lunedì 10 gennaio 2011

Ruggero Perugini - Deposizione del 23 maggio 1994 - Prima parte

 
Il dottor Perugini fu ascoltato il 23 maggio 1994 nel processo a Pietro Pacciani. Quelle che seguono sono le sue dichiarazioni.

P.M.: Intende procedere alla escussione dei testi indicati nella lista a suo tempo presentata e ammessi dalla Corte, faccio presente che per quanto riguarda alcuni dei testi citati per oggi uno dei testi ha mandato un certificato medico, uno non c’è stato bisogno perché deceduto e comunque alcuni ci sono. Inizio quindi con l’escussione del dottor Perugini.
Presidente: Benissimo. Buongiorno dottor Perugini s’accomodi prego. Vogliamo dargli il foglio. Prego.
Ruggero Perugini: Consapevole delle responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.
Presidente: Bene, le sue generalità dottore per cortesia.
R.P.: Ruggero Perugini nato a Roma il xx xxxxxxx 19XX, attualmente residente a Washington.
Presidente: Vuole rispondere per cortesia alle domande del Pubblico Minsitero?
R.P.: Si sono disposto a rispondere.
P.M.: Grazie Presidente. Dottor Perugini vuole dire innanzitutto alla Corte qual è la sua professione?
R.P.: Io sono vicequestore primo dirigente della Polizia di stato, vent’anni di servizio nella Polizia, attualmente svolgo la funzione di liason officer tra la DIA, la direzione investigativa antimafia e l’F.B.I. e questo è il motivo per cui vivo e lavoro a Washington.
P.M.: Ecco dottor Perugini vuole spiegare invece prima di questo suo distacco a Washington qual’era la sua attività in Italia?
R.P.: Si beh, io ho iniziato nei primi anni ’70 come ufficiale dell’arma dei Carabinieri, prima in servizio alla seconda compagnia speciale di Roma, poi alla compagnia dell’EUR, sono entrato nel ’75 in Polizia, la mia prima assegnazione come sede è stata Udine dove ho lavorato alla squadra mobile per alcuni anni, poi sono stato trasferito a Torino in occasione del processo alle Brigate Rosse, lì ho svolto sempre funzioni presso la squadra mobile infine sono stato trasferito a Firenze, nel 1979, dove ho lavorato presso la squadra investigativa stranieri, ufficio di prenenzione territoriale, sono stato assegnato per un breve periodo alla Criminalpol di Palermo poi sono rientrato a Firenze e ho prestato servizio alla squadra mobile sezione omicidi. E questo è quanto.
P.M.: Ecco dottore quindi lei ha avuto prima un’esperienza in… prima di venire a Firenze, di Polizia giudiziaria, se non capisco…
R.P.: Si.
P.M.: Ecco, qui a Firenze si è occupato, ha detto, di omicidi.
R.P.: Esattamente e non soltanto di omicidi.
R.P.: Si, si, si se non sbaglio lei ha detto alla sezione che si occupava degli omicidi anche.
R.P.: Si esatto.
P.M.: La domanda che vorrei farle io è questa: nella sua esperienza alla squadra mobile di Firenze, lei ha avuto occasione di incontrarsi con casi di omicidio ai danni di persone appartate?
R.P.: No. Gli unici casi di cui noi abbiamo conoscenza sono appunto quelli dell’autore dei duplici omicidi dal ’68 all’85.
P.M.: Ecco, altri casi del genere lei nella sua attività, se non a Firenze, ne ha avuto conoscenza?
R.P.: No, debbo dire che anche sotto il profilo della ricerca criminologica casi del genere sono piuttosto inusuali anzi direi praticamente unici e abbiamo svolto ricerche per molto tempo, per molti anni proprio nello scopo di individuare e identificare possibili simili casi delittuosi per trarne delle esperienze che potessero essere utilizzate investigativamente, non ci siamo riusciti, non esiste, per quanto è dato a me conoscere, un analogo tipo di serie delittuosa. Abbiamo individuato, nel corso di questa investigazione, un caso di aggressione che coinvolgeva coppie e si tratta per l’appunto di un omicidio del 1951.
