era in ordine entrando dal cancelletto verso il vialetto? Era il primo, il secondo, il terzo?
R.P.: Avvocato non sono in grado di rispondere alla sua domanda.
A.F.: Quando i vigili del fuoco l'hanno tolto per…
R.P.: Non sono in grado di rispondere alla sua domanda con estrema esattezza, debbo ritenere, penso di poter dire con una certa attendibilità ma mentirei se dicessi che ne ho la certezza che quel paletto fra i primi, comunque fra i primi all'ingresso dell'orto sulla destra. Comunque voglio dire la cosa è… forse può essere accertata ma sa i paletti furono rimossi volta, volta, le dico perché fra i primi, le spiego il ragionamento che mi induce a dirlo: perché i vigili del fuoco ruppero quasi subito questo paletto tanto che io dissi loro - per piacere facciamo attenzione perché altrimenti l'imputato si inquieta - io non avevo nessuna intenzione di…
P.M.: Di fare danni.
R.P.: Né di fare danni né di avere sottomano un perquisendo nevrotico, devo dire che invece, salvo quella circostanza, non è poi…
A.F.: E’ stato molto calmo e tranquillo.
R.P.: Si.
A.F.: Questo va bene ma quando i vigili del fuoco l'hanno rotto cioè s'è spezzato per caso…
R.P.: Ripeto, ho detto lo hanno rotto o era già rotto, io penso che lo abbiano rotto però poteva anche essere già fessurato per cui la pressione esercitata lo ha spezzato.
A.F.: Ecco ma la posizione di quando era nel vialetto, cioè quando l'avevamo nel vialetto è stata quella di rimetterlo, cioè era la stessa della posizione che ha preso dopo, quando lei ha fatto accantonare questo? Cioè quello che era la parte superiore è rimasta la parte superiore? Cioè il proiettile è stato trovato…
R.P.: Credo proprio di sì perché fra il retro e il fronte c'era una qualche differenza, credo che quello… che la parte in cui abbiamo visto il proiettile fosse quella superiore.
A.F.: Si è rotto subito al primo giorno, ha detto lei…
R.P.: Vede, noi abbiamo iniziato le operazioni di scavo nell'orto e per questo ero meticoloso nel precisare l'attività fatta con le… abbiamo prima tolto tutti gli oggetti metallici che potevano infastidire i metal detector poi ovviamente abbiamo iniziato a cercare nell'orto esattamente nel punto in cui avevamo visto il Pacciani che stava facendo qualche cosa e quel punto corrisponde proprio a quel posto, ha capito? A quel posto, attaccato, vicino alla catasta di tegole, quindi siccome davo io le disposizioni mi ricordo perfettamente che avevamo detto -si comincia da qua- questo era…
P.M.: Perché avevate visto che ci cercava?
R.P.: Perchè c'erano le foto, insomma… Avevamo visto, in base alle fotografie, che lui aveva armeggiato, si chinava, faceva… senza… alcune delle foto mi pare che lui non ha strumenti in mano…
P.M.: E per questo motivo avete cominciato di lì.
R.P.: E’ chiaro se devo cercare una cosa comincia a cercarla dove ho un…
A.F.: Però avete scavato anche vicino al due peschi…
R.P.: Abbiamo scavato ovunque. Avvocato siamo andati un metro e mezzo sotto terra per tutta la lunghezza dell'orto, abbiamo scavato le aiuole, abbiamo scavato i vasi, abbiamo scavato i muri, i soffitti e i pavimenti, abbiamo verificato tutti i punti che in base alla precedente operazione di vaglio…  Premetto il termovisore in  ad azoto liquido funziona male sui terreni e funziona male perché …e soprattutto sui terreni umidi… noi cominciammo a scavare senza applicarlo il termovisore… il termovisore va bene su strutture murarie ma dopo che cominciò a piovere certamente non pensammo più di applicarlo al terreno quindi la ricerca fu fatta esclusivamente con gli altri apparecchi in dotazione quindi i metal detector ed il ferex che è appunto… i ferex che sono questi due particolari metal detector che percepiscono tutto, dalla stagnola al piombo.
