sabato 30 ottobre 2010

Udienza del 21 maggio 1999 - 9

Quella che segue è una sintesi dell'udienza del 21 maggio 1999 relativa al Processo d'appello per i delitti del "mostro di Firenze" davanti alla prima sezione della Corte d'Assise d'Appello di Firenze.

Avvocato Mazzeo: E allora con riferimento a... entriamo nel merito delle sue dichiarazioni, con riferimento a questi canoni che ha indicato, che ha, nel suo insegnamento di buon senso comune, continuo a dire di buon senso comune, la Corte Suprema. Anticipo che ritengo di parlare del delitto, della vicenda degli Scopeti per ultimo, per tutte le implicazioni che comporta anche con riferiemnto alla vicenda dell'uso delle autovetture e quindi partirei da Vicchio. I sopralluoghi. Sopralluoghi a Vicchio. Quindi stiamo valutando l'attendibilità intrinseca del racconto del Lotti, "quindi l'intrinseca consistenza e caratteristiche delle sue dichiarazioni alla luce di criteri di verosimiglianza, precisione, coerenza, costanza, spontaneità" e così via. Alla domanda se anche Vanni e Pacciani avevano fatto un sopralluogo a Vicchio prima degli omicidi Lotti risponde: "Non lo so, non m'hanno detto niente, non son sicuro" udienza 27 novembre '97, fascicolo 53 pagina 62, ma successivamente si corregge: "Vanni col Pacciani c'è andato" udienza 28/11/97, prima eh del delitto, fascicolo 54 pagina 81. Il viaggio a Vicchio la sera dell'omicidio, qui c'è una contraddizione insanabile, perchè? All'udienza del 27 novembre, quindi dibattimentale del '97, Lotti ha dichiarato: "La sera dell'omicidio si partì da San Casciano, si passò da Firenze, il Girone e da Pontassieve, Pacciani e Vanni andettero avanti, io andai con la mia macchina", evidentemente dietro, pagina 84 della sentenza, è riportato eh, però nel corso dell'interrogatorio dell'11 marzo '96 sul punto aveva riferito l'esatto contrario: "Mi disse anche, noi la strada non si sa bene, vieni anche tu, partimmo e fui io a fare con la mia macchina la strada fino alla piazzola di Vicchio" quindi stiamo parlando da San Casciano a Vicchio, non il tragitto di ritorno in cui può essere verosimile che stesse avanti Pacciani perchè conosceva le stradine, aveva fatto il contadino lì. Stiamo parlando del percorso da San Casciano a Vicchio, una volta dice che andava avanti Pacciani e Vanni e un'altra volta invece prima aveva detto "la strada non si sa bene, vieni anche tu, partimmo e fui io a fare con la mia macchina la strada fino alla piazzola di Vicchio", interrogatorio dell11 marzo '96, pagina 1. O era avanti lui o erano avanti loro, non ci si può sbagliare su una circostanza del genere, voi direte - ma può essere una circostanza marginale - no, ce ne sono di ancora più pregnanti di questa, riguardano direttamente gli episodi omicidiari, però se si fa una spedizone omicida e lui specifica che loro gli hanno detto - noi la strada non si conosce vai avanti tu - non può poi contraddirsi e dire che andavano avanti loro e lui li seguì. Notate, uno potrebbe dire - ha detto una cosa del genere la prima volta- cioè che li ha seguiti, - perchè c'era sempre quest'intento riduttivo - no signori, è l'interrogatorio dell'11 marzo '96, in cui sta già dichiarando che faceva il palo a tutti gli effetti. Le distanze, sempre a Vicchio. Alla domanda: "Dove si trovava rispetto a Vanni e a Pacciani al momento del delitto?" e va be', voi direte son circostanze di contorno ma bisogna aggiungere un'osservazione finale del procuratore Generale che mi appare estremamente pregnante, pensiamo alla piazzola di Vicchio, pensiamo al ruolo di palo e lui dice sulle distanze: "Io non ero lì vicino", rispetto alla piazzola, "ero un pò più lontano" pagina 62 volume primo dell'incidente probatorio, poi dice a pagine 26 del volume secondo, sempre dell'incidente probatorio: "Io ero invece a due/tre metri di distanza", non un pò più lontano, a due/tre metri di distanza, poi, sempre nell'incidente probatorio volume terzo pagina 15: "Io ero a tre/quattro metri" va bene, concediamogliela, ma poi all'udienza del 3/12/97 volume 59 non si può concedere che lui dica: "Io ero a dieci metri" un torna più nulla! E' una specie di ectoplasma, questo si muove continuamente e, osservazione finale che condivido e di cui ringrazio il Procuratore, ma insomma, il palo, lì un palo, cioè a dire uno che serve a vdere le macchine, avvisare i complici che sono di là, dissuadere le macchine dal fermarsi, questo è il compito del palo, non può stare lì dove dice lui, deve stare all'imbocco dello stradello. La luce, sempre a Vicchio. Udienza dibattimentale del 3/12/97. "Io li spensi i fari", gli si chiede: 
-"E quelli della macchina del Pacciani?"
-"Gli eran spenti anche quelli", sempre il 3/12/97
-"Ma era buio?"
-"Mha, dopo cena, anche se era estate era buio", sempre stessa udienza dibattimentale;
-"Ma uno dei due aveva qualche luce?"
-"Mha, se gli avevano una luce... E' difficile, ora... Non ricordo se c'era o no", sempre al dibattimento, ma poi sempre nella stessa udienza dice: "Mha, io non ho visto luce" e insiste: "Mha, io di luci non le ho viste" e qui siamo all'udienza dibattimentale del 3/12/97, allora, lui il 3/12/97, son arrivati, fari spenti di tutte e due le macchine, luci, si intendeva da parte di chi faceva le domande, ma in una situaizone di buio completo, come si fa ad eseguire uno scempio di quel genere? Riflettiamo anche sull'arco temporale che occorre, e quindi, dice, come si fa? Luci da nessuna parte, però che succede? Il 5 dicembre del '97, dopo due giorni, successivamente, il Lotti corregge la sua versione e dice: "S'avrà avuto qualcosa per arrivare lì, per fare un pò di luce, sennò come si fa ad arrivare lì al buio?" e sta parlando del casolare in questo caso ma siamo nello stesso contesto spazio-temporale quantomeno. "E quando sparavano?", dice a Vicchio, "Qualcosa avevo visto, una luce, non luce dei fari delle macchine, una di queste cose per fare luce" e qui siamo sempre nell'esegesi del pensiero lottesco, qualcosa per fare luce, non so, una pila elettrica, una torcia come nel medio evo, non si sa, ma si continua ad insistere sulla luce perchè qui il buon senso comune deve soccorrere, ma insomma, lì, in quel contesto, tutto spento, senza luci non c'è versi, le escissioni, pensiamo soltanto alle mutilazioni! E allora gli si domanda: "Vanni ce l'aveva una pila elettrica?" e qui c'è già il salto logico, un qualcosa per far luce il difensore che fa la domanda l'ha interpretato, come dire, elettrica. "Ce l'avevano una pila elettrica quando compivano le escissioni?" e siamo arrivati all'udienza del 9 dicembre, 3 dicembre, 5 dicembre , 6 dicembre: buio completo; 5 dicembre - oh qualcosa l'avranno avuto sennò come si faceva? -  più che una notizia questa è un'induzione, cioè se ci riflettete la frase. "S'avrà avuto" non significa "abbiamo avuto", "s'avrà avuto qualcosa per arrivare lì per fare un pò di luce, sennò come si fa ad arrivare lì al buio?", cioè questa non è l'affermazione di un teste, chiamatelo come vi pare, che sta lì, che ha visto, questa è una, come dire, è un'induzione logica: - Si, in effetti con tutto il buio di cui parlate ci sarà stata una luce - ma non sta dicendo che c'era la luce, c'è arrivato con i suoi sforzi mentali, diciamo, a questa conclusione, non perchè era lì ed aveva visto, notate l'uso del verbo, "S'avrà avuto, sennò come si fa?", ma poi l'8 ed il 9 di dicembre, quindi 3/5/9 dicembre dice e insiste sempre sul discorso possibilista anche qui: "Ma Vanni ce l'aveva una pila elettrica quando compiva le escissioni?", gli esseri umani hanno due mani, Lotti: "Eh, di notte qualcosa gli avrà..." siamo ancora qui sul probabile, io m'immagino, cioè la riposta di uno che non è stato lì e che al bar ragiona, dice: -Certo, per fare queste escissioni, lì al buio, in mezzo alla campagna, di notte- e l'interlocutore dice: -Gli avranno avuto qualcosa-, la riposta la potevo dare io, la poteva dare chiunque, "Di notte qualcosa gli avrà..."
-"Ma come la teneva" gli chiede questo difensore, "la pila elettrica?"
-"Così, in mano", 9 dicembre. "Così in mano"? Non c'è bisogno di Henri Bergson, la fatica di pensare, la pigrizia, l'assurdo ridicolo, questa è un'offesa per chi ascolta. Come è un offesa per i giudici vedersi uno che dice, come ha fatto l'altro giorno, - Eh ne avevo due di macchine - , uno spiantato totale, abbiamo parlato del tema dei soldi e di tutte queste cose qui, e lui si permette di andare a giro con due macchine e di cambiare sfacciatamente versione, rispetto a tutto quello che ha dichiarato su queste macchine, poi ci arriverò, nel corso del dibattimento di primo grado e di tutte le indagini preliminari e l'incidente probatorio, questa si chiama bugia sfacciata, perchè vedete signori, ci sono bugie intelligenti e bugie stupide, ma ci sono e secondo me è peggio, bugie decenti e bugie indecenti, impudiche, sfacciate.
In un processo anglosassone forse qualcuno avrebbe potuto parlare di oltraggio alla corte, perchè c'è un limite e su questo limite abbondantemente superato torneremo quando parleremo sul cosiddetto testimone Pucci, ma nel Lotti c'è più consapevolezza rispetto al Pucci, della sfacciataggine delle su... c'è questo senso di impunità che è veramente intollerabile sul piano morale e che offende chi è chiamato qui a fare un uso modesto, senza retorica, degli strumenti della ragione e del buon senso comune. "Così, in mano" e lo dice anche all'udienza dell'11/12/97 non ho riportato le parole testuali, fascicolo 64, ve lo suggerisco, pagina 30 e 31, che lui faceva le escissioni avendo in mano una pila elettrica, l'assurdo ridicolo, ora, uno, veramente, si estranea dall'orrore del contesto e dice: no, via, detta così non... Tu mi stai offendendo a dirmi così io ti posso giustificare solo se ti ritengo incapace d'intendere e di volere quando mi dici cose di questo genere, ma pare di no, che non lo sia incapace di intendere e di volere.

venerdì 29 ottobre 2010

Emilio Calosi - Deposizione del 24 maggio 1994 - Prima parte

 
Emilio Calosi fu ascoltato il 24 maggio 1994 nel processo a Pietro Pacciani. Quelle che seguono sono le sue dichiarazioni. 