P.M.: Ecco, ci vuol chiarire come mai vi ha interessato dal punto di vista investigativo?
R.P.: Beh dal punto di vista investigativo non potevano interessarci in quanto presentava delle sorprendenti analogie, sia di carattere oggettivo che nel modus-operandi e con quello che era quello che avevamo riscontrato sul luogo dei duplici omicidi del così detto “mostro di Firenze”, analogie che erano…
P.M.: Ce le vuole chiarire? Ecco, magari sinteticamente.
R.P.: Si sinteticamente posso dire, cominciamo dalla collocazione geografica, dalla natura dei luoghi in cui l’aggressione era avvenuta, non soltanto quello, una cosa che ci colpì fu l’impiego di un duplice strumento lesivo in quel tipo di omicidio.
P.M.: Ci vuol chiarire meglio perché alla Corte è stato detto per ora che è stato usato un coltello lei invece ci sta dicendo che era un duplice strumento. Ci vuol chiarire?
R.P.: Si, dunque il cadavere, per quanto ci fu dato di leggere dai verbali che noi recuperammo, presentava quello che si chiama overkilling, cioè…
P.M.: Prego? Ecco, vuole spiegare?
R.P.: L’overkilling è quando sul corpo di una vittima si notano più lesioni di quelle che sono necessarie a causarne la morte. Esattamente questo tipo di lesioni, questa eccessiva volontà lesiva fu trovata poi sulle vittime.
Presidente: Come ha chiamato questa…
R.P.: Ehh, chiedo scusa, noi non abbiamo un corrispondente termine, lo chiamano overkilling
Presidente: Overkilling. Bene. S’era capito male.
R.P.: Per esempio sul cadavere del Bonini, il cadavere del Bonini presentava lo sfracellamento del cranio, lessi, leggemmo sulla sentenza con cui veniva condannato per l’appunto l’imputato signor Pacciani, leggemmo che si ipotizzava l’impiego di un corpo contundente e impiego anche piuttosto protratto, piuttosto violento di questo corpo contundente e questo a parte delle lesioni da coltello, che se non vado errato, dovevano essere circa 19, 19/20, adesso...
P.M.: C’è la sentenza se la Corte lo ritiene opportuno la può acquisire ex 507 codice… Prego.
R.P.: Ma c’erano altri particolari, molti altri particolari che richiamavano
P.M.: Ecco, questa sul duplice strumento lesivo, scusi, si è fatto un’idea da questi documenti come erano state prodotte?
R.P.: Mi pare di ricordare ma se rileggiamo la sentenza potremmo essere più…
P.M.: Vediamo cosa ricorda lei, fa parte della sua indagine ci ha detto.
R.P.: Si, si trattava di un corpo contundente del tipo bastone o pietra, cioè mi parve che i giudici di allora non ritennero attendibile la versione dei calci inferti dal Pacciani al Bonini Severino perché ritennero che il complesso lesivo che aveva provocato lo sfracellamento vero e proprio del cranio…
P.M.: Non poteva essere un coltello insomma è questa la…
R.P.: No, no certamente no. Poi anche dal tipo di lesioni, dovrei a questo punto…
P.M.: Prego, prego ci spieghi quello che ha accertato lei. Fa parte della sua indagine no?
R.P.: Esatto.
P.M.: E allora lei riferisce questo.
R.P.: Ecco, ho parlato prima di overkilling cioè un numero di colpi, un numero di lesioni superiore a quelle strettamente necessarie a provocare l’uccisione e per noi è importante anche la sede, la collocazione delle lesioni. La collocazione delle lesioni è importante per un fatto, questo rientra un pochino in quello che chiamiamo il modus operandi dell’autore dei delitti, al momento, il modus operandi è quella serie di comportamenti che vengono posti in atto dall’autore perché funzionano. Ecco. Sono comportamenti collaudati quindi la ripetizione è quasi automatica, ognuno di noi ha un suo modo particolare di fare una determinata cosa, questo si riproduce nello stesso modo nelle uccisioni.
P.M.: Questa è la sua esperienza.
R.P.: Questa è non soltanto la mia esperienza direi che è un’esperienza confortata da studi molto approfonditi che hanno già…
P.M.: Oramai sono
R.P.: Beh si.
