martedì 31 maggio 2011

Emanuela Consigli - Deposizione del 01 giugno 1994

 
Emanuela Consigli fu ascoltata il primo giugno 1994 nel processo a Pietro Pacciani. Quelle che seguono sono le sue dichiarazioni. 
 
Presidente: Vuole rispondere per cortesia alle domande del Pubblico Ministero?
E.C.: Certo.
P.M.: Presidente, la mia domanda è unica, io non ho in realtà grandi domande da fare alla signora, vorrei che la signora spiegasse perché quando si è presentata al Pubblico Ministero e cosa ha riferito.
E.C.: Va bene, niente, io ho saputo tramite, lo chiamo mio marito ma non siamo sposati, conviviamo da quindici anni, mi raccontò che il signor Bruni Gino che è un guardiacaccia, uno che riguarda la riserva dove abitiamo che aveva raccontato, casualmente si era fermato a parlare…
A.B.: Mi oppongo è un teste di riferimento, la signora racconta quello che gli ha raccontato il marito, sentiamo il marito.
Presidente: Va be’ sentiamo il marito e poi sentire la moglie… avvocato!
P.M.: Mi sembra… Siccome la signora si è presentata per prima… Era… Più lineare di così!
Presidente: Non perdiamo tempo, la sostanza non muta, capito? Prego signora.
P.M.: C’è vero suo marito? O il signor Cairoli?
E.C.: Si, si.
A.B.: Teste di riferimento di uno che ha…
P.M.: Si sono presentati insieme.
Presidente: Va bene avvocato via…
A.B.: Va bene.
Presidente: Non formalizziamoci per così poco. Narri i fatti, semplicemente.
E.C.: Si, si era fermato a parlare con il signor Bruni perché ha una baracca lì vicino dove abitiamo noi e quando è arrivato lì c’era anche un altro signore e stavano discutendo del signor Pacciani e diceva che gli aveva raccontato il delitto della… dell’amante della fidanzata e che faceva questo racconto non come se avesse ucciso un uomo ma come se parlasse d’aver ucciso un capretto. Dopo di che aveva detto, il signor Bruni, che aveva visto la pistola del signor Pacciani e che era una calibro 22, Berretta, come la sua, perché anche lui aveva questa pistola perciò l’aveva riconosciuta ed era sicuro insomma…
Presidente: Perché anche lui aveva una Beretta calibro 22?
E.C.: Signor Bruni si, aveva una Berretta, io non m’intendo di armi, l’ho vista più d’una volta però per me può essere una pistola uguale all’altra mentre lui ha fatto questa affermazione che il signor Pacciani aveva questa calibro 22 Berretta, uguale alla sua.
P.M.: Disse qualcosa, il signor Bruni, circa la sua calibro 22?
E.C.: Si in quell’occasione disse…
A.B.: Presidente mi scusi, mi perdoni, mi pare che le regole si stiano… La signora sta parlando di cose riferite dal marito…
Presidente: Le domandiamo al marito.
P.M.: Bene, bene
A.B.: Mi scusi Presidente.
P.M.: Senz’altro, giustissimo.
Presidente: Sennò facciamo ripetere due volte…
P.M.: Si, si allora facciamo così, suo marito o il signor Cairoli le disse chi era presente a questo colloquio che sembra…
E.C.: Non si ricorda chi era la persona…
P.M.: Così le ha detto lui?
E.C.: Si.
P.M.: Bene, io non ho domande Presidente.
Presidente: Signori avvocati di parte civile avete domande? Signori avvocati della difesa avete domande?
A.B.: Volevo sapere, signora o signorina, lei che lavoro fa?
E.C.: Io sono… Ho fatto l’agente di commercio fino a poco tempo fa adesso lavoro… ho un’azienda che sta per iniziare la produzione di apparecchi per l’illuminazione in elettronica.
A.B.: Anche per refrigerazione?
E.C.: Come?
A.B.: Anche per refrigerazione?
E.C.: No.
Presidente: Magari!
A.B.: Senta signora lei quando… ricorda quando suo marito, a quando suo marito fa risalire questo fatto?
E.C.: Non ricordo esattamente, diciamo che… sicuramente più di un anno però possono essere due anni, due anni e mezzo, non ricordo.
A.B.: E quando gliel’avrebbe raccontato suo marito?
E.C.: A me l’ha raccontato subito, lo stesso giorno che è venuto a saperlo.
A.B.: Ecco, come mai è venuto soltanto ora l’idea…
E.C.: Non pensavamo fosse importante, è stata una decisione…
A.B.: Chi gliel’ha fatto pensare che non fosse importante?
E.C.: Sono stata io, una settimana fa, che questa cosa mi era rimasta sempre impresso, di questa calibro 22, però pensavo che i magistrati sapessero di questa cosa come la dovevo sapere io, per sentito dire, loro ne fossero certi, poi invece ultimamente ascoltando la televisione ho detto: Ma forse non lo sanno; ho avuto questa impressione tant’è vero che ho chiamato l’avvocato Bianco e l’ho chiesto a lui, gli ho chiesto: ma i magistrati sanno che qualcuno ha visto questa pistola? E l’avvocato Bianco ha detto: Non lo sanno comunque se sei disposta a venire… Io si, io non ho nessun problema, devo sentire mio marito perché lui non sapevo se… Insomma è una decisione… Ci hanno chiamato, ci ha detto se potevo andare e io ben volentieri… perché…
A.B.: Senta signora da quanto tempo lei, lei o suo marito, conosce Bruni?
E.C.: Bruni io lo conosco da tanti anni perché sono nata in questo paese, lui è tanti anni che lavora lì, mio marito lo conosce dal ’73 quando ha acquistato, suo padre ha acquistato questo podere, questa casa e il signor Bruni ha sempre fatto dei lavori perciò l’abbiamo sempre visto quotidianamente una, due, tre volte al giorno.
A.B.: Quindi dal ’73.
E.C.: Dal ’73 mio marito io magari prima abitavo su a Alliano che è un paesino a un chilometro però insomma, Bruni ho sempre avuto occasione di vederlo perché essendo il guardiacaccia della riserva capitava spesso.
A.B.: Senta lei ha detto che ha visto questa persona che parlava col signor Bruni altre volte…
E.C.: No, no io non l’ho vista.
A.B.: L’ha visto suo marito?
E.C.: No, non si ricorda, potrebbe dire delle cose, fare associazioni d’idee perché, vede, la baracca del signor Bruni si trova sulla strada che dalla strada consorziale porta poi a casa nostra, è una deviazione della strada consorziale e quando passiamo di lì c’è sempre il signor Bruni… c’era perché adesso non sta molto bene, perciò non viene molto spesso, però diciamo che c’è sempre qualcuno a quella baracca, è un ritrovo di molti cacciatori, di tutti quelli che seguono la riserva perciò possiamo fare… non io ma mio marito potrebbe fare un abbinamento di una persona diversa in quel momento proprio perché tutti i giorni…
Presidente: Allora avvocato chiediamolo al marito!
A.B.: Si, no, no, le domando siccome questo è un luogo di ritrovo di questi cacciatori, parlano di tutto no?
E.C.: Certo.
A.B.: Parlano di quanti fagiani hanno ammazzato, magari ne hanno ammazzati due e ne hanno ammazzati 50, no?
E.C.: Si, si.
A.B.: Ecco, quindi parlano un po’ di tutto?
E.C.: Certo.
A.B.: E anche il signor Bruni parlava di tutto?
E.C.: Beh, non è che…
A.B.: Non parlava lui?
E.C.: Si ma con noi…
A.B.: Basta, parlava anche lui, basta, grazie, ha già parlato.
P.M.: Proviamo in altro modo, per quello che lo conosce lei, se lo conosce personalmente, io non ho capito… Si..
E.C.: Certo, certo.
P.M.: Il signor Bruni è una persona attendibile?
E.C.: Certo.
P.M.: Non ha motivi di pensare…
E.C.: Assolutamente, ritengo, per quello che ha detto, sia la verità.
P.M.: In generale tutto quello che le ha detto il Bruni, lei ha mai verificato, su argomenti diversi, no questo signora…
E.C.: Si, si, sono…
P.M.: Sul lavoro ad esempio?
E.C.: Per quanto ci riguarda le dichiarazioni che può aver fatto a noi, per il colloquio che può aver fatto con noi…
P.M.: Per altri motivi eh!
E.C.: Si, si per qualsiasi… E’ una persona molto, molto brava, sempre…
P.M.: Bene, grazie.
A.B.: Senta signora, mi scusi Pubblico Ministero, questo signore però è malato ora no?
E.C.: Si.
A.B.: Che cos’ha avuto? Qualcosa alla testa?
E.C.: Credo che abb… No, no è ancora molto lucido, guida ancora l’auto tant’è vero che sabato mattina era lì alla baracca con il figlio, guidava lui e credo che abbia un tumore.
A.B.: Dove?
E.C.: Non glielo so dire. Non lo so mi spiace.
A.B.: Comunque è stato poco bene? Da quanto tempo è stato poco bene?
E.C.: Beh ha avuto un’operazione, mi sembra, due anni fa alla prostata poi si è rimesso, è ritornato a lavorare…
A.B.: Benissimo ora domanderemo a lui, grazie.
Presidente: Signora, il nome della riserva qual’era?
E.C.: Non lo so come si chiama la riserva, so che comprende San Quirico, il Cistio, Alliano è una zona pia… Dove abitiamo noi si chiama Uliveta e questa baracca è lì nella zona Uliveta.
Presidente: Bene, grazie.
Avvocato Fioravanti: Presidente…
Presidente: Una domanda… Ah scusi avvocato, prego.
A.F.: Avvocato Fioravanti chiede alla signora il Bruni dove abita? Dove abitava?
E.C.: Il Bruni abita a Dicomano.
A.F.: Ha sempre abitato a Dicomano?
E.C.: Per quello che so io si, non so se poi in passato… è tanto tempo che abita a Dicomano.
A.F.: Ecco ma lei questi fatti quando li ha saputi? In che data? In che anno?
E.C.: Non lo so, non me lo ricordo, è passato del tempo, è tanto che so di questa pistola, cioè che dentro di me so che questo… che il signor Pacciani aveva questa… calibro 22…
A.F.: Lei è del ’56…
E.C.: Io sono del ‘56
A.F.: Ecco, ma li ha saputi prima del ’70 o no?
E.C.: Prima del ’70? No, no
A.F.: Dopo il ’70?
E.C.: Sicuramente.
A.F.: Ecco, quindi dopo che Pacciani era andato via da quella zona?
E.C.: Si, si, si. Non so se sono… gliel’ho detto, può essere un anno e mezzo, da un anno e mezzo a due anni e mezzo, tre anni ma non…
A.F.: Recentemente…
E.C.: Si
A.F.: Grazie.
E.C.: Prego
Presidente: Consigliere Polvani le vuol fare una domanda signora.
Plovani: Per quello che ne sa lei Bruni ha riferito come e perché conosceva il Pacciani?
E.C.: Beh, non lo so io, Pacciani credo, da quello che so così, lui faceva il guardia nel…
Plovani: Per quello che ha riferito, non per quello che le ha riferito, per quello che ha riferito il Bruni, ha spiegato come conosceva Pacciani?
E.C.: Pacciani si lo conosceva perché lui prima di riguardare questa riserva dove abitiamo noi guardava un’altra riserva sul monte adiacente al nostro, che era San Martino e credo che il Pacciani abitasse lì, avesse una casa lì o non lo so, non sono a conoscenza…
Plovani: Ho capito e che lei sappia ha mai detto di contrasti avuti col Pacciani?
E.C.: No io non…
Plovani: Lei non li sa, grazie.
Presidente: Può andare la signora? Grazie, buongiorno.