Presidente: Va bene signori, diamo inizio all'udienza, signor Pubblico Ministero proseguiamo esame dei suoi testimoni.
P.M.: Vorrei sentire Calosi Emilio
Presidente: Calosi Emilio. Allora, il fogliolino con la formula magica, ecco, si sieda pure signor Calosi, sieda pure, stia comodo, ecco, vorrei però che i testi si voltassero verso la Corte, perchè così si evita... ecco, benissimo, per favore, ecco, grazie, benissimo, diamogli allora quella formula Romano per cortesia, da leggere, legga pure, ci vede?
Emilio Calosi: Consapevole delle responsabilità morali e giuridiche che assumo con la mia deposizione mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è in mia conoscenza.
Presidente: Vuol dare le sue generalità per cortesia? Come si chiama, dove sta...
E.C.: Emilio Calosi
Presidente: Nato a..
E.C.: San Casciano il xx/xx/xxxx
Presidente: Residente
E.C.: A Montefiridolfi
Presidente: Ascolti, le telecamere le vanno bene oppure preferisce non essere ripreso?
E.C.: Non essere ripreso.
Presidente: Non essere ripreso, benissimo, allora non inquadriamo il teste per cortesia inquadriamo altri soggetti. Signor Pubblico Ministero prego a lei le domande.
P.M.: Grazie presidente. Signor Calosi, lei conosce il Pacciani Pietro?
E.C.: Si.
P.M.: Come mai? Vuole spiegarcelo? Come l'ha conosciuto...
E.C.: L'ho conosciuto tramite l'azienda, venne a lavorare nella nostra azienda.
P.M.: Ecco, lei dove lavorava? Qual'è questa azienda? In che periodo siamo...
E.C.: Io lavoravo ai Rosselli Del Turco, però glieran due fratelli, io lavoravo dall'altro fratello.
P.M.: Lei lavorava con un fratello e il Pacciani con un altro.
E.C.: Però io facevo, siccome ero trattorista, facevo un pò qua e un pò là.
P.M.: In che epoca siamo?
E.C.: L'epoca, lui gliè arrivato nel '73 e quindi io poi io mi sono ammalato nel '79, siamo stati insieme 6 anni.
P.M.: Dal '73 al '79. Ecco, insieme come mai? Aldilà del lavoro, l'abitazione sua dov'era?
E.C.: L'abitazione...
P.M.: La sua Calosi
E.C.: La mia era in Via Collina, 4
P.M.: E quella del Pacciani?
E.C.: E l'era in Via S.Anna, 3 mi sembra.
P.M.: Erano vicine fra loro?
E.C.: Cin... Quasi un chilometro
P.M.: Ecco, invece prima, erano più vicine in un primo momento? All'inizio abitavate dirimpetto
E.C.: Io sono andato via prima che gli arrivasse lui
P.M.: Lei è andato via prima che arrivasse lui, come mai è andato via?
E.C.: Prima venti giorni, quindici...
P.M.: Come mai?
E.C.: Come mai, perchè siccome gli era ott'anni che c'ero e poi e veniva lì... insomma, ne cambionno due o tre per quelle bestie, 'nsomma io mi venne a noia e...
P.M.: Ecco lei però se si ricorda...
E.C.: Aveo già chiesto prima di conoscere...
P.M.: Di andar via e però si trasfreì proprio nel momento in cui arrivò lui?
E.C.: Si.
P.M.: Non è che per caso la ragione è diversa?
Avvocato Bevacqua: Signor presidente, abbia pazienza signor giudice, faccia le domande, mi perdoni.
P.M.: La ragione per cui si trasferì lei ha detto che era perchè voleva cambiar casa
E.C.: Si anche. Miglioravo, venne l'occasione di pote' anda' via
P.M.: L'occasione in che senso?
E.C.: E' perchè gli arrivava un altro, lo conoscevo e insomma, prima c'ero tornato per far compagnia a una famiglia che c'era già, quindi poi gli arrivava uno nuovo e io un ci avevo più nulla da, d'impegno, insomma.
P.M.: Signor Calosi lei però alla Polizia giudiziaria nel verbale del 13 luglio '90 a questo proposito ha detto una cosa diversa, sul motivo per cui si trasferì, la ricorda o vuole che legga, con l'autorizzazione della Corte, cos'ha detto?
E.C.: Mha, io un me lo ricordo.
Presidente: Via, allora leggiamoglielo
P.M.: Leggiamoglielo, dice, le case, allora leggiamo... "Con il Pacciani abitavamo in due case coloniche di proprietà della fattoria sita in via S.Anna 1, dove abitavo io, e via S.Anna 3 ove abitava il Pacciani", sembra ci sia solo un numero di differenza, dice: "le case erano una dirimpetto all'altra", dice lei, "e separate da una strada interpoderale. Quando giunse il Pacciani, tramite il fattore, seppi che questo era stato in carcere per aver ucciso un uomo perchè trovato a far l'amore con la sua fidanzata". Lei dice subito dopo: "Per tale motivo e perchè avevo convenienza parlai con i proprietari e mi trasferii in un'altra casa", è così?
E.C.: E' così, ho firmato anche.
P.M.: Come mai non ce l'ha detto prima? Che necessità c'era? Eh?
E.C.: Un mi so' ricordato.
P.M.: Bene, senta una cosa, lei sa qualcosa
E.C.: Mi sembra d'avello saputo dopo...
P.M.: Lo dice lei
E.C.: Si, si, si è giusto.
P.M.: Il Pacciani o qualcuno le raccontò qualcosa di quell'omicidio del '51 che a lei rimase impresso?
E.C.: Io quello che ho saputo, saputo tutto da i' Pacciani.
P.M.: E cosa ha saputo di quell'omicidio?
E.C.: A me mi disse gli avea trovato con la su' fidanzata e che l'ammazzò eppoi l'ho sotterrato
P.M.: E poi scusi?
E.C.: L'aveva sotterrato
P.M.: Lui l'aveva sotterrato
E.C.: Si e disse che se unn'era quella strulla un lo trovaano.
P.M.: E', fu trovato per colpa della donna. Ho capito. Senta una cosa e riguardo ai rapporti del Pacciani con la moglie cosa ci può dire?
E.C.: La moglie... anche quella... e l'ho detto di già, ma insomma...
P.M.: Si l'ha detto di già però io bisogna che glielo richieda, lei deve essere così cortese da ridircelo.
E.C.: Va bene. Nei confronti della moglie io posso constatà solo una cosa, quando s'andava a pigliare della roba a casa sua, bisognava ce lo mettessi dalla finestra perchè la unn'era... l'era chiusa o...
P.M.: Era chiusa chi, scusi?
E.C.: Era chiusa la casa e lei la ci porgea la roba dalla finestra, se c'era bisogno d'un forcone, se c'era bisogno di quarche cosa ci dava dalla finestra.
P.M.: Cioè era chiusa e non si poteva aprire la porta
E.C.: Per ragioni che non volesse entrare, che s'entrassi dentro o per ragioni che io un lo so, comunque noi bisognava, la ci assistea dalla finestra o un fiasco d'acqua o...
P.M.: E anche nei confronti delle figlie erano chiuse o..
E.C.: Anche loro.
P.M.: Questo era dovuto a qualche motivo particolare? Era geloso, non lo so...
E.C.: Ss... Io... Si pensava, non lo so.
P.M.: Lei non lo sa. Senta una cosa, sa se il Pacciani in quell'epoca, in quel periodo o l'ha visto lei o l'ha saputo aveva minacciato qualcuno con coltelli ad esempio?
E.C.: Minacciato... lì gli ha avuto di dire con le mani.
P.M.: Con un coltello o con un forcone mai?
E.C.: Forcone si.
P.M.: Cosa fece? Chi minaccio col forcone e come?
E.C.: Col forcone, però io voglio esse' sincero, unn'ero presente.
P.M.: Ecco, allora cosa successe e come lo sa.
E.C.: Lo so da, tutti lo sanno, i' mi fratello
Avvocato Bevacqua : Mi oppongo presidente.
Presidente: Perchè?
Avvocato Bevacqua: Perchè non si sa, sta riferendo una circostanza che gli è stata riferita
Presidente: Va be' adesso ci dirà da chi ce l'ha riferito
P.M.: Va be' se ce lo dirà bene, sennò,
E.C.: Primi i fratelli
Presidente: Il su' fratello?
Avvocato Bevacqua: E' vivo suo fratello o è morto?
E.C.: E un'altro gliè vivo.
Presidente: E un'altro?
P.M.: Prima minacciò suo fratello, se non ho capito male
Avvocato Bevacqua: Il vivo o il morto?
E.C.: Il mi' fratello l'ha minacciato dopo
Avvocato Bevacqua: Io ho domandato se ha minacciato il fratello vivo o il fratello morto.
Presidente: Avvocato...
Avvocato Bevacqua: Mi scusi presidente
Presidente: Avvocato lei farà le domande quando toccherà a lei
P.M.: Grazie, grazie.
Presidente: Potrà riprendere l'argomento e svilupparlo
Avvocato Bevacqua: Mi perdoni.Mi scusi, è un problema di ammissibilità della domanda
Presidente: Io l'ammetto, quindi il problema è superato
Avvocato Bevacqua: Io ho il diritto anche di fare il mio dovere no? Di difensore
Presidente: Certamente e lo fa altrimenti continuiamo a becchettarci, senza alcun costrutto e perdita di tempo, ricordate quello che vi ho detto ieri.
P.M.: Però oramai che è risolto il problema possiamo andare avanti. Allora, ci può raccontare la minaccia nei confronti di suo fratello in cosa consisteva?
E.C.: No unn'era i mi' fratello
P.M.: Ah, scusi allora ho capito male
E.C.: I' mi' fratello co' i' forcone un ci ha a che vede'
P.M.: Allora nei confronti di un altro Calosi.
E.C.: I' guardia, i' guardia!
P.M.: Ci spieghi lei perchè altrimenti non riusciamo a capire.
vEcco, io so che i'guardia, siccome 'sto guardia...
P.M.: Chi è il Guardia scusi?
E.C.: Guardiacaccia è quello che ci guardava tutti, insomma, come anche come operai
P.M.: Si
E.C.: Insomma, prima gli erano d'accordo loro, tutte due, poi a un certo punto quest'uomo cominciò a andà verso casa, insomma io unno so per quale ragione, un giorno gli disse che un lo voleva più alla su casa prese i' forcone psss e gli levò il cappello. Questo, almeno, se poi la va a Monte lo domandi anche a altri, lo sanno tutti questo...
P.M.: Tutti a Montefiridolfi sanno questo.
E.C.: Si, la po' ferma' chi la vole
P.M.: Con un forcone fece questo?
E.C.: Si.
P.M.: Senta un pò, conosce Calosi Carlo?
E.C.: Si.
P.M.: Il lattaio.
E.C.: Si.
P.M.: Nei confronti di Calosi Carlo fece qualche minaccia?
E.C.: Si. Comunque io presente unn'ero nemmeno allora.
P.M.: Lei non era presente. Ricorda però di aver parlato di questo fatto?
E.C.: Si, si.
P.M.: E l'aveva minacciato con un coltello?
E.C.: ...
P.M.: L'ha detto lei. Lo chiappò al collo...
E.C.: Va be'
P.M.: No va bè, ce lo spieghi, scusi...
E.C.: No, io mi ricordo altro che lo chiappò per il collo se un ci s'era noi gli andava a finì poco bene.
P.M.: Con un coltello, mi scusi... Le leggo cos'ha detto: "A tale proposito ricordo che una volta il Pacciani aveva minacciato un un coltello Calosi Carlo ora deceduto, quest'ultimo faceva il lattaio, portando il latte a casa del Pacciani era stato da questi come ho detto minacciato" è così?
E.C.: Si.
P.M.: Grazie. Senta una cosa, lei ricorda se vicino all'abitazione vostra, quella comune all'inizio perlomeno, c'era una macchia? Di rovi?
E.C.: La macchia l'era distante 120 metri
P.M.: 120 metri. Cioè si vedeva questa macchia
E.C.: 100, 100
P.M.: E Pacciani aveva fatto qualcosa a questa macchia?
E.C.: C'era degli alberi s'era attaccato dei rovi o macchie, insomma fece tutto pulito.
P.M.: Come mai?
E.C.: Lasciò l'albero e basta. Perchè diceva che, gli fu detto così, in confidenza, dice...
P.M.: In confidenza da lui stesso
E.C.: Dagli altri no da i' mi fratello perchè lui ci aveva più confidenza, dice: "Come mai tu hai tagliato la macchia?" o anche un certo Nesi...
Avvocato Bevacqua: Chi sono gli altri presidente, scusi?
P.M.: Intanto ha detto il fratello, no? Quindi ci abbiamo già un riferimento
E.C.: Gli disse: "Perchè tu hai levato quella macchia che ti dava noia se gli andavan lì la gente?
P.M.: Prego, scusi...
E.C.: "Ti davan noia se gli andavan lì la gente?", 
P.M.: La gente chi?
E.C.: Insomma a amoreggiare...
P.M.: Ecco, la domanda era stata questa: Come mai hai tagliato la macchia, ci andavano lì le coppiette a far l'amore ti davan noia? E' questo?
E.C.: Si. Dice: "Pero, da i' muretto e ci'ha nella casa si vedeva, dice, ci aveva le figlie le vedevano ogni cosa, le vedevano la gente, e lui non voleva le vedessero.
Presidente: Questo sembra piuttosto naturale in fondo, no?
E.C.: Si.Si.
Presidente: Aveva due figlie, non voleva...
P.M.: Senta una cosa...
E.C.: Sembrò naturale.
Presidente: Lei non è che si meraviogliò di questo?
E.C.: No, allora no.
P.M.: Eppoi si? Come mai dopo s'è meravigliato?
E.C.: Mi son meravigliato pe icchè sia successo poi con le figlie.