P.M.: Letteratura criminale.
R.P.: Letteratura criminale e parliamo di quindici anni di esperienza alle spalle di ricerche fatte non soltanto, ecco, noi siamo arrivati proprio per ultimi nel campo.
P.M.: Ci chiarisca proprio nei dettagli
R.P.: La concentrazione delle ferite e il tipo di ferite, soprattutto le ferite gratuite cioè quelle inferte, quelle che sono over, quelle che vanno aldilà dell’uccisione, del conseguimento…
P.M.: Quindi che nell’economia della morte non hanno…
R.P.: Non hanno rilevanza, non hanno rilevanza. Sono una nota identificativa di un comportamento gratuito, apparentemente…
P.M.: Gratuito ai fini della morte.
R.P.: Gratuito ai fini della morte. Quelle sono importanti, perché un fatto come un omicidio viene memorizzato, qualsiasi fatto nella vita di un uomo viene memorizzato e sedimenta nella memoria e automaticamente nel momento in cui ci si trova a ripetere quello stesso tipo di comportamento c’è, direi molto più che frequentemente, un’automatica ripetizione degli stessi atti e quindi mirare gli stessi bersagli e quindi il ripetere, non sempre nei dettagli precisi, ma approssimativamente lo stesso tipo di comportamento, lo chiamerei quasi, una sorta di memoria muscolare, perché quel comportamento ha dimostrato di essere funzionale e molto spesso questa memoria che viene a depositarsi e viene a ripetersi quasi senza che l’aggressore se ne renda conto quando ripete lo stesso tipo di omicidio, di uccisione. Potremmo parlare ancora a lungo di questo ma vorrei essere sintetico…
P.M.: Si, nella sintesi se lei ricorda, nella sintesi, quali tipo di ferite presentava questo cadavere, in quali zone e di che tipo. Lei ha parlato di fratture, se non ho capito male, al cranio…
R.P.: Al cranio, esatto.
P.M.: Ecco e le lesioni da coltello c’erano?
R.P.: E c’erano numerose lesioni da coltello.
P.M.: Ricorda com’erano localizzate?
R.P.: Però io direi che quelle che ritengo più importanti sono le prime lesioni perché sono indicative di un evidentemente…
Avvocato Bevacqua: Io mi oppongo a queste domande Presidente, mi scusi eh… Io stavo leggendo un’ altra cosa, mi oppongo perché si vuole far rientrare quello che è già uscito attraverso…
Presidente. Avvocato la domanda è ammissibile, le domande sono ammissibili quindi la sua opposizione è respinta. Prosegua.
R.P.: Dicevo quindi le prime ferite perché evidentemente sono importanti se l’assassino in una precedente esperienza sa che mirare a quel particolare punto del corpo può provocare…
P.M.: Ha detto ce ne sintetizzava alcune, vuol…
R.P.: Si, esatto. Io fui colpito per esempio dal fatto che il cadavere del Bonini, leggendo gli atti, risultava presentare in particolare una ferita alla tempia, una ferita lunga e arcuata, quale poi rileggendo i fascicoli della serie dei duplici omicidi riscontrai sul cadavere della Pettini Stefania
P.M.: Quindi questo è un fatto che nella sua indagine l’ha colpito…
R.P.: Si. Inoltre un complesso di ferite, per l’esattezza tre, che erano ferite evidentemente su un corpo agonizzante o già morto, sulla schiena, questo tipo di ferite le riscontrammo in un altro duplice omicidio e soprattutto la gratuità del complesso lesivo, di questo complesso lesivo che è importante perché è importante a focalizzare bene quelli che sono i modi, quella che è l’applicazione di una tecnica da parte dell’assassino ma altri elementi uniscono, univano, per quanto è il mio modo di rilevare, l’omicidio del ’51 con gli altri, quindi dicevo: l’aspetto geografico, la natura dei luoghi, la natura dei luoghi è il Mugello.
P.M.: Cioè?