lunedì 30 maggio 2011

Processo a Pietro Pacciani - Udienza del 01 Giugno 1994 -

Presidente: Benissimo, ci siamo tutti? Buongiorno
Avvocato Bevacqua: Buongiorno signor Presidente.
P.M.: Buongiorno.
Presidente: L’udienza è aperta, signor Pubblico Ministero…
P.M.: Si Presidente… Presidente innanzitutto volevo informare la Corte di una circostanza e conseguentemente di una richiesta del P.M. La circostanza è questa: nei giorni scorsi tramite un avvocato di Firenze si sono presentate al P.M. due persone le quali dicevano di avere da riferire cose importanti relative ai fatti concernenti questo processo, queste due persone ovviamente, sembra si siano presentate sembra sabato o venerdì in una pausa del processo e hanno già riferito al P.M. di essere a conoscenza di fatti di questo tipo. Le due persone sono esattamente Consigli Emanuela e Cairoli Gianpaolo dicono, sostanzialmente credo di doverlo riferire alla Corte perché poi farò una richiesta in proposito, di avere ricevuto una testimonianza indiretta di una persona, già presente nelle carte di questo processo, questa persona è, secondo quanto riferiscono Consigli Emanuela e Cairoli Gianpaolo, un guardiacaccia che negli anni ’70 in quel di Vicchio avrebbe conosciuto Pacciani. Questa persona recentemente in pubblico, presente il Cairoli Gianpaolo, secondo quanto riferiscono questi due testi, avrebbe detto: strano che Pacciani negli di aver avuto una pistola Beretta calibro 22 in quanto io ne ho una uguale e ho visto in mano di Pacciani una pistola uguale. Fra l’altro questo signore avrebbe aggiunto in pubblico: Io la mia pistola l’ho data, quando me l’hanno chiesta, ai Carabinieri perché fosse esaminata per vedere di fare le famose prove di sparo a suo tempo fatte nell’indagine, Pacciani non l’ha data di certo perché la sua non era denunciata. C’è un riscontro specifico a questo fatto, per questo io riferisco alla Corte questo, effettivamente questo signore il cui nome, se loro credono, ci sarà fatto da questi due testi è effettivamente persona guardiacaccia che con un nome simile è stato invitato anni fa nel corso dell’indagine, ci sono gli atti, a portare la sua pistola e sono state fatte le prove di sparo. C’è un riscontro ulteriore, che questo signore di cui poi sapremo il nome se la Corte ritiene ha avuto rapporti non idilliaci, risulta dagli atti, con Pacciani. Chiedo quindi, non avendo la possibilità, avuto la possibilità di indicare nella lista testi questi due signori chiedo l’ammissione della loro testimonianza, si chiamano Consigli Emanuela, Cairoli Gianpaolo.
Presidente: Signori avvocati di Parte civile?
Avvocato Colao: Mi associo alla richiesta.
Presidente: Avvocato Colao si associa, avvocato Santoni Franchetti?
Avvocato Santoni: Mi concede due parole Presidente?
Presidente: Due però eh…
Avvocato Santoni: Certo Presidente ma è attinente all’istanza del P.M. le dico per amore di verità dicendo nomi e fatti. Ieri pomeriggio ero a Rupe Canina nella casa abitata dopo la scarcerazione del Pacciani dallo stesso, per caso perché lì ci abita un falegname che conosco, Ottanetti si chiama, tanto per fare nomi, questa persona chiacchierando logicamente, non lo sapevo che il Pacciani stava lì dopo il ’64 mi sono meravigliato e mi son messo a parlare con le persone che lo hanno conosciuto. Mi ha detto questo falegname che si chiama Ottanetti: “Tutti noi sapevamo che il Pacciani aveva due pistole”. Presidente, riferendomi a questa istanza ho detto: Ma le hai viste? Chi lo sa di preciso? La curiosità è umana, sono parte civile! Sento una notizia di questo genere… “Mah” dice, “avvocato si diceva tutto il paese a quei tempi che non c’era niente ma niente di più, niente di più.” Ecco io lo riferisco, nome, cognome e posto, la Rupe Canina sa benissimo il Pacciani perché abitava al piano superiore dove c’era la mamma, io non lo sapevo ero rimasto proprio… quando ho sentito questa cosa, lei mi capisce, umanamente ho fatto un salto, ma sempre era la voce quindi benissimo se il P.M. vuol portare per la parte civile ma questo circostanza l’ho riferita, può indagare lo stesso P.M. basta che vada dove abitava il Pacciani dopo il 1964 eventualmente a prendere ulteriori informazioni da persone che lo conoscono benissimo. Mi scusi queste due parole ma pensavo fosse utile…
Presidente: Quindi si associa?
A.S.: Mi associo logicamente però ecco, mi faceva piacere colorire un momento la storia con nomi e fatti precisi.
Presidente: Avvocato Ciappi si associa. Signori avvocati difensori? Avvocato Bevacqua?
A.B.: Grazie Presidente. La difesa dell’imputato deve fare formale opposizione a questa richiesta dell’ultima ora, per la verità, perché sembra assai strano che questo signore, teste di riferimento, non sia stato a suo tempo sentito, che non sia stato assolutamente indagato perlomeno sul Pacciani perché questo signore avrebbe dovuto dire questa circostanza che riferisce soltanto oggi, siamo, pare che questa notizia, dati 1970, 24 anni fa, quindi a me sembra che questa richiesta formulata oggi dal Pubblico Ministero per introdurre un testimone di riferimento a seguito di dichiarazioni fatte da due persone le quali oggi vogliono, non so per quale motivo evidentemente sono i cosiddetti, fanno parte di quella schiera dei cosiddetti colpevolisti, vogliono ritenere Pacciani possessore di una pistola: Io credo che ai sensi dell’articolo 667 che invoco costantemente mi pare che oggetto della prova sia soltanto l’imputazione e che nulla ha a che vedere questa richiesta fatta dal Pubblico Ministero per introdurre che cosa? Introdurre un testimone di riferimento il quale potrebbe dire che Pacciani aveva o non aveva una pistola. Certamente oggi questo qua ci dirà che Pacciani aveva una calibro 22 LR addirittura quella che ha sparato quei colpi, quelle notti, perché così si verrà… verrà sicuramente a dire questo. Noi sappiamo per certo nel processo, esiste la sentenza nel 1951, esiste in quel processo, una circostanza riferita a suo tempo anche dalla teste Bugli che era anche lei coimputata nel processo di Pacciani, nel processo famoso del 1951, la quale dice: Lui diceva di avere una pistola a tamburo; pistola che non è mai stata vista da nessuno, quindi a me sembra che questa richiesta del Pubblico Ministero è una forzatura interpretativa delle norme del codice di procedura penale proprio in riferimento a quell’articolo 187 che io invoco e per il quale io ritengo che la Corte eccellentissima non può aderire a questa richiesta dell’ultima ora, ultimissima ora, del Pubblico Ministero.
Presidente: Avvocato Fioravanti?
A.F.: L’avvocato Fioravanti si associa a quanto testé detto dall’avvocato Bevacqua sempre ai sensi del 187 procedura penale.
Presidente: Bene, la Corte si ritira.

Riprende l'udienza.

Presidente: Pubblico Ministero ai soli fini della verifica dell’ammissibilità delle prove testimoniali che lei ha richiesto la Corte l’invita ad esibire i verbali relativi ai testi di cui lei ha parlato.
P.M.: Si Presidente.
Avvocato Bevacqua: Potremmo averne copia signor Presidente?
Presidente: Certamente.
P.M.: E’ un verbale unico di deposizione spontanee, di comparizione spontanea di queste persone, i riscontri di quello che dicono sono invece nelle carte del processo, le vediamo dopo se loro ritengono opportuno.
Avvocato Bevacqua: Ecco Presidente io ho già… Ho già prodotto un documento relativo a questa vicenda ed è il documento del 18 ottobre ’70, dichiarazioni di Manni Angiolina, la quale fa riferimento ad un approccio piuttosto consistente con questo signor Bruni
P.M.: Io non ne ho parlato!
A.B.: L’ho fatto io
P.M.: - Incomprensibile-
A.B.: Ho capito, va bene.
Presidente: Ne parliamo dopo. Potrei averli anch’io?
P.M.: Si, gliene do una copia.
A.B.: Io dietro il dito non mi nascondo mai.

giovedì 26 maggio 2011

Alessandro Gazziero - Deposizione del 31 maggio 1994

Alessandro 

Gazziero fu ascoltato il 31 maggio 1994 nel processo a Pietro Pacciani. Quelle che seguono sono le sue dichiarazioni.  