giovedì 28 ottobre 2010

Rosina Massa - Deposizione del 14 luglio 1991 - Seconda parte

Segue dalla prima parte.

Avvocato Bevacqua: Signora lei sa dov'è nato suo marito?
R.M.: Dov'è nato? Mio marito? A Villacidro.
A.B.: Lei sa se c'era a Villacidro un parente della prima moglie, quella che fu suicidata?
R.M.: La Barbarina Steri?
A.B.: Lei sa che fu suicidata questa... Si suicidò, cioè, scusi...
Presidente: Attenzione, attenzione, io avvocato...
P.M.: Fu suicidata?
A.B.: No, no ma io non so da chi...
Presidente: La devo richiamare perchè alla fine lei rischia grosso
R.M.: No, io prima di sposarmi con mio marito
Presidente: Non si dice fu suicidata quando
A.B.: Si suicidò, si suicidò, chiedo scusa signor presidente, c'è, c'è stata un'indagine sul punto ed è stata arrestata anche una persona
Presidente: Poi però si è chiuso e lei sa come, quindi, motivo di più...
P.M.: Quindi le sentenza vanno...
Presidente: Io lo faccio per il suo interesse, siamo in pubblica udienza, pesi le parole perchè potrebbe essere pericoloso, a qualcuno viene poi l'idea...Hai capito?
A.B.: Io non ho detto nè la persona, chi l'ha suicidata, nè... Senta signora, chiedo scusa, lei sa se c'è una persona che andò a finire in Olanda? C'era un amico di suo, una persona di Villacidro (Franco Aresti n.d.r.) che andò in Olanda, morì in Olanda e questa persona aveva una pistola... ...non sa nulla di questo?
R.M.: Avvocato io non so di tutte queste cose perchè le amicizie di mio marito oltre a quelle di Biancalani io non le conosco altre e gli spostamenti che lui faceva da casa e le amicizie fuori casa, neanche di quelle, e mio marito non era uno che veniva a raccontarle a me, perchè sapeva che prima o poi in un litigio o altro io gliele avrei rinfacciate. Capito? Quindi, lui con me non si confidava, se c'è qualcuno che sa qualchecosa, ma io dubito anche di questo, perchè lui era molto riservato, teneva le cose per se, magari scoppiava dal nervoso o da qualche cosa ma non confidava mai niente della sua vita privata. Quindi io non conosco tutte le amicizie di mio marito all'infuori di questo Biancalani, altre io non posso dire, di questo poi di Olanda poi bho, non lo so. Niente, a me non mi confidava niente, niente a me mi confidava, perche sapeva, glielo ripeto, che se in un litigio, qualsiasi o che, perchè lui maneggiava le mani ecco, allora io a voce alta, gliele avrei rinfacciate tutte queste cose e allora lui con me non... capito? Niente.
A.B.: Signora, scusi tanto, suo marito dove lavorava? Che lavoro faceva?
R.M.: Mio marito prima era muratore, fino all'80 che quando io sono andata via di casa lui ha cambiato mestiere, fa quello dei serramenti...
A.B.: Ma lavorava a Firenze oppure fuori Firenze?
R.M.: Ha lavorato a Prato, a Calenzano, quando avevamo i bambini piccoli era sottosposto, lavorava a Prato, a Calenzano dove ha conosciuto il signor Biancalani che a me me lo ha fatto conoscere dopo tanto tempo. Biancalani era giovanotto allora, quando l'ha conosciuto lui e si è sposato mentre conosceva, ha conosciuto la nostra famiglia.
A.B.: Senta signora suo marito non è mai stato fuori dalla provincia di firenze a lavorare? Non lo sa?
R.M.: Non so niente.
A.B.: Nessun'altra domanda.
Presidente: Altro signori? Possiamo licenziare la signora?
Avvocaro Fioravanti: No, no.
Presidente: Avvocato Fioravanti prego.
A.F.: Ecco signora lei ha saputo mai o ha visto mai a suo marito una pistola?
R.M.: Mai. Armi in casa mia non ce ne sono mai stati.
A.F.: Ecco, lei nel 1968 era ancora la moglie, era insieme?
R.M.: Nel '68? Certo! Aspettavo l'ultimo figlio. Fino all'80, gli ho detto.
A.F.: Sapeva o poteva immaginare che suo marito avesse qualche altra relazione oltre che con lei?
R.M.: Eh ce ne aveva tante.
A.F.: Poteva sapere lei o immaginava che fosse nato qualche figlio da qualcuna delle relazioni?
R.M.: No, infatti io scherzando gli ho detto ma questo bambino ci ha sei anni, il bambino di Stefano Mele, non sarà mica stato tuo?
A.F.: Ecco era questa la risposta che mi interessava.
R.M.: Non era quella?
A.F.: No era questa la risposta che mi interessava.
R.M.: Gli ho detto sarà mica tuo?
Presidente: E lui cos'ha risposto?
R.M.: E lui m'ha detto: -Ma che sei pazza? Quello è di suo marito. Non è mio.- Ma andavate a letto insieme-  ho detto io e poi nel '68 quando ho scoperto che la relazione sua non era ancora finita con la Barbara, con la Locci, l'ho scoperto proprio quando aspettavo..
A.F.: Ha scoperto anche quando era iniziata questa relazione con la Locci?
R.M.: No perchè io quando era iniziata non lo conoscevo, cioè no non lo conoscevo, non lo avevo ancora incontrato.
A.F.: Quando ha conosciuto Salvatore Vinci.
R.M.: Al porto che lui mi chiese: "Ma non sei la figlia di Pietro Massa? La sorella di Giuseppe, il muratore, che abbiamo fatto le case insieme", dice, e insomma m'ha ricordato tutte queste cose, siccome io non ero, andavo a prendere la nave con questo impiccio dietro, non volevo e non volevo che mi attaccasse alle costole per dir la verità e ho detto: "No non ti conosco, non ti ricordo"  e lui "Ma ti ricordi nel '55 son venuto a suonar la fisarmonica a casa tua?"  e qui a destra, sinistra, e mia madre ha detto: "Ma come ti chiami?", dice "Mi chiamo Salvatore Vinci"  m'ha detto: "Ti ricordi tutti quei ricciolini neri",  "Va bene, gli ho detto, ne ho incontate tante di persone con i ricciolini neri" ma io dopo un pò me lo sono ricordato bene, insomma, e gli dico: "E che fai?", "Sono stato a votare poi prendo le mie sorelle e me le porto a Lastra a Signa", m'ha detto, dice: "Fai il viaggio insieme a noi?", dice "Dove sono le tue..."
PM: Presidente, non so se è influente il viaggio di quarant'anni fa della signora...
R.M.: Ah beh, insomma se vi interessa io gli racconto come...
Presidente: No, no, a noi
R.M.: E da lì abbiamo cominciato a frequentarci e non ci siamo più lasciati, per mia disgrazia.
A.F.: Ecco, io volevo chiederle, lei ha mai abitato in Firenze vicino a Piazza Tanucci?
R.M.: Si in Via Piero Cironi è la strada che io ho abitato fino a...
Presidente: Via, via...
R.M.: Via Piero Cironi
Presidente: Via Piero Cioni
R.M.: E' una traversa di Via Corridoni, Piazza Tanucci, certo, sono stata sfrattata da quella casa.
A.F.: Ecco, sono venuti i Carabinieri da lei o la polizia per fare indagini nel '68?
R.M.: Si, ne sono venuti anche con quelle luci, hanno sfasciato mezza casa a cercare la...
Presidente: La pistola.
R.M.: Si, nel tetto avevamo fatto due controsoffitti perchè erano troppo alti e per mantenere un pò più di calore in casa per non andare tutto... ...mio marito aveva fatto due controsoffitti e si sono infilati anche lì dentro hanno sfasciato tutto ma non hanno trovato nulla.
Presidente: Hanno buttato all'aria... Va bene.
A.F.: E' stata sentita lei dai carabinieri in quel periodo signora? O dalle forze dell'ordine? Sentita, interrogata?
R.M.: Si, nell'85.
A.F.: Ecco, perchè lei ha detto sicuramente, stavo cercando ma non lo trovo, però, mi vuol confermare se nel '68, il giorno in cui c'è stato l'omicidio a Lastra a Signa...
R.M.: Mio marito non era a a casa, quello voleva sapere?
A.F.: Non era a casa. E quando è rientrato suo marito a casa?
R.M.: Io di preciso l'orario non me lo ricordo, però non era rientrato.
A.F.: Ma rientrava sempre a casa suo marito?
R.M.: E' rientrato il giorno dopo, succedeva spesso, spariva due, tre giorni e poi...
Presidente: Va bene, va bene. Benissimo. La signora può andare.
PM: Senz'altro presidente.

mercoledì 27 ottobre 2010

Rosina Massa - Deposizione del 14 luglio 1991 - Prima parte


La signora Rosina Massa, fu ascoltata il 14 luglio 1994 nel processo a Pietro Pacciani. Quelle che seguono sono le sue dichiarazioni.

