sabato 24 luglio 2010

Udienza del 20 maggio 1999 - 27

Quella che segue è una sintesi dell'udienza del 20 maggio 1999 relativa al Processo d'appello per i delitti del "mostro di Firenze" davanti alla prima sezione della Corte d'Assise d'Appello di Firenze.

Segue dalla parte 26.
Avvocato Giampaolo Curandai: Vanni. Qualcosa su Vanni. Vedete, parlo sionceramente signor Presidente e signori della Corte, io vorrei tanto che Vanni fosse innocente perchè io quest'uomo lo guardo, lo osservo e mi fa, devo dire la verità, sembra un vecchio zio di campagna, remissivo, io vorrei tanto sbagliarmi, però io più vado a leggere questi atti e più mi rendo conto che non potrò mai avere la soddisfazione di saperlo innocente, perlomeno a livello di convincimento personale, intendiamoci, io ho già descritto un pò la personalità di Vanni, per quello che non ho detto mi riporto alle deregistrazioni del mio intervento di un anno fa, non è possibile, Vanni in primo luogo, io non voglio tornare su quella missione che Vanni ha fatto, cioè che Lotti gli parlò di Vicchio ma io credo che le peggiori prove vengano proprio dall'interno di Vanni, dalle dichiarazioni che lui ha fatto, perchè se noi andiamo a leggere l'interrogatorio di Vanni comincia subito malissimo. "Torsolo? Io mi chiamo di soprannome Torsolo? No, non è mica vero" comincia già subito a negare, il soprannome, lo sanno tutti che si chiama Torsolo e poi nega: - Il Lotti lo conosce? -  -Mha un pochino - Ma come? Hanno vissuto 25 anni nella stessa strada, compagni di merende eccetera... ...perchè? E poi quella chiusura finale: - non parlo più -  dopo quello scivolone su ciò che io chiamo una semi-confessione. Lasciamo stare Il Messaggero, durante una perquisizione in casa di Vanni fu trovato una vecchio articolo de Il Messaggero che parlava del mostro di firenze; Il Perugini ci dice: - in genere i mostri hanno la mania dei ritagli di giornale - ma lasciamo tutti questi sono episodi da romanzo giallo. Lasciamo stare il coltello, le due pietre, lasciamo stare tutto, però c'è un certo dottor De Fazio il quale ci dice che a Vicchio e anche a Giogoli uno dei correi doveva essere alto almeno 1e80, 1,85 sicuramente a Vicchio, c'è la famosa impronta del ginocchio. Vedasi perizia De Fazio. Questo l'aveva detto 10 anni fa De Fazio e non so quanto è alto Vanni ma se non è alto 1,80/81 ci manca poco. Poi tutte quelle lettere minatorie che il Vanni ha mandato dal carcere di Pisa, montagne di lettere minatorie in cui minaccia tutti, sono depositate in atti, sono centinaia, io le ho lette, quindi anche l'avvocato Filastò quando dice "tipo remissivo", "tipo mite", si, l'apparenza ma poi guardiamo la sostanza, chiediamolo un pò a sua moglie, l'episodio della moglie in cinta gettata per le scale, le paure di Vanni, ma insomma di che cosa doveva aver paura Vanni per andare presso l'armaiolo Nesi Aldo a comprare una pistola? Tanta paura da sbiancare di fronte al Nesi da dire: "abbiamo fatto cose brutte", "ci ho questa lettera di Pacciani dal carcere da portare alla moglie", ma insomma, vogliamo ignorare tutto questo nell'economia di questo processo? O vogliamo leggere soltanto una bella cornice con un quadro vuoto interno? Io dico che in questo processo non c'è soltanto la cornice, la personalità ma c'è anche un bel quadro interno probatorio, naturalmente fatto di tanti piccoli tasselli, un processo complesso, oceanico come spunti, come nozioni.
Sul patrimonio di Pacciani e di Vanni ha già parlato l'avvocato Pellegrini io dico soltanto che ci sono due cose che io non riesco a superare, il periodo di questi quattrini, '81/'85 e perchè erano distribuiti attraverso vari uffici postali. questo mi si dovrà spiegare se lo si riterrà apportuno.