P.M.: Sentiamo Gaziero Alessandro
Presidente: Prego si accomodi. Consente le riprese televisive e fotografiche?
A.G.: Preferirei di no
Presidente: Preferirei di no e quindi…
A.G.: Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.
Presidente: le generalità complete per cortesia.
A.G.: Gaziero Alessandro nato a Bologna il xx xx 19xx, residente a San Casciano Val di Pesa, Via xxxxxx, xx.
Presidente: Risponda per cortesia alle domande del Pubblico Ministero.
P.M.: Signor Gaziero innanzitutto lei ricorda di aver mai conosciuto o conosce il signor Pacciani?
A.G.: Si.
P.M.: Quanti anni ha lei ora?
A.G.: Io 23.
P.M.: Ricorda quando l’ha conosciuto e perché? Quanti anni aveva?
A.G.: Avevo 11 anni circa, 12.
P.M.: E come mai l’ha conosciuto?
A.G.: Eh veniva a fare qualche lavoretto a casa nostra, lavorava la terra, ecco!
P.M.: Lavorava la terra. Dove abitavate voi?
A.G.: A San Casciano.
P.M.: A San Casciano. Lei aveva 10/11 anni quindi 12 anni fa, ’82…
A.G.: Si fine ‘82/83
P.M.: I suoi genitori avevano anche un’attività a Calenzano per caso?
A.G.: Si a quei tempi si.
P.M.: Ricorda se il Pacciani lavorava anche laggiù?
A.G.: Mah, qualche volta so che c’è andato.
P.M.: Sentito dire in casa?
A.G.: Si, si esatto.
P.M.: Senta una cosa signor Gaziero, lei ricorda se a quell’età lì aveva per caso una pistola giocattolo? Quelle che hanno i ragazzi?
A.G.: Si mio padre ci aveva una scacciacani, quello lo ricordo.
P.M.: E lei una pistola sua di ragazzo?
A.G.: No.
P.M.: Con questa scacciacani ricorda qualcosa di più? Lei ci ha mai giocato?
A.G.: Si qualche volta ma…
P.M.: Come era?
A.G.: Era nera
P.M.: Grande? Piccola?
A.G.: No piccola, non tanto grande, ecco.
P.M.: Ci ha giocato perché era una cosa con cui potevano giocare i ragazzi o l’ha presa di nascosto perché suo padre diceva: no è un oggetto da non toccare?
A.G.: No.
P.M.: Era un giocattolo?
A.G.: Si praticamente si.
P.M.: Senta, il signor Pacciani ha detto che lei quella pistola l’ha regalata a lui, è vero?
A.G.: No, cioè non ricordo, no assolutamente, penso di no.
P.M.: No assolutamente. Per caso questa pistola lei la teneva da qualche parte e lui può avergliela presa? L’ha mai più vista?
A.G.: Può darsi, stava in giro.
P.M.: In giro dove?
A.G.: In giro per casa, fuori… Era un balocco, come tutti i balocchi si lasciano in giro.
P.M.: Lei è mai stato sulla Cinquecento del Pacciani?
A.G.: Si.
P.M.: Ci ha mai portato quella pistola lì sulla Cinquecento?
A.G.: No.
P.M.: Mai?
A.G.: No a parte che sulla Cinquecento ci sono salito una o due volte al massimo.
P.M.: Ricorda per quale motivo?
A.G.: Perché mi portava a scuola la mattina, quando i miei genitori non potevano.
P.M.: Non è che la mattina lei per caso così… una ragazzata, si portava dietro la pistola è l’ha lasciata lì?
A.G.: No.
P.M.: Lo esclude?
A.G.: Si.
P.M.: Di questa pistola lei per caso ricorda la marca?
A.G.: No, no assolutamente
P.M.: Che tipo era? Non sa niente. Il Pacciani le ha mai parlato di questo regalo che lei le ha fatto da ragazzo?
A.G.: No.
P.M.: Non ho altre domande, grazie.
Presidente: Signori avvocati di parte civile? Nessuna domanda, prego avvocato Bevacqua.
A.B.: Senta signor Gaziero lei nel 1991, esattamente il 13 novembre 1991 è stato sentito dalla Polizia…
A.G.: Si.
A.B.: Vero?
A.G.: Si.
A.B.: In quell’occasione, nel 1991, lei che è nato nel ’70, esattamente il 10 agosto ’70 a Bologna…
A.G.: Si.
A.B.: Ha detto che lei aveva una pistola con la quale giocava e ricorda che questa pistola la teneva all’età di 10/11 anni…
A.G.: Si.
A.B.: Quindi si dovrebbe pensare, così come dice lei, che questo fatto risalirebbe all’80/’81…
A.G.: Si.
A.B.: Benissimo. Lei la prima volta che viene sentito esclude che lei avesse una pistola e che comunque la pistola che sarebbe stata trovata al signor Pacciani potesse essere la sua, se lo ricorda questo? La prima volta dice: non è possibile, non è mia, non gliel’ho data io…
A.G.: Infatti non gliel’ho data io.
A.B.: Non gliel’ha data io comunque non era secondo lei quella pistola
A.G.: Si.
A.B.: Se lo ricorda, bene. Poi però lei viene ancora risentito ed esattamente viene risentito dopo qualche giorno il 25 novembre 1991, va bene? Ora le dico quando esattamente, lei viene sentito il 25 novembre ‘91
P.M.: 23, cambia poco…
A.B.: 25 è il verbale, ha ragione il Pubblico Ministero, la ringrazio…
P.M.: Prego.
A.B.: “In data 23.11/91 alle ore 10:40 Gaziero Alessandro nuovamente sentito a verbale ha individuato con certezza nella pistola a salve di marca Ma.Ri” Ma puntino Ri “ modello 320, tipo semi-automatico, di color nero con sportellino sul retro della culatta per l’introduzione del carrello caricatore porta capsule, l’arma giocattolo analoga in tutto e per tutto a quella con cui si divertiva da ragazzo” se lo ricorda?
A.G.: Si, si.
A.B.: Quindi lei la riconosce quest’arma
A.G.: Si, bene o male si.
A.B.: La riconosce e ricorda anche che i signori verbalizzanti le dissero in quell’occasione, così almeno risulta agli atti, in questo foglio, foglio 100, risulta che la pistola Ma.Ri fu trovata all’interno del cassetto porta carte dell’auto Ford Fiesta dell’uomo, cioè il Pacciani e che era avvolta, questa pistola, da uno straccio o un panno, se la ricorda questa circostanza?
A.G.: No.
A.B.: Glielo dissero loro?
A.G.: No.
A.B.: Non glielo dissero però questo risulta agli atti comunque…
P.M.: Quando fa comodo risulta, quando non fa comodo…
A.B.: Io lo do…
Presidente: Su via, su via! Nessun commento Pubblico Ministero.
A.B.: Fa comodo perché… Presidente mi pare che sia importante questa circostanza, Presidente…
Presidente: Certamente.
A.B.: Quindi lei esattamente il 23 novembre di quello stesso anno, ’91, ha fatto lei stesso richiesta di rettificare il precedente verbale riconoscendo pienamente, quale suo, quell’oggetto.
A.G.: Si.
A.B.: Allora io voglio fare una domanda di altro tipo: dunque lei ha detto che il signor Pacciani qualche volta la portava a scuola, la mattina…
A.G.: Si.
A.B.: Ecco, lei dove andava a scuola?
A.G.: A San Casciano.
A.B.: A San Casciano, quindi il signor Pacciani, lei abitava a San Casciano e andava a scuola a San Casciano?
A.G.: Si
A.B.: La prendeva a casa e la portava a quanti metri…
A.G.: 3 chilometri circa.
A.B.: Lei ricorda, se lo ricorda se invece il signor Pacciani veniva portato da suo padre o da sua madre a Calenzano? Se lo ricorda questo?
A.G.: Mi sembra di no perché lui ci aveva la sua macchina
A.B.: No, quello lo dirà suo padre, questo, spero che lo dica, io…
A.G.: Spero anch’io.
A.B.: Veniva portato espressamente da suo padre, da sua madre a Calenzano, se lo ricorda questo?
A.G.: No, no non lo so.
A.B.: Perché era piccolo forse?
A.G.: Si è!
A.B.: Senta ricorda quando fu bruciata la fabbrica di suo padre?
A.G.: Si.
A.B.: In che anno?
A.G.: Eh l’anno non me lo ricordo, so che ha preso fuoco…
A.B.: Eh?
A.G.: So che è bruciata però l’anno esatto non me lo ricordo.
A.B.: Va bene grazie nessun’altra domanda.
Presidente: Avvocato Fioravanti? Nessuna altra domanda?
P.M.: Si allora io grazie, per amor di verità signor Gaziero, mi scusi eh, non vorrei che…
A.G.: Prego, prego…
P.M.: …e fosse stato letto il verbale che lei magari non ha capito granchè, provo io, quando le fu mostrata una pistola dalla Polizia, questi che erano in centomila arrivano sempre, son sempre lì presenti, le fecero vedere una pistola e lei se non sbaglio disse che è del tutto analoga a quella che avevo io, non riconobbe quella lì? O lei disse: E’ proprio quella lì?
A.G.: No, me ne fecero vedere diverse e questa era quella che più gli assomigliava…
P.M.: Fra quelle che le fecero vedere ce n’era una che assomigliava di più a… Non era quella…
A.G.: Assomigliava, non era quella.
P.M.: Ohooo, ha visto che a volte…
A.G.: Con certezza non lo posso dire.
P.M.: Ohooo meno male. Basta, non ho altre domande.
A.B.: Mi scusi allora io devo contestare che lei ha detto qualcosa di diverso, mi scusi…
P.M.: Analogo
Presidente: Sentiamo, sentiamo.
P.M.: Gli ha contestato uguale avvocato!
Presidente: Sentiamo.
A.B.: Allora: “Dichiaro che la pistola con cui ero solito giocare da ragazzo era in tutto e per tutto analoga a quella che mi mostrate in particolare desidero rettificare il precedente verbale precisando che il caricatore non si inseriva dall’impugnatura bensì dal retro della canna in cambio di uno sportellino come in quella che mi avete consegnato e che tengo fra le mani, quindi riconosco pienamente questo oggetto."
Presidente: Si ma allora in che senso lo riconosce?
A.G.: Riconosco pienamente… vagamente…
Presidente: Si ma… capito qual è il discorso? Lo riconosce come? La pistola molto simile, analoga, uguale a quella che aveva o riconosce proprio quella pistola lì?
A.G.: No quella pistola lì no.
Presidente: Ah, quella pistola lì no. E’ una pistola però che le sembrava del tutto analoga a quella che aveva lei.
A.G.: Precisamente.
A.B.: No, volevo produrre la copia fotostatica…
Presidente: E’ possibile che fosse la stessa?
A.G.: No non posso giurarlo assolutamente.
Presidente: E’ possibile…
A.G.: Boh, ci sta.
Presidente: Ci sta però lei dice… E’ possibile che fosse anche la stessa ma lei non può giurarlo.
A.B.: Ecco comunque Presidente possiamo fare la domanda di rinterzo: questa pistola l’ha più vista lei?
A.G.: Mah, francamente non ci pensavo nemmeno più fin quando non sono stato chiamato…
A.B.: Certo ma lei l’ha più vista questa pistola a casa sua? Ce n’era due? Una che aveva lei e una che aveva quest’altro oppure la pistola era solo una? Per quello che…
A.G.: No che mi ricordo io era solo quella.
A.B.: Solo quella. Grazie.
Presidente: Va bene, altre domande?
P.M.: Nessuna Presidente.
Presidente: E allora può andare.
P.M.: Presidente oggi ci doveva essere un teste solo siamo riusciti a farne venire quattro e abbiamo un certificato medico, il P.M. non ha altri testi.
P.M. (fuori microfono): Ma non è nella lista testi, come si chiama?
Presidente: Certamente il ritmo è più accelerato di quello che si poteva prevedere.
P.M.: Quindi penso che il pomeriggio abbiamo fatto quel che si poteva fare, di più non ci sono riuscito, domani ne ho citati venti Presidente.
Presidente: Venti, va bene, magari domani sarà il momento in cui ne capita uno che ci prende…
P.M.: Era quello che volevo far capire loro stamattina
Presidente: Eh lo so però è un rischio che a questo punto dobbiamo correre, capito? E quindi ha fatto bene a citarne venti, mi raccomando…
P.M.: Presidente mi fanno presente che c’è un teste che non è…
Presidente: Ah…
P.M.: Chiedo scusa, io lo dico perché… che non è nella lista testi del P.M…. ecco, per questo io ho detto che per me non c’è però è uno dei ragazzi che avevano in locazione l’appartamento del Pacciani per motivi… abbiamo sentito stamattina che il P.M. non aveva ritenuto opportuno citare però che è stato sentito dalla Polizia, io non ho convocato, lui è venuto, tutto qui, può dire qualcosa nell’ambito dei discorsi che abbiamo sentito stamani, c’è, il P.M. non ha nessuna istanza in proposito.
A.B.: Si va bene ma è mica un teste citato oppure no?
P.M.: Ho detto proprio no, non è indicato, si è presentato perché è stato sentito dalla Polizia, con gli altri, non è nella lista del P.M.
A.B.: Ahaa… Nooo… No, no, mi dispiace mi oppongo.
P.M.: No, non si deve opporre a nulla io non ho fatto nessuna richiesta!
A.B.: Va bene.
P.M.: Ho detto solo che c’è.
A.B.: Io mi oppongo così.
P.M.: Non so a cosa.
A.B.: Così, mi oppongo.
A.G.: ...
Presidente: Quindi se è venuto… d’altra parte anche come teste di riferimento non è che è stato citato dagli altri
A.B.: No, no ma poi non c’è nessun teste di riferimento.
Presidente: Poi credo che comunque abbiamo già sentito gli altri abbastanza.
P.M.: Presidente, l’ho detto io per primo, l’ho detto per notizia perché mi facevano presente…
Presidente: Allora speriamo che domani si possa avere venti testi e farli tutti. Domani alle ore nove.
P.M.: Grazie Presidente.
Presidente: L’udienza è tolta.