Presidente: Sentiamo la signora Massa Rosina. Si accomodi signora.
Rosina Massa: Non voglio fotografie.
Presidente: Non consente la ripresa televisiva quindi nè fotografie nè riprese televisive per la signora. Legga quella formula signora.
R.M.: Allora, consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.
Presidente: Benissimo signora. Ci vuol dare le sue generalità per cortesia? Quando è nata, il suo nome, tutto...
R.M.: Vuole sapere quando sono nata io?
Presidente: Le sue generalità complete, quando è nata e dove.
R.M.: Allora, 1935, Domusnovas a Cagliari.
Presidente: Hai capito tutto Silvia? E dove risiede signora?
R.M.: A Firenze, momentaneamente il comune siccome sono sfrattata sono alla pensione Benvenuti.
Presidente: Benissimo, senta vuole rispondere alle domande che le farà prima l'avvocato Santoni e poi..
R.M.: Certo! Di quello che so...
Avvocato Santoni: Non è mai stata imputata presidente, mi risulta.
Presidente: Avvocato, io non lo so, se a lei risulta...
A.S.: No, no, non è mai stata...
P.M.: In questo procedimento no. In altri non lo sappiamo noi.
Presidente: Possiamo domandarglielo.
A.S.: Anzi ha sempre tenuto un comportamento molto sincero.
Presidente: Sarà stata sentita ma imputata veramente non mi pare.
A.S.: No, no,no.
Presidente: Allora prego le domande.
A.S.: Lei è sposata con Salvatore Vinci signora?
R.M.: Certo
A.S.: Quando l'ha conosciuto?
R.M.: Quando l'ho conosciuto?
A.S.: Si.
R.M.: Vi devo elencare tutta la mia vita fino a oggi?
A.S.: No semplicemente
Presidente: No, no signora
A.S.: Come ha conosciuto Salvatore Vinci
R.M.: Allora, io l'ho conosciuto, soltanto conosciuto e poi ci siamo persi di vista, nel '55 al primo compleanno della mia sorella, la mia sorella è nata nel '54, e io, perchè veniva a suonare la fisarmonica, che lavorava al mio paese in una ditta di Villacidro faceva le scuole popolari e le case popolari.
A.S.: Quando vi siete sposati?
R.M.: Mah, io mi sono sposata nel '62 perchè l'ho rincontrato qui a Firenze
A.S.: E vi siete sposati nel 1962
R.M.: Il 23 aprile del '62
A.S.: Ha conosciuto amici di suo marito per esempio un certo Biancalani?
R.M.: Si che lo conosco benissimo.
A.S.: Anche sua moglie Gina?
R.M.: Si, si, si tutti e due. Mi piacerebbe che fossero qui.
A.S.: Forse anche a noi signora. Ci vuole dire che cosa è successo con costoro a un certo punto, esattamente durante una certa pasquetta, si ricorda questi fatti?
R.M.: Una certa pasquetta?
A.S.: Un paio di anni dopo che vi eravate sposati... ...come iniziarono i rapporti con Biancalani?
R.M.: Sono successe tante cose. Questo bisognerebbe che voi andaste a...
A.S.: No signora, ce lo dica lei, lei se lo deve ricordare senz'altro. Lo ha detto, se ce lo può ripetere.
R.M.: Si, il Biancalani e la moglie l'erano gli amanti di letto di mio marito e a me mi ha obbligato a partecipare, ecco.
A.S.: Tutti e due erano amanti di Salvatore Vinci?
R.M.: Si, tutti e due, eh! Marito e moglie!
A.S.: Ma lui aveva rapporti sia con l'uomo che con la donna?
R.M.: Si, si.
A.S.: Senta una cosa signora, questo è piuttosto importante, lei fu sorpresa, penso,  quando lui glieli portò a casa e poi anche nel letto suppongo, no? Suo marito la picchiava per questo..
R.M.: Per me fu un trauma, proprio come se sprofondassi sotto terra, infatti a quell'episodio lì mio marito a me mi scese dalle spalle.
A.S.: Ma la picchiava suo marito?
R.M.: Si, però, mi obbligava, mi picchiava, trovava ogni scusa era buona per darmele, perchè io non volevo accettare questi rapporti.
A.S.: Dopo questi fatti signora, lei si ricorda se Salvatore aveva dei rapporti con il Biancalani?
Presidente: Dunque, un momentino però, francamente io non vedo cosa c'entra questo...
A.S.: Presidente, già nella nostra richiesta introduttiva..
Presidente: Diciamo se per caso anche Pacciani, scusi eh...
P.M.: Ecco, la domanda forse più opportuna, prima...
A.S.: Ci arriviamo...
Presidente: Non possiamo parlare di Salvatore Vinci, dei suoi costumi sessuali..
A.S.: Ora si arriva ad una domanda che poi chiarirà tutto.
Presidente: Magari allora arriviamoci velocemente
A.S.: Presidente è la prossima, dopo questa iniziazione, chiamiamola così, suo marito le portava spesso delle persone in casa?
R.M.: Si qualche volta me le portava anche a casa.
A.S.: Altre volte dove?
R.M.: Altre volte fuori.
A.S.: E dove li trovava queste persone? Erano suoi amici oppure...
R.M.: Parecchie volte alle Cascine
A.S.: Li andava a cercare alle Cascine
R.M.: Lui.
A.S.: Anche in altri posti?
R.M.: No, che mi ricordi io no.
A.S.: Quindi lui gli ha portato, c'erano parecchie persone che lui le portava in casa, diciamo così.
R.M.: Si, si ma ci andava lui però eh.
A.S.: Certo che ci andava lui. Ecco, quanto tempo è durata questa cosa?
R.M.: Eh molti anni.
A.S.: Molti anni. E lei quando poi si è stancata di questa situazione piuttosto incredibile e lo ha lasciato?
R.M.: Non ho capito
A.S.: Quando lei si è stufata e se ne è andata? In che anno?
R.M.: Me ne sono andata perchè ero stufa che mi picchiava per un non nulla, si comportava male...Davanti ai Biancalani, davanti ad altre persone...
A.S.: E pretendeva queste cose. In che anno signora?
R.M.: E' incominciato subito a comportarsi così qualche anno prima del ...
A.S.: No, quando lei lo ha lasciato?
R.M.: Ah, nell'80!
A.S.: Nel 1980.
R.M.: Si il 7 di luglio del 1980
A.S.: Allora veniamo alla domanda che più ci interessa. In questi anni , lei ha mai conosciuto Pietro Pacciani? Questa persona che lei vede ora sul banco degli imputati. Vede nessuno che lei conosce?
R.M.: No mai vista, io l'ho visto attraverso la televisione.
A.S.: Ma lei non si ricorda assolutamente di averlo visto?
R.M.: No, no io non so neanche chi sia.
A.S.: Fra queste persone che suo marito le ha portato in casa non riconorda assolutamente Pietro Pacciani.
R.M.: No assolutamente no.
Presidente (Fuori microfono) : Pacciani no.
A.S.: Un'altra domanda signora, gli ha mai detto suo marito che Stefano Mele non poteva arrivare da solo sul luogo del delitto?
R.M.: Senta avvocato, io non so...la mia supposizione
A.S.: No, non voglio supposizioni
Presidente: No, no, si parla di fatti signora.
R.M.: Di?
Presidente: Suo marito, di circostanze, se suo marito le ha mai detto...
R.M.: No, no, no. Io non l'ho mai sentito a mio marito dire a lui gli hanno messo la pistola in mano perchè qualcuno l'ha portato, no, non l'ho mai sentito dire.
Presidente: Nè che Natalino fosse stato portato dal luogo del delitto fino...
R.M.: Si, quello si leggeva sui giornali però tutto opinioni nostre personali che non... ...un bambino di sei anni non poteva arrivare in quel casolare da solo, lo capisci anche da solo questo, qualcuno l'ha portato per forza, secondo il mio giudizio.
Presidente: Va bene, va bene.
A.S.: No, io le ho fatto un'altra domanda, che Stefano Mele, non il bambino, il padre, non poteva arrivare da solo sul luogo del delitto.
R.M.: Non lo so mica io
A.S.: Lei lo ha detto signora. A questo punto glielo contesto.
R.M.: So che aveva una vespina
Presidente: Allora glielo contesti.
A.S.: Glielo contesto, "Stranamente", lei dice nell'interrogatorio del 15 aprile 1985, "Francesco non ha mai detto o fatto nulla contro Salvatore, a quel che ho capito, Salvatore ce l'ha con Francesco ma non so per che cosa. Parlandone con Salvatore questi mi ha detto che Stefano non poteva andare da solo sul luogo del delitto e che è probabile che qualcuno, suo amico, ce l'abbia accompagnato con qualche veicolo."
R.M.: Ah ecco, me lo ha detto mio marito a me...
A.S.: Glielo ha detto suo marito a lei.
R.M.: Non me lo ricordavo più. E' meglio che me lo rilegga perchè... ...non lo so.
A.S.: Allora presidente non ho altre domande, chiedo l'acquisizione del verbale usato per la contestazione.
Presidente: Signori avvocati di parte civile avete altre domande? Nessuna. Signor  Pubblico Ministero?
P.M.: Nessuna domanda. Grazie.
Presidente: La  difesa?

martedì 26 ottobre 2010

Pietrino Locci - Deposizione dell'8 luglio 1994 - Seconda parte

Segue dalla prima parte.

