venerdì 12 marzo 2010

Le conclusioni della perizia De Fazio

Il 3 settembre 1984, la Procura della Repubblica, nei magistrati Pier Luigi Vigna, Francesco Fleury e Paolo Canessa chiese al professor Francesco de Fazio un'"Indagine peritale criminalistica e criminologica in tema di ricostruzione della dinamica materiale e psicologica di delitti ad opera di ignoti verificatisi in Firenze nel periodo dal 21 agosto 1968 al 29 luglio 1984." Il professore riunì intorno a se un'equipe di tecnici composta dai professori Salvatore Luberto ed Ivan Galliani, a cui si aggiunsero successivamente i professori Giovanni Pierini e Giovanni Beduschi, con cui esaminò tutti i delitti per poi consegnare una prima perizia alla fine del 1984. Quelli che seguono sono alcuni passi conclusivi di detta perizia.
"Gli elementi di valutazione esaminati concordano con quanto emerge dalla letteratura scientifica per quanto attiene ad alcune caratteristiche di fondo dell'autore di lustmord; un soggetto che agisce scegliendo i luoghi e le situazioni ma non le vittime, che gli sono in genere sconosciute, sotto la spinta di un impulso sessuale abnorme nel quale confluiscono cariche aggressive profonde sessualizzate (sadismo sessuale) ed un desiderio sessuale (ad orientamento quasi sempre eterosessuale), che in genere non trova altre vie di appagamento se non quelle dell'azione sadica e delle fantasie sadiche masturbatorie, nell'ambito delle quali spesso si esaurisce la sua sessualità extra-delittuosa.
Nella vicenda in esame è tuttavia possibile che l'omicida conoscesse precedentemente le vittime (quantomeno quella di sesso femminile) almeno per quanto riguarda il secondo delitto; poteva però trattarsi di una conoscenza "unilaterale"; si tratta certamente di un soggetto di sesso maschile, che agisce da solo, con tutta probabilità destrimane, con una destrezza semi-professionale nell'uso dell'arma da taglio ed una conoscenza quantomeno dilettantistica nell'uso di arma da fuoco.
Il "modus operandi" del soggetto ha subito, nel succedersi dei delitti, un progressivo perfezionamento sia per quanto attiene l'uso dell'arma da fuoco che dello strumento tagliente, la destrezza e la sicurezza nell'azione. li suo "senso di sicurezza" è forse lievemente aumentato negli ultimi casi, tanto da fargli lasciare qualche traccia di sè, ma non fino al punto dell'ostentazione, dell'aperta sfida, del senso di onnipotenza.
La metodicità, la sistematicità, la cautela, l'astuzia e la capacità nel non lasciare tracce di sè, ecc. denotano una personalità sufficientemente organizzata, probabilmente capace di buona integrazione nel contesto ambientale dì appartenenza.
Si tratta di un soggetto con sicure connotazioni psicopatologiche della personalità ma ciò non significa affatto la presenza di una forma di patologia mentale grave già diagnosticata: le turbe della sfera sessuale possono accompagnarsi a screzi nevrotici, o essere il sintomo occulto di una patologia più grave, di per se altrimenti e/o non macroscopicamente evidente.
La personalità implicata dalle azioni delittuose non e esprimibile sui piano nosografico se non, tautologicamente, in termini di parafilia e di devianza sessuale.
Le modalità dell'azione depongono comunque più per una ipo-sessualità che non per una ipersessualità, se non addirittura per una tipologia d'autore che raramente è in grado di avere normali rapporti sessuali.
Da ciò si può dedurre, in linea di massima, che le maggiori probabilità stanno per l'ipotesi che l'omicida sia un uomo non perfettamente integrato sul piano affettivo ed emotivo con una figura femminile. Il senso comune potrebbe suggerire riduttivamente trattarsi di uno scapolo, ma le connotazioni psicologiche alle quali intendiamo far riferimento non corrispondono necessariamente ad una condizione di stato civile, potendo rispecchiare situazioni di convivenza e di rapporti con figure femminili le più diverse."

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