mercoledì 25 maggio 2011

Elena Betti - Deposizione del 31 maggio 1994

 

Elena Betti fu ascoltata il 31 maggio 1994 nel processo a Pietro Pacciani. Quelle che seguono sono le sue dichiarazioni.

P.M.: Sentiamo Betti Elena.
Presidente: Buonasera signora.
E.B.: Buonasera.
Presidente: Si accomodi prego. Consente o no, signora, la ripresa…
E.B.: Mi sembra di sentire
Presidente: La consente.
E.B.: Si.
Presidente: Bene, vuol leggere quella formula?
E.B.: La verità, tutta la verità…
Presidente: Allora scusate…
E.B.: Ah tutto devo leggere?
Presidente: Legga quella formula non riprendete al signora perché lei…
E.B.: Devo leggere tutto?
Presidente: No, forse non abbiamo capito bene, consente la ripresa televisiva o no?
E.B.: Ah no mi scusi, no.
Presidente: No, allora niente
E.B.: Non avevo capito.
Presidente: Contrordine
E.B.: Non avevo capito.
Presidente: Benissimo signora, legga pure.
E.B.: A voce alta?
Presidente: Certo signora.
E.B.: Consapevole della responsabilità morale, giuridiche che assumo con la mia responsabilità mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è nella mia conoscenza, coscienza.
Presidente: Le generalità signora per cortesia…
E.B.: Cioè…
Presidente: Come si chiama e dove sta.
E.B.: Elena Betti
Presidente: Nata a?
E.B.: Nata il xx.xx.19xx a Firenze.
Presidente: Residente?
E.B.: A B. a R. in via xx Xxxxxx, xx.
Presidente: Risponda alle domande del Pubblico Ministero per cortesia.
E.B.: Si.
P.M.: Signora lei conosce il signor Pacciani Pietro?
E.B.: Eh.. si.
P.M.: Come mai? Vuole spiegarlo alla Corte?
E.B.: Si, subito. Ho abitato per un periodo in casa Pacciani.
P.M.: In uno degli appartamenti che le aveva dato in affitto il Pacciani?
E.B.: Si.
P.M.: Un appartamento vicino a dove abitava lui o la famiglia…
E.B.: L’altro.
P.M.: Erano vicino comunque a lei?
E.B.: Si, in pratica si.
P.M.: Senta una cosa, è mai stata nella casa dove abitavano i Pacciani?
E.B.: No, non più di tanto, ecco.
P.M.: Qualche volta c’è entrata? Non so, a pagare l’affitto?
E.B.: A porgere l’affitto.
P.M.: Senta, in queste occasioni in cui è entrata ha mai avuto la possibilità di vedere se c’erano dei fucili in casa?
E.B.: Si io l’ho già detto, ne ho visti due.
P.M.: Ne ha visti due. Erano… non so, attaccati alle pareti, appoggiati da qualche…
E.B.: Attaccati praticamente ad una sala, non dove si entrava, l’altra sala accanto.
P.M.: Questi fucili ricorda come erano? Se uno era a doppia canna ad esempio?
E.B.: Sii uno a doppia canna e uno di modello più vecchio.
P.M.: Senta una cosa
Presidente: Ma sempre a doppia canna?
E.B.: Questo non me lo ricordo, mi sembra di no.
P.M.: C’era degli oggetti da caccia? Una cartucciera?
E.B.: Sii, c’erano un sacco di confusione, insomma…
P.M.: No, aldilà della confusione signora io le chiedo se c’era una cartucciera.
E.B.: No, non la ricordo.
P.M.: Animali imbalsamati? Ne ha visti?
E.B.: No.
P.M.: Non li ha visti?
E.B.: No.
P.M.: Ha mai sentito il Pacciani che minacciava le figlie o la moglie?
E.B.: No.
P.M.: Lei è sicura di ricordare bene?
E.B.: Sii su questo si. Su tante cose purtroppo…
P.M.: Signora lei… le faccio presente e glielo contesto che ha dichiarato: ho visto fucili da caccia vecchi alle pareti, animali imbalsamati fra cui una civetta, poi dice una cartucciera…
E.B.: Forse si.
P.M.: Ecco.
E.B.: Se l’ho detto.
P.M.: Ecco. Io le ho chiesto poi se ha mai sentito o visto Pacciani minacciare qualcuno o dire: se qualcuno mi fa qualcosa…
E.B.: Ah be’ quello lo diceva spesso.
P.M.: E cosa diceva signora?
E.B.: Eh quello lo ammazzo! Era il suo modo di fare…
P.M.: Magari sempre in questo modo di fare accennava anche con quale mezzo ammazzava la gente?
E.B.: Noo
P.M.: Ma lei signora dice: “In effetti” glielo contesto “a volte il Pacciani faceva delle minacce e diceva che se qualcuno gli rompeva i coglioni lui aveva la pistola e la tirava fuori” l’ha detto lei questo?
E.B.: Si, si.
P.M.: O se l’è inventato chi verbalizzava?
E.B.: No, no, no.
P.M.: Ecco!
E.B.: Lo diceva.
P.M.: per capire…
E.B.: Lo diceva.
P.M.: Lo diceva, va bene. L’importante è dire questo. Senta, di un quadro a una parete… ricorda, anzi, se c’erano quadri?
E.B.: Si, due.
P.M.: Mhm, su questi quadri ne ricorda qualcuno?
E.B.: Si.
P.M.: Diceva qualcosa dei quadri? Lei gliel’ha mai chiesto? Se li faceva lui? Se li comprava?
E.B.: Si, anzi è stato lui a dirmi che li aveva fatti lui e avevano un significato…
P.M.: Diceva lui?
E.B.: Diceva lui.
P.M.: E cioè? Che significato avevano?
E.B.: La nascita, la morte e la vita che io, per me, non capivo, me lo spiegava lui.
P.M.: Come mai venne sull’argomento di spiegare che aveva fatto lui questo quadro? Da solo? O lei glielo chiese?
E.B.: No, no, lui così eravamo in casa un attimo e lui mi spiegò perché forse mi vide a me che non riuscivo a capire questo quadro.
P.M.: Lui gli disse: L’ho fatto io! Comunque, disse?
E.B.: Si.
P.M.: Così si capisce come mai è venuto il dubbio del quadro. Lui diceva così?
E.B.: Si.
P.M.: Le spiegò questa nascita, vita, morte e lei lasciò perdere o stette lì a sentire?
E.B.: Stetti lì a sentire perché non è che ci capissi… Non ci capivo niente
P.M.: Era quel quadro che poi si è visto sui giornali?
E.B.: Si.
P.M.: Senta signora, è mai per caso, Pacciani, venuto in casa sua, magari ha cercato di entrare?
E.B.: I primi tempi lui doveva finire dei lavori di conseguenza ci doveva venire, io lo lasciavo entrare…
P.M.: Certo. Questo le prime volte, poi ha continuato…
E.B.: No, no, no poi basta.
P.M.: Si ma a volte è mai capitato che venisse… che l’abbia visto lei un po’ briaco?
E.B.: Sii.
P.M.: L’ha visto per strada o l’ha visto che è venuto da lei?
E.B.: Veniva anche da me.
P.M.: Ubriaco?
E.B.: Sii, poi io chiudevo e non lo facevo entrare.
P.M.: Perché era ubrico?
E.B.: Si.
P.M.: Ma lui magari gli sarebbe piaciuto entrare? Lei chiudeva perché lui insisteva di entrare?
E.B.: Si, si.
Avvocato Fioravanti: Questa non è una domanda.
P.M.: No è scritto.
A.F.: Ma perché?
A.B.: Glielo domandiamo a lei!
P.M.: Allora domandiamoglielo.
A.B.: Domandiamoglielo.
P.M.: Signora ora lo ricorda meglio questo episodio? Vuole che glielo contesto o lo ricorda lei? Così facciamo… allunghiamo…
E.B.: No deve…
P.M.: Prego lo racconti lei signora.
E.B.: Lui veniva quando era ubriaco e voleva entrare, questo succedeva spesso la sera, io chiudevo le mie persiane, le mie di Pacciani, lui cominciava a dare calci perchè voleva che gli aprissi, che gli aprissi.
P.M.: Ma doveva portarle qualcosa? Come mai voleva entrare?
E.B.: Niente perché lui voleva parlare con me e a voce alta diceva il mio nome.
P.M.: Questo è capitato più volte?
E.B.: Si.
P.M.: Lei non ha mai capito perché voleva entrare?
E.B.: Eh bhe.. Penso di si.
P.M.: E allora ci spieghi che cosa ha capito lei ovviamente.
E.B.: Mha voleva venire a darmi noia a me o in un modo o in un altro.
P.M.: Come persona?
E.B.: Come persona.
P.M.: Non ho altre domande, grazie.
E.B.: Bene.
Presidente: Signori avvocati di parte civile? Prego avvocato Fioravanti allora.
A.F.: Senta signora, lei riceveva uomini in casa?
E.B.: No, amici va be’ come poteva capitare.
A.F.: Lei faceva l’infermiera?
E.B.: No io sono terapista
A.F.: Terapista, quindi fa massaggi?
E.B.: Bravo!
A.F.: Ma venivano uomini in casa a farsi massaggi?
E.B.: I miei clienti si, si,si,
A.F.: Parecchi uomini venivano a farsi i massaggi?
E.B.: Più di tanti non ne potevo mica fare…
A.F.: Più di tanti no.
E.B.: Anche le donne.
A.F.: Anche le donne.
E.B.: Anche le donne.
A.F.: Senta signora lei dice che quando Pacciani era ubriaco, girava intorno a casa sua e voleva entrare…
E.B.: Si.
A.F.: Lei si era accorta che Pacciani aveva un po’ di tenero per lei?
E.B.: Bah quando mi faceva confermare un attimino si.
A.F.: Ecco ma gliel’ha detto mai apertamente?
E.B.: No, no, supposizioni.
A.F.: Supposizioni.
E.B.: Supposizioni.
A.F.: Senta signora, lei ha detto che in casa Pacciani non c’è mai stata, in casa di Pacciani…
E.B.: Non ci sono stata ma si ci sono stata in pratica ma per pura combinazione per dargli appunto il…
A.F.: Quante volte pressappoco c’è stata?
E.B.: Facciamo due.
A.F.: Due volte.
E.B.: Due volte non…
A.F.: Lei appena entrata ha visto due fucili?
E.B.: Si, cioè mi ha fatto vedere…
A.F.: Uno con doppia canna, una doppietta, e un altro invece?
E.B.: Un altro mi sembrava di no.
A.F.: Aveva la canna? Sembrava di no.
E.B.: Si aveva la canna ma una.
A.F.: Ma più antico?
E.B.: Più antico, più vecchio.
A.F.: Riguardo alla pistola lei ha parlato che se mi fanno questo io gli sparo, li ammazzo, ma riguardo alla pistola, lei ha mai visto una pistola?
E.B.: No.
A.F.: Nessun’altra domanda
Presidente: Altre domande signori?
Avvocato Bevacqua: Senta signora, mi scusi, lei è stata molto intrattenuta, molto, molto da i verbalizzanti, da quei signori che son venuti prima da lei sul quadro del Pacciani…
E.B.: Mhmm.
A.B.: Gliel’hanno descritto, del serpente… cercava la vagina… faceva il generale… aveva le scarpe lunghe… eccetera, se la ricorda questa circostanza?
E.B.: Siii
A.B.: Come sono arrivati a lei i signori poliziotti?
E.B.: Cioè i vostri…
A.B.: Miei no.
E.B.: Pardon, l’espressione…
A.B.: Per carità!
E.B.: Insomma i Carabinieri
A.B.: Quelli si.
E.B.: Non so come sono arrivati da me, lo domandai anche io a loro come erano arrivati a me.
A.B.: Ecco.
E.B.: Non sono mica arrivata io da loro…
A.B.: Ecco, ecco. Cosa le dissero?
E.B.: Mi dissero di questo quadro, se io l’avevo avuto in casa mia, cioè in casa del Pacciani io ho risposto di si.
A.B.: Ecco ha risposto che l’aveva avuto in casa sua.
E.B.: Si è, certo!
A.B.: E lo teneva là, stava tranquilla… no?
E.B.: No, anzi per dire la verità…
A.B.: Le dava fastidio?
E.B.: Si.
A.B.: Le dava fastidio, va be’… son cose che…
E.B.: Lo rinvoltai per benino e l’ho messo dietro l’armadio, tutto qui.
A.B.: Benissimo. Senta signora, ecco, lei ha detto poc’anzi che il signor Pacciani era uso, la sera quando tornava dal lavoro, penso quando tornava dal lavoro, bere, abbastanza, era piuttosto…
(…) E poi che cosa faceva lui se ne andava a casa?
E.B.: Ah beh a quel punto lì le mie vicine sentivano il tutto, avevano imparato, lo chiamavano e lui andava via.
A.B.: E se ne andava a casa?
E.B.: Si.
A.B.: Grazie signora.
E.B.: Prego
Presidente: Altre domande alla teste? Può andare signora buonasera.
E.B.: Grazie.

martedì 24 maggio 2011

Santina Lalletti - Deposizione del 31 maggio 1994 - Seconda parte

Segue dalla prima parte.