Presidente: Avvocato Fioravanti prego.
Avvocato Fioravanti: Senta signor Locci, lei aveva mai conosciuto, essendo sardo, quand'è venuto in continente lei?
P.L.: Io? Aveo diciott'anni. No a Firenze ma in provincia di Grosseto
A.F.: Ecco senta ma lei avendo la sorella moglie di Stefano Mele, sua sorella era moglie di Stefano Mele, no? La Barbara Locci
P.L.: Si
A.F.: Ha saputo che è avvenuto un fatto in Sardegna per la morte della moglie di Salvatore Vinci?
P.L.: No.
A.F.: Barbarina. Non ha mai sentito parlare di Barbarina?
P.L.: Questo non lo so.
A.F.: Non lo sa. Ha sentito mai parlare di tribunali familiari in Sardegna? Lei è un sardo, vero?
P.L.: Eh io da ragazzo sono venuto in Toscana, questo non lo conoscevo e non l'ho mai conosciuto.
A.F.: Ecco ma in Sardegna quando una donna tradisce il marito è un disonore per la famiglia?
P.L.: Ma quello mi pare che è dappertutto oggigiorno.
A.F.: No, dappertutto va bene, dico, ma in Sardegna...
P.L.: La moglie tradisce il marito oppure il marito...
A.F.: Si, si la moglie tradisce il marito e il marito la moglie, no, dico ma in Sardegna si verificano a volte questi tribunali familiari dove puniscono la moglie che tradisce il marito?
P.L.: Ai tempi miei no. Ora succede dappertutto quello che succede... in tutto il mondo, ecco.
A.F.: Ah, e senta una cosa, lei era a conoscenza che sua sorella tradiva Stefano Mele?
P.L.: Mah, o uno o l'altro.. Si, se gli piaceva a lei?!
A.F.: Come "uno o l'altro..."
P.L.: Sì. Il fatto che gli piaceva a lei... non devo farmi confessione io.
A.F.: No, no io ho detto se lei era a conoscenza, non ho detto se gli piaceva o meno. Se lo faceva gli piaceva...
P.L.: Io a conoscenza ne ero poco, come conoscenza, insomma, l'avrò conosciuto un anno prima.
A.F.: Ma non vi siete riuniti mai in famiglia per discutere questo fatto?
P.L.: Mah, c'era la mamma allora che ci pensava. Noi pensavamo a lavorare.
A.F.: Chi comandava in casa vostra la mamma o il babbo?
P.L.: La mamma. Era vedova la mamma.
A.F.: Quindi la mamma tutelava l'onore della propria figlia?
P.L.: Quando sono... insomma... era vedova da quando avevo diciottanni la mamma.
A.F.: Ah, quindi comandava anche perchè era vedova
P.L.: M'ha domandato se quando era vedova da.. la mamma del babbo
A.F.: Ecco ma vi siete riuniti mai in famiglia, lei era più anziano o più piccolo della Barbara?
P.L.: Più giovane vuol dire?
A.F.: Più giovane?
P.L.: Lui era più anziano, abbastanza
A.F.: Chi lui?
P.L.: Si.
A.F.: Chi lui? Stefano.
P.L.: Stefano. Credo che ci correva almeno dodici anni.
A.F.: Lei, lei Locci Pietro, Pierino, Pietrino, è più giovane della Barbara o più vecchio?
P.L.: Io so' più maggiore. Siamo cinque fratelli che sono maggiore.
A.F.: Ecco, io ritorno sulla domanda visto che... vi siete mai riuniti in famiglia per discutere la situazione che si era creata nella famiglia di Stefano Mele con Locci Barbara che andava con vari uomini?
P.L.: Mah, questo, discuteva perchè Barbara è rimasta con mia mamma a un appartamento proprio alla Romola e noi eravamo a fa' i contadino, prima Giovanni, Vincenzo ed io, poi ci siamo divisi ognuno è andato per suo lavoro, ecco. Cioè la famiglia, perchè io avevo figlioli, lui l'aveva soltanto Vincenzo che non ce ne aveva di figlioli, ecco, cosicchè lui è rimasto un pò con la mamma può darsi che sappia qualcosa più lui che io.
Presidente: Quindi insomma di questi argomenti non parlava. Ci pensava la mamma.
P.M.: Fra l'altro sono argomenti che nel nostro processo sono un pò marginali.
A.F.: Eh no invece, non sono marginali caro Pubblico Ministero.
P.M.: Mi dispiace che non ho capito come lei
A.F.: Ecco, ecco, allora è bene stare zitti quando uno non ha ha capito.
P.M.: No, no io non ho capito ma parlo.
A.F.: E io volevo continuare a chiedere invece qualcosa su questo punto.
Presidente: Avanti avvocato.
A.F.: Preferisco che il Pubblico Ministero non mi disturbi però.
Presidente: Avvocato, il teste ha detto che nulla sapeva delle relazioni extra-coniugali
A.F.: Ecco, ma ha sentito mai parlare quando lei stava qui in continente e nella zona di Scandicci o La Romola, di tribunale familiare?
P.M.: E corte d'Appello anche?
A.F.: No, Corti di Appello li riserviamo agli altri magistrati che sono di Corte di Appello, di tribunali, qui siamo in un tribunale, se ha sentito mai parlare di tribunale familiare.
P.L.: No, io no.
A.F.: No, quindi dalla mamma che la Locci Barbara stava...
P.L.: Niente so.
P.M.: Forse era pretura era monocratico.
Presidente: Basta!
A.F.: Si era diritto del lavoro.
Presidente: Comunque non ne ha sentito parlare?
P.L.: No.
Presidente: Non commentiamo, non commentiamo.
A.F.: Lei conosceva qualcuno degli uomini che andavano con sua sorella?
P.L.: No.
A.F.: Conosceva Salvatore Vinci?
P.L.: Salvatore Vinci, eh io non l'ho visto mai quello lì.
A.F.: Non l'ha visto mai ma il nome l'ha sentito?
P.L.: L'ho sentito.
A.F.: Di chi era la casa dove stavano Locci Barbara e Stefano Mele?
P.L.: Di Mele.
A.F.: Era di Mele?
P.L.: Si.
A.F.: Non era per caso prima di Salvatore Vinci?
P.L.: No, non lo so.
A.F.: Conosceva invece Francesco Vinci?
P.L.: Io conoscevo soltanto questo che abitava lì perchè c'ero stato una volta mi pare che l'avevo portato della robba, poi ho visto ho detto chi è questo qui? Ecco, sicchè ho chiesto chi era e mi hanno detto che era il Vinci. E Basta.
A.F.: Ma Gli ha detto che era il Vinci o Francesco Vinci?
P.L.: Eh io non glielo posso dire il nome, qual'era e quale non era.
A.F.: Conosceva anche gli amici di Francesco Vinci lei?
P.L.: No, no.
A.F.: Erano sardi, un certo Vargiu.
P.L.: No.
A.F.: Lo sa che è morto Francesco Vinci?
P.L.: Mah, non lo so io.
A.F.: Non lo sa eh? Non li legge i giornali lei?
P.L.: E io ho poco tempo di leggere...
A.F.: Ecco, è morto insieme a Vargiu, nell'agosto, quasi un anno fa.
P.L.: Eh, questo non lo so. Se non l'ho conosciuto non c'è niente da fare.
A.F.: La ringrazio.
P.L.: Prego.
Presidente: Altre domande signori?
P.M.: Nessuna il P.M. Presidente.
Presidente: Avvocato Colao ma lei le deve fare al momento... È!
Avvocato Colao: Scusi, prego, il bambino Natalino Mele, dopo che ci fu il duplice omicidio con chi andò a stare?
P.L.: È andato da i' nonno e poi l'ha preso la sorella che non aveva figli che abitava verso il Galluzzo, lì e poi l'hanno messo nello istituto
A.C.: E con lei è mai stato?
P.L.: No, no, con me no.
A.C.: Ma lei non gli domandò nulla al bambino?
P.L.: Come non gli si domandava?!? Hai voglia! Ma lui non sapeva spiegare perchè un bambino piccolo. Poi non se n'è accorto nemmeno, dice.
A.C.: Ma riguardo a questo zio Pietro, lei domandò al bambino chi era lo zio Pietro? In quei giorni si parlava che il bambino era stato portato da uno zio Pietro.
P.L.: Ma lui...
A.C.: Lei gli domandò chi era lo zio Pietro?
P.L.: A me?
A.C.: Lei domandò al bambino, Natalino Mele, chi era lo zio Pietro?
P.L.: Hai voglia! Eravamo in buoni rapporti quando era a i' coso, a i' collegio, quand'era dalla sorella, dopodichè il bambino...
A.C.: Allora scusate, voi domandaste al bambino Natalino Mele chi lo aveva accompagnato presso questa abitazione?
P.L.: Si, ora io, questo non ricordo perchè è tanto tempo che è passato, l'ho domandato o no, dopodichè eravamo tutti e tre fratelli che siamo andati quando abbiamo sentito questo che era accaduto. Ecco.
A.C.: Però parlò di un certo Pietro
P.L.: Pietro sono anch'io, io so' Pietrino, non lo so io... E chi lo sa con chi... Quale..
A.C.: Grazie. Non ho altre domande Presidente.
Presidente: Lui non era comunque...
Avvocato Fioravanti: Signor Presidente, no, mi ha rimesso in corsa per fare una domanda.
Presidente: Prego.
A.F.: Ecco, chi era lo zio Pietro secondo lei?
P.L.: Mah, secondo me ero io.
Presidente: (Ride)
P.L.: Bisogna vedere se c'era altri Pietri che conosceva lui...
A.F.: Che si chiamavano Locci?
P.L.: Eh certo!
A.F.: C'erano altri Pietro che si chiamavano Locci?
P.L.: No, guardi, il cognome è Locci, Pietrino è il nome.
A.F.: Si, no, no, dicevo questo, Pietrino, ce n'erano altri di Pietrino Locci? All'infuori di lei?
P.L.: Io a quelli che conosco no.
A.F.: Si chiamavano tutti con diverso nome. Si va bene, ma non era Locci. Io ho sentito prima suo nipote che diceva che lo zio Pietro era Locci, era lo zio, era il fratello della mamma
P.L.: Eh, Locci, Locci, il cognome è Locci.
A.F.: L'ha ripetuto suo nipote ora. Poco prima di lei.
P.L.: Certo che io mi chiamo Locci! È e Pietrino sono io.
Presidente: (sorridendo) Comunque quella notte lei non c'era sul luogo dell'omicidio.
P.L.: Non credo.
A.F.: Non crede. Non crede.
P.L.: Non vorrei...
P.M.: Abbiamo un assassino in aula Presidente!
Presidente: Tutto è possibile al mondo, eh... Va bene, altre domande? Prego?
P.M.: Nessuna il P.M.:
Presidente: Può andare.
P.L.: Posso andare?
Presidente: Si, grazie, Buongiorno.
P.L.: Buongiorno.

lunedì 25 ottobre 2010

Pietrino Locci - Deposizione dell'8 luglio 1994 - Prima parte

Fratello maggiore di Barbara Locci. Fu ascoltato l'8 luglio 1994 nel processo a Pietro Pacciani. Quelle che seguono sono le sue dichiarazioni.
 
