mercoledì 14 luglio 2010

Daniela Seppoloni - Seconda parte

Segue dalla prima parte.
"Ricordo che il cadavere del Dr. Narducci non poteva essere spogliato perchè gli abiti erano del tutto attaccati ma i vigili recuperarono delle forbici e con questo attrezzo iniziammo a tagliare i vestiti, non completamente; ricordo che scoprimmo quasi tutto il braccio sinistro, una parte del braccio destro, parte del torace salvo le spalle, il collo e poi abbassammo leggermente i pantaloni verso il basso, poco sotto l'ombelico di circa un paio di centimetri perchè i pantaloni non andavano giù. Chiesi al vigile di girare il cadavere ed osservammo una parte della schiena fino alla vita, ma non la parte alta delle spalle; non ricordo se gli abiti furono tagliati o solamente alzati. Prima di rigirarlo, alzammo i pantaloni fino a dove era possibile, comunque sotto il ginocchio. Il colore era particolarmente violaceo, nel volto, nel collo e negli arti inferiori, in particolare nelle caviglie. Quando girammo il cadavere, uscì dalla bocca dello stesso del liquido acquoso, leggermente schiumoso, tinteggiato di un colore rosso cupo; il quantitative corrispondeva grosso modo a quello che ha una persona che abbia un conato di vomito. Io continuavo a ripetere che in quelle condizioni non potevo visionare tutte il corpo e tra l'altro il Vigile che tagliava i vestiti aveva difficoltà a compiere la sua operazione per via del gonfiore del corpo, per cui continuavo a ripetere che non era possibile fare una ispezione in quelle condizioni ma la persona in divisa insisteva, ribadendo l'urgenza di provvedere. Ricordo che il volto era tumefatto e violaceo, appariva gonfio edematoso... esaminai quindi la scatola cranica nella parte esterna, il volto, il collo ed il resto e notai che non vi erano lesioni o altri segni particolari... devo ammettere che non avevo esperienza di ispezioni cadaveriche e di redazione del relativo verbale... ...io dovevo limitarmi ad accertare la morte ma non le cause della stessa. Ricordo che il cadavere fu segnalato dai pescatori, ma non ricordo bene in proposito. Ricordo che c'erano voci che parlavano di una possibile presenza in acqua del Narducci perchè vi erano delle ricerche... Il verbale di riconoscimento di cadavere non è stato da me redatto. Il verbale fu redatto materialmente in un locale, credo della cooperativa dei pescatori di S. Arcangelo, dove mi recai assieme ai Carabinieri i quali provvidero a redigere il verbale che io firmai nella parte relativa alla ricognizione del cadavere, ma non ricordo che mi vennero fatte domande circa l'orario della morte od altro, anche perché non potevo stabilire l'orario della morte del Dr. Narducci ed escludo di avere detto che era morto da 110 ore perché non avevo un minimo di competenza per affermarlo· Voglio aggiungere che c'erano delle forti pressioni intorno a me perché più io allontanavo le persone, con l'ausilio dei Carabinieri, più la gente mi pressava anche all'interno del locale. Queste persone che premevano di più erano i colleghi del Dr. Narducci, in particolare il Prof. Morelli e il Dr. Ferroni 0 Farroni, unitamente al fratello del defunto; ricordo che queste persone protestavano continuamente contro quello che io stavo facendo, dicendo che era uno schifo e, mentre effettuavo l'ispezione del cadavere, dicevano che era una profanazione di cadavere ed una cosa immorale. La persona in divisa mi sollecitava a fare alla svelta. Non posso avere certificato che la morte risaliva a cento dieci ore prima e ricordo che redassi il certificato di morte, di mio pugno, nel quale mi limitavo a constatare la morte ed a formulare una probabile causa della stessa; anche sulla causa della morte vi furono identiche forti pressioni perché persone di cui ho parlato non volevano che la causa della morte fosse "probabile'' ma che certificassi senza quella riserva la morte per annegamento. Mi dicevano continuamente "è chiaro, non ci sono problemi, questo è morto annegato". Volevo scrivere anche che era assolutamente necessaria l'autopsia perché l'ispezione era del tutto carente ma a questo punto la pressione fu fortissima da parte del Dr. Morelli e del fratello del defunto. Anche i carabinieri si trovavano al centro di queste pressioni e ci sentivamo come accerchiati e costretti a concludere il tutto rapidamente, come ci si diceva. Ricordo che ci trovavamo in una stanza abbastanza piccola, con una vetrata da dove vedevo anche la persona in divisa e tante altre persone. Mi sono trovata intimidita psicologicamente e pur avendo insistito nello scrivere "verosimilmente" ho desistito dall'indicazione della necessità dell'autopsia. Ricordo che queste persone non erano assolutamente contente di quello che avevo fatto e venne anche il Dr Trippetti perché io continuavo a dire che necessitava l'autopsia ed egli fece leva soprattutto sul dolore dei familiari e sul loro desiderio di riavere il corpo quanto prima. A quel punto terminai l'operazione. Specifico che il certificato di accertamento di morte che mi viene mostrato non è quello che io redassi né tanto meno firmato. Nella firma che è apposta in calce riconosco quella della Dr.ssa Mencuccini Luciana, che non aveva partecipato alle operazioni... Fui costretta a fare l'ispezione in quel luogo. Ricordo che parlai con il responsabile dl medicina legale, Dr. Pietro Giorgi, al quale esternai le mie proteste e questi mi disse che avevo perfettamente ragione... Circolava la voce che il morto facesse uso di sostanze stupefacenti, verosimilmente eroina."
Rif.1 - La strana morte del dr.Narducci p.32

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