Presidente: Signori avvocati avete…
Avvocato Bevacqua: Aldilà di questa mammella sinistra che non le toccò, mi apre, no? La toccò o no?
S.L.: Come scusi?
A.B.: Gliela toccò o non gliela toccò?
S.L.: Me la toccò.
A.B.: Gliela toccò.
S.L.: Eh, eccome!
A.B.: Toccata e fuga perchè poi…
P.M.: C’era la labbrata in arrivo!
S.L.: Non gli detti il tempo perché sennò lo buttavo giù di sotto.
A.B.: Toccata e fuga. Sa che significa toccata e fuga?
S.L.: E scappò perché avevo già allentato questa…
A.B.: A me della toccata e fuga del Pacciani mi interessa poco, mi interessa più quelle di Bach ma non queste qua. Senta signora, lei da quanti anni sta laggiù dove stava?
S.L.: Piazza del popolo?
S.L.: A.B.: Si.
S.L.: Dall’83 al ’93.
A.B.: ma anche nell’80 stava lì?
S.L.: No io ci sono andata nell’83, il 5 di febbraio.
A.B.: Senta, vorrei dirle che lei ha detto queste cose, che lei stette lì: “In merito a quanto voi mi chiedete a proposito degli sportelli del gas” se lo ricorda gli sportelli del gas? La chiamarono, gli sportelli del gas che erano stati messi? Eccetera…
S.L.: Si
A.B.: lei parlò dell’anno ’80 e ’81.
S.L.: Si che fecero gli sportelli si.
A.B.: Nellanno ’80 e nell’anno ’81.
S.L.: Io non ci stavo però.
A.B.: Però lei pagò?
S.L.: Certo che pagai!
A.B.: Ohooo! E questo volevo sapere io!
S.L.: Venne lui a portarmi la cifra che dovevo pagare.
A.B.: Ohooo vede! Allora dunque lei nell’anno ’80 dice di avere… era dopo l’estate… agli inizi di ottobre di avere parlato con un certo Ugo Nencioni, se lo ricorda questo?
S.L.: No… e… quello si difatti poi è morto.
A.B.: Va be’, pace all’anima sua ma dico se lo ricorda che Nencioni c’era? Era quello che vi fece il lavoro?
S.L.: Lui fece la buca
A.B.: Lui fece la buca…
S.L.: Lui fece la buca e Nencioni murò.
A.B.: E Nencioni murò. Ecco, questo succedeva nel millenovecentottanta?
S.L.: Eh si all’incirca.
A.B.: ’80. Ecco e lui murò, Nencioni murò, lui fece la buca e poi le mandò il conto, di sessantamila lire?
S.L.: Si venne a portarmelo lui.
A.B.: Se lo ricorda?
S.L.: Siii.
A.B.: Che era l’anno millenovecentottanta?
S.L.: Si.
A.B.: Ecco, soltanto questo volevo lei mi dicesse.
S.L.: Si.
A.B.: La ringrazio.
S.L.: Prego.
P.M.: Signora vuole chiarire allora come mai se lei non abitava lì pagava un conto nell’80 di quella casa?
S.L.: E si stava giù a Santa Lucia.
P.M.: Si, come mai lei paga un conto di una casa, nel 1980, di uno sportello del gas se lei abita da un'altra parte?
S.L.: Perché lui mi venne a portare il conto, dice: questa è la spesa della buca del metano.
P.M.: Dell’appartamento sopra Pacciani che era di sua proprietà?
S.L.: Si.
P.M.: E che era affittato ad altre persone?
S.L.: No era vuoto.
P.M.: Era vuoto, era per completezza, però era già di sua proprietà?
S.L.: Si, si.
P.M.: poi c’è andata ad abitare dopo?
S.L.: Nell’83.
P.M.: Ecco, quindi è stato per alcuni anni vuoto?
S.L.: Eh… ’78… Io la comprai nel ’78, si, verso l’80 fu libera… ‘79/’80…
P.M.: Quindi vi faceste questi lavori in quell’epoca lì…
S.L.: Si.
P.M.: Alcuni, questi degli sportelli, li fece il signor Pacciani e lei lo rimborsò, questo è il concetto?
S.L.: Certo.
P.M.: Bene, grazie, per capire soltanto signora. Non ho altre domande, grazie.
Presidente: Avvocato Fioravanti:
A.F.: Signora Lalletti in che anno lei ha visto per la prima volta Pacciani?
S.L.: Io.. quando lui c’è tornato lì… io penso nel ‘79/’80…
A.F.: Ecco quindi contemporaneamente a quei lavori che facevate insieme per il gas?
S.L.: Si.
A.F.: Ecco e quando è successo il fatto della mammella sinistra?
S.L.: Eh questo, ora non me lo ricordo bene il punto ben preciso… sarà stato…
Presidente: Ma lei stava già in casa o no?
S.L.: Si, ci stavo già, sicchè sarà stato ‘85/’86… Ottanta… No di più, quand’è tornato di carcere.
A.F.: Quando è tornato di carcere per le figlie?
S.L.: Mi sembra. Ora non posso…
A.F.: E quando è tornato di carcere per le figlie?
S.L.: Nel ’92 è tornato di carcere.
A.F.: Senta una cosa signora, Pacciani dopo che è tornato di carcere dove abitava in Piazza del popolo o in via Sonnino?
S.L.: Ma lui veniva anche di là.
A.F.: E in uno di quei giorni, dal 6 dicembre ’91 perché in quella data lui tornò dal carcere, dal 6 dicembre è successo questo fatto del tetto?
S.L.: Del tetto si.
A.B.: Quindi nel ’91 è successo questo fatto.
A.F.: Nel ’91.
S.L.: No la mammella sinistra prima.
A.F.: M’ha detto nel ’91…
Presidente: Signora, tenga presente, tanto per darle un riferimento, sennò lei fa confusione, l’episodio del sacchetto che lei vide gettare nella spazzatura, rispetto a quell’episodio lì era prima? Era dopo? Era contemporaneo quest’affare del Pacciani che le mette le mani, o cerca di metterle le mani addosso?
S.L.: No prima.
Presidente: Molto prima?
S.L.: Prima, prima.
Presidente: prima quanto?
S.L.: E chi se lo ricorda? Ora anche l’anno… Come si fa? Dopo dieci anni…
Presidente: Si ha ragione signora. Quindi non era in quell’epoca lì?
S.L.: No quella della mammella fu prima.
Presidente: Molto prima?
S.L.: Si, si. Io dico che forse non era andato nemmeno in carcere, forse.
Presidente: Forse non era andato nemmeno in carcere. Va bene.
A.F.: Senta signora, chi l’ha chiamata a lei per deporre su questi fatti?
S.L.: Pe cosa? Pe’ i contatore?
A.F.: Per raccontare queste cose che ci ha raccontato a noi…
S.L.: A me mi hanno chiamato i Carabinieri di San Casciano.
A.F.: Quante volte?
S.L.: Una volta
A.F.: Una volta sola?
S.L.: Si.
A.F.: Dove su in caserma?
S.L.: In caserma.
A.F.: E lei ha firmato un verbale?
S.L.: Si ho firmato il verbale dei contatori.
A.F.: Gliel’hanno letto prima di firmare?
S.L.: Si.
A.F.: E quindi per lei andava tutto bene quello che aveva detto?
S.L.: Per me si.
A.F.: Ecco signora ma lei mettendo il dito su quel pacco come una caramella, diceva sua figlia, su quel pacco, cos’ha pensato quando toccava? Che ci poteva essere lì dentro?
S.L.: Eh chi lo sa? Non lo so mica!
A.F.: E perché gli è venuta questa curiosità d’andare ad alzare il coperchio?
S.L.: A tutti verrebbe la curiosità d’andare a tastare con le cose che c’era in giro…
A.F.: E che c’era in giro signora?
S.L.: Ma come che c’era?!? Quello che dicevan di lui!
Presidente: Cosa dicevano, via, di lui?
S.L.: Dicevano che era il mostro, che ci aveva questa pistola e via discorrendo.
A.F.: Ah e quindi ci poteva essere anche una pistola lì dentro?
S.L.: Io non dico nulla perché non lo so, non l’ho mica aperto. La curiosità e basta.
A.F.: Grazie.