R.P.: Il Mugello è una zona isolata della campagna, una zona isolata della campagna che poi riscontriamo in tutti gli altri duplici omicidi; il comportamento dell’autore del delitto del ’51, il delitto del ’51 fu giudicato come un delitto d’impeto, è il delitto di un amante che si sente, si vede tradito dalla fidanzata ed uccide. In realtà, rileggendo attentamente gli atti, noi avemmo modo di osservare che nel delitto del ’51, perché questo ce lo raccontò, non a noi, ma lo raccontò ai giudici di quel processo, Pacciani stesso, lui aveva notato i due, la fidanzata e il Bonini venire insieme, il Bonini aveva una mano sulla spalla della sua fidanzata, della fidanzata del Pacciani, aveva seguito i movimenti, li aveva spiati e poi racconta che nascosto dietro un cespuglio, aveva atteso, aveva sentito i due parlare, aveva sentito il Bonini che diceva alla sua fidanzata: “Se fai la brava con me ti do 2000 lire così ti compri la bicicletta”, beh, questo spostarsi, questo pedinare, questo seguire, questo rimanere nascosti e intervenire dopo ci lasciò piuttosto…
Presidente: Scusate se intervengo io ora perché qui mi sembra che si stia ricostruendo del come siete arrivati a Pacciani.
P.M.: Si esatto. Noi stiamo, la domanda era quella. Quali delitti lei ha conosciuto, io ho conosciuto quelli, quello del ’51, mi è, se non ho capito male, ci sta dicendo il dottor Perugini, mi è sembrato importante…
Presidente: Certo
P.M.: Scusi no Presidente, noi stiamo ricostruendo i fatti e ci stiamo mett…, almeno così è la mia domanda, poi veniamo, perché se quello l’ha fatto il Pacciani io non… non dipende da noi, noi stiamo esclusivamente cercando di capire com’era quel fatto e poi perché studiando gli omicidi seriali siamo venuti a conoscenza…
Presidente: Forse sarebbe meglio allora dire come siete arrivati a quel fatto, come siete arrivati a Pacciani. Penso.
P.M.: Si, si, lo chiediamo
Presidente: Forse saremmo più sintetici. E’ una questione di sintesi.
P.M.: Presidente io capisco le necessità della Corte, capisco...
Presidente: Non voglio interferire…
P.M.: Capisco la necessità della sintesi però io ho davanti il teste dottor Perugini che ha studiato ed analizzato questi fatti per quattro anni, non posso in cinque minuti…
Presidente: prima di arrivare al delitto del ’51 si deve arrivare a Pacciani, allora come si arriva a Pacciani?
P.M.: No Presidente scusi la strada che ho preso io è diversa, noi abbiamo esaminato i fatti, la domanda è stata, mi scusi eh, perché forse l’impostazione…
Presidente: Non voglio interferire
P.M.: L’impostazione è questa: quali fatti di omicidio ci sono stati in Toscana? Il dottor Perugini mi ha detto: “Otto che conosciamo, più un altro”, quindi io sto facendo domande al dottor Perugini sui fatti se poi di uno è autore Pacciani noi lo diremo, anzi lo sappiamo benissimo tutti, però in questo momento stiamo esaminando, almeno io chiedo…
Presidente: Va bene. Andiamo avanti Pubblico Ministero.
P.M.: … Se sono omicidi seriali o meno. Tutto qui. Prego dottor Perugini. Almeno per quel che mi riguarda.
Avvocato Bevacqua: Si scusi Presidente, non ho capito bene, si sta parlando del ’51 o dei fatti oggetto dell’imputazione?
Presidente: Si parla del ’51 perché secondo il Pubblico Ministero il ’51 è riferibile poi.
P.M.: Com’è fatto. Poi ci spiegherà perché da questa analisi sono andati a Pacciani.
Avvocato Bevacqua: Scusi Presidente io mi devo opporre, mi perdoni, perché il ’51 non c’entra più nulla, io mi devo opporre.
Presidente: Avvocato sono fatti di indagine.
P.M.: Non solo c’è un certificato penale che riprende una condanna del ’51 perché mi volete dire che non c’entra nulla, scusate…
Presidente: E quindi su queste ho già detto che le domande sono ammissibili, magari, ecco, un momentino di concisione.
P.M.: Si.
A.B.: Certificato penale si chiama il cancelliere.
Presidente: Per favore.

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