Presidente: Chi abbiamo? Altri avvocato Santoni?
P.M.: Si l'ultimo teste.
Presidente: Introduciamo il Locci Pietro
Avvocato Bevacqua: Signor Presidente chiedo scusa, in relazione al rapporto che è stato prodotto dal collega voglio fare una richiesta specifica di audizione del Maresciallo Congiu, ex articolo 507 ed il Maggiore Torrisi per questa circostanza che può essere anche non suggestiva ma importante, i signori carabinieri...
Presidente: Scusate, però io vi voglio dire una cosa, voi date per ammesso che la Corte abbia ammesso questo rapporto il che è tutto da vedere.
A.B.: Certamente, siccome il rapporto è grosso
Presidente: Se, se, per praticità, se la Corte lo ammette siete rimessi in gioco con tutte le richieste.
A.B.: Certamente signor presidente.
Presidente: Ve lo prometto. E' solo per una questione di risparmio di tempo. E' solo proprio per quello.
A.B.: Mi perdoni signor presidente ma per economia anche per la corte io non so se la corte riuscirà a leggere tutto il rapporto nel giro di un quarto d'ora/venti minuti, è impossibile, pressappoco.
Presidente: Ci metteremo tutto il tempo che sarà necessario.
A.B.: Siccome questo rapporto a pagina 37 si fa riferimento ad una indagine precisa, specifica effettuata dai carabinieri a Villacidro, zona in cui vivevano e stavano i signori Vinci e in questa zona è stato scoperto che erano state vendute diverse pistole calibro 22, erano pistole ricorrenti, una di queste pistole che fu venduta a tale Aresti Franco, fu venduta a questo Aresti franco il quale andò in Olanda, in Olanda questo signore morì e furono rispedite a casa dalle autorità olandesi, se non erro, tutte le masserizie, le cose di questo signore, tranne la pistola che evidentemente, forse non l'aveva portata.Questa è un'indagine che fu fatta
P.M.: O era rimasta in Olanda.
A.B.: Non lo so, fu un'indagine che fu fatta dal maggiore Torrisi. Indagine che fu anche estesa ad un presunto suicidio della moglie di Salvatore Vinci, presunto suicidio, dove c'è una moglie che si suicida e un bambino che, guardacaso, che vive, bambino che doveva morire perchè anche lui, almeno così si dice in questo rapporto, sarebbe stato colpito dal gas, lo stesso gas che aveva colpito la madre, la madre muore con il tubo di gas qui accanto, il bambino invece è vivo e vegeto. Sono tutte circostanze che hanno, che possono avere un significato, comunque io mi permetto di rassegnarle all'attenzione della Corte. Grazie
P.M.: Presidente, scusi, due parole per dire che mi oppongo, qui c'è un fatto certo a carico del signor Pacciani, omicidio del '51 è stato respinto tutto, si va a parlare di un fatto a  carico di un'altra persona che è stata prosciolta, io dico, più aberrazione c'è in queste richieste e in queste parole ultime della difesa
Presidente: Va bene, ognuno fa le richieste che crede.
P.M.: Si certo, mi oppongo e spiego.
Presidente: Invece adesso andiamo avanti e sentiamo il teste che è il signor..
P.L.: Locci Pietrino
Presidente: Ah, il Locci.
P.L.: Locci
Presidente: Locci Pietro. Locci Pietro o Pietrino?
P.L.: Pietrino.
Presidente: Pietrino, benissimo, vuol dare le sue generalità? Quand'è nato e dove
P.L.: 1926, 18 ottobre a Villasanto provincia di Cagliari.
Presidente: Villa...
P.L.: Villasalto provincia di Cagliari
Presidente: Villasalto provincia di Cagliari
P.L.: Mi ha capito ora? No
Presidente: Benissimo. Senta, vuole leggere quella formula? Riesce a leggere?
P.L.: Consapevole della...
Presidente: Legga ad alta voce
P.L.: ...Responsabilità morale
Voce fuori microfono: Ehh, morale!
P.L.: ...e giuridiche che assumo con la mia deposizione mi impegno a dire tutta la verità e nient'altro a non nascondere la verità nulla di quanto è in mia conoscenza.
Presidente: Bene, per favore, lei è stato indotto come teste dalla parte civile rappresentata dall'avvocato Santoni, allora le verranno rivolte domande prima dall'avvocato e poi dal Pubblico Ministero e poi dagli altri avvocati. Risponda per quanto lei sa. Prego.
Avvocato Santoni. Lei è fratello di Barbara?
P.L.: Si signore.
A.S.: La moglie di Stefano Mele
P.L.: Si signore.
A.S.: Lei si ricorda? Lei lo ha conosciuto Stefano Mele?
P.L.: Certo se ha sposato mia sorella l'ho conosciuto di certo.
A.S.: Era una persona suggestionabile facilmente
P.L.: Per conto mio era una persona alla bona, così...
Presidente: Scusate un attimo ho dimenticato di fare la solita domanda. Consente o no la ripresa televisiva?
P.L.: Io son un pò sordo di orecchi.
A.S.: Allora, siccome in quest'aula c'è in funzione la televisione vuole essere ripreso o no?
P.L.: Ma no.
A.S.: No. Ecco, allora signori non riprendiamo il signor Locci. Ecco, scusi, l'ho interrotta vada pure avanti avvocato.
A.S.: Era una persona facilmente suggestionabile? Debole di carattere?
P.L.: Chi? Io?
A.S.: No, Stefano Mele.
Presidente: Il Mele, suo cognato.
P.L.: Si, era proprio... come un bambino, come carattere era bono, ecco.
A.S.: Quindi era facile che lui eseguisse ordini che qualcun'altro gli poteva dare.
P.L.: Ma nun credo.
A.S.: Era suggestionabile quindi facilmente
P.L.: Io non la sento bene perchè...
A.S.: Era facilmente impressionabile o no? Suggestionabile, debole di carattere, insomma.
P.L.: Si, debole di carattere.
A.S.: Una domanda era questa, voi siete andati dai carabinieri a parlare con lui dopo l'omicidio? Perchè dicesse la verità?
P.L.: Noi quando s'è saputo la morte di mia sorella siamo andati da coso, dov'era, l'hanno portata a Careggi, mi sembra.
A.S.: Si, sua sorella
P.L.: La mia sorella.
A.S.: Ma siete andati dai carabinieri per parlare con Stefano Mele?
P.L.: Si, mi pare che l'avevano portato a Lastra, si, a Lastra a Signa.
A.S.: Esattamente.
P.L.: Si.si.
A.S.: E perchè ci siete andati a parlare con Stefano Mele?
P.L.: È, per dirgli com'era successo.
A.S.: Per dirgli?
P.L.: Per dire che, come... insomma che sapeva qualcosa.
Presidente: Chiedergli se sapeva qualcosa
P.L.: Della morte della mia sorella, ecco il discorso.
A.S.: E quindi anche per dirgli di dire la verità?
P.L.: Eh, ma noi non abbiamo avuto nè la verità nè bugie, ecco.
A.S.: Ma voi lo ritenevate colpevole? Voi lo diceste pubblicamente questo.
P.L.: Non ho capito eh?
A.S.: Voi lo ritenevate colpevole?
P.L.: Mah, non credo. Per conto mio e per conto dei miei fratelli no.
A.S.: Siccome questo avevate detto nell'interrogatorio io lo volevo sapere da lei, perchè questa difesa di parte civile è indifferente a destra e a sinistra, questa è una cosa importante che tutta la sua famiglia ha ripetuto e noi la volevamo sapere. Lei sa nulla di sua sorella se aveva... il suo modo di condurre la casa? Se spendeva facilmente i soldi, se non li spendeva, se aveva delle critiche per questo, se aveva altri uomini, oltre a Stefano Mele?
P.L.: Senta, lei era a Lastra a Signa e noi eravamo alla Romola e cosicchè la distanza è un pochino diversa, poi sempre tutti i giorni non si potrebbe vedere dall'uno all'altro e nemmeno per chiedere come si comportava ma per conto mio, perchè la relazione era bona ma noi di questo fatto che aveva un altro uomo non si sapeva.
A.S.: Non sapevate nulla.
P.L.: Non sapevamo nulla.
A.S.: Neanche del fatto che lei spendeva molti soldi...
P.L.: Ora questo qui, perchè la mi' povera mamma forse avrà saputo qualcosa ma è morta da tanti anni ormai...
A.S.: Quindi era sua madre che sapeva le cose...
P.L.: La mi' povera mamma.
A.S.: Nessun'altra domanda Presidente. Grazie.
Presidente: Avvocati di parte civile nessuna domanda? Signor Pubblico Ministero?
P.M.: Nessuna domanda Presidente. Grazie.
Presidente: Avvocato Bevacqua prego.
Avvocato Bevacqua: Senta, lei sapeva che la casa di sua sorella era frequentata da un certo Vinci, Salvatore, che ci stava? Che dormiva? Anche a casa sua....
P.L.: Chi? Salvatore?
A.B.: Salvatore Vinci. Lo conosce Salvatore?
P.L.: Mah se frequentava Lastra a Signa non lo so ma quando era con noi...
A.B.: Prima che nascesse suo nipote, prima, un anno prima, pare che, cioè sarebbe scritto da qualche parte che questo Salvatore Vinci dormiva a casa di sua sorella.
P.L.: Si, quello lo avevo sentito dire.
A.B.: Ohooo, dormiva a casa sua. Finalmente! Senta una cosa, dormiva e quindi lei lo conosceva questo Salvatore Vinci?
P.L.: Non gli posso dire niente di quello che facevano loro, non lo so.
A.B.: Si, ma questi Vinci lei li conosce? Di quale paese sono?
P.L.: Mah, la nomina l'aveva, poi se era un uomo pericoloso, quel fatto lì non lo so.
A.B.: Che nomina aveva?
P.L.: Nomina, la gente diceva che era uno che aveva picchiato la moglie, robba del genere, ecco.
A.B.: Aveva picchiato oppure...
P.L.: Mah, io non lo so
A.B.: Insomma era un uomo un pò pericoloso.
P.L.: L'ho sentito dire e basta.
A.B.: Ecco. Lei sapeva di quale paese erano questi signori?
P.L.: No.
A.B.: Villacidro sa dov'è?
P.L.: Villacidro è sempre provincia di Cagliari.
A.B.: Sardegna!
P.L.: Si.
A.B.: Lei di dov'è?
P.L.: Io sono di Villasalto provincia di Cagliari.
A.B.: Di Cagliari anche lei?
P.L.: Si, però io non ho mai conosciuto eh..
A.B.: No, no, io non voglio... Senta, lei sa se suo cognato frequentava delle amicizie sempre ed esclusivamente sarde? Di origine sarda o perlomeno
P.L.: Questo io non glielo posso dire perchè non c'ero addietro a queste cose qui, perchè io avevo la famiglia e andavo sempre a lavorare a Firenze, facevo il muratore ancora, cosicchè non avevo tante relazioni, ecco..
A.B.: Francesco Vinci l'ha conosciuto? Il fratello di Salvatore
P.L.: No, no.
A.B.: Non lo conosceva.
P.L.: L'avevo sentito dire, che dormiva in casa del Mele
A.B.: Salvatore dormiva in casa di Mele
P.L.: Ah, Salvatore... che è un'altro?
A.B.: È un altro fratello.
P.L.: Eh no, no.
A.B.: Va be'. Comunque uno dei Vinci dormiva in casa di Mele. Pronto?!?... Uno dei Vinci dormiva in casa del Mele
P.L.: Questo io..
A.B.: L'aveva sentito dire
P.L.: Non glielo posso giudicare
A.B.: Senta lei dove abitava rispetto alla casa di suo cognato?
P.L.: No, no, io abitavo alla Romola, che è provincia di San Casciano e loro erano a Lastra a Signa. Quando si son sposati son tornati là
A.B.: Dove son tornati loro?
P.L.: A Lastra a Signa, si la mia sorella con il marito.
A.B.: Sua sorella con il marito stavano... ma prima stavano alla Romola?
P.L.: Prima questo Mele a Casellina.
A.B.: A Casellina.
P.L.: E la mia sorella abitava con la mamma.
A.B.: Con la mamma.
P.L.: Con la mamma mia.
A.B.: E dove stava sua sorella?
P.L.: Alla Romola.
A.B.: Poi sua sorella è andata a Lastra a Signa.
P.L.: Poi quando s'è sposata sono andati a...
A.B.: Si ricorda quando si è sposata?
P.L.: Ehhhehh
A.B.: Ecco, quanti anni prima della nascita del ragazzo?
P.L.: Di tempo?
A.B.: Si era sposata?
P.L.: Ma io credo che o è rimasta incinta, non mi ricordo, lui è nato nel...
A.B.: '61.
P.L.: '61.
A.B.: Dicembre '61. Insomma è rimasta incinta e si è sposata.
P.L.: Ma però allora abitava, quando s'è sposata abitava in casa del babbo di lui. A...
A.B.: Del babbo di lui.
P.L.: A Casellina.
A.B.: Dove abitava anche il Salvatore Vinci.
P.L.: No semmai lui è stato, questo Salvatore Vinci era andato a dormire oppure a... non lo so...
A.B.: A fare che cosa lo sa solo lui?
P.L.: A Lastra a Signa. Perchè prima il babbo di Mele avevano la casa in una bottega poi la casa dov'è tornato Stefano e mia sorella era di proprietà di loro, che il babbo l'aveva comprata.
A.B.: Ho capito. Senta, lei non ha conosciuto nessuno di questi altri signori.
P.L.: No, no. no.
A.B.: Non li conosce per niente.
P.L.: Assolutamente no.
A.B.: Va bene. Grazie.
Segue...