A.B.: Senta signora mi scusi, lei stava sopra no di questo signor Pacciani?
S.L.: Si, si.
A.B.: E stava dal 1983, quindi lei tutto quello che succedeva sotto in genere o percepiva rumori o vedeva gente? Vero?
S.L.: Si io sentivo rumori.
A.F.: Perché la vostra è una zona un po’ isolata? O no?
S.L.: No è abbastanza tranquilla, una zona abbastanza…
A.B.: Tranquilla quindi non è che ci passa molta gente… No?
S.L.: Ci passano ma insomma…
A.F.: Ecco ma lei si ricorda se prima che il signor Pacciani fosse uscito dal carcere, in quella casa, in quel giardino, in quel magazzino, in quel garage c’eran venuti varie volte i Carabinieri, la Polizia… Si ricorda?
S.L.: Si io l’ho visti però per me…
A.B.: Siamo d’accordo, ma lei li ha visti più volte che erano entrati a perquisire? Se lo ricorda?
S.L.: Si.
A.B.: Prima che il signor Pacciani uscisse?
S.L.: Si.
A.B.: Quindi l’aveva visto parecchie volte?
S.L.: Si
A.B.: Ecco, basta non voglio altro.
Presidente: Signora questo fagotto era grande? Piccolo? Com’era? Che dimensioni poteva avere?
S.L.: No una cosa media, un coso, un malloppo così…
A.B.: Un cannone!
A.F.: Una bomba a mano.
Presidente: Lei fa il gesto praticamente di unire le braccia in circolo, praticamente…
S.L.: si.
Presidente: Quindi per darci un’idea. Come un televisore di medie dimensioni, tanto per dire un oggetto di uso comune.
S.L.: Si pressappoco.
Presidente: La forma era piuttosto rotondeggiante o di altro tipo?
S.L.: Era da una parte un po’ tonda e da una parte un po’ anche rettangolare, così.
Presidente: Schiacciata.
S.L.: Si.
Presidente: Va be’, altre domande signori?
P.M.: Nessuna Presidente grazie.
Presidente: Signora può andare, grazie buonasera.
P.M.: Una scatola di roba andata a male…

lunedì 23 maggio 2011

Santina Lalletti - Deposizione del 31 maggio 1994 - Prima parte

 
Santina Lalletti fu ascoltata il 31 maggio 1994 nel processo a Pietro Pacciani. Quelle che seguono sono le sue dichiarazioni.

Presidente: Si accomodi signora, prego, ecco, buonasera, si accomodi lì signora, prego.
S.L.: Non voglio telecamere eh!
Presidente: Benissimo, allora nessuna ripresa nemmeno per la signora. Vuol leggere quella formula signora?
S.L.: Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione mi impegno a dire tutta la verità a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.
Presidente: Signora come si chiama?
S.L.: Lalletti Santina vedova Mecacci.
Presidente: Senta signora quand’è nata e dove?
S.L.: xx.xx.xx in provincia di Arezzo.
Presidente: Benissimo, vuole rispondere per cortesia alole domande del Pubblico Ministero?
S.L.: Certo.
P.M.: Signora, sua figlia ci ha parlato ora di un episodio che sarebbe avvenuto una mattina presto o una notte e che lei ha visto dalla finestra della sua abitazione, lo ricorda lei? Un episodio simile?
S.L.: Si.
P.M.: Ce lo puole raccontare per piacere? Cosa successe…
S.L.: Quello che ha detto lei..
P.M.: Ora veda di dirci cosa ricorda lei signora
S.L.: Mah, io sentii delle parole un po’ strane, mormorio, così…
P.M.: In casa?
S.L.: Giù nel garage
P.M.: Quindi era… per sentirle… era notte? Era un’ora in cui c’era silenzio?
S.L.: Si c’era silenzio, siccome io dormo poco e quindi sentivo anche le mosche volare e mi affacciai.
P.M.: Sentì dei mormorii in garage, ha detto…
S.L.: Si.
P.M.: Il garage è sotto la sua abitazione?
S.L.: Si, esatto. Mi affacciai e sentii quello che dicevano: “Pena poco!”, “Pena poco, lega qui!”
P.M.: Lo diceva lui? Era un voce di uomo?
S.L.: Lui si, alla moglie. E insomma in quattro e due sei, non so cosa fecero, vidi caricare in groppa alla moglie questo malloppo di roba però io non so quello che c’era.
P.M.: Che fine fece questo…
S.L.: Andò verso i cassonetti della nettezza
P.M.: Lei magari poi andò a vedere se c’era questo…
S.L.: Più tardi si, s’andò giu perché si doveva anda’ via e si alzò il coperchio del cassonetto e si vide questo fagotto di roba, leggermente si toccò con un dito e si andò via, si sentì roba dura…
P.M.: Senta quando vide questo comportamento, insomma, di questi signori, niente di più, si ricorda che ore potevano essere?
S.L.: Sei, sei e mezzo così… Ora con precisione non me lo ricordo.
P.M.: Era buio signora? Era inverno, era buio?
S.L.: Eh si.
P.M.: C’era la luce però?
S.L.: Si, si c’è i lampioni.
P.M.: Come mai non… Oramai, curiosità per curiosità, non guardaste cosa c’era dentro?
S.L.: Mah io… Mi bastò di tastre e basta.
P.M.: Ho capito. Senta signora lei il Pacciani lo conosce? Lo conosceva come suo vicino…
S.L.: Bene, bene.
P.M.: Ha mai avuto a che ridire con lui?
S.L.: Si.
P.M.: Per quale motivo?
S.L.: Eh…
P.M.: Ce lo dica via signora è un episodi…
S.L.: E motivi l’avete scritti anche voi…
P.M.: E’, si ho capito signora, li hanno scritti quelli della Polizia perché lei glil’ha detto, ora dev’essere…
S.L.: Mi dica quello che è io gli posso rispondere…
P.M.: Le ha mai dato noia a lei come persona?
S.L.: Si, una volta.
P.M.: E cioè?
S.L.: Mi toccò la mammella sinistra.
Avvocato Bevacqua: Ehhhh
Pietro Pacciani: Ci mancava questa!
Presidente: Nessun commento, nessun commento.
A.B.: La sinistra però Presidente!
S.L.: S’era sul tetto…
P.M.: Come mai eravate sul tetto?
S.L.: Perchè pioveva nelle stanze allora lui disse: ci penso io a sistemare il tetto. Io non so che cosa arreggevo, una certa vicinanza, così… e mi acchiappa, io mi allentai per dargli una labbrata…
P.M.: Normalissimo non c’è proprio… mhm…
S.L.: Perché se lui seguitava io lo buttavo di sotto.
P.M.: Mhm, mhm, va bene.
S.L.: Almeno non se ne parlava più.
P.M.: Disse qualcosa?
S.L.: No, nessuna.
P.M.: Niente di che. Senta una cosa signora, dei rapporti del Pacciani con le figlie o con la moglie ha mai visto signora, non per sentito dire, se…
S.L.: No io ho sentito perché stavo sopra.
P.M.: Cos’ha sentito?
S.L.: Botte, bocio, t’ammazzo…
P.M.: A chi lo diceva?
S.L.: Mah, l’avrà detto alle figliole, alla moglie perché io in casa non c’ero.
P.M.: Sa mai se in questi discorsi parlava, o sentiva lei, o ha visto se aveva armi, diceva qualcosa del genere?
S.L.: No io questo non…
P.M.: Ha mai detto: Ci ho una pistola t’ammazzo!
S.L.: No io solamente una volta: Ti metto le budella al sole! L’unica volta.
P.M.: Non è che c’era anche un discorso relativo a una pistola? Vi ammazzo, chiappo una pistola…
S.L.: No io quello no.
P.M.: Benissimo, non ho altre domande grazie.
S.L.: Io dico quello che ho sentito.
P.M.: Bene signora, fa bene. Infatti noi quello le chiediamo.