A.F.: “Noi della SAM conoscevamo le caratteristiche di quel proiettile” che vuol dire questo?
R.P.: Vuol dire avvocato che quando si fa per tanti anni un'indagine io non credo che sia un'affermazione azzardata da parte mia dire che sono in grado di riconoscere quelle che sono le caratteristiche… i caratteristici segni lasciati dalla pistola dell'assassino, però dico che probabilmente non avrei molte difficoltà, sappiamo anche che queste tracce sono uniche a quella pistola e quando io ho fatto quella osservazione prima l'ho detto per sottolineare il fatto che nessuno di noi… e questo lo dico perché ho letto sui giornali affermazioni temerarie
Presidente: Lasci stare i giornali, i giornali qui non esistono.
P.M.: Lasci… lasci i giornali.
R.P.: Dichiarazioni fatte dalla difesa e fatte dall'imputato… o meglio fatte dalla difesa su cosa dell’imputato…
A.F.: E anche fatte dalla Polizia però eh! Non solo dall’imputato e dalla difesa!
Presidente: Lasciamo stare.
A.F.: Sui giornali ve ne siete serviti abbastanza!
Presidente: Lasciamo stare.
A.F.: Questo non lo può dire.
R.P.: Il dato tecnico è questo: non è possibile riprodurre quelle caratteristiche su un proiettile, bossolo che sia se non avendo in mano la pistola dell'assassino.
P.M.: Va be’ ce lo diranno i periti.
A.B.: Sui bossoli, sui bossoli.
P.M.: Sul bossolo ovviamente.
R.P.: Io parlo della cartuccia.
P.M.: Cartuccia.
A.F.: Cartuccia
P.M.: La cartuccia, quella sparata.
R.P.: Insomma avvocato se io col temperino… i segni non ce la posso fare, capito?
A.F.: Ma nessuno ha detto questo.
R.P.: No glielo dico per chiarire bene, per chiarire bene il concetto, lo voglio dire, lo voglio dire perché il suo assistito è prono… è propenso a…
A.B.: Che sia prono non c’è dubbio!
A.F.: E questo è un giudizio no… E’ prono perché è anziano, è stanco…
Presidente: Fate silenzio, dottor Perugini, dottor Perugini…
A.F.: Prono no.
Presidente: Basta, basta, basta con questo argomento, basta con le considerazioni che non vi spettano.
R.P.: Chiedo scusa.
Presidente: Benissimo, domande solo su fatti.
A.F.: Su fatti. Proiettile, cartuccia diciamo, ecco sono state trovate altre cartucce, altri proiettili: Ospedale di Ponte a Niccheri, trenta a Poggio a Caiano, con le stesse caratteristiche…
R.P.: Signorno.
A.F.: Signorno, voi quindi avete studiato quel proiettile soltanto perché è uscito da quella pistola?
R.P.: Io non ho studiato quel proiettile.
A.F.: No, no, no lei ha osservato….
R.P.: Io non ho studio proiettili…
A.F.: Quello era lì.
R.P.: Ci sono tecnici in grado di farlo con apposite e sofisticate apparecchiature che costano milioni…
Presidente: No dottor Perugini, dottor Perugini… basta, basta, ritorniamo al punto di prima… e scusate… allora lei ha detto, ha domandato una circostanza precisa, lui ha risposto di no, domandiamo un altro fatto preciso, non diciamo se era quello, se non era quello.
A.F.: Ecco, quanto tempo ha impiegato lei a far pervenire un meglio a reperire il paio di pinze…
R.P.: Le avevo con me.
A.F.:  Erano pronte.
R.P.: In que… non sono… avvoca…
A.F.: Sto scherzando.