sabato 23 ottobre 2010

Udienza del 21 maggio 1999 - 8

Quella che segue è una sintesi dell'udienza del 21 maggio 1999 relativa al Processo d'appello per i delitti del "mostro di Firenze" davanti alla prima sezione della Corte d'Assise d'Appello di Firenze.

Avvocato Mazzeo: Altro canone è quello dell'articolazione, la Suprema Corte dice che il racconto per essere intrinsecamente valutato in termini positivi deve essere articolato cioè, qui è già stato autorevolmente sottolineato, qui ci troviamo di fronte a qualcosa di surreale, anche questo aggettivo non è mio, è già stato pronunciato, di surreale, ora, Lotti sara un minus habens, sarà un pò oligofrenico, quello che volete, non avrà un livello intellettivo e culturale apprezzabile, pero, voglio dire, anche se la sua sensibilità fosse, no, un momento, un conto è l'intelligenza e un conto è la sensibilità, prima di tutto, ma anche se la sua sensibilità fosse attutita rispetto alla normale sensibilità di una persona il fatto di essere stato presente  a fatti di questa gravità, io non so se tra i vostri atti vi capiterà di esaminare le foto, che rivelano una violenza inaudita, un orrore indicibile, mostruoso mi viene proprio questa parola, uno che da palo, perchè l'ha dichiarato dall'11 marzo del '96, e quindi in qualche modo da guardone, quello che è, ma il guardone è innocuo, insomma, voglio dire, no? Qui abbiamo corpi dilaniati, tempi di esecuzione che non possono essere brevissimi, lo vedremo per come fu ucciso Claudio Stefanacci a Vicchio, coltellate a dovizia, uno che sta a guardare queste cose non le può venire a riferire sotto il profilo appunto dell'articolazione con tre parole, io dico vabbè, sei un criminale anche tu, anche tu ti sei confessato colpevole di questi reati, quindi hai un impatto, una sensibilità diversa da quella della persona comune, d'accordo, ma proprio perchè si dice continuamente che sei un guardone eccetera, bhe, evidentemente, qualche particolare diccelo, non ci raccontare, come dire, in tre battute fatti di questa gravità, senza aver colto nessun particolare, come fa lui. E' un'estrema povertà quella dei racconti del Lotti e questa è, quando per esempio per Scopeti, in qualche modo, essendo il momento iniziale poi della vicenda dell'inchiesta, lui parla di più, ma più parla più si contraddice, su uno stesso fatto da tre, quattro, cinque versioni diverse.
Verosimiglianze.
Che vuol dire verosimiglianze? Simili al vero, cioè che ha l'apparenzadella verità. L'apparenza della verità. Chiariamo un concetto, verosimile è ciò che è probabile cioè ciò che ha l'apparenza della verità non è verosimile ciò che è possibile astrattamente, poi torneremo su questa questione a proposito della Fiat 128, a proposito delle due macchine che usava in contemporanea, può essere astrattamente possibile contro ogni verosimiglianza una situazione di uso contemporaneo di due macchine, può essere possibile, si può immaginare astrattamente che sia possibile ma non sarà mai verosimile, non sarà mai probabile e quindi non potrà mai trovare ingresso un argomento di semplice possibilità che esclude la verosimiglianza, mentre invece il canone che bisogna tener presente è ciò che somiglia al vero. Due parole sulla 128, per essere presente con la 128 rossa agli Scopeti l'8, il 9 di settembre del 1985, Lotti avrebbe dovuto circolare con la 128 scoperta di assicurazione, non consegnare il contrassegno assicurativo all'agente quando era interesse della compagnia all'interno del rapporto contrattuale non assicurare contemporaneamente due macchine e quindi chiederglielo è come indietro, utilizzare per commetere un duplice omicidio una macchina che se non era completamente guasta come ha detto fino alla fine del giudizio di primo grado, era sicuramente quasi finita, quantomeno, concediamoglielo questo, quindi una macchina che lui utilizzava, come lui stesso dice, per tragitti brevi perchè non si fidava e tutto questo avendo a disposizione una macchina che aveva comprato da due mesi, comprata da un tedesco, quindi garanzia di funzionamento eccetera, che era sicuramente coperta da assicurazione, che gli avrebbero sicuramente garantito una possibilità di fuga senza intoppi di tipo meccanico, che altro? Che gli avrebbe evitato il rischio, in caso di un controllo da parte di qualche pattuglia, di essere segnalato perchè era scoperto da assicurazione, tutto questo è astrattamente possibile ma non è assolutamente probabile, ma non è assolutamente verosimile e ma il canone che deve guidare il vostro ragionamento è quello della verosimiglianza non quello della possibilità astratta, sotto questo profilo tutto depone contro il Lotti; finale, indagini suppletive del Pubblico Ministero, guarda caso per i suoi tragitti brevi, com'era Firenze, un incidente a Firenze, uno a Poggio Imperiale li ha fatti con la Fiat 124 e quindi si smentisce definitivamente, ulteriormente lui stesso ma teniamo presente, ripeto, il canone della verosimiglianza, non quello dell'astratta possibilità.
Segue...

venerdì 22 ottobre 2010

giovedì 21 ottobre 2010

I mostri di Firenze

Autore: Aldo Li Volsi 
Prima edizione: ??? - ??? - 100 pp - brossurato 

Dalla presentazione dell'autore: "Questo libro, scritto da me che non sono uno scrittore ma un semplice osservatore, tra l'altro, amico personale di Renzo Rontini, padre di Pia, assassinata dal “mostro” di Firenze nelle campagne di Vicchio di Mugello insieme a Claudio Stefanacci, vuole essere una sorta di documento che traccia le vicende e il tortuoso e per certi versi scriteriato percorso investigativo sulle responsabilità criminali del “mostro” e disserta circa l'andamento processuale di tutto il tragitto giuridico-penale dell'intrigata matassa al centro della quale spicca la truce figura di Pietro Pacciani, per lungo tempo presunto mostro nonché spietato assassino oltre che violentatore delle figlie e “bruto” inafferrabile massacratore delle coppiette appartate e assassinate nelle campagne toscane durante le notti di novilunio.
E' tuttavia impossibile leggere il dispositivo della sentenza di primo grado senza fermare l'attenzione sulle colossali lacune che hanno determinato la controsentenza di assoluzione di secondo grado....
In ogni caso, e assai inopinatamente, un'ulteriore inchiesta avviata dalla Procura di Firenze, alla fine, ha portato alla condanna in via definitiva di due uomini identificati come autori materiali di 4 duplici omicidi: sono i cosiddetti compagni di merende Mario Vanni detto Torsolo, il portalettere di San Casciano Val di Pesa e Giancalo Lotti, inteso Catanga, cioè due ambigui individui la cui posizione sociale e la personalità individuale ben si adattavano a fungere da capro espiatorio.
Pietro Pacciani, condannato in primo grado a più ergastoli per 8 duplici omicidi e successivamente assolto in appello, è morto (misteriosamente) prima di essere sottoposto ad un nuovo processo di appello, da celebrarsi a seguito dell'annullamento della sentenza di assoluzione da parte della Cassazione.
Le Procure di Firenze e Perugia sono tuttora impegnate in un'indagine volta a individuare i presunti mandanti dei duplici omicidi.
La vicenda ebbe molto risalto anche dal punto di vista sociale, suscitando estrema paura per la tipologia di vittime (giovani fidanzati in atteggiamenti intimi) ed aprendo l'opinione pubblica italiana al dibattito sull'opportunità di concedere con maggiore disinvoltura la possibilità per i figli di trovare l'intimità a casa, evitando i luoghi pericolosi."

mercoledì 20 ottobre 2010

Natale Mele - Deposizione dell' 8 luglio 1994 - Quinta parte

Segue dalla quarta parte.

Avvocato Bevacqua.: Grazie signor Presidente. La domanda che io formulo al signor Mele è questa, se lui ricorda quella sera quando uscì sentendo gli spari o non sentendoli, qualcuno lo tirò fuori, se ricorda, è una banalità, se addirittura per farsi coraggio quella sera cantava "La Tramontana", una canzoncina.
N.M.: No.
A.B.: Non se la ricorda?
N.M.: Nzu. No, l'ho letta anch'io questa storia però non me lo ricordo.

A.B.: Quindi lei uscì da questa macchina...
N.M.: E cominciai a correre
A.B.: A correre, senza cadere mai, perchè, capisce, il sentiero era piuttosto impervio, capito? Di notte, buio...
N.M.: Può darsi lo shock m'abbia portato direttamente là...

A.B.: Sulle ali dello shock
N.M.: Non lo so.
A.B.: Benissimo. Grazie. Ecco, signor Presidente a questo punto io faccio anche un'altra domanda siccome abbiamo ispezionato i luoghi di uno dei duplici delitti io chiedo - perchè mi pare sia corretto sul piano della prova - di fare le ispezioni su tutti i luoghi dei duplici omicidi.
Presidente: Era già una richiesta avanzata in precedenza.

A.B: Io la insisto.
Presidente: Insiste quindi nella stessa richiesta. Avvocato Pellegrini voleva fare una domanda?
A.P.: Si, se mi è consentito. Lei signor Mele si è mai sottoposto a ipnosi per ricordare quella notte?
N.M.: No.
A.P.: Sarebbe disponibile a sottoporsi?
N.M.: Non lo so.
A.P.: Ovviamente se la Corte glielo chiedesse. Perchè questo servirebbe quasi sicuramente...
Presidente: Avvocato ma chi lo ipnotizza? Lei?
A.P.: Noo, no, certo, viene nominato un perito...