giovedì 19 maggio 2011

Lucia Mecacci - Deposizione del 31 maggio 1994 - Seconda parte

Segue dalla prima parte.

Presidente: Signori avvocati di parte civile?
A.B.: Ecco una sola domanda…
Presidente: Avvocato Bevacqua.
A.B.: Lei stava sopra il signor Pacciani, vero?
L.M.: Si.
A.B.: Ecco, si ricorda se prima del rientro del signor Pacciani, a casa, cioè dopo che è stato scarcerato, prima del rientro, dal 1990 o ’89, fino al ’91 e anche qualche giorno prima del ’91 la casa di Pacciani è stata setacciata, conosce il setaccio?
L.M.: Si.
A.B.: Dai Carabinieri, dalla Polizia con le perquisizioni? Se lo ricorda lei?
L.M.: Io lo so perché ho letto i giornali ma io lavoro, tornavo sempre molto tardi la sera…
A.B.: Ma lei sa che è stata praticamente perquisita di sopra, di sotto, da tutte le parti…
L.M.: Tramite i giornali.
A.B.: …prima che lui arrivasse!
L.M.: Prima che lui tornasse
A.B.: Se lo ricorda questo?
L.M.: No
A.B.: ma lo sa che è stata perquisita, comunque ci sono gli atti…
P.M.: E allora?
L.M.: Non mi posso ricordare ora assolutamente
A.B.: No perché non riesco a capire queste cose spiacevoli, cosa…
L.M.: Ma non lo so
A.B.: Non lo sa. Grazie
L.M.: Questa è una cosa che è venuta a noi dopo.
A.B.: Grazie. Comunque lei ha visto che i Carabinieri, prima che lui uscisse dal carcere, frequentavano la casa del signor… Carabinieri, Polizia, il maresciallo… Lo conosce il maresciallo di san Casciano? Lo conoscono tutti.
L.M.: No, così di vista, sui giornali.
A.B.: L’ha visto altre volte?
Presidente: Sapeva che era inquisito per queste faccende?
L.M.: Si mi pare di si, mi pare però non mi ricordo io…
A.B.: L’aveva visto qualche volta dentro? I Carabinieri, la Polizia, agenti in borghese che entravano, che uscivano?
P.M.: Elicotteri, avvocato?
A.B.: Anche elicotteri, perlomeno c’è stato ruspe, c’è stato di tutto.
P.M.: Abbiamo sedici cassette, che nei limiti la Corte li vorrà vedere, sono tutte lì quindi facciamo vedere anche gli elicotteri e i mezzi da sbarco che l’avvocato vuole portare in questo processo
A.B.: I mezzi da sbarco sarebbero stati piacevoli se ci fosse stato il mare ma a San Casciano il mare non c’è!
P.M.: Allora non facciamo dire alla teste quello
A.B.: Va bene grazie!
P.M.: …quello che la teste non sa.
A.B.: Grazie signora, grazie.
Avvocato Fioravanti: Io volevo sapere un’altra cosa.
Presidente: Avvocato Fioravanti.
A.F.: Signorina o signora Mecacci io volevo chiedere a lei: in quale data, presumibile, e quale giorno lei ha potuto constatare questo fatto? Alle sei e mezza di mattina?
L.M.: La data non mi ricordo, credo una settimana dopo la scarcerazione e mi sembra che sia il sabato.
A.F.: Che anno?
L.M.: Nel ’91.
A.F.: Nel ’91.
L.M.: Dicembre ’91.
A.B.: Non era stato uscciso nessuno.
A.F.: E senta una cosa, lei va mai a buttare l’immondizia di casa?
L.M.: Si.
A.F.: Ecco, quando va a buttare l’immondizia di casa c’è qualcuno che la guarda dalla finestra a lei? Può presumere?
L.M.: Non lo so non mi giro mai.
A.F.: Ah, non si gira mai?
L.M.: No.
A.F.: Menomale che qualcuno…
L.M.: Se anche ci si…
Presidente: Avvocato queste domande ovviamente… Soprassediamo, non hanno alcuna attinenza…
A.F.: Si parla di immondizia Presidente!
Presidente: E cosa c’entra se la guardano o non la guardano? Avanti!
A.F.: Mah io volevo sapere questo. Senta una cosa, lei ha detto che Pacciani diceva alla moglie: Pena poco, moviti, stai zitta…
L.M.: Si
A.F.: L’ha sentite lei queste parole o qualche altra persona?
L.M.: Anche mia madre.
A.F.: Quindi lei l’ha sentite?
L.M.: Ora non mi ricordo proprio se l’ho sentite io mi ricordo che mia madre, appunto, prima sentì un po’ di confusione, mi chiamò e andai alla finestra anch’io.
A.F.: Ecco quanto tempo ha visto Pacciani dormire in Piazza del popolo dopo che è uscito dal carcere?
L.M.: No non mi ricordo questo.
A.F.: Ha dormito sempre in Piazza del popolo?
L.M.: No qualche volta in Via Sonnino.
A.F.: In via Sonnino?
L.M.: Si.
A.F.: Non sapeva che era andato a stare in Via Sonnino realmente?
L.M.: No, quando lui era stato scarcerato stava lì in Piazza del popolo.
A.F.: Per quanti giorni?
L.M.: Eh non lo so.
A.F.: Aveva visto se nel garage erano stati fatti dei lavori?
L.M.: No.
A.F.: Non s’era accorta di questo?
L.M.: No.
A.F.: S’era accorta solo di confusione e di questo pacco come una caramella che andava via?
L.M.: Si perché quella mattina ero a casa, gli altri giorni io non lo so.
A.F.: Ecco, quando ha toccato quel pacco lei, quell’involucro, lì dentro che ha sentito?
L.M.: Solo con un dito, duro.
A.F.: Ma perché lei è andata là a vedere?
L.M.: Per togliermi la curiosità, per vedere se era stato buttato lì questo…
A.F.: E perché era curiosa? Cosa voleva sapere?
L.M.: Non lo so, curiosità.
A.F.: Solo curiosità?
L.M.: Si.
A.F.: Grazie.
L.M.: Prego.
A.B.: Amichevole curiosità, senta, mi scusi tanto, lei ha detto che
P.M.: Allora se le cerca lei, le amichevoli curiosità…
A.B.: Amichevole curiosità…
P.M.: Non è colpa certo…
Presidente: Andiamo!
A.B.: Senta signora, condominiale curiosità…
P.M.: Condominiale curiosità
A.B.: Ecco, senta signora, lei da quanto tempo sta in quella casa con sua madre?
L.M.: Dall’83.
A.B.: Dall’83. Prima sua madre dove stava?
L.M.: Si stava a Santa Lucia, dopo il campo sportivo di Mercatale.
A.B.: Di Mercatale.
L.M.: Si.
A.B.: Nient’altro, grazie.
Presidente: Altro signori?
P.M.: Una domanda sola, non è che cambi niente, è per la precisione, sua madre, sembra da quello che è negli atti, abbia detto che quest’episodio in fondo è verso le 5:00, lei ha detto…
L.M.: L’ho detto all’inizio infatti, non mi posso ricordare.
P.M.: Bene, potrebbero essere… cioè lei dormiva?
L.M.: Dormivo, certo.
P.M.: Fu svegliata quindi da sua madre?
L.M.: Da mia madre.
P.M.: E le disse: Guarda cosa sta succedendo?
L.M.: Mi chiamò, dice: vieni qua; Io andai.
P.M.: Quindi la curiosa è sua mamma?
L.M.: No, perché lei soffre d’insonnia allora per qualsiasi cosa lei è sempre sveglia.
P.M.: Bene, bene non ho altre domande, grazie.
Presidente: Era buio?
L.M.: Si.
Presidente: Era buio, benissimo, può andare, buonasera.

mercoledì 18 maggio 2011

Lucia Mecacci - Deposizione del 31 maggio 1994 - Prima parte

 
Lucia Mecacci fu ascoltata il 31 maggio 1994 nel processo a Pietro Pacciani. Quelle che seguono sono le sue dichiarazioni.