A proposito della pistola. Vedete, diceva un mio vecchio maestro avvocato Franco Pacchi, una coincidenza può capitare a tutti nella vita, due coincidenze un pò di sfortuna, ma tre coincidenze cominciano ad essere un pò preoccupanti, a proposito di questa pistola, ora a parte il Mocarelli, Toscano, tutta questa storia che può essere valorizzata, non valorizzata, dipende, dipende da come la corte si avvicinerà a queste emergenze processuali, ma insomma c'è un Calamosca il quale viene a dirci che lui era in carcere con un certo Vinci, poi ucciso nell'agosto del 1992 e questo Vinci gli confessò che quella famosa pistola calibro 22 l'aveva usata lui in concorso con Mele nel delitto del 1968. Io chiederò in aula al Calamosca: "Ma lei l'ha vista questa pistola?", "No io non l'ho vista", eccetera, eccetera, "io so soltanto che il Vinci mi disse questo". Poi verrà fuori la storia che il Vinci aveva promesso al Mele di pagarlo se non lo avesse chiamato in correità per l'omicidio del '68, il Vinci non lo paga, il Mele vuole chiamare in correità il Vinci però saerebbe stato fermato da altri personaggi del carcere eccetera, eccetera. Sta di fatto che poi viene fuori un certo Sgangarella che è quello che è, che ci dice che in carcere aveva conosciuto sia il Vinci che il Pacciani e in un certo periodo entrambi fecero conoscenza in carcere e divennero amoci, questo prima degli ultimi delitti quelli dal '74 all'81. Da alcune testimonianze risulta la presenza di Vinci a San Casciano, c'è un episodio che racconta lo stesso Lotti quando girando in paese il Vanni gli disse: "Guarda quel Vinci lì, quello con la barba", poi è riconosciuto dal Lotti: "E' colui che noi abbiamo liberato uccidendo i due ragazzi di Giogoli", quindi insomma tutte queste coincidenze, poi troviamo questo proiettile nell'orto di Pacciani, e allora io mi chiedo: Calamosca ci parla di Vinci come il possessore della pistola, famosa calibro 22, il Vinci conosce il Pacciani, vedi Sgangarella, il Pacciani c'ha questo proiettile nell'orto, saranno coincidenze, io le buttò là come coincidenze, ma insomma io ho il dovere di sottoporre alla corte anche il vaglio di queste testimonianze. Diceva bene l'avvocato Saldarelli, noi siamo avvocati, quindi noi per primi dobbiamo conferire il giusto peso, il prudente apprezzamento delle emergenze processuali, certamente non sono prove schiaccianti queste, però c'è un proiettile nell'orto di Pacciani e ci sono queste amicizie...
Io per quanto riguarda il movente dico semplicemente questo, forse il movente resterà sempre coperto, si possono fare delle ipotesi, cioè un Pacciani che ha fatto più per soldi che per piacere, un Lotti che l'ha fatto per perversione, un Vanni che l'ha fatto per l'uno e per l'altro perchè anche la Bartalesi ci parla di tutti questi soldi, di queste cene che offriva il Vanni in quel periodo eccetera, eccetera, quindi si intrecciano più moventi, una cosa è certa il fatto è quello che è le emergenze processuali è quello che è, noi non possiamo pretendere da voi la formulazione di un movente, d'altra parte il movente serve per l'inizio delle indagini ma non per le conclusioni, non per la sentenza, che può benissimo prescindere dal movente. Giustamente il professor Voena citava alcune frasi dello scrittore turow, c'è stato un reato, nessuno può contestarlo, c'è stata una vittima, c'è stata sofferenza, voi non siete tenuti a dirci perchè è accaduto tutto questo, i moventi degli esseri umani, dopo tutto, possono restare chiusi per sempre dentro di loro ma voi dovete almeno cercare di accertare che cosa è accaduto e chi ha commesso questi reati, questo, basta questo, se non potrete farlo, noi non sapremo se quest'uomo merita di essere liberato o punito, non sapremo chi è il colpevole, se non possiamo scoprire la verità che speranza abbiamo di giustizia? Io direi questo, in questo paese purtroppo, come dicono i francesi, e lo dice anche mia moglie che è francese, "guarda caro Jean Paul che anche questo processo finirà a spaghettinì e mandolinì, come tanti altri processi", io invece sono convinto di vincere la scommessa con mia moglie perchè finalmente voi avete l'occasione, in questo processo, di mettere un punto fermo, si sa che la verità, lo diceva Turow, la verità completa non potremo mai saperla ma la verità processuale voi ce l'avete già in mano, non lasciatevela sfuggire è una grande occasione storica, altrimenti e qui ci sono anche delle vittime francesi fra l'altro, tutto finirà a tarallucci e vino a "spaghettì e mandolinì", mi auguro di no. Chiedo la conferma della sentenza di primo grado e rassegno le conclusioni. grazie.
Presidente: l'udienza a questo punto è rinviata a domani che ne abbiamo 21 alle ore 9.00
Segue...

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