Avvocato Bevacqua: Credo sia vietato dalla legge.
A.P.: È un esperimento che potrebbe essere fatto, potrebbe aiutarci a riscoprire quel che è successo quella sera Presidente, non credo ci sia da fare dell'ironia.
Presidente: No, no tanto più che qui non è ben chiaro se lui dice di non ricordare o non ricorda davvero.
A.P.: Appunto
Presidente: Questo glielo debbo dire, per carità, lei aveva sei anni, quindi...
A.P.: Lo shock è stato tremendo
Presidente: Però, vede, è molto strano, lei ha una memoria settoriale, capito? Che ricorda molto bene quando si svegliò non si ricorda perchè, ricorda molto bene quando arrivò là e disse quelle due o tre cose però poi nel mezzo non si capisce bene
N.M.: Va be' mi ricordo delle cose e non mi ricordo delle altre, anche cose di un anno fa, per dire...
Presidente: Non sono neppure io in grado di farle delle contestazioni, francamente non, è difficile, c'è una sensazione, capito, che non tutto sia liscio, comunque...
A.P.: La mia richiesta al teste - perchè, evidentemente se non fosse lui disponibile non se ne potrebbe in nessun caso fare di niente - è se lei fosse disponibile a sottoporsi a ipnosi.
Presidente: No, non guardi noi, sa...
N.M.: No, no...
A.P.: Questo lo deve decidere lei indipendentemente dal fatto possa essere disposto o non disposto ad un'indagine del genere.
N.M.: Io posso anche provare...
A.P.: La ringrazio.
Presidente: Avvocato Santoni voleva fare un'altra domanda?
Avvocato Santoni: Si, una sola. Signor Mele lei non si ricorda, come ha ricordato ora il Presidente cosa successe la notte dell'omicidio di sua madre, però mi sembra che a volte non si ricordi nemmeno quanto gli ha detto suo padre dopo. Per esempio, lei riferisce nel 1982 che suo padre gli ha parlato degli omicidi successivi del 1975 e del 1981, si ricorda cosa le ha detto suo padre su queste cose?
N.M.: No.
A.S.: Lei dice: "Io gli ho chiesto, mio padre mi ha detto poi che questa gente continua ad ammazzare, due nel 1975, due nel 1981 e due non mi ricordo la data", lei non si ricorda quindi che quando è andato a trovarlo in carcere gli ha detto queste cose?
N.M.: No.
 
A.S.: Questo è successivo. Lei è già grande.
N.M.: Si, si, non me ne ricordo. Non mi ricordo neanche cosa ho mangiato ieri... Io se m'ero ricordato qualcosa magari...

A.S.: Lei non si sorprese davanti ad una cosa del genere, davanti ad un'affermazione così importante?
N.M.: Come?
A.S.: Davanti ad un'affermazione così importante, suo padre le dice "mi ha detto poi che questa gente continua ad ammazzare" lei...
N.M.: Non me lo ricordo e che devo fare?
A.S.: Non si ricorda nemmeno che nella stessa occasione suo padre gli disse...
N.M.: Io mio padre non l'ho quasi mai parlato.
A.S.: In carcere, lei lo dice lei...
N.M.: Lo dico io ma...
A.S.: Non si ricorda che suo padre...
Presidente: Comunque quello che disse sarà stato vero a suo tempo?
N.M.: Penso sia stato vero, però non me lo ricordo.
A.S.: Questo è l'interrogatorio presidente del 7 settembre '82.
Presidente: Lei non era mica più un bambino allora!
N.M.: No, no.
A.S.: Lei disse anche in quell'occasione. "non mi ha parlato della pistola dell'omicidio", dell'omicidio di mia madre s'intende, "mi ha detto però che con quella pistola erano stati fatti altri omicidi". E non era curioso di sapere perchè? Chi? Come?
N.M.: Ma non m'ha mai parlato niente mio padre!
A.S.: Allora non è vero quello che disse lì, se l'inventò
N.M.: Per me non è vero nulla, a me non m'ha mai detto nulla. Non m'ha mai raccontato niente. Cioè io non ho mai saputo nulla.
Presidente (fuori micorfono): Ohoooo!
A.S.: Noi lo abbiamo depositato questo interrogatorio, delle contestazioni, perchè evidentemente...
N.M.: Io ho provato a chiedere ma non m'ha mai detto nulla. Proprio, lui è sempre stato zitto.
A.S.: Lei lo chiese, se l'è fatto chiedere anche sotto giuramento queste cose
N.M.: Se ci sono scritte lì...
A.S.: Sono state importanti purtroppo nelle indagini perchè siamo nell'82 e Francesco Vinci andò dentro anche per questo. Non si ricorda più nulla?
N.M.:
No.
A.S.: Un momento Presidente, già che ci siamo, io ho finito con le domande ma per quanto riguarda le varie istanze della difesa, di parte civile, della difesa il rapporto Torrisi noi ci associamo, non sappiamo quanto giuridicamente possa essere fondata ma io mi associo, non so il collega, ma penso di si, non perchè il rapporto Torrisi vada in una direzione completamente opposta dal Pacciani, il rapporto Torrisi non è altro che la focalizzazione delle interrelazioni che c'erano tra i protagonisti di quel tempo, niente di più, fra l'altro a nostro avviso, interrelazioni che aprono valenze infinite nei confronti di tanti anonimi di cui nulla sappiamo e chissà chi ci si può trovare dietro per quello avevamo chiesto, proprio per la luce del rapporto Torrisi, l'interrogatorio di Massa Rosina che ci potesse spiegare queste persone, almeno in parte. Per quanto riguarda l'ipnosi, la narcoanalisi faccio presente che già Natalino Mele aveva dato parere favorevole tanto tempo fa quando fu fatta la perizia dei modenesi, quella psichiatrica preventiva, però, De Fazio si, si disse, mi ricordo il dottor Fleury fece delle domande precise che la narcoanalisi e l'ipnosi in realtà tirano su si la realtà ma anche cose non vere, quindi ci si ritrova davanti a dei dati che sono in parte veri e in parte falsi, vai poi a capire quali sono quelli veri e quelli falsi, mi sembra che c'era anche un'ulteriore analisi dell'ispezione dei luoghi e su quella, personalmente, sono remissivo, è sempre utile, lo abbiamo visto con Scopeti andare a vedere direttamente i luoghi stessi, quindi remissivi ma favorevoli sostanzialmente. La ringrazio. 
Presidente: Avvocato Bevacqua prego.
A.B.: Solo una precisazione su quella domanda che avevo fatto prima, chiedo scusa, lei lo vide questo bigliettino che fu trovato in tasca a suo padre? Glielo fecero vedere?
N.M.: No
A.B.: Glielo lessero?
N.M.: No. Mi dissero solo "un biglietto compromettente".
A.B.: Ma non gli dissero il contenuto? Qualcosa le dissero, sennò biglietto compromettente non sa di nulla.
N.M.: No.
A.B.: Lei ne parlò con suo padre? Dopo?
N.M.: No
A.B.: Non ne ha mai parlato con suo padre?
N.M.: Non s'è mai parlato di niente.
A.B.: Di queste cose niente?
N.M.: No. Proprio per quello che aveva passato...
A.B.: Con suo zio?
N.M.: No.
A.B.: Con la zia?
N.M.: No, no, no.
A.B.: Non parlavate mai di nulla.
N.M.: No.
A.B.: Bene, grazie. 
Presidente: Avvocato Fioravanti prego.
Avvocato Fioravanti: Nessuna domanda, signor Presidente. Volevo chiedere in base alla richiesta di acquisizione del rapporto Torrisi, l'ammissione del teste Giacomini, brigadiere dei carabinieri nel 1968 a Signa in quanto ha fatto tutte le indagini iniziali e ha interrogato in pratica il Natalino Mele e anche per conto nostro, benchè richiesto dal Pubblico Ministero del suo capo di allora Maresciallo Matassino Gerardo, sempre dei carabinieri, qui è scritto Comando provinciale dei carabinieri di Firenze, l'ammissione di questi due testi.
P.M.: Presidente si tratta..
Presidente: Lei si oppone ovviamente
P.M.: Non solo, no, no!
Presidente: È una richiesta complementare a questa.
P.M.: Direi che non solo mi oppongo per questo ma mi oppongo anche per il fatto che è tardiva, era conosciuto il rapporto Torrisi dalle parti quindi il teste come l'allora maggiore Torrisi, dovevano essere indotti prima. Per quanto riguarda il rapporto Torrisi vorrei chiarire che ove il rapporto parla di atti giudiziari se la corte ritiene saranno prima da acquisire gli atti giudiziari originali cui si riferisce e poi eventualmente le valutazioni del Maggiore Torrisi, non certo l'uno senza le altre perchè pur opponendomi al rapporto non avrebbe senso acquisire un rapporto giudiziario perchè interessa nella parte in cui riferisce atti. Allora occorrerebbero gli atti, non certo il rapporto.
Presidente: Su l'ispezione dei luoghi?
P.M.: Remissivo, remissivo, per carità.
Presidente: Signori avvocati di parte civile su queste richieste?
Avvocato Pellegrini: Le parti civili si sono presentate in questo processo dichiarandosi disposte e anzi attendendo di poter conoscere la verità, quindi tutto quello che può servire a questo scopo non lo respingiamo certo per formalismi o per questioni di tempestività o meno per cui il rapporto secondo noi può essere, sotto questo profilo, se è utile, può essere acquisito. Quanto ai sopralluoghi trova non solo la nostra adesione ma la nostra istanza a eseguire il sopralluogo su tutti i luoghi dove si sono verificati i delitti e visto che siamo alla fase delle richieste, il teste mi pare che abbia finito, io formalizzo la mia richiesta di sottoporre il teste Natalino Mele a perizia ipnotica perchè adesso la scienza ipnotica ha fatto motli passi avanti, si regredisce fino alla fase prentatale addirittura e si possono scoprire cose veramente molto interessanti. Credo che sia nell'interesse di tutti. Forse anche dello stesso teste che finalmente potrebbe trovare...
Presidente: Non mi pare che sia consenziente. A prescindere da ogni altra valutazione non mi pare che lei sia consenziente.
A.P.: Ha detto di si prima, Presidente. Gli può essere utile anche a lui, fra l'altro, propruio per la sua psicologia.
Presidente: Lei si stringe nelle spalle...
A.P.: Chi tace acconsente in questo caso. Questa è la mia richiesta Presidente.
Presidente: Non sempre eh?
A.P.: In questo caso infatti ho detto.
P.M.: Su questa richiesta Pubblico ministero? Pellegrini parlava a nome di tutti?
Avvocato Colao: No, una sola cosa, sarebbe bene che si esprimesse in maniera chiara il teste, se acconsente o no.
Presidente: Va be' tanto, avvocato, bisogna vedere prima di tutto se la Corte l'ammette questo tipo di indagine, il Pubblico Ministero? Lei piuttosto su questo punto non si è ancora pronunziato.
P.M.: Mi pronunzio, contrario, assolutamente al procedimento.
Presidente: Signori, possiamo licenziare questo teste? Può andare grazie.