Presidente: Buona sera ci siamo tutti
Avvocato Bevacqua: Buonasera.
P.M.: Presidente io… il mio tavolo aumenta, sul mio tavolo, la mole dei certificati medici, io non ho alcun motivo di capire
Presidente: Qualcuno magari facciamolo anche controllare
P.M.: Si, certo, ripet… senz’altro. Volevo dire che la persona di stamani che aveva portato un certificato è venuta, quindi… E’ stato facile e una delle persone che ha mandato un certificato medico, nei giorni scorsi per oggi, stamattina, alle una, alle due, è stata invitata nuovamente a venire e nonostante il certificato medico è venuta, quindi…
Presidente: Però magari ogni tanto…
P.M.: Prima di fare qualche controllo proviamo prima a vedere se convinciamo…
Presidente: Benissimo, allora…
P.M.: Mecacci Lucia si grazie.
Presidente: Buonasera signora si accomodi prego, ecco sieda pure, consente le riprese televisive e fotografiche?
L.M.: No
Presidente: No e allora signori non riprendete la signora, diamogli quella formula, legga per cortesia.
L.M.: Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.
Presidente: Vuole per cortesia dare le generalità alla signorina?
L.M.: Si, Mecacci Lucia, Via X. Xxxxxxx, xx, Scandicci.
Presidente: Residente?
L.M.: A Scandicci.
Presidente: Scandicci, risponda per cortesia alle domande del Pubblico Ministero
P.M.: Il quale ringrazia la signorina di essere venuta oggi alle 3:00 anche se era convocata per domani, quindi dobbiamo darle atto della disponibilità a deporre.
Presidente: Bene.
P.M.: Signorina la domanda che volevo farle innanzitutto è questa: lei conosce il signor Pacciani?
L.M.: Si.
P.M.: Vuole spiegare alla corte come mai?
L.M.: Io abitavo sopra all’appartamento del Pacciani.
P.M.: Dove?
L.M.: Piazza del popolo, 5
P.M.: A Mercatale
L.M.: Si a Mercatale
P.M.: In che periodo lei ha abitato in quell’appartamento? Così, per capire…
L.M.: Mah, dall’83 a due mesi fa
P.M.: Senta una cosa, in questo appartamento abitava da sola o con qualche altro suo familiare?
L.M.: Con mia madre.
P.M.: E sua madre abita tutt’ora in quell’appartamento o no?
L.M.: No anche lei a Scandicci ora.
P.M.: Siete venute via tutte due da quell’appartamento però avete abitato entrambe, per questo periodo che lei ci ha detto
L.M.: Si.
P.M.: lei quindi conosceva la famiglia Pacciani?
L.M.: Si.
P.M.: Sulla… Ricorda qualche episodio particolare avvenuto nell’imminenza della scarcerazione del Pacciani?
L.M.: Mah, l’unica volta, appunto, che c’è stato una cosa… una mattina hanno portato via della nettezza.
P.M.: Ecco, l’episodio in se non desta nessun motivo per nessun, vogliamo vedere se lo ricostruiamo meglio? Eh? Si ricorda, innanzitutto, se era una mattina un orario particolare o meglio ancora prima in che giorni eravamo? Pacciani era rientrato dal carcere?
L.M.: Si, circa una settimana dopo appunto che lui è tornato a casa.
P.M.: La scarcerazione relativa a quella detenzione che aveva sofferto per l’episodio noto delle figlie
L.M.: Si delle figlie.
P.M.: Quindi siamo intorno…
L.M.: Nel ’91.
P.M.: ’91, dovrebbe essere dicembre.
L.M.: Dicembre
P.M.: Quindi da come lo descrive lei è prima del Natale del…
L.M.: Si.
P.M.: Bene?
L.M.: Si.
P.M.: E’ così?
L.M.: Si, prima del Natale.
P.M.: Lei dice: dopo la scarcerazione, una settimana…
L.M.: Si circa una settimana dopo.
P.M.: Lei, non so, dormiva? Come mai si è accorta di questo…
L.M.: Si era… ora io l’ora precisa non mi ricordo, comunque la mattina…
P.M.: Che ore sa..
L.M.: L’ora non mi ricordo, forse le sei e mezzo, non mi ricordo, e niente, mia madre sentì un po’ di casino, un po’ di confusione…
P.M.: L’appartamento, voi siete sopra?
L.M.: Sopra…
P.M.: Quindi sentì un rumore insolito per l’orario? E’ questo che ci vuol dire?
L.M.: Si e niente, mia madre si alzò, andò alla finestra della camera e vide, praticamente, Pacciani che metteva sulle spalle di sua moglie un involucro.
P.M.: Le destò qualche perplessità? A parte l’orario di mattina, che era un po’ presto, lei però ci ha detto che andava a buttare l’immondizia se non ho capito male…
L.M.: Si, metteva quest’involucro sulle spalle della moglie dicendo: Pena poco, moviti, fai silenzio, stai zitta. Dopo di che sono andati verso la nettezza.
P.M.: Lei questo involucro l’ha visto?
L.M.: Si
P.M.: Come? Cioè mentre era sulle spalle di queste…
L.M.: Si.
P.M.: Di lui o di lei?
L.M.: Di lei.
P.M.: Non era, per intendersi, il sacchetto dell’immondizia?
L.M.: No, no era una coperta, una coperta, ora il colore non mi ricordo, praticamente era a forma di caramella.
P.M.: Una grande caramella!
L.M.: Eh si, un pacco così nel mezzo.
P.M.: E gli diceva?
L.M.: Pena poco, moviti, stai zitta, fai piano, molto concitato
P.M.: Concitato dice?
L.M.: Si.
P.M.: Non c’era nessuno per strada?
L.M.: No, non c’era nessuno.
P.M.: Ma era buio?
L.M.: E’, la mattina si.
P.M.: Però si vedeva?
L.M.: Si si vedeva anche perché ci sono i lampioni.
P.M.: I lampioni. E questo involucro non si vedeva cosa c’era dentro?
L.M.: No, era completamente chiuso, proprio… non si vedeva niente.
P.M.: Era chiuso da entrambe le parti?
L.M.: Si
P.M.: La forma non l’ho capita ce la può ridire? Se l’ha vista ovviamente… Una coperta ha detto, a caramella..
L.M.: Si, si.
P.M.: Allora le dimensioni, forse la forma l’ho capita, non ho capito le dimensioni.
L.M.: All’incirca era un pacco così, tondo nel mezzo, tondo insomma…
P.M.: Di lunghezza?
L.M.: Così e lateralmente
Presidente: Siccome “così” poi sul verbale…
P.M.: Lo facciamo specificare alla signora, alla signorina… Vediamo se lei ci può essere più precisa nelle dimensioni, ha detto circolare e lungo, quella lunghezza che lei ha indicato con le mani, quel così quanto potrebbe essere? Per lei?
L.M.: Non lo so
P.M.: Mezzo metro? Di più?
Avvocato Bevacqua: Lo misuriamo, guardi, lo misuriamo come ha detto lei
Presidente: 50, 60 centimetri
P.M.: Avvocato lasciamo fare o che ci importa se son dieci centimetri di più o di meno?
A.B.: E c’erano le prove dentro!
Presidente: Era circolare
P.M.: Ma sarà stato… per carità, chi vuole dimostrare nulla… Lei signora non sa cosa c’era dentro no?
Presidente: Era circolare nel senso…
L.M.: No
P.M.: Ohoo, così, mettiamo… tanto lo sa l’avvocato…
Presidente: lei ha detto era circolare, non proprio tondo chiaro, una forma che ricordava alla lontana una forma rotonda naturalmente…
L.M.: Non è che sia stato proprio tondo ovviamente però dall’alto si vedeva questa forma così, abbastanza grossa…
P.M.: Non c’era alcuna possibilità quindi di vedere cosa c’era dentro comunque voi non l’avete visto?
L.M.: Assolutamente.
P.M.: Per caso la vostra curiosità vi ha spinto poi a vedere che fine aveva fatto questo… E’ una normale curiosità dal mom… lei ce l’ha descritta come una cosa di mattina quindi…
L.M.: Si.
P.M.: In orario un po’, per voi, insolito
L.M.: Si, lì per lì no poi all’11:00 siamo uscite di casa, perché si doveva andare in altri posti e ci siamo fermati a questo della nettezza, insomma questo cassonetto della nettezza…
P.M.: Per vedere se quel pacchetto…
L.M.: Per vedere se quel pacchetto era lì e in effetti c’era, con un dito e basta abbiamo toccato…
P.M.: Era una coperta, cos’è che ha detto?
L.M.: Era una coperta
P.M.: Quindi voi non avete guardato cos’era…
L.M.: No
P.M.: Né vi siete incuriosite più di tanto. Dico bene?
L.M.: Ma anche se c’era la curiosità però non abbiamo…
P.M.: Ecco, era questo il punto, eh? Come mai? Come mai se c’era la curiosità non avete guardato? Avete avuto qualche paura? Non lo so…
L.M.: Mah, probabilmente si ma non lo so.
P.M.: Cioè? Cioè per capire per chiarirsi noi che paura potevate avere
L.M.: Ma non lo so nemmeno cioè paura di trovarci qualcosa, non lo so…
P.M.: Qualcosa di spiacevole?
L.M.: Si
P.M.: Comunque non siete andati oltre, bene?
A.B.: Spiacevole l’ha detto lei, scusi eh! L’ha detto lei, l’ha suggerito lei scusi Pubblico Ministero.
Presidente: Allora sentiamo la signora…
A.B.: Vorrei sapere cos’è questa cosa di spiacevole
Presidente: Che cosa…
A.B.: Una cosa che non piace, perché non piace?
Presidente: perché? Cosa pensava di poterci trovare?
L.M.: Non lo so, forse…
P.M.: Non l’ha guardato…
L.M.: No, non…
P.M.: E’ finito lì.
L.M.: Cioè dopo riflettendo abbiamo pensato: Chi sa se poteva esserci tutta una cosa collegata così; però tutte supposizioni così.
P.M.: Supposizioni, voi non avete né controllato né…
L.M.: No
P.M.: Avete lasciato stare, v’è rimasto impresso questo episodio di una mattina e l’avete raccontato, tutto qui, non ho altre domande, grazie Presidente, niente di più.