R.P.: Io avevo quei giorni… avevo un coltello svizzero multiuso, una delle cui dotazioni è un paio di pinzette incorporate, ce le avevo e quindi me ne servii.
A.F.: Ecco un paio di pinze, delle bustine per mettere…
R.P.: Le bustine erano in dotazione della polizia scientifica, bustine da reperti, e la polizia scientifica quando si muove viaggia sempre con una valigetta che contiene un certo numero cose che possono essere utili: dai guanti di gomma fino alle buste per reperti.
A.F.: Si ma io dico le telecamere, per esempio, ce n'erano due in quel momento ed erano presenti, erano sempre presenti?
R.P.: Le telecamere erano sempre presenti fin dall'inizio della perquisizione.
A.F.: E riprendevano ogni operazione che facevate sempre?
R.P.: Riprendevano ogni operazione che facevamo, che facevano i vigili del fuoco sotto la nostra guida.
A.F.: Io voglio sapere questo paletto… io non l'ho visto bene, dopo che voi l'avete tolto dalla terra, che i vigili del fuoco l'hanno tolto l'hanno posizionato sempre adagiato? Mi sembra un avvocato abbia detto questo…
R.P.: Io penso avvocato che se lei vuole una risposta esauriente può essere data dalla riproiezione del filmato, comunque tutte le cassette sono a vostra disposizione, credo che non ci siano difficoltà perché voi…
P.M.: Anche della Corte se lo ritiene, chiunque le vuol vedere…
R.P.: Sempre che la Corte lo ritenga.
A.F.: Cioè io dico…
P.M.: Sono quattordici giorni o quattordici cassette…
A.F.: 29 aprile…
R.P.: Non avrei, mi scusi…
A.F.: Prego.
R.P.: Quei tronconi furono adagiati su quel tavolino nella stessa identica posizione in cui erano, nel senso che li presero… ma credo che dal fermato si veda…
P.M.: Si vede bene si, si vede bene.
R.P.: Li presero il poggiarlo stando attenti a non girarli, a non invertirne la posizione, oltretutto veniva anche…
A.F.: No lei prima ha affermato che quel paletto… c'era stato tanto camminato sopra… cioè s'è rotto il primo giorno, l'avete messo da una parte, com’è che ci avete camminato tanto sopra?
R.P.: Perché il giorno in cui troviamo il proiettile era venuto a piovere e c'era una parte scoperta… ecco, termine della tettoia… c'è una parte scoperta che usavamo per mettere la terra di scavo, terra soffice, siccome dovevamo per forza passare di lì facemmo… mettemmo… si misero questi due pezzi di paletto come un ponticello su questa terra soffice gli per evitare di girare… di infangarci… è un dato pratico.
Presidente: Sprofondare via… per non sprofondare nel fango.
A.F.: Si, no ma io gli posso contestare ma non contesto niente…
R.P.: Ma la prego contesti.
A.F.: Quel giorno sono cadute tre gocce d'acqua non è che ha piovuto e dovevano mettere il paletto per traverso per passare…
R.P.: Avvocato…
A.F.: Non ho nessun’altra domanda.
R.P.: Se non fosse venuto a piovere non avremmo fatto mettere la tettoia.
P.M.: La tettoia.
A.F.: Si  ma la tettoia l'hanno messa per salvare qualche altra cosa, poi lo vedremo.
A.B.: Nooo, no.
P.M.: Come no...
R.P.: Avvocato, avvocato…
A.F.: E si invece!
R.P.: Avvocato questa è un’illazione che lei dovrà provare.
A.F.: Io la proverò.
Presidente: Comunque dobbiamo… dottor Perugini lei non risponda.
A.B.: Dottor Perugini…
Presidente: Signori contestiamo circostanze precise, non facciamo discorsi così, vaghi. Avvocato Bevacqua… sono le 2:00